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3/12/1998
Giornata di Studi su Leopardi e il mondo editoriale: abstract delle relazioni
Marco Dondero: Il trionfo degli scartafacci. Le edizioni critiche del secondo Novecento - con testo completo

L'attuale situazione editoriale delle opere leopardiane può essere considerata da due punti di vista. Da una parte si devono notare la mancanza di una Edizione nazionale e di edizioni soddisfacenti di molte opere "minori".
Dall'altra, si deve ricordare la presenza di varie edizioni critiche di grandissimo valore, condotte da alcuni tra i migliori filologi italiani; edizioni fondamentali non solo per quanto riguarda la resa testuale delle opere, ma anche per quanto riguarda le diverse metodologie ecdotiche utilizzate.
Si considerino solo due esempi: i Canti e lo Zibaldone. Per il primo testo, sono disponibili due edizioni critiche, improntate a criteri radicalmente diversi.
Emilio Peruzzi ne ha procurato un'edizione "classica" (Rizzoli, Milano 1981), basata sul modello moronciniano, anche se migliorato sotto vari aspetti: adozione come testo base dell'ultima volontà dell'autore e in apparato l'intera vicenda evolutiva di ogni luogo del testo, a partire dai manoscritti fino alle stampe. Domenico De Robertis ha basato la sua edizione (Il Polifilo, Milano 1984, 2 voll.) su una nuova ipotesi metodologica. Separando la tradizione manoscritta da quella a stampa, egli ha fornito a testo la princeps di ogni componimento (prima definizione della volontà d'autore) riportando in apparato le successive varianti a stampa: ricostruendo il testo definitivo solo dopo l'analisi del percorso genetico del libro. Evidente la diversità dell'approccio tra i due editori, corrispondente a un diverso modo di rileggere la storia dei testi leopardiani. Per quanto riguarda lo Zibaldone, all'edizione critica e annotata di Giuseppe Pacella (Garzanti, Milano 1991, 3 voll.) si è affiancata l'edizione fotografica dell'autografo curata da Emilio Peruzzi (Scuola Normale Superiore, Pisa 1989-1994, 10 voll.). Entrambe le edizioni hanno provocato accese discussioni. Pacella ha offerto una trascrizione accurata del testo, ma ha costruito l'apparato basandosi sul principio non scontato che all'editore debba essere lasciato un margine di discrezionalità nella scelta dei fenomeni da registrare. Peruzzi ha proposto invece come unica valida la lettura diretta dell'autografo, e offre agli studiosi uno strumento utilissimo per analisi grafiche e topologiche, ma insufficiente per quelle codicologiche e filologiche, dal momento che in nessun caso una fotografia può sostituire l'originale.
Negli studi letterari le contrapposizioni critiche, quando avvengano tra personalità scientifiche di rilievo, portano sempre ad un aumento della conoscenza. E' per questo che gli studiosi leopardiani si trovano in una situazione privilegiata, potendo disporre per testi così importanti di diverse possibilità di fruizione. Le edizioni a cui abbiamo accennato, insieme con le molte altre disponibili (Appressamento della morte, Discorso intorno alla poesia romantica, Dissertazioni filosofiche, Operette morali, Scritti autobiografici e filologici, ecc.) risultano di una importanza tale da far assumere alla filologia leopardiana una posizione di primato all'interno del panorama dell'ecdotica nazionale.

nota biografica

Marco Dondero (Roma 1971), laureato alla "Sapienza" di Roma, frequenta i corsi del dottorato di ricerca in Storia della lingua e della letteratura italiana presso l'Università statale di Milano. Su Leopardi ha scritto recensioni e articoli e ha curato, in collaborazione con Novella Bellucci, le Lezioni leopardiane di Walter Binni (La Nuova Italia, Firenze 1994); dello stesso studioso ha poi curato i due volumi degli Studi alfieriani (Mucchi, Modena 1995). Ha collaborato all'edizione dello Zibaldone pubblicata dalla Newton & Compton (Roma 1997), al Catalogo del fondo leopardiano della Biblioteca Alessandrina di Roma (De Luca, Roma 1998) e al volume Leopardi a Roma (Electa, Milano 1998) Si è occupato da ultimo del Discorso sopra lo stato presente dei costumi degl'Italiani: con l'edizione del testo critico (Rizzoli, Milano 1998; introduzione di Mario Andrea Rigoni) e con il saggio La datazione del "Discorso" sui costumi degl'Italiani, negli "Studi di filologia italiana", LVI (1998). Collabora alla "Rassegna della letteratura italiana".
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