Contenuti, non solo tecnologie

Passata l’euforia della tecnologia a tutti i costi, il mercato ha riscoperto concetti quali servizio e qualità, e la tecnologia è tornata a essere il mezzo da utilizzare per migliorare o innovare con l’obiettivo di rispondere in modo più efficace alle esigenze dei propri clienti. E sempre più spesso si pone l’attenzione sul reale valore che la tecnologia può offrire ai prodotti e ai servizi editoriali. L’introduzione delle tecnologie nelle famiglie e i progetti di innovazione tecnologica nella Pubblica amministrazione e nella scuola stanno provocando l’uso anche da parte di utenti non professionali.

Lo scenario tecnologico
Difficile iniziare il diario multimediale dell’anno 2002, senza cominciare da qualche mese precedente, ovvero dall’11 settembre 2001. Una data che è andata a impattare su un mercato che già non godeva di ottima salute; poco prima due società di analisi di settore, come Context e Canalys.com, riportavano in uno studio sull’andamento del mercato europeo che «il peggiore terzo trimestre nella storia del mercato dei Pc» si sarebbe finalmente chiuso; certamente non potevano prevedere il corso della storia. Il calo si aggirava attorno al 13,9% (i cinque maggiori produttori hanno registrato addirittura un -14,5%). Su questo tema le diverse società di analisi sembrano concordi: secondo un sondaggio effettuato da IDC su un campione di cinquanta rappresentanti dell’industria informatica, il settore europeo dell’IT ha fortemente risentito degli attacchi terroristici agli Stati Uniti. Particolarmente colpito risulta il segmento hardware, ma anche il mercato software ha subito pesanti perdite. Solo il comparto dei servizi sembra mantenere un certo grado di ottimismo. Nello scorso mese di giugno Assinform, presentando i dati relativi all’andamento del settore dell’informatica e delle telecomunicazioni in Italia nel primo semestre 2002, ha riscontrato una frenata del mercato italiano dell’informatica e delle telecomunicazioni con una contrazione della domanda dell’1,2% (30.063 milioni di euro nel primo semestre 2002, contro i 30.416 del primo semestre dello scorso anno). Nonostante tutto, le maggiori aziende produttrici di hardware e di software continuano però a sperimentare nuove soluzioni per rendere i loro prodotti sempre più di facile utilizzo, in modo da avvicinare alle nuove tecnologie anche le famiglie e utenti non professionali, allargando il loro mercato potenziale.
Negli ultimi anni in effetti le tecnologie si sono sempre più diffuse, non solo negli uffici e nelle aziende, ma anche all’interno delle famiglie e della scuola: in particolare cellulari, personal computer e connessione a Internet fanno ormai parte della dotazione casalinga, mentre la tv satellitare e gli abbonamenti a canali televisivi a pagamento stanno iniziando a diffondersi, anche sulla scia dell’introduzione delle reti a banda larga.
Relativamente alla diffusione della larga banda il rapporto IDC stima infatti che nel 2005 il mercato broadband in Europa varrà circa 15 miliardi di euro e individua le maggiori possibilità di sviluppo proprio nei servizi basati sull’erogazione dei contenuti, come televisione interattiva, giochi e notizie personalizzate.
Anche le famiglie italiane, come emerge dall’indagine e-family 2001, realizzata della Federcomin in collaborazione con Niche Consulting, su un campione di 5.000 famiglie, hanno seguito questo trend, riducendo il gap che le divideva dalle altre famiglie europee (Grafico 1 e Tabella 1).

