Eccetto Topolino. Lo scontro culturale tra Fascismo e Fumetti

Eccetto topolino copertina

Il saggio non è una storia del fumetto, né un’enciclopedia sul tema. E neppure uno studio sull’influenza che i comics americani ha avuto nella cultura popolare le nostro Paese.
Di cosa si tratta allora? È il racconto della storia editoriale del fumetto negli anni Trenta del secolo scorso, dello sviluppo del suo mercato e di quali legami questo abbia avuto con l’establishment politico del tempo. Il titolo e sottotitolo dicono già molto, ma il libro, oltre ad analizzare lo scontro culturale tra fumetto e fascismo mette a fuoco la vicenda del leggendario trio Vecchi-Nerbini-Mondadori, che ha importato in Italia la narrativa grafica «moderna». Ovvero quella che, ancora oggi, dà l’impronta a gran parte del fumetto mondiale.

I comics americani del King Features Syndicate sono stati infatti il modello di tutta la nostra letteratura per immagini. L’appassionante storia inizia nel 1932 con Jumbo e termina con i giorni catastrofici della seconda guerra mondiale. Il fumetto americano provoca però una violenta reazione del regime fascista, culminata nel 1938 con le proibizioni del MinCulPop che salvano dal bando solo l’opera di Walt Disney, la cui produzione nel frattempo è transitata da Nerbini a Mondadori. Narra la leggenda che Mussolini stesso abbia annotato sulla lista dei fumetti da togliere dalla circolazione “Eccetto Topolino!”. Topolino si salva, continua la sua vita italiana e da qui il titolo dell’opera.

I tre appassionati autori scavano negli archivi della Fondazione Franco Fossati che ha messo a loro disposizione il più importante archivio risalente all’epoca dei fatti, ovvero quello di Guglielmo Emanuel, agente italiano del KFS dai primi anni Trenta al 1947 circa. Della corrispondenza tra Emanuel, la casa madre di New York, gli editori (Vecchi, Nerbini, Mondadori), i direttori editoriali (fra tutti Federico Pedrocchi) si avevano solo sommarie notizie. I documenti esaminati svelano una storia poco conosciuta. A partire dalla figura di Guglielmo Emanuel, direttore del «Corriere della Sera» nel dopoguerra e primo intellettuale italiano a prendere sul serio i «comics» americani, consapevole del loro valore artistico e della loro novità. La vicenda di Emanuel si intreccia con quella delle maggiori personalità degli anni Trenta e Quaranta. Dalle sue carte emerge il rapporto tra Benito Mussolini, Walt Disney e William R. Hearst e quello tra Arnoldo Mondadori e Mario Nerbini. L’archivio di Federico Pedrocchi, «padre nobile» del fumetto italiano, morto tragicamente nel 1945, è un’altra fonte di preziose informazioni. Ulteriori ricerche sul campo, presso l’Archivio Centrale dello Stato e l’archivio storico Mondadori, oltre che in varie raccolte private, contribuiscono a completare un affresco storico che disegna un capitolo fondamentale della storia dell’editoria a fumetti in Italia.
Il volume, cartonato ed elegante, è ripartito in nove capitoli dai titoli accattivanti, completati, tra l’altro, da un’accurata bibliografia, da un’interessante sezione di interviste e ricordi e dalle circolari in materia dal 1941 al 1943.

Maria Elena Daverio