L’Italia che legge

L'Italia che legge copertina

Che l’Italia sia un paese di non lettori è un luogo comune che si contende il primato con la scomparsa delle mezze stagioni e con il fatto che i vent’anni (o i trenta, o ancora i quaranta) vengono una volta sola. E se è vero che un cliché prende solitamente vita da un grumo di verità, bisogna anche sottolineare come il panorama dell’Italia che legge sia più screziato di quanto un luogo comune possa testimoniare.

È appunto questa la premessa di Giovanni Solimine nel suo L’Italia che legge, agile volumetto uscito per i tipi di Laterza che intende rendere giustizia a una realtà complessa e in parziale seppur lenta evoluzione. Il volume è basato, per stessa ammissione dell’autore, «su un lavoro di analisi, confronto ed elaborazione di dati ricavati dalle principali e più attendibili indagini di settore condotte da Istat, Aie, Censis, Gfk Eurisko, Ipsos», da cui Solimine riesce a trarre se non un’analisi nuova e rivoluzionaria, comunque un ottimo e collaudato resoconto sullo stato dell’arte a oggi. La capacità e il merito dell’autore sono quelli di dare struttura a un’enorme e variegata mole di dati, rendendoli leggibili e prevedibili, e con ciò stesso modificabili con i giusti accorgimenti.

Lo studio si sviluppa su cinque capitoli, di cui i primi quattro approfondiscono il quadro di partenza: e allora si passa dall’analisi di numeri, percentuali, gusti, tendenze dei lettori (e non lettori) italiani nel primo; al delineamento del profilo del lettore nostrano (declinato in forte, medio e debole) nel secondo; alla confutazione dei luoghi comuni della lettura nel terzo; fino all’esame delle politiche di promozione della lettura (di stampo pubblico o privato) nel quarto. A chiudere il libro, un capitoletto, il più breve dei cinque ma forse il più importante, che prova a «formulare qualche ipotesi di lavoro» nel rispetto della coerenza globale di analisi e interpretazioni presentate. E allora, tra le domande cui dare risposte non retoriche: è sufficiente investire su bambini e adolescenti per crescere nuovi lettori? Ha senso focalizzare l’attenzione sulla fetta dei lettori forti?

Quali sono i luoghi deputati alla promozione della lettura?
Solimine ha le idee chiare, spesso in controtendenza rispetto agli ambienti istituzionali o accademici, e vale la pena prenderle in considerazione se vogliamo fare il salto e avvicinare il nostro paese alla media europea; perché se c’è chi dice che con la cultura non si mangia, una nazione che non vive di materie prime o manodopera non può prescindere dal proprio capitale intellettuale. E questo concetto non basta leggerlo, bisogna comprenderlo.

Luca Maccarelli