Per quanto riguarda Internet, secondo i dati relativi al 2002 diffusi da Eurobarometro, indagine realizzata per conto della Commissione Europea, circa il 51% dei cittadini dell’Unione Europea utilizza abitualmente Internet, benché le percentuali varino considerevolmente in base alla segmentazione geografica: la Danimarca registra la più alta percentuale di utenti connessi (73%), mentre in Grecia la percentuale si attesta al 18%.
Le diverse ricerche realizzate in Italia presentano dati variabili. Secondo Jupiter MMXI gli utenti sono passati dai 10 milioni del 2000 ai 14 milioni del 2001: 9 milioni di persone accedono a Internet esclusivamente da casa e 12 milioni anche dai posti di lavoro.
Per l’Osservatorio I-LAB della Università Bocconi prevalgono i navigatori da casa (69%), seguiti da quelli che si collegano dal posto di lavoro (42%) o da scuola o dall’università (7%). Altre informazioni provengono poi da un’indagine Nielsen NetRatings, secondo cui il 32% di chi utilizza il Pc trascorre più di tre ore davanti al computer, il doppio del tempo dedicato invece alla televisione (Grafico 2).
Il fenomeno più importante, però, aldilà delle differenze numeriche registrate, sta nelle modalità d’uso della rete. I navigatori diventano più assidui e sistematici e, come si può vedere dai dati dell’l-LAB della Bocconi, vari sono gli usi: principalmente viene utilizzata come strumento di comunicazione (e-mail, chat e partecipazione a newsgroup) e di ricerca (consultazione di news e banche dati). Un’altra motivazione importante è l’ascolto e lo scarico della musica digitale: i surfer dei siti musicali sono in aumento e variano a seconda delle indagini da 254.000 a 375.000.
Le modalità d’uso dipendono anche dall’età: secondo la ricerca Jupiter MMXI, i giovanissimi utilizzano la rete per giocare on-line e per visitare i portali di intrattenimento, mentre i navigatori adulti di età compresa tra i quarantacinque e i cinquantaquattro anni per ottenere informazioni di varia natura (finanza e affari, news giornalistiche, salute). Dati simili sono rilevati anche da Federcomin che analizza le differenze tra gli utenti maggiori o minori di ventiquattro anni (Tabella 2).

Aumenta inoltre la durata media delle connessioni; secondo NetRatings nel novembre del 2001, chi si collega solo da casa naviga mensilmente per 5 ore e 48 minuti, mentre chi accede a Internet da casa e dal posto di lavoro trascorre on-line 7 ore e 33 minuti (Grafico 3).

Rimane invece ancora relativo l’utilizzo della rete per attività di e-commerce, che non ha riscontrato l’aumento sperato. Come negli anni precedenti, i prodotti maggiormente acquistati sono libri e cd, seguiti dalle attrezzature informatiche e dal software. Il 41% degli acquisti viene effettuato su siti che si propongono come aggregatori di prodotti multimarca e il 48% degli acquirenti non utilizza ancora la carta di credito per i pagamenti. Molto alta è inoltre la percentuale di compratori occasionali, che effettuano cioè al massimo tre transazioni in un anno (Grafico 4 e 5).

Politiche nazionali in materia di innovazione
Anche a livello governativo in questi ultimi anni in Italia è stata approvata una serie di iniziative mirate a incrementare l’utilizzo delle tecnologie anche all’interno della pubblica amministrazione, con lo scopo dichiarato di rendere competitivo il nostro paese in questo ambito. É stato anche creato un ministero per l’innovazione e le Tecnologie, che ha l’obiettivo trasversale di collaborare con tutti gli altri ministeri alla creazione di una infrastruttura tecnologica per il paese e alla implementazione di servizi innovativi e utili per i cittadini.
Tutto ciò dovrebbe contribuire nei prossimi anni a una evoluzione digitale del paese e di conseguenza creare una conoscenza diffusa dell’utilizzo delle nuove tecnologie, favorendo lo sviluppo di nuovi mercati per le aziende che creano prodotti e servizi innovativi.
Il Documento di programmazione economica e finanziaria (Dpef 2002-2006), approvato il 16 luglio 2001, prevede interventi in diversi campi quali:
– lo sviluppo di grandi infrastrutture di rete a larga banda e la liberalizzazione dei servizi di telecomunicazioni.
Il ministro per l’innovazione e le Tecnologie Lucio Stanca ha recentemente ribadito a Smau 02 che la via principale per ridurre i rischi di una «frattura digitale» in Italia è la diffusione della larga banda. A questo proposito è stato presentato al governo un piano di interventi del valore di 1,8 miliardi di euro con l’obiettivo di connettere a larga banda circa il 90% degli edifici pubblici e avviare così la diffusione di questa infrastruttura e dei servizi a essa collegati creando un indotto sulla domanda privata;
– la crescita della cultura informatica tra studenti e insegnanti nelle scuole di ogni ordine e grado, con l’obiettivo di formare il corpo docente all’uso delle tecnologie per la didattica e di adeguare la dotazione tecnologica delle scuole agli standard europei previsti dal Progetto e-Europe 2005 (un Pc per ogni 12 studenti entro il 2005);
– la promozione del commercio elettronico, soprattutto tra le piccole e medie imprese.
Le PMI italiane, che pure rappresentano una parte rilevante del comparto industriale del paese, trovano ancora molti fattori inibitori all’introduzione di nuove tecnologie. L’obiettivo è dunque quello di sostenere le PMI nel passaggio dal business tradizionale all’e-business;
– l’informatizzazione della pubblica amministrazione.
Le tecnologie delle reti e del web hanno notevolmente migliorato la qualità dei servizi erogati ai cittadini e alle imprese; sono ormai moltissimi i siti della PA che offrono agli utenti interessanti applicazioni come, ad esempio, il pagamento di imposte in rete, la consultazione di archivi o la verifica di posizioni previdenziali. A breve partirà poi la sperimentazione a livello nazionale della Carta di Identità Elettronica (CIE), creata nel 1998 e fino a oggi sperimentata in ottantatré comuni pilota, che potrà essere utilizzata come principale strumento di identificazione del cittadino, sia in rete sia a vista.

