ENRICO PICENI
Milano, 1901 - 1986
Nasce a Milano nel 1901. Risalgono agli anni del liceo le prime collaborazioni giornalistiche, soprattutto recensioni per le pagine di teatro e lirica. Nel 1925 viene assunto da Mondadori con le mansioni di responsabile dell’ufficio stampa; l’anno successivo dà vita alla collana “Le Scie” e, con Valentino Bompiani, ai “Centomila”.
Promosso condirettore editoriale, Piceni cura con Bompiani l’Almanacco letterario 1926, svolgendo contestualmente collaborazioni con la “Fiera letteraria” e la “Rivista d’Italia” e assumendo la direzione, con Arnoldo Mondadori, della collana “I maestri italiani dell’800”, che esordisce con la monografia Zandomeneghi, opera dello stesso Piceni. L’intensa attività svolta durante gli anni trenta da un lato pone le fondamenta della reputazione di Piceni come critico d’arte e consulente dei collezionisti, non ultimo Arnoldo Mondadori, particolarmente interessato a Zandomeneghi (e la sua collezione sarà donata al Comune di Mantova), dall’altro lo segnala come uno tra i più importanti consulenti e traduttori - dall’inglese e dal francese - della casa editrice: sue, tra le altre, le versioni di Via col vento della Mitchell, Il grande amico di Alain-Fournier (che inaugura la “Medusa” nel 1933), Sua figlia di Maurois, oltre a una nutrita serie di traduzioni per le collane di giallistica (Van Dine, Christie, Eberhart…).
Il suo apporto al successo di collane come la “Medusa”, “I romanzi della palma” e, nel dopoguerra, “I libri del pavone” e la “Biblioteca moderna Mondadori” è continuo e decisivo. In grado di misurarsi con la stessa disinvoltura nelle traduzioni di classici, polizieschi e grandi romanzi popolari, Piceni si rivela un interlocutore essenziale di Mondadori nella costruzione del catalogo della casa editrice, diviso, soprattutto nel periodo prebellico, tra censura e istanze di apertura alla migliore produzione internazionale, tra tradizione e innovazione, tra cultura e mercato.
Dopo il 1945 Piceni collabora in qualità di critico al “Candido” di Minardi e Guareschi e si dedica all’allestimento di mostre (tra le altre spiccano quelle dedicate a Boldini e Spadini) e alla ristampa di cataloghi e monografie (tra gli altri il Zandomeneghi e il De Nittis, sempre con Mondadori), specializzandosi sulla pittura lombarda dell’Ottocento.
Muore a Milano nel 1986.