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Il Cittadino di Lodi
30/10/2002
cultura
Chiara Tumiatti
In corso alla Braidense una bella mostra Un secolo in una vita, Palazzeschi si svela tra foto e scartoffie

Milano Scrivere una lettera, un articolo di giornale, un racconto o addirittura un romanzo è affare impegnativo, tuttavia oggi il computer facilita non poco il compito. Programmi di scrittura e posta elettronica sono formidabili alleati per coloro che si esercitano con le parole, per diletto o per dovere, e per quanti hanno fretta di recapitare una missiva. Ma un tempo non lontano non era così. Ecco allora che nell'osservare i manoscritti di Aldo Palazzeschi (pseudonimo di Aldo Giurlani, 1885-1974) e le lettere da lui ricevute e scritte, esposti alla Biblioteca Nazionale Braidense di Milano (fino al 16 novembre), si compie un salto nel passato, fino a emozionarsi.
Una calligrafia precisa, ordinata caratterizza i preziosi documenti che lo scrittore fiorentino ha lasciato.
In un antico luogo della cultura milanese rivive la personalità di uno degli interpreti più significativi della letteratura del Novecento, con una biografia fatta di parole ma anche di immagini: quelle dei luoghi in cui visse, delle persone che gli furono accanto, dei fatti che segnarono il corso della sua esistenza, nonché la storia del nostro paese. Un omaggio a un funambolico autore, che si svela con le sue stesse parole: «Gli uomini che prendono sul serio gli altri mi fanno compassione, quelli che prendono sul serio se stessi mi fanno sganasciare dalle risa».
Con questa dichiarazione provocatoria e irridente (da "Lacerba", rivista della quale lo scrittore fu collaboratore) si apre il percorso della mostra, curata da Simone Magherini e Gloria Manghetti, tra le foto del giovane Palazzeschi e i libri che furono tra le sue prime letture. Scopriamo quindi la sua precoce, travolgente passione per il teatro, maturata negli anni delle scuole commerciali, e la sua conoscenza delle opere di Gabriele D'Annunzio, Stéphane Mallarmé e Frederic Nietzsche. Dopo un inizio crepuscolare, la notorietà per lo scrittore arrivò con la stagione del Futurismo, quando elaborò alcuni dei testi più liberi e originali dell'intero movimento: fece da raccordo tra Filippo Tommaso Marinetti e il gruppo di "Lacerba", ma si allontanò dal movimento già nel 1914, nel vivo della battaglia interventista scatenata dai suoi amici avanguardisti. Iniziò così il suo distacco dal nazionalismo prima e dal fascismo poi. Il romanzo "Il codice di Perelà" e la raccolta di poesie "L'incendiario" sono comunque felici esiti che Palazzeschi raggiunse nell'ambito della letteratura futurista: Perelà, uomo di fumo sceso in terra, dovrebbe elaborare un nuovo codice per liberare l'umanità dall'ipocrisia e dalle convenzioni, ma esala verso il cielo risolvendosi nel nulla.
A Parigi, sempre nel 1914, Palazzeschi incontrò personaggi interessanti, animatori della cultura del tempo. Qualche nome: Umberto Boccioni, Guillame Apollinaire, Alberto Magnelli e Giuseppe Ungaretti, poeta quest'ultimo allora sconosciuto (una foto lo ritrae in abito militare). Dopo la rottura con il Futurismo, acquetatosi quanto di ribelle era in lui, Palazzeschi legò la sua narrativa alla tradizione, con una copiosa produzione. Autore anche di novelle, nel 1934 scrisse il romanzo "Sorelle materassi", reso celebre al grande pubblico dallo sceneggiato televisivo della Rai nel 1972. Tra le opere della maturità si ricordino inoltre i libri di rievocazione ("Stampe dell'Ottocento", 1932; "Viaggio sentimentale", 1955), il singolare romanzo "I fratelli Cuccoli" (1948) e i racconti raccolti nel "Palio dei Buffi" (1937).
La rassegna, organizzata dalla Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, dal Centro di studi "Aldo Palazzeschi" e dal Gabinetto scientifico-letterario Giampietro Vieusseux, presenta dunque un narratore e poeta, ma anche e soprattutto un uomo, amico di artisti e innamorato della bella Italia, che girò in lungo e in largo, da Firenze a Napoli, da Roma a Venezia. Il visitatore potrà conoscere la natura dei suoi rapporti con personaggi noti e non: dall'amicizia con Eugenio Montale e Arnoldo Mondadori, l'editore che curò il piano della sua opera omnia, alla fiducia riposta nella sua governante, Margherita Bellocchio. Il tutto in un viaggio che, tra prime edizioni, cartoline, sculture, disegni e vignette, affida alle parole dello stesso protagonista il senso di un'intensa esperienza umana, il cui "Congedo" scuote, commuove, crea un'atmosfera di silenzio: «E ora vi dico addio / perché la mia carriera / è finita: / evviva! / Muoiono i poeti / ma non muore la poesia / perché la poesia / è infinita / come la vita».

Chiara Tumiatti
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Il codice della libertà. Aldo Palazzeschi, Milano, Biblioteca Braidense, via Brera 28. Orario: da lunedì a venerdì 9-18, sabato 9-13.30, domenica chiuso, ingresso libero.