Il boom dell’e-learning
Uno dei principali elementi di novità di quest’anno, per quanto riguarda la gestione dei contenuti digitali, è dovuto all’emergere delle attività legate all’e-learning.
Secondo i dati IDC il mercato dell’e-learning dovrebbe raggiungere entro il 2004 un volume di oltre 23.000 milioni di dollari su base mondiale (a fronte degli 11.000 milioni del 2002) di cui quasi 4.000 provenienti dal mercato europeo (a fronte di poco più di 1 milione del 2002) e 260 milioni da quello italiano (a fronte degli 84 milioni del 2002).
Anche i dati raccolti dal primo Osservatorio ANEE sull’e-leaming, presentati nell’aprile di quest’anno, confermano una sostanziale propensione del mercato verso l’utilizzo di soluzioni di formazione a distanza, soprattutto per quanto riguarda il segmento corporate (Grafico 6).

Circa il 77% delle aziende italiane coinvolte nella rilevazione ha manifestato, infatti, l’intenzione di adottare nel prossimo futuro soluzioni di e-learning. Le aree di sviluppo professionale ritenute più adatte a tale modalità di erogazione della formazione sono: l’area professionale (corsi tecnici di arricchimento delle competenze operative), i corsi per Pc e i corsi di marketing e lingue, ambiti in cui tradizionalmente operano le aziende editoriali.
Sul versante dell’offerta si assiste a un moltiplicarsi dei soggetti specializzati in e-learning, con un progressivo slittamento di modello di business: se fino a qualche anno fa era la tecnologia a essere considerata l’elemento qualificante dell’e-learning, oggi il mercato si sta muovendo verso un modello di business integrato, sono i contenuti e i servizi accessori a giocare un ruolo di primo piano, diventando nel 2004 il segmento di mercato prevalente (57,1%), come diretta conseguenza di una domanda di formazione sempre più ampia e diversificata.
Quasi tutti i grandi editori sono entrati nella competizione e hanno cominciato a offrire soluzioni di e-learning e corsi di formazione on-line: De Agostini con Elea, Mondadori Informatica con Academy 365, creata in partnership con eBis.Media, società editoriale multimediale del gruppo e.Biscom, il gruppo l’Espresso con Somedia e così molti altri.
Anche il settore dell’editoria specialistica ha cominciato a occuparsi di queste nuove opportunità: in particolare il settore della manualistica tecnica e quello dell’editoria medica che si è attivata per poter rispondere alle esigenze del programma nazionale di formazione Educazione Medica Continua (ecm), destinato a tutti gli operatori sanitari e varato nel 2001 dal ministero della Salute.
L’Osservatorio ANEE ha individuato quattro modelli di business che risultano al momento i più altamente esplicativi del mercato:
1. «Sviluppatori di piattaforme e strumenti software». Forniscono la tecnologia sottostante ad un progetto di e-learning, adattando i contenuti forniti dal cliente.
2. «Sviluppatori di contenuti su misura/consulenza». Forniscono il know how su contenuti, servizi e sulla tecnologia disponibile sul mercato.
3. «Centri di formazione virtuali». Sono focalizzati sulla fornitura di contenuti e servizi mentre acquisiscono tecnologia da aziende specializzate.
4. «Global e-learning services providers». Gestiscono in modo integrato tutte le fasi di produzione di un prodotto e-leaming, dai contenuti alle soluzioni tecnologiche.
Il trend del mercato sembra, come poco prima accennato, essersi spostato a favore delle ultime due categorie di soggetti, a ribadire l’importanza oltre che del supporto, anche del contenuto erogato (Grafico 7).

