Mentre in America e nel resto del mondo Hemingway è già un mito almeno dalla fine degli anni trenta, in Italia arriva con difficoltà prevalentemente in edizione francese. Con la caduta del fascismo però viene meno anche il veto sull’Autore, e cominciano le complesse vicende contrattuali che vedranno protagonisti diversi attori dell’editoria italiana tra Milano, Lugano, Torino, Londra e New York. Corteggiato negli Stati Uniti da Einaudi, rincorso a Londra da Mondadori e con un contratto già firmato per i diritti italiani di Per chi suona la campana con la Humanitas Verlag & Steinberg Verlag di Zurigo, i primi titoli italiani usciranno per la Jandi Sapi, edizioni pirata in pessime traduzioni.
Hemingway firma personalmente a Londra un contratto con la Mondadori per la stessa opera già ceduta agli svizzeri – Mario Einaudi riferisce al fratello che la causa della scarsa lucidità dell’autore è dovuta all’alcool –, costringendo il suo agente a contrattare per uno scambio con Addio alle armi. Arnoldo nel frattempo si accorda con la Steinberg per una coedizione, che arriverà alla luce per merito dell’intermediazione di Elio Vittorini. Grazie a questi episodi però, e dalle conseguenti vicende legali per la difesa del diritto d’autore, il 25 marzo del 1947 Mondadori può annunciare all’agente di Hemingway che «la Magistratura Italiana ha riconosciuto la tutela in Italia delle opere di scrittori americani. Tale decisione impedirà, ne sono sicuro, il ripetersi di edizioni senza scrupolo e ripristinerà la legalità nel campo, così delicato, dei rapporti editoriali per la pubblicazione in Italia di quelle opere».
La questione dei contratti verrà definitivamente conclusa nel 1948, l’anno della venuta in Italia di Hemingway dove sarà accolto con tutti gli onori dalla famiglia Mondadori. Si instaurerà da allora un rapporto personale tale per cui i contratti per le successive opere saranno stipulati direttamente tra l’autore e la casa editrice, senza interventi di agenti o intermediari.

 

Il 13 febbraio 1945 la Mondadori, su carta intestata Helicon, scrive a Jonathan Cape, editore londinese di Hemingway, riassumendo la situazione contrattuale dell’autore e sottolineando la propria sorpresa nello scoprire che esiste già un altro contratto per i diritti italiani di Per chi suona la campana, con la Steinberg di Zurigo.

Helicon_1945


Per pubblicare Per chi suona la campana Mondadori si accorda direttamente con la casa editrice svizzera, decidendosi per una coedizione. Una proposta che era già stata rivolta a Einaudi da Menzel, uno dei soci della Steinberg, ma che, forse per l’ingente somma richiesta, era stata lasciata cadere nel vuoto. Einaudi chiederà poi a Mondadori di stampare a puntate sul “Politecnico”, ancora prima dell’edizione in volume, il romanzo hemingwayano, così che sul primo numero del 29 settembre 1945 viene pubblicata la traduzione del primo capitolo di For Whous The Bells Tolls [sic] tradotto in Per chi suonano le campane, dall’errata trascrizione della frase di John Donne ad apertura del volume e riportata sulla rivista. Nell’introduzione di Vittorini si legge: «Era il 1942 quando riuscii ad avere, via Svizzera, una copia di For Whous The Bells Tolls, il romanzo di Hemingway che qui presento tradotto. Cominciai allora lo stesso a tradurlo, sapevo che presto non ci sarebbe più stato Mussolini ad impedire di pubblicarlo. Ma, poco tempo dopo, venni arrestato e la mia traduzione andò perduta col testo. Non ebbi più modo di ricominciare, ci fu l’occupazione tedesca, ci fu la lotta clandestina d’ogni giorno, e pubblico qui questo libro per me così caro nella traduzione di due amici, Foà e Zevi.»

Politecnico


Nel dicembre 1945 esce in brossura, con una prima tiratura di 5000 copie, Per chi suona la campana, il n. 166 della collana “La Medusa”, nella traduzione di Maria Napolitano Martone e al prezzo di copertina di 320 lire. Sul retrofrontespizio si legge che è in coedizione con la Steinberg di Zurigo.

Retrofrontespizio


Un aspetto non trascurabile delle vicende contrattuali è l’assenza, subito dopo la caduta del fascismo, di una giurisdizione chiara in Italia sui diritti per le opere straniere che va a coincidere però con grandi fermenti editoriali. Tra le piccole sigle che si sviluppano in quel periodo vi è la romana Jandi Sapi, che nel 1944 pubblica, senza alcuna autorizzazione o contatto con l’autore, L’invincibile (e altri cinque racconti) e E il sole sorge ancora. Così mentre Einaudi e Mondadori hanno una fitta corrispondenza tra loro discutendo sui diritti di Hemingway e sulle diverse filosofie editoriali che animano le loro case editrici, «un editore improvvisato» batte sul tempo entrambi. Alla fine del 1946 la Mondadori prenderà provvedimenti legali contro la Jandi Sapi ed è una battaglia legale fondamentale per tutto il panorama editoriale italiano: pochi mesi dopo la situazione verrà risolta come annunciato da Mondadori a Speiser il 25 marzo 1947.

Annuncio Speiser


La prima edizione di Addio alle armi viene pubblicata nel giugno 1946, con una tiratura di 5934 copie, nella elegante collana “Il Ponte” (il prezzo di copertina è di 500 lire), ed è presentata a Hemingway come «a new collection […] which collects the best names in the international literary field». La traduzione è stata preparata «con devozione» da Giansiro Ferrata, Puccio Russo e Dante Isella a Friburgo, nel periodo dell’internamento in Svizzera. Le illustrazioni sono di Renato Guttuso.


“Il Politecnico” di Vittorini, sul primo numero mensile (1° maggio 1946) pubblicizza l’imminente uscita di Addio alle armi e dedica un articolo alle illustrazioni di Renato Guttuso: «esistono due buoni modi di illustrare un libro: corrispondere al suo linguaggio, al suo stile, o interpretare il fondo con un istinto da rabdomante che trova ciò che lo scrittore stesso non poteva sapere di aver detto. […] Renato Guttuso ha seguito questo secondo modo e il risultato ci sembra bellissimo. […] Hemingway appare più che mai in Addio alle armi uno spirito pagano che è condotto suo malgrado a una sensibilità «cristiana». Guttuso ha colto e portato alla superficie questa sensibilità, l’angoscia che l’accompagna, e qualche volta il reciproco tormento degli elementi che costituiscono il romanzo: ha dato cosi in questi disegni preparati per l’edizione italiana (Mondadori, imminente) una loro ricostruzione, un nuovo Addio alle armi che tuttavia risponde intimamente alla verità del romanzo».

Politecnico