Il cimitero degli anarchici


Aristide è un anziano enigmatico, cui un tempo era affidata la manutenzione dell’ex ospedale psichiatrico di Mombello. L’uomo, dal profondo della sua cecità, sa riconoscere ogni corridoio, ogni stanza, ogni giardino che circonda l’ex manicomio. Ma sa soprattutto distinguere tutte le voci che lo popolano, come spiega al fotografo giunto a Mombello in cerca di materiali per il suo nuovo libro.

Una di queste voci è quella di Diavolindo Latini, un giovane anarchico, disadattato e ingenuo, che in una cupa giornata del gennaio 1921 esplose cinque colpi nel centro di Milano, uccidendo un suo compagno di militanza e ferendo un ufficiale di polizia. E le voci del Cimitero degli anarchici rievocano quei giorni e gli anni che seguirono: il processo, la perizia psichiatrica, l’internamento e la liberazione dell’anarchico, e sullo sfondo la sua ossessione per una figura materna desiderata e assente. Ciò che ne scaturisce è un quadro vivo, in cui la Storia, i documenti e l’immaginazione si incontrano, si fondono e si fanno testimonianza di un’epoca, ma soprattutto di un’anima.

Il volume fa parte del progetto I documenti raccontano, promosso da Regione Lombardia in collaborazione con Fondazione Cariplo.

Andrea Tarabbia è nato a Saronno nel 1978. Ha pubblicato i romanzi La calligrafia come arte della guerra (Transeuropa, 2010), Marialuce (Zona, 2011) e Il demone a Beslan (Mondadori, 2011), il saggio Indagine sulle forme possibili (Aracne, 2010) e l’e-book La patria non esiste (il Saggiatore, 2011). È sceneggiatore del cortometraggio Buonanotte di Riccardo Banfi, finalista ai David di Donatello 2010.
Suoi articoli e interventi sono comparsi su «Studio», «Playboy», «Rassegna sindacale» e «Nuovi Argomenti». Collabora con «L’Indice» e «IL», mensile del «Sole 24 ore».
È redattore della rivista «Il primo amore». Vive a Bologna.