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21/4/1999
Editoria, cultura, nazione. Italia e Francia, due modelli a confronto tra Otto e Novecento
descrizione della giornata di studi
sollecitare una riflessione intorno ai nodi della transizione ottocentesca e della costruzione di un modello culturale nazionale attraverso la vicenda particolare della storia del libro, delle strutture della sua produzione, delle forme della sua diffusione sociale. Nuovi lettori e nuovi generi letterari, scuola e forme della rappresentanza politica, ruolo dello Stato, sono i nuclei tematici intorno ai quali si propone il confronto tra studiosi italiani e francesi sulla vicenda editoriale dei rispettivi paesi. Scopo della giornata non è quello di fornire un bilancio dei lavori disponibili e dei risultati acquisiti dalla ricerca, ma piuttosto quello di definire le modalità concrete, le forme e i tempi in cui operano, all'interno di ciascun modello nazionale, i fattori della trasformazione, gli elementi portanti che, tra Ottocento e Novecento, segnano il passaggio alla moderna industria del libro, nonché le strutture sociali e produttive che accompagnano e sostengono questo processo: Stato, mercato, produzione, forme del finanziamento, strutture di credito formale o informale, strategie familiari e sociali degli editori.

La scuola: alfabetizzazione delle classi subalterne e formazione dei ceti medi
La costruzione del sistema scolastico nazionale accompagna e sostiene lo sviluppo di una moderna struttura editoriale. È fin troppo noto il caso in Italia di Edmondo De Amicis e di Cuore: il veicolo principale attraverso il quale la cultura laica e risorgimentale del nuovo Stato nazionale fa il suo ingresso nel sistema delle letture edificanti per l'infanzia, ambito tradizionale dell'egemonia cattolica. La scuola assolve un ruolo fondamentale nel processo di modernizzazione del paese. Ad essa è affidata la formazione della nazione e il compito delicato di preparare i presupposti per una progressiva estensione della base sociale del sistema politico e parlamentare. L'espansione del mercato editoriale e la produzione di nuovi lettori poggiano largamente su di essa. Tuttavia la scuola è anche uno spazio conflittuale. Vi si confrontano progetti culturali differenti che danno origine a diverse e confliggenti ricostruzioni della tradizione nazionale. La politica dei classici, i programmi delle collane editoriali, il rapporto fra autori laici e cattolici, ne recano un segno evidente. La questione non riguarda solo le élites e la loro diversa provenienza storica e culturale, ma il rapporto che esse stabiliscono complessivamente con il paese, le aspettative e le delusioni del processo di costruzione della nazione. Ancora una volta ritorna prepotente il tema del rapporto tra modelli istituzionali e forme concrete della loro realizzazione.

Stato ed editori
Si tratta di definire il ruolo che lo Stato assume nella formazione del mercato editoriale; le forme del sostegno all'editoria; i progetti culturali che sponsorizza e quelli che decide di assumere in proprio; le politiche pubbliche del libro e della lettura. È un rapporto tra potere centrale e industria del libro che sollecita innanzitutto da parte del governo un processo più o meno lento di organizzazione burocratica. Uffici, direzioni generali dei ministeri, personale specializzato, uomini e apparati in grado di sostenere il sempre più deciso intervento del potere centrale in campo culturale ed editoriale. A questo movimento dello Stato verso l'industria editoriale corrisponde quello opposto degli editori. Richieste di sostegno, di agevolazione fiscale, di programmi di sviluppo delle biblioteche e della lettura pubblica, fanno nascere negli editori l'esigenza di acquisire specifiche competenze politiche, capacità di contrattazione, oltre a sollecitare vere e proprie forme di organizzazione corporativa degli interessi industriali. Non si tratta solo di comportamenti pubblici in senso stretto. Strategie di ascesa sociale, costruzione paziente di legami e di relazioni, mettono in gioco spazi e forme che attengono all'insieme della vita pubblica e privata degli editori. Quali sono in questo caso i punti di contatto e le divergenze tra il modello italiano e quello francese