Oreste del Buon no. Elogio della stroncatura

Ad aprire questa galleria di “stroncature”, per le quali la penna di OdB ha sempre dimostrato un talento sopraffino, un giudizio su un genere di cui poco si è occupato, il teatro. Scrittore ungherese di drammi storici inedito in Italia…

A un certo punto, nel dicembre 1965, in Mondadori, si deve decidere se pubblicare un volume che raccolga cinque drammi storici dello scrittore ungherese László Németh, noto in area mitteleuropea, tradotto in tedesco, vincitore in quello stesso anno del prestigioso premio Herder, che veniva conferito annualmente a studiosi e artisti dell’Europa centrale e dei Balcani.

Ignoto in Italia, ma di prestigio.

Tra i lettori, questo prestigio si evidenzia: drammi «importanti», «profondi», fino a Giorgio Zampa che parla di «alto livello» e «sicuro interesse», e ritiene sia una raccolta omogenea: i drammi (cinque dei venti scritti da Németh) sono tutti di argomento storico, dedicati a Galileo, a Gregorio VII, al celebre teologo e riformatore boemo Hus, all’illuminato Giuseppe II d’Asburgo-Lorena e all’imprescindibile István Széchenyi, figura di spicco dell’Ottocento ungherese. Tuttavia, li ha letti in tedesco e chiede che il caso venga esaminato attentamente da un esperto di ungherese, perché li confronti con gli altri drammi per una eventuale selezione alternativa.

Un anno dopo, la questione arriva sul tavolo di OdB, che perplesso prende tempo e chiede: «Drammi che si assicurano importanti, ma per quale collana? Non per MEDUSA, non per N.S.S. Mi dispiace allungare la pratica, ma qui occorrerebbe anche il parere di un esperto di teatro».

L’esperto interpellato è Sandro D’Amico, critico e studioso di storia del teatro, che in quegli anni aveva proposto al Saggiatore una dettagliata ricostruzione documentaria in più volumi del teatro italiano (una ideale continuazione dell’Enciclopedia dello spettacolo che aveva curato negli anni cinquanta): insomma una figura risolutiva in questo campo, lettore poliglotta e conoscitore della drammaturgia europea.

È lo stesso D’Amico a confessare di conoscere questo autore «solo di nome», dal momento che non era mai stato rappresentato in Italia. Ma chi è questo Németh?, si sarà chiesto: «Ho cercato di procurarmi i suoi testi in una lingua a me accessibile […] ma senza risultato. Quindi non sono in grado di esprimere nessun giudizio. Posso solo osservare che, indipendentemente dal valore dei testi mi sembra prematuro mettere in cantiere l’opera completa di un drammaturgo che il nostro pubblico teatrale non conosce affatto. Mi sembrerebbe ovvio cominciare a pubblicare uno o due drammi per saggiare il terreno. Ma penso anche che una iniziativa del genere non rientri nei programmi della Mondadori. Ci vorrebbe una collana teatrale adatta allo scopo».

D’Amico dimostra una diplomazia e un tatto che OdB evita divertito nel suo pungente parere di lettura.

 

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