La scuola: innovazione tecnologica e formazione dei docenti
Particolare attenzione va poi rivolta al mondo della scuola, dove da poco si è concluso il «Programma di sviluppo delle tecnologie didattiche» (PSTD), che ha coinvolto tutti i tipi di scuola, dalla materna alla superiore, e tutte le discipline, dotando le scuole di attrezzature multimediali e telematiche per la didattica e il ministero dell’istruzione, dell’università e della Ricerca ha attivato una seconda fase di aggiornamento tecnologico che avrà nei prossimi anni forti ricadute sia all’interno del ministero stesso, sia nelle scuole, per i docenti e per gli studenti.
Sono stati varati diversi progetti che vanno dall’innovazione del sistema informativo del ministero, alla predisposizione di articolati piani di formazione dei docenti, allo stanziamento di fondi per ulteriori acquisti di hardware e software da parte delle scuole e alla creazione di reti di istituto.

Per quanto riguarda la formazione dei docenti è stato messo a punto, con la circolare ministeriale n° 55 del 21 maggio 2002, un complesso progetto di intervento formativo, rivolto agli insegnanti di ogni ordine e grado, sui temi delle competenze informatiche e tecnologiche integrate nella didattica. I percorsi formativi previsti si articolano in tre livelli:
1. informatica di base: patente europea di computer (ECDL) e utilizzo degli strumenti tecnologici nella didattica in funzione delle aree tematico disciplinari; target: 160.000/180.000 docenti, circa il 20% dei docenti di ruolo in ogni scuola;
2. didattica e tecnologie: formazione di docenti particolarmente esperti nelle tecnologie che diano consulenza e supporto agli altri docenti; target: 15.000 docenti (uno o due docenti di ruolo per ogni scuola);
3. gestione della infrastruttura tecnologica scolastica; target: 5.000 docenti.

Tutto ciò, insieme alla sempre maggiore presenza di dotazioni tecnologiche all’interno delle famiglie, provocherà nei prossimi anni forti cambiamenti anche culturali e strutturali nelle modalità di apprendimento e di insegnamento e potrà avere un deciso impatto anche sugli strumenti tradizionalmente utilizzati da docenti e studenti per preparare le lezioni e per svolgere i compiti. Le case editrici scolastiche stanno quindi cominciando a progettare nuovi prodotti e servizi multimediali e interattivi on e off line, che permettano l’integrazione dei tradizionali libri di testo.
Da una recente indagine svolta dall’Associazione Italiana Editori, in collaborazione con l’istituto di ricerca IARD, su un campione di più di 1.500 docenti di ogni ordine e grado, è infatti emerso che i docenti sono ormai convinti della necessità di utilizzare e far utilizzare agli studenti le nuove tecnologie a fianco dei tradizionali strumenti (libri di testo, manuali, enciclopedie, dizionari, videocassette, ecc.), ma che la maggiore difficoltà riscontrata, oltre alla scarsità ancora presente soprattutto in alcuni ordini di scuola delle dotazioni hardware, rimane quella di riuscire a trovare nuove modalità di integrazione per utilizzarle e integrarle all’interno dei tradizionali percorsi didattici (Grafico 8 e Tabella 3).

Il declino del tutto gratis
Sembra ormai definitivamente avviata al tramonto l’era del tutto gratis: i modelli di business basati sulla logica di offrire contenuti gratuiti, i cui costi di pubblicazione potessero essere remunerati dalla vendita di spazi pubblicitari, sono stati definitivamente accantonati e i contenuti, soprat-tutto quelli ad alto valore aggiunto, quali le notizie giornalistiche, le infor-mazioni specialistiche o di approfondimento, cominciano, sempre più spesso, a essere proposti a pagamento.

