L’Archivio Giovanni Testori
«La cultura italiana avrà un bel da fare, nei prossimi anni e decenni, se vorrà saldare tutti i conti che ha in sospeso con Giovanni Testori, se vorrà rimediare a tutti i peccati di superficialità, di incomprensione, vera o simulata, di omissione colposa o dolosa che ha commesso nei confronti della sua figura e della sua opera… [quella di Testori è] una storia di scrittore e d’artista che non ha probabilmente l’uguale, qui da noi, per complessità di motivi e per complessiva altezza di risultati, negli ultimi decenni di questo secolo».
(Giovanni Raboni)
LO SCRITTORE ALL’OPERA. CARTE, DOCUMENTI, DATTILOSCRITTI
Narrativa, critica d’arte, poesia, teatro, pittura, giornalismo: sono alcuni dei campi in cui Giovanni Testori (1923-1993) ha operato nell’arco di cinquant’anni di ininterrotta attività.
Il continuo intreccio degli ambiti creativi (il passaggio di un testo dal romanzo al teatro, dal racconto alla sceneggiatura; l’allestimento di una mostra d’arte che diventa scenografia; una critica d’arte in forma di poesia), la molteplicità degli interessi e lo stesso metodo di lavoro testoriano, ossia la scrittura e riscrittura dei testi, spesso inframmezzati da disegni e l’accumulo per sedimentazione dei materiali di lavoro sui vari argomenti, hanno dato luogo a una notevole quantità e diversità di prodotti e quindi a una complessità inusitata di materiale documentario.
La ricchezza e l’articolazione del fondo Testori acquisito dalla Regione Lombardia e depositato presso la Fondazione Alberto e Arnoldo Mondadori con i suoi 107 quaderni manoscritti relativi alle prime stesure delle opere più altri 4 quaderni con il catalogo (incompleto) dei dipinti realizzati da tesori tra il 1969 e il 1972, con i 5291 fogli sciolti manoscritti e dattiloscritti ancora di prime stesure e rielaborazioni successive, e con un pubblicato di 273 volumi e 306 articoli di Testori, oltre a una rassegna stampa di 605 articoli su Testori, offre la possibilità di seguire lo scrittore e le sue opere in tutte le fasi della creazione, documentando in modo esemplare l’indissolubile intreccio dei numerosi campi di produzione testoriana: dalla grafica al teatro, dalla letteratura alla pubblicistica, dalla storia dell’arte alla critica militante.
1. L’acquisizione del fondo Testori
2. I materiali che compongono il fondo
3. L’opera come unità archivistica: il filo d’Arianna dell’archivio Testori
4. Gli strumenti
1. L’acquisizione del fondo Testori
I materiali documentari costituenti l’Archivio Giovanni Testori sono stati acquisiti dalla Regione Lombardia dall’erede di Testori, Alain Toubas, e sono stati affidati, in deposito alla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, come altri fondi precedentemente acquisiti dalla Regione (Fondo Minardi “Candido” con gli oltre 1800 disegni di Guareschi, Mosca e Mondani), che ha messo a disposizione i propri locali attrezzati per la conservazione (ambienti condizionati, dotati di idonee apparecchiature antincendio e antifurto), la propria competenza nel campo dell’inventariazione e valorizzazione delle fonti documentarie.
Grazie al sostegno della stessa Regione Lombardia - Direzione Generale Culture Identità e Autonomie della Lombardia che, nell’ambito degli interventi per la promozione, il coordinamento e lo sviluppo di sistemi integrati di beni e servizi culturali (Legge regionale 29 aprile 1995, n. 35) ha approvato i progetti di catalogazione e acquisizione digitale dei materiali presentati dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori in collaborazione con Alain Toubas, la Fondazione Mondadori ha realizzato un complesso intervento di riordino e inventariazione che consente di fruire dei materiali originali che testimoniano la molteplicità di interessi e di produzione letteraria e critica di Giovanni Testori.
