Meno letteratura, per favore!

Meno letteratura per favore

L’invadenza del narrativo, del fictional, nella nostra vita di tutti i giorni è il tema da cui prende spunto questo veloce pamphlet di Filippo La Porta: ogni notizia, ogni servizio giornalistico, persino la maggior parte degli spot sono ormai costruiti come piccole storie, micro-macchine narrative che provano a rendere appassionante l’argomento di cui trattano. Mutuata dal mondo anglosassone, questa nuova tendenza mira a rendere racconto – e dunque letteratura, benché nella maggior parte dei casi di grana molto grossa – ogni narrazione, anche quelle che dovrebbero essere più scabre, dirette e puramente informative. La sacrosanta verità è, però, che «non è detto che uno abbia sempre voglia di farsi raccontare una storia» e che, anzi, tutto questo proliferare di narrazioni vada proprio a discapito dell’arte del racconto, perché laddove tutto è raccontato e raccontabile diventa difficile separare il vero dal falso, il reale dall’inventato.

L’invettiva di La Porta, condotta con toni pacati, va proprio contro quello che il critico definisce lo «snobismo di massa», felice espressione che racchiude la volontà di essere culturalmente à la page leggendo i libri «giusti», facendosi vedere nei posti che contano, seguendo le cronache che devono essere seguite e, soprattutto, cercando sempre di coinvolgere il lettore/fruitore in un meccanismo narrativo ammiccante, che lo faccia sentire parte di quel mondo più grande che è la perpetua fiction in cui dovremmo essere immersi. A fare le spese di questo atteggiamento è, ovviamente, il senso di realtà, che rischia di andare perduto.

La risposta di La Porta sta in un ritorno a una letteratura che faccia, dal punto di vista linguistico e contenutistico, i conti con la realtà senza infingimenti: il critico propone i profili di alcuni scrittori che, secondo lui, portano in sé i germi di una possibile reazione alla «scomparsa della realtà». Da Ammaniti a Veronesi, da Siti a Moresco, da Forster Wallace a Bolaño, da Debenedetti a Pascale, da Evangelisti ad Arminio, i casi di scrittori che lavorano con la materia della realtà sono molti e variegati, e portano tutti il seme di una risposta allo snobismo di massa: è attraverso i loro libri, o attraverso libri come i loro, che l’esperienza della lettura può tornare a restituirci il senso del reale.

Andrea Tarabbia