La letteratura italiana e il premio Nobel. Storia critica e documenti


La lunga storia delle alterne fortune dei letterati italiani presso l’Accademia di Svezia è l’oggetto di questo lungo e documentato volume di Enrico Tiozzo, docente di Letteratura italiana presso l’Università di Göteborg.
La ricerca, frutto di un paziente e appassionato lavoro di consultazione presso gli archivi dell’Accademia, è di fatto la prima interamente basata su materiale svedese come i verbali delle votazioni, le lettere di candidatura che anno dopo anno pervengono a Stoccolma, le registrazioni (messe per iscritto) delle accese discussioni che precedono l’assegnazione.

Le carte d’archivio vengono messe a disposizione degli studiosi 50 anni dopo l’attribuzione del premio, pertanto Tiozzo ha potuto prendere visione di documenti che vanno dal 1901 al 1957. Lo studioso focalizza la propria attenzione sulle vicende dei letterati italiani ma in filigrana, per forza di cose, traccia una vera e propria storia del Nobel: ne deriva un volume corposo che mette in evidenza i giochi di potere, i cambiamenti politici e di orientamento dell’Accademia, le antipatie e le idiosincrasie di alcuni membri nei confronti di determinati autori.

Così, si scopre ad esempio che Benedetto Croce fu candidato più volte e più volte scartato per motivi di età, salvo poi negli stessi anni veder assegnato il premio a Bertrand Russell – di soli sei anni più giovane. È molto interessante anche la storia dei “Nobel mancati”, scrittori la cui candidatura fu presa più volte seriamente in considerazione a Stoccolma: sorprende trovarvi i nomi di Bacchelli, Silone, Moravia, Carlo Levi, Papini, Ungaretti, Pratolini.
L’immagine che Tiozzo dà dei membri dell’Accademia è quella di un gruppo di persone che non ha e non può avere le competenze necessarie per conferire quello che è il premio più prestigioso al mondo; i dubbi dello studioso vertono anche sui collaboratori e sulle loro schede di approfondimento delle poetiche degli autori: spesso, infatti, un Nobel non è stato assegnato a causa di una lettera frettolosa e “non del tutto positiva” inviata a Stoccolma da personaggi sulla cui competenza Tiozzo si pone più di un quesito. L’ultimo, grande problema, è legato all’internazionalità del premio: come può infatti una giuria esclusivamente svedese per statuto giudicare con cognizione di causa la grandezza di autori che spesso non sono nemmeno tradotti in Svezia?

Andrea Tarabbia