La Regione ha identificato la Fondazione Mondadori come punto di riferimento per la conoscenza e la promozione della mediazione culturale in tutte le sue forme, a partire dagli interventi di recupero, inventariazione e valorizzazione degli archivi che costituiscono l’indispensabile premessa per conservare la memoria del lavoro culturale, con particolare attenzione al lavoro editoriale.
La Fondazione ha fatto proprio questo ruolo di collettore della riflessione sulla produzione culturale attuando, di concerto con la Regione Lombardia, una politica che utilizza la programmazione negoziata come strumento privilegiato di attività sul territorio.
La condivisione degli obiettivi ha permesso sinora la realizzazione di iniziative pilota che a loro volta hanno consentito l’implementazione di strumenti poi adottati in altre realtà. Valga per tutti, a questo proposito, il caso del censimento degli archivi editoriali lombardi che, facendo leva sul know-how acquisito dalla Fondazione (elaborazione di schede di censimento e adattamento del software regionale Nautilus) è stato esteso al Norditalia e alla Toscana.
È in questa prospettiva di collaborazione che la Fondazione ha accettato con grande interesse la richiesta di accogliere in deposito il Fondo Giovanni Testori, attuando un progetto di fattibilità che le ha permesso di proseguire nella direzione avviata, sperimentando nuove proposte e soluzioni per la conservazione, l’inventariazione e la valorizzazione degli archivi culturali, in special modo nella messa a punto di un database e strumenti atti alla descrizione e consultazione di un sistema documentario integrato.
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2. I materiali che compongono il fondo
L’Archivio Giovanni Testori, per la sua complessità di contenuti, si presenta all’attenzione della collettività come un sistema documentario da considerare nella sua globalità prima ancora che nei pur importantissimi aspetti di originalità. Risulta infatti evidente, anche solo a un primo esame della multiforme produzione intellettuale di Testori, come ci si trovi di fronte a un patrimonio documentario che permette di ricostruire i diversi passaggi dal momento della prima creazione dell'opera alla fruizione del prodotto culturale da parte del pubblico.
Il Fondo Giovanni Testori consta dei seguenti nuclei documentari:
·107 quaderni manoscritti (in deposito dal febbraio 2002);
·273 volumi di opere di Testori (in deposito dal febbraio 2002);
·71 cartelle contenenti 5291 fogli dattiloscritti e manoscritti (in deposito dal gennaio 2003);
·4 quadernoni contenenti un parziale inventario autografo dei dipinti realizzati da Testori (in deposito dal gennaio 2003);
·2 scatoloni e 2 buste contenenti 306 articoli a stampa di Testori e 605 articoli a stampa su Testori (in deposito dal gennaio 2003).
I 107 quaderni manoscritti, solitamente in stilo blu, dalla copertina blu o nera e per la maggior parte di marca De Magistris e Daler, coprono un arco cronologico che va dal 1956 degli appunti per la Mostra di Gaudenzio a Vercelli al 1992 dei Tre Lai, pubblicati postumi, e di Regredior, rimasto inedito. I quaderni racchiudono le prime stesure di quasi tutte le opere edite, romanzi tra cui Il Fabbricone, In exitu, La Cattedrale, raccolte poetiche come I Trionfi, Nel Tuo Sangue, A Te, testi teatrali, dalla Maria Brasca a Confiteor, passando per Erodiade e il Macbetto, testi di storia dell’arte come G. Martino Spanzotti, gli affreschi di Ivrea e Romanino e Moretto alla Cappella del Sacramento o testi di critica d’arte su Vallorz, Morlotti, Fetting, solo per citarne alcuni, ma contengono anche numerosi inediti (Il Branda, Fulbe Bororo, Infera Mediolani), prime stesure per articoli pubblicati sul Corriere e testi non identificati, oltre a schizzi, disegni, appunti vari e lettere alternati senza un preciso ordine. Le unità archivistiche individuate ammontano a 217 opere (con un’accezione di “opera” estesa anche a lettere/appunti/elenchi con una propria riconoscibile individualità e autonomia), oltre a 107 inserti, che vanno dal bugiardino del farmaco, a lettere e cartoline ricevute, dal biglietto del treno al quadrifoglio seccato, dalla fotografia per l’expertise di un dipinto al biglietto da visita.
