Il Fondo Gianna Manzini

Introduzione alla schedatura analitica e organizzazione documentaria del Fondo Gianna Manzini della Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, a cura di Clelia Martignoni

Dopo la morte di Gianna Manzini, avvenuta nell'agosto 1974 a Roma, la gran parte del suo imponente archivio di carte fu lasciato secondo il desiderio della scrittrice, con gesto liberale e affettuoso, a Mimma Mondadori, figlia di Arnoldo, amica personale di Gianna, e destinataria, come già Arnoldo e Alberto, di intense e preziose lettere (custodite presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori).
Altre carte presero tuttavia strade diverse, seguendo gli irregolari percorsi ben noti a chi si occupa di letteratura e filologia moderna e in specie novecentesca, come ora risulta dalla presente pubblicazione, che attesta, oltre al Fondo donato a Mimma e dal '79 entrato negli Archivi della nascente Fondazione milanese, altri due Fondi romani venuti alla luce più di recente (uno presso l'Archivio del Novecento della "Sapienza"; l'altro nel Fondo Falqui della Biblioteca Nazionale Centrale). Già ne dava notizia il volume Gianna Manzini, a cura di Francesca Bernardini Napoletano e Giamila Yehya, edito per la Fondazione Mondadori nel marzo 2005.

Quanto al Fondo "milanese", il più cospicuo, nell'ormai lontano 1978 fui incaricata da Mimma Mondadori di procedere all'inventariazione e alla descrizione analitica del materiale, per iniziativa di Dante Isella, allora direttore dei "Classici Mondadori" e condirettore della neonata collana "Testi e Strumenti di Filologia Italiana".
Preciso subito che il materiale interessa nella sua globalità gli anni 1928-1974, ma si concentra in particolare e con buona ragione sul lungo periodo dell'operosissima collaborazione editoriale Manzini-Mondadori, avviata com'è noto dal '39-'40 e proseguita stabilmente tutta la vita con sporadiche eccezioni: il primo libro stampato da Arnoldo fu l'elegante silloge di racconti Rive remote accolta nella collana "I prosatori dello 'Specchio'" (diretta da Alberto con Arturo Tofanelli); e, salvo errore, il primo messaggio all'editore, garbato e suadente come sempre, risale al 29 settembre 1939.

I criteri del complesso lavoro, stabiliti sotto la guida sicura di Dante Isella, con il quale mi ero laureata allora all'Università di Pavia, intrecciano la ricognizione archivistica con competenze filologiche e bibliografiche nei termini che cercherò di illustrare rapidamente qui di seguito.
Prima di tutto procedetti alla completa schedatura del materiale fornendone la descrizione analitica, nell'ordine in cui era pervenuto (dopo un primissimo riordino per mano di Romeo Lucchese, ancora viva la scrittrice, nella casa romana di Enrico Falqui e Gianna Manzini in via Lovanio) e in cui allora giaceva, nella sede mondadoriana di Segrate.
Il Fondo constava di dodici faldoni, da me numerati I-XII, ognuno dei quali suddiviso in nuclei e blocchi di varia entità e tipologia (manoscritti, dattiloscritti, ritagli di giornale, pagine ed estratti di riviste, lettere, telegrammi, fotografie, documenti vari, etc.) raccolti in cartelle o in altri contenitori: ciascuno di tali nuclei è stato da me individuato con numerazione araba progressiva (vedi oltre), e all'interno i vari fogli sono stati dotati di numerazione d'archivio apposta sul recto in alto a destra, carta per carta, ripartendo da capo a ogni cartella o sezione nuova.
Il I faldone conteneva 16 nuclei, numerati dunque I, 1-16; ogni nucleo includeva varie carte a loro volta numerate con ulteriore sottoarticolazione (I, 1/1-28; I, 2/1-88; etc.). Ricordo in sintesi che il II faldone contava sette nuclei; il III: quattro; il IV: otto; il V: due; il VI: cinque; il VII: nove; l'VIII: undici; il IX: sette; il X: sei; l'XI: cinque; il XII: quattro. Complessivamente, il Fondo si compone di più di 16.000 carte, distinte in 84 nuclei.
A questo punto si rese necessaria una seconda operazione per così dire "trasversale", di tipo filologico, al fine di rendere subito fruibile per lo studioso la descrizione archivistica, e di individuare ogni carta o nucleo del Fondo, riportandoli il più possibile alle opere e all'attività di Gianna Manzini.
A tale scopo distinsi il materiale in quattro grandi categorie (suscettibili in parte di modifiche e nuove classificazioni, come si vedrà; ma, una volta stabilite le grandi distinzioni di base, indispensabili allo studioso per ricostruire la storia filologico-editoriale dei testi, e cioè essenzialmente tra blocchi di materiali raccolti in volume dall'autrice, e testi sparsi lasciati in varie sedi giornalistiche o inediti tout court, per il resto si tratta naturalmente di particolari meno influenti):

A) scritti di Gianna Manzini (editi, inediti, di varia tipologia e interesse),
B) testimonianze di vita privata;
C) scritti sulla Manzini;
D) traduzioni e sceneggiature ricavate da suoi testi per opera di altri.