Secondo una recente indagine dell’Online Publishers Association, più di 12 milioni di americani hanno pagato, nel primo trimestre di quest’anno, contro i 7 milioni del 2001, per usufruire di contenuti digitali, per un totale di 675 milioni di dollari: quasi il doppio dei 350 milioni dello scorso anno. Una grande fetta della spesa appartiene alle news dei siti finanziari e d’affari, che nel 2001 hanno raggiunto ricavi complessivi di 214,3 milioni di dollari, la maggior parte dei quali derivanti da abbonamenti mensili e annuali (Grafico 9 e 10).

Quasi tutti i siti dei principali quotidiani on-line, tra cui il «Financial Times» e il «Wall Street Journal», hanno recentemente deciso di proporre ai loro lettori una versione del sito a pagamento, in quanto riuscire a mantenere i siti attivi senza poter contare su una fonte di ricavi sarebbe alla lunga impossibile. Gli utenti abbonati potranno accedere alla riproduzione integrale del quotidiano in edicola, agli archivi e ai servizi di approfondimento; rimangono invece consultabili gratuitamente da tutti le notizie giornalistiche sintetiche.
Non solo i quotidiani si stanno muovendo in questo senso, passando da una filosofia «from free to fee» (dal gratis al pagamento): ad esempio il sito della rivista «Hola», famoso settimanale spagnolo di gossip con edizione francese e statunitense, dal mese di settembre riserva ai soli abbonati l’accesso ai servizi completi, agli speciali fotografici e a tutti gli archivi della rivista, permettendo invece ai non abbonati la sola consultazione delle notizie, e Reai Networks, tv specializzata che trasmette via Internet, offre a pagamento immagini dei principali eventi sportivi e news della Cnn e della Abc, senza interruzioni pubblicitarie.
L’agenzia Reuters, inoltre, ha recentemente lanciato un servizio di vendita diritti sulle notizie accessibili direttamente via web: i Copyright Instant Clearance – questo il nome del servizio – permetterà ai quotidiani di scaricare contenuti e immagini per la riproduzione su carta.
I prezzi? 30 dollari per immagine più 1,3 dollari per la stampa su carta. Non solo, anche il modo in cui saranno stampati i quotidiani cartacei risentirà pesantemente dell’innovazione tecnologica, tanto da mettere in discussione la futura esistenza del tradizionale concetto di rotativa: per circa il 90% dei quotidiani europei, infatti, entro il 2010 la stampa digitale dei giornali sarà una vera e propria realtà commerciale.
In ambito più strettamente editoriale, Kluver Academic Publisher ha lanciato il primo servizio di personalizzazione di libri accademici. Attraverso la piattaforma Kluver Online Custom Book, gli utenti, ricercatori, studenti e professori universitari, potranno creare un volume tagliato sulle proprie necessità, selezionando articoli o capitoli di libri archiviati nel database dell’editore. Il servizio consente anche agli utenti di visionare preventivamente i materiali da assemblare e poi farne richiesta all’editore nel formato più opportuno, per la distribuzione dei contenuti on-line il formato scelto è Acrobat e-book.
Particolarmente innovativo è poi il caso del sito Safari Bookshelf, della casa editrice O’Reilly, dove sono a disposizione dei lettori, in versione digitale, circa mille libri dell’area Information Technology: i volumi possono essere consultati direttamente on-line e, dopo aver sottoscritto un abbonamento, è possibile leggerne alcuni paragrafi o l’indice generale; una volta scelto il libro che interessa è possibile archiviarlo nella propria biblioteca personale e leggerlo integralmente, dopo trenta giorni è possibile restituirlo e ricercarne un altro. Ovviamente i costi dell’abbonamento dipendono dal numero di libri che si vogliono archiviare nella propria biblioteca personale.
Anche in Italia ci sono esperienze innovative che si orientano in tal senso.
Il sito Sapere.it della De Agostini riserva, fin dalla sua creazione, ai soli abbonati l’accesso alla totalità dei contenuti. L’abbonamento annuale a pagamento, anche rateizzabile, consente infatti di navigare il sito nella sua completezza riservando agli utenti contenuti, servizi e strumenti di approfondimento come la consultazione dell’Enciclopedia generale, dei dizionari linguistici e degli atlanti oppure i percorsi multimediali di approfondimento.
La «Repubblica», uno dei quotidiani on-line più consultati, ha cominciato a offrire ai suoi lettori un servizio di consultazione a pagamento che consente di:
– accedere alla versione navigabile;
– scaricare il quotidiano in formato PDF;
– leggere una versione solo testo;
– consultare l’archivio storico a partire dal 2001 ;
– accedere ai servizi di Kataweb Extra: servizi informativi su news, finanza e sport, accesso a e-mail, newsletter e SMS.