A questi 107 quaderni, se ne sono aggiunti altri 4, contenenti una sorta di catalogo/inventario manoscritto autografo dei dipinti realizzati da Testori tra la fine del 1969 e l’inizio del 1972, documenti che permettono così di gettare uno sguardo sulla ricca attività pittorica dell’autore.
Molte delle opere citate sono rappresentate anche nella Biblioteca storica che, con i suoi 273 volumi offre un panorama esaustivo, anche se non completo, delle pubblicazioni di Testori, comprendendo anche moltissimi scritti d’occasione difficilmente reperibili altrove, ossia le numerose presentazioni in cataloghi di mostre contemporanee o esemplari numerati non in commercio(come la raccolta di poesie Alain, illustrata da Paolo Vallorz), e alcune edizioni tradotte (ad esempio l’edizione tedesca, Stadtrand, quella spagnola, Casas Baratas, e quella inglese, The House in Milan, del Fabbricone).
Gli oltre 5200 fogli dattiloscritti e manoscritti databili tra il 1960 e il 1993 documentano il processo di successive stesure e revisioni delle opere (che può arrivare fino a 18 versioni come nel caso dell’Imerio, rimasto inedito). Essi costituiscono l’anello di congiunzione nella filiera creativa tra la prima stesura manoscritta raccolta nei quaderni e la pubblicazione a stampa del testo, talvolta costituiscono invece la prima redazione di un testo (è il caso dei numerosi articoli manoscritti per il Corriere) o ne rappresentano l’unica testimonianza d’archivio (come per la sceneggiatura inedita della Mostarda di Cremona). Sono state individuate 235 “opere”, dalle versioni dattiloscritte di testi pubblicati, come l’Arialda o L’Ambleto, alle sceneggiature, edite e inedite (Bubu, L’altra stagione), numerosissime stesure, manoscritte e dattiloscritte di articoli per il Corriere e qualcuno per Il Sabato, e di nuovo diversi testi non identificati, a causa dell’indecifrabilità della calligrafia di Testori e della casualità con cui i fogli sciolti si sono “sedimentati”.
Infine, la sezione “rassegna stampa” è ripartita in una prima parte composta dagli articoli di Testori prevalentamente pubblicati sul Corriere della Sera, dal 1980 fino a pochi giorni prima della morte. Sebbene incompleta (l’attività di elzevirista per il Corriere comincia infatti nel 1978 e già prima di allora era apparso qualche suo articolo, qui testimoniato soltanto da due ritagli del 1977, e da quello del 1975 sull’Espresso per la morte di Pasolini), i 306 articoli raccolti permettono di risentire la voce di Testori su eventi grandi e piccoli soprattutto nel campo della cultura artistica lombarda, italiana e internazionale.
La rassegna stampa degli articoli su Tesori, apparsi su testate come Avvenire, il Corriere, L’Espresso, L’Unità, il Giornale, La Repubblica, ammontano a 605 unità e riguardano dibattiti culturali e morali, interviste, recensioni di romanzi e poesie, ma soprattutto recensioni di spettacoli teatrali. Si può così seguire la vita “post-stampa” di alcuni capolavori di Testori: dalla messa in scena dell’Ambleto nel 1972 a quella del Post-Hamlet nel 1983, dalla prima dell’Erodiade con Adriana Innocenti a quella dei disegni di Testori esposti al Beaubourg, dal Testori regista di se stesso per Confiteor al Testori regista di Alfieri con il Filippo e l’Oreste, dallo shock per la prima e unica rappresentazione di In exitu in Stazione Centrale di Milano all’incontro con l’arcivescovo Martini al San Raffaele, per finire con le decine e decine di articoli l’indomani della morte dell’”Uomo dell’Apocalisse”, e continuare, dopo la morte, con il ritrovamento di inediti, come le Tentazioni al convento, e la rappresentazione della Maria Brasca con Adriana Asti.
