Non c’è tutto nei romanzi. Leggere romanzi stranieri in una casa editrice negli anni ’30

Non c’è tutto nei romanzi. Leggere romanzi stranieri in una casa editrice negli anni ’30

Un libro fatto di libri

In una casa editrice negli anni Trenta, Vittorini, Pavese, Prampolini, Mazzucchetti e altri brillanti intellettuali propongono o respingono i libri stranieri più letti e più venduti nel mondo, descrivendo le trame di centinaia di romanzi e parlando di autori famosissimi al loro esordio in Italia. Un brillante romanzo sui romanzi in cui autori impegnati quali Mann, Hesse, Hemingway o inventori di gialli come Simenon, Wallace, Christie e molti scrittori e scrittrici popolarissimi si mescolano sia ai loro personaggi sia alle censure dei gerarchi fascisti e alle imposizioni del nazismo. Una lunga serie di documenti inediti che cristallizza un momento fecondo della comunicazione di di massa, dandoci la possibilità di riflettere su una delle “arti” più rilevantidel nostro secolo.

In una vignetta vagamente surreale del 1930, apparsa su “L’italiano”, Leo Longanesi disegna un’atmosfera notturna attraversata da un libro furtivo e la intitola: Ombre nella notte: Il Romanzo. L’arguzia di Longanesi era molto allusiva. L’Italia fascista soffriva di gravi carenze romanzesche, ma i lettori c’erano.

Il romanzo nella notte poteva riferirsi al movimento effettivo che gli editori avevano avviato o accelerato facendo entrare in Italia contingenti di romanzi stranieri, che subito s’imposero all’attenzione dei lettori a discapito degli scrittori nostrani. In particolare il marchio di fabbrica straniero ebbe il più grande successo nelle serie del ‘giallo’ e del mero intrattenimento. Ma atterrarono felicemente anche i grandi scrittori di nome internazionale.

Il regime però teneva a bacchetta la forza circolante del romanzo straniero e, nel secolo della cultura di massa, finiva per controllare anche i più sottili fascicoli dei romanzi rosa.

La prassi delle traduzioni e quella della censura è una vicenda brulicante di sorprese e incidenti, ma la peregrinazione dei romanzi stranieri in Italia durante il ventennio è ancora nota per episodi. Per storie come queste la fortuna è quella di trovare un luogo che ne conservi una densa memoria documentata. I pareri di lettura, conservati presso la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, raccontano quasi da sÈ quel confronto tra guardie e ladri.

Fantasie di romanzi e miti del nostro tempo presentati da onesti intellettuali si sono trovati alle prese coi signori della censura: i nuovi costumi, gli ardimenti dell’esperienza amorosa, le denunce sociali, le libere scelte delle donne, l’omosessualità, le virtù degli ebrei o dei comunisti venivano cancellate e tuttavia molte volte il romanzo, se resisteva alle amputazioni, cominciava la sua vita italiana quasi sempre fortunata.
La vicenda che qui narriamo con largo supporto documentario riguarda l’approdo della narrativa straniera in Italia nella prima età d’oro del commercio culturale di massa.

 

Pietro Albonetti insegna Storia dell’Europa contemporanea presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Bologna; ha rivolto l’attenzione alla cultura e alla lettura di massa pubblicando studi sul socialismo inglese e italiano e sul primo fotogiornalismo europeo.

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