La banda larga potrà poi sostenere lo sviluppo dei contenuti a pagamento: secondo i dati dell’indagine Jupiter MMXI, la maggior parte della spesa dei consumatori per contenuti a pagamento proverrà da contenuti veicolati attraverso la banda larga che potrà beneficiare di alta velocità di trasmissione delle informazioni e di connessioni sempre attive. Nel 2006 si prevede infatti che il 67% della spesa on-line per contenuti in Europa deriverà da musica, giochi e video on-line (Grafico 11).

Le aziende dovranno anche fare i conti con i consumi di contenuti che verranno fatti tramite cellulare. Già nel 2001, gli europei hanno speso 590 milioni di euro per ricevere contenuti sul proprio cellulare, ad esempio per suonerie, loghi, risultati sportivi e notizie finanziarie: il doppio dei milioni di euro (252 milioni) spesi sul Pc.
Sempre secondo Jupiter MMXI, nel 2006 i consumatori spenderanno 3,3 miliardi di euro sul cellulare contro 1,7 sul Pc. I contenuti del futuro veicolati tramite cellulare includeranno ancora suonerie e loghi, ma anche servizi informativi multimediali (con audio e video) e cartoline di auguri elettroniche (Grafico 12).

La convergenza con la telefonia
Uno dei trend più visibili del 2002, che si svilupperà anche nei prossimi anni, è sicuramente l’integrazione tra la telefonia evoluta e il mondo dei contenuti. Un’evoluzione trainata dallo sviluppo delle tecnologie alla base della telefonia mobile di seconda e terza generazione.
Basti pensare alla possibilità di inviare messaggi multimediali, che integrano voce, testo e immagini oppure alle opportunità offerte dalle connessioni a Internet wireless.
In Italia e in Europa siamo ancora ben distanti dalle sperimentazioni tipo l’I-mode, servizio realizzato dalla compagnia telefonica giapponese DoCoMo, che permette l’accesso a Internet direttamente dal cellulare e che in Giappone ha avuto un successo strepitoso. L’I-mode offre a chi si abbona un sistema di servizi sotto forma di pacchetti, ciascuno dei quali permette l’accesso a un numero limitato di siti che forniscono contenuti di tipo finanziario, intrattenimento, gioco, notizie giornalistiche, ecc. Il sistema utilizza una banda di 9,6Kb, ma è strutturato in modo da consentire una connessione sempre attiva. L’utente dunque paga, oltre all’accesso telefonico iniziale, un abbonamento al pacchetto di siti prescelti, ma non gli scatti/tempo di collegamento.
L’I-mode in Europa non sta, per ora, raggiungendo i tassi di crescita inizialmente previsti, benché la tecnologia stia per sbarcare in Francia con quattro mesi di anticipo.
I dati pubblicati da KPN sull’andamento del servizio I-mode in Olanda e Germania presentano cifre ancora basse: 100.000 utenti nei due paesi, la media mensile di nuovi clienti (19.250 in Germania e 5.750 in Olanda) è molto distante dagli obiettivi esplicitati inizialmente dal gestore. Tra i servizi più utilizzati, il download di loghi e suonerie, le previsioni del tempo e l’e-mail mobile. Probabilmente si tratta anche di una questione, non tanto di tecnologia – anche se il fattore costo della connessione non è da sottovalutare – quanto piuttosto di cultura e stile di vita.
Tuttavia a oggi si assiste a una moltiplicazione dei servizi accessibili tramite cellulare grazie alla stretta collaborazione tra le telecom e content provider.
Tutte le società telefoniche offrono ormai ai loro utenti servizi SMS integrativi come modalità rapida ed efficace per ricevere brevi informazioni sulle tematiche più disparate: dagli andamenti di Borsa alle promozioni commerciali, dalle notizie sportive alla cronaca, dalle informazioni sulla viabilità alle previsioni del tempo.
È di settembre la notizia che in Scozia è in sperimentazione un servizio SMS che ricorda agli utenti di prendere le loro medicine agli orari prestabiliti.