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3. L’opera come unità archivistica: il filo d’Arianna dell’archivio Testori
L’utilizzo disorganico dei quaderni, l’acquisizione del fondo in momenti successivi e la sua natura composita hanno imposto di considerare come unità archivistica, ossia il principio guida in base al quale catalogare i materiali e costruire il database, non la natura “fisica” del documento, di cui viene sempre dato conto, bensì l’individualità del suo contenuto, ossia l’opera.
Testori tendeva ad utilizzare i quaderni come una sorta di raccoglitori, inserendo tra le pagine materiali eterogenei quali lettere, fogli di appunti, inviti, fotocopie e dattiloscritti; inoltre ne ignorava in parte la natura fisica e conseguente, contraddicendola con una pratica di scrittura originale che utilizzava prevalentemente le pagine a destra, salvo poi prevedere la possibilità di capovolgere il quaderno per tornare a scrivere nei fogli bianchi rimasti, ovviamente non in modo lineare. Utilizzati in questo modo i quaderni possono coincidere con una singola opera o, come più spesso accade, contenere frammenti di più opere, così come, in molti casi, un’opera può trovarsi frammentata in più quaderni.
Si è scelto di considerare come unità archivistica non solo l’opera riconosciuta come tale (testo narrativo, teatrale, poetico, saggistico), ma anche quei testi che mostrano un sufficiente grado di autonomia rispetto all’opera a cui sono annessi entro un medesimo quaderno. Ciò significa che appunti e annotazioni sporadiche (numeri di telefono, indirizzi, piccole annotazioni) non vengono considerate separatamente, ma si dà conto in termini di descrizione autonoma, al pari di quella delle opere, di lettere personali scritte sulle pagine del quaderno, di appunti relativi a progetti di mostre, pubblicazioni, minute di saggi o articoli di giornale.
Una situazione analoga si è ripetuta nella sezione “fogli”, suddivisi in 66 cartelle, oltre ai 4 quaderni col catalogo dei dipinti di Testori 1969-1972: la cartella può contenere fogli dattiloscritti (sciolti o rilegati) o manoscritti relativi ad un’unica opera, oppure contenere una miscellanea di fogli pertinenti a diversi testi (ad esempio i 343 fogli della cartella 50 corrispondono a 124 unità archivistiche), o invece, come nel caso dei quaderni, un’opera può essere distribuita su più cartelle (il caso dell’Imerio, in 18 cartelle).
La scelta dell’opera e non del supporto fisico - che pure in parte condiziona la divisione dei materiali d’archivio e la relativa catalogazione, come si evidenzia nella distinzione tra le varie sezioni del catalogo in quaderni manoscritti, fogli, libri, articoli pubblicati e rassegna stampa - come unità di riferimento permette di collegare la/le stesure iniziali con l’opera finale edita anche attraverso le redazioni intermedie e addirittura di seguirne la vita post pubblicazione, come può accadere nel caso di recensioni di spettacoli teatrali.
È così possibile ritrovare nel fondo tutti i “materiali” pertinenti ad una data opera.