Si è proceduto a creare singole schede per ognuna di tali categorie e per le varie sottocategorie, facendovi rifluire la segnalazione del materiale relativo, oggetto della descrizione archivistica della prima fase del lavoro e ovviamente distinto dalla nostra numerazione d'archivio. In tal modo si individua con chiarezza, testo per testo, e zona per zona, ciò che è contenuto nell'archivio e risulta evidente per ogni categoria l'entità nonché la tipologia delle testimonianze del Fondo.
Va da sé che la categoria filologicamente più rilevante e che ha richiesto pertanto l'impegno più sottile e attento (anche qui, s'intende, con margini di provvisorietà legati a possibili accertamenti e verifiche discese da nuove indagini bibliografiche) è stata la prima, (A), Scritti di Gianna Manzini, articolata al suo interno in più partizioni che riflettono sia i caratteri generali del lavoro della scrittrice sia le tipologie emerse nel concreto:

1) tutte le opere edite, volume per volume (romanzi, racconti, pagine saggistiche, elzeviri);
2) scritti inediti o editi sparsamente e non raccolti in volume dall'autrice (racconti; elzeviri, appunti e ritratti critici; la serie del cosiddetto Almanacco dei sogni o Libro dei sogni forse ricavato da un ciclo radiofonico e forse progettato per un volume in realtà mai realizzato; la serie intitolata Città, paesi e fiori, pensata per un'edizione possibile e pure mai realizzata; la ricca serie delle pagine di moda firmate perlopiù Pamela o Vanessa);
3) testi preparati dalla scrittrice per trasmissioni radiofoniche, dedotti da suoi scritti;
4) diario privato (un quaderno, relativo agli anni dal novembre 1959 alla morte);
5) sceneggiature originali tratte da propri racconti;
6) traduzioni di Gianna Manzini da varie opere;
7) interviste, inchieste, confessioni e bilanci letterari, note autobiografiche;
8) appunti sparsi e citazioni (materiali di servizio per la scrittura);
9) frammenti di opere che al momento non mi fu possibile individuare.

All'interno di (A), Scritti di Gianna Manzini, è stata particolarmente analitica, come è abbastanza ovvio, l'organizzazione del materiale nelle sottocategorie 1 (Opere edite in volume) e 2 (Scritti sparsi o inediti). Tanto più nella prima, delle Opere edite, in quanto è subito apparso chiaramente che l'area dei testi non raccolti in volume era tutto sommato di entità e valore non consistenti (forse la zona di maggior interesse è quella relativa agli scritti di moda, recentemente riuniti in una antologia parziale e non sufficientemente documentata).
Dirò dunque in sintesi che per la serie dei testi editi in volume, di vari generi, si è destinata una scheda a ogni volume. La scheda è naturalmente unitaria per i romanzi; e segnala inoltre il rimando il più possibile completo, salvo errori e omissioni, ai nuclei eventuali di romanzo che, prima o dopo le edizioni complessive, conobbero vicende editoriali autonome, secondo una prassi costante e molto interessante criticamente del lavoro di Gianna Manzini.
Per le raccolte, sia di registro narrativo sia di registro saggistico-elzeviristico, si è compilata invece necessariamente una scheda per ogni testo del volume, ospitandovi tutti i riscontri rinvenuti con i materiali del Fondo (naturalmente anche qui il lavoro si può prestare a integrazioni e/o rettifiche). Ognuna delle raccolte (la cui storia fu spesso interrelata e laboriosa) è stata poi dotata di una scheda riassuntiva che, presentando la fisionomia d'insieme del volume, faceva anche seguire l'itinerario dei singoli testi da un volume all'altro.
Si è anche provveduto (dando a ciascun volume una sigla bibliografica) a costruire sistemi di rinvii incrociati, utili sia per la complessità del Fondo sia per la frammentarietà del lavoro di Gianna Manzini. I criteri si troveranno analiticamente descritti all'interno del CD che raccoglie sia le schede descrittive delle singole schede unità sia le schede di rinvio. A completamento del lavoro e per varie necessità strumentali di orientamento nella selva del materiale, si sono stesi alcuni elenchi di servizio (in particolare, di tutti i titoli provvisori poi abbandonati, sia di testi raccolti in volume sia di testi sparsi, con rinvii al materiale d'archivio e ai titoli definitivi; oppure, la rassegna dei testi inediti privi di titolo).

Clelia Martignoni