Sempre a settembre si è concretizzato in Italia l’accordo tra i Musei Capitolini e la Vodafone per la prenotazione delle visite ai musei e per fornire informazioni sulle mostre e sugli eventi in corso. Scala Media, brand editoriale di Scala Group, in collaborazione con TIM, ha poi lanciato il 12 settembre un nuovo servizio turistico «Arte», che permette la consultazione via cellulare di audioguide: digitando il numero 4444 e pronunciando la parola «arte» è possibile ascoltare la descrizione di decine di monumenti di interesse storico-artistico disponibili nel menu. Le guide, in una prima fase, copriranno le seguenti città: Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Ravenna, Firenze, Siena, Assisi, Roma, Napoli, Pompei, Lecce e Palermo.
Non solo il mondo della cultura viene investito da una ondata di entusiasmo, dall’autunno gli aspiranti guidatori potranno consultare le soluzioni dei quiz della patente automobilistica direttamente con il proprio telefono, collegandosi al sito wap diJoiAuto.it. Omnitel ha invece lanciato i videogame per gli schermi a colori e book di immagini da inviare ad altri telefonini. TIM punta sui personaggi della Disney, sulla pungente comicità delle Iene e della Gialappa’s band.
Buone notizie anche per i nostalgici di Napster; la società francese Apeera ha, infatti, appena annunciato il lancio di una tecnologia che trasforma i cellulari in potenziali nodi di una rete peer to peery ovvero gli utenti potranno liberamente scambiarsi e condividere file, previo – ci tengono a specificare da Apeera – un accordo con i gestori di telefonia mobile.
Si tratta nella maggioranza dei casi di servizi a pagamento, che confermano le previsioni di Jupiter MMXI di un incremento vertiginoso della spesa degli europei per contenuti a pagamento fruibili da cellulare (3,3 miliardi di euro stimati per il 2006 contro gli 1,7 spesi via computer).
«La crescita nell’uso di SMS sul cellulare è una buona notizia per gli operatori media. Giornali e magazine impegnati a generare ricavi diretti dai consumatori attraverso i loro siti hanno ancor più opportunità di sviluppare revenues dai contenuti a pagamento sul cellulare. Dovranno utilizzare la loro presenza sulla rete come modalità per promuovere i contenuti sul mobile con cui saranno in grado di generare ricavi ancora maggiori», ha affermato Olivier Beauvillain, autore della ricerca Jupiter MMXI.
In Italia il solo mercato degli SMS ha avuto un successo strepitoso, passando da meno di 2 miliardi di messaggi del 1999, ai 6 del 2000 fino ai circa 11,2 miliardi del 2001 con un incremento di quasi l’87% rispetto al 2000 e con un giro d’affari stimato in circa 1.200 milioni di euro, sostanzialmente raddoppiato rispetto al 2000 (Grafico 13 e 14).

L’entusiasmo per le tecnologie wireless non risparmia nemmeno il settore della formazione. Come se già non ci fossero abbastanza difficoltà nel definire l’e-learning e progettare soluzioni adatte alle richieste del mercato, si fa largo un nuovo concetto, il mobile learning, che dovrebbe portare all’estremo le caratteristiche dell’e-learning come formazione «ovunque, in ogni tempo, in ogni posto». I contenuti per la formazione dovrebbero, ovviamente, essere accessibili attraverso il cellulare o il palmare. Il modello è quello del libro, che si può portare ovunque, ma con l’ulteriore vantaggio di avere una connessione permanente alle risorse infinite del web e senza la dipendenza da un oggetto ingombrante come un computer. Resta un solo dubbio: quanto efficace possa essere una forma di apprendimento che priva il soggetto dello spazio (fisico e temporale) per l’elaborazione delle informazioni. La tecnologia evolve, ma il cervello umano non si trasformerà mai in una banca dati ove scaricare senza mediazione contenuti e informazioni. Inoltre, se il mercato dell’e-learning è ancora ristretto, quello del m-learning è veramente embrionale: si può dunque parlare di progetti pilota, non di un vero e proprio nuovo canale del mercato.