Ad esempio, nel caso dell’Arialda, il fondo contiene:
· il manoscritto iniziale (UA 003, quaderni 7, 8, 14)
· una lettera relativa alla sua pubblicazione e alcuni fogli dattiloscritti (UA 003, allegati al quaderno 8)
· una sceneggiatura dattiloscritta tratta dall’edizione pubblicata (UB 05, cartella D24)
· la prima e la seconda edizione (cat. 169 e 45)
· le recensioni della messa in scena del 1976 al Pier Lombardo
Della Cattedrale il fondo conserva
· Il quaderno con una parziale stesura manoscritta (UA 18)
· Due stesure dattiloscritte con numerose correzioni manoscritte (UB 12)
· La prima edizione Feltrinelli 1974
· 10 recensioni, tra cui quelle formate da Carlo Bo e Enzo Siciliano
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4. Gli strumenti
I materiali autografi (quaderni manoscritti e fogli) sono stati integralmente microfilmati e digitalizzati, nell’ottica di rendere disponibile, mediante una consultazione off line - regolata dal regolamento di consultazione del fondo - i documenti nel loro aspetto originario senza pregiudicarne la conservazione. Il sistema di catalogazione adottato, in formato MSAccess, è stato studiato per permettere una progressiva implementazione dei fondi e, pur dando conto della concretezza e dell’ordinamento reale del materiale (sia esso un quaderno, un dattiloscritto rilegato o una cartelletta di fogli sciolti), può essere consultato trasversalmente per opera. La catalogazione dei volumi , sempre nell’ambito del database, e quella degli articoli di e su Testori, completamente digitalizzati e dunque immediatamente consultabili off line grazie al link istituito tra scheda di catalogo e immagine, completano il sistema documentario integrato, suscettibile di ulteriori implementazioni.
L’Archivio Giovanni Testori dispone di:
1. Un database in formato Acces appositamente studiato, atto a descrivere i quaderni manoscritti e i volumi della biblioteca storica, implementato per la descrizione dei fogli sciolti, della rassegna stampa e degli articoli scritti da Testori.
2. La base dati relativa alla descrizione e inventariazione di:
· Quaderni manoscritti
· Fogli sciolti, dattiloscritti e manoscritti
· Libri
· Articoli a stampa di Testori con link alle immagini digitali
· Rassegna stampa su Testori con link alle immagini digitali
3. La realizzazione di 3 inventari cartacei relativi ai quaderni:
· Un inventario analitico per unità archivistica ordinato cronologicamente che dà conto della descrizione di ogni singola opera prodotta da Testori contenuta nei quaderni (in parte di un quaderno o su più quaderni). Questo inventario è corredato da un ampio profilo bio-bibliografico dell’Autore redatto da Fulvio Panzeri e da un indice analitico per genere e per opera.
· Un inventario analitico per quaderno che dà conto della descrizione dei contenuti di ogni singolo quaderno.
· Un inventario sintetico per quaderno (questo è lo strumento di più rapida consultazione per i cd-rom contenenti la digitalizzazione dei quaderni).
4. La realizzazione di un catalogo cartaceo relativo ai volumi.
5. La realizzazione di un indice per opera per consentire una rapida consultazione delle sezioni “quaderni manoscritti” e “fogli”.
6. La microfilmatura integrale (pagine bianche doppie escluse) dei 107 quaderni.
7. La digitalizzazione integrale (pagine bianche doppie escluse) in bianco e nero a partire dal microfilm con risoluzione a 300 dpi dei 107 quaderni, con creazione di file PDF e indicizzazione degli stessi.
8. La digitalizzazione integrale a partire dagli originali con risoluzione a 300 dpi delle 66 cartellette contenenti 5291 fogli dattiloscritti e manoscritti e dei 4 quaderni (pagine bianche doppie escluse), con creazione di file PDF e indicizzazione degli stessi.
9. La digitalizzazione integrale a partire dagli originali con risoluzione a 300 dpi dei 306 articoli a stampa di Testori, con creazione di file PDF e indicizzazione degli stessi.
10. La digitalizzazione integrale a partire dagli originali con risoluzione a 300 dpi dei 605 articoli a stampa su Testori, con creazione di file PDF e indicizzazione degli stessi.
La flessibilità di consultazione del database (per ordine cronologico/data; per tipologia di materiali; per opera) permette, grazie alla scelta di identificare come unità archivistica l’opera, un’analisi “trasversale” delle informazioni costituenti la base dati: ricercando, ad esempio, nel campo “titolo attribuito” il titolo di un’opera testoriana, sarà possibile conoscere se ne esistono stesure manoscritte nei quaderni, dattiloscritte o manoscritte nei fogli sciolti, se l’opera pubblicata è presente nella biblioteca storica e se esistono degli articoli in proposito nella rassegna stampa.
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