La correttezza del testo trasmesso in e-book

La diffusione degli e-book pone nuove questioni sulla correttezza del testo trasmesso, soprattutto per quanto riguarda la riproposizione di libri già pubblicati: la scansione ottica può originare nuovi refusi e il ruolo del redattore rimane cruciale sia nel correggerli che nell’introdurne altri. Interessanti alcune recenti forme di edizione digitale, come quella delle opere di d’Annunzio fatta dalla Mondadori: e-book con strutture differenti rispetto alla precedente versione cartacea.
 
Al di là delle statistiche sulle quote di mercato, l’introduzione dell’e-book nelle abitudini di lettura, e di studio per molti alunni le cui scuole sono passate del tutto alla didattica digitale, è ormai una realtà che non si può trascurare. Oggetto ormai da tempo, soprattutto fuori d’Italia, di numerose riflessioni in ambiti diversi – che possono andare dai problemi della produzione considerata da un punto di vista socio-economico (i costi di lavorazione, il marketing, le forme promozionali, le trasformazioni delle abitudini di acquisto ecc.) a problematiche di rilievo tecnico quali lo sviluppo dell’hardware o la questione del software (con la difficoltà nell’introduzione di uno standard e la persistente divisione tra formati proprietari, come per il Kindle di Amazon, e formati aspiranti alla diffusione generalizzata e futura, come pdf e ePub); o ancora a osservazioni di varia natura sulla lettura (per esempio la condizione del lettore digitale di fronte a una nuova topologia del testo) –, l’ampliamento del mercato dell’e-book merita attenzione anche dal punto di vista delle modalità con le quali un testo viene pubblicato in edizione digitale.
La domanda posta, di fronte a ogni edizione a stampa, da chi si occupa di trasmissione di testi di letteratura (trascurando dunque la saggistica e soprattutto le varie forme di manualistica) – e cioè: qual è il grado di correttezza del testo trasmesso? – sembra essere ancora importante, se non addirittura più rilevante, anche di fronte a un e-book.
Occorrerà sottolineare preliminarmente come, ormai, l’esperienza più diffusa di lettura di testi digitalizzati avvenga su due supporti, diversi per concezione (e non solo per dimensione, come potrebbe sembrare agli occhi ingenui di chi guarda un lettore concentrato sul suo schermo, tenuto con una o due mani): l’e-reader e il tablet; il primo, di dimensioni ridotte, progettato appositamente per la lettura e per questo con l’illuminazione dello schermo dipendente dalla luminosità dell’ambiente in cui si legge, così come per qualsiasi pagina stampata; il secondo, generalmente di dimensioni maggiori, progettato per fornire numerose funzioni del pc, tra le quali la lettura, e, come un qualsiasi monitor, retroilluminato. È presumibile che troverà ulteriori e ampi sviluppi anche la lettura su smartphone, sempre più diffusa grazie anche a nuove applicazioni (si veda per esempio Play Books).
È difficile dire se uno di questi diversi strumenti prevarrà sugli altri o se invece i tre device convivranno, in rapporto alle abitudini, alle necessità, alle modalità di lettura dei singoli lettori. E altrettanto difficile è dire se nel tempo si imporrà invece uno stumento che raccoglierà le istanze specifiche di quelli oggi esistenti, sia sul piano tecnico sia su quello della dimensione e della maneggevolezza, sia su quello delle funzioni offerte.
Intanto, però, andrà detto che se gli e-reader (Kindle, Kobo, Sony) e gli smartphone trovano il miglior utilizzo con gli e-book che ormai ogni casa editrice mette a disposizione nei suoi negozi online o nelle diverse librerie della Rete, su di essi risulta il più delle volte lenta e faticosa (quando non impossibile o incompatibile) la lettura di quei pdf che propongono pesanti edizioni del passato, le cui pagine sono recuperate con una semplice scansione, sotto forma di immagini; viceversa il tablet sembra permettere, come un pc, anche una maggiore gestione dei libri antichi digitalizzati e quindi un più ampio accesso alle ormai grandi biblioteche che, in Rete, propongono le più diverse pubblicazioni dei secoli scorsi.
In questo breve intervento, tuttavia, non ci si soffermerà sul reperimento e sulla lettura dei testi del passato e fuori diritti d’autore (per i quali ci sarebbero per altro da porre importanti domande relative alle edizioni e agli esemplari scelti per la digitalizzazione). Si presterà invece attenzione alle edizioni e-book di testi del presente o di un passato prossimo (e per lo più ancora coperti dai diritti), che il lettore acquista o prende in prestito in biblioteca (per esempio attraverso l’ottimo servizio di Media Library On Line).
Il testo dell’e-book che il lettore legge sul suo e-reader, sul suo tablet, sul suo smartphone, quando è stato pubblicato contestualmente all’edizione stampata (ed è il caso di tutte le novità editoriali), è esattamente, già a partire dalla copertina (e spesso dalle scritte dei risvolti e delle quarte di copertina), quello che si può leggere anche sulla carta. Che scelga l’edizione stampata o quella digitale, l’acquirente lettore si troverà davanti il medesimo testo, anche se la lavorazione dell’e-book introduce specifici comandi in funzione della mobilità della pagina. Se le caratteristiche testuali sono le stesse, cambiano invece le potenzialità di lettura, da porre in rapporto alle possibilità del software e alla sua capacità di permettere la modifica del tipo di carattere e della sua dimensione, di offrire la funzione di ricerca, di rendere facile l’inserimento di note e di segnalibri, eccetera.
Negli e-book che escono insieme all’edizione cartacea, le questioni ecdotiche sono a monte della realizzazione dell’edizione digitale, e riguardano le scelte compiute nel corso del lavoro redazionale: nulla di nuovo rispetto a possibili domande e risposte che coinvolgono le problematiche degli interventi introdotti in redazione in vista della stampa.
Diverso è però il caso di testi già presenti in catalogo, per i quali la nuova edizione in e-book prevede una digitalizzazione a partire da un esemplare cartaceo. La modalità della realizzazione, e con essa, e a essa inerente, la correttezza del testo pubblicato, passa attraverso una digitalizzazione che si avvale di sistemi di OCR (Optical Character Recognition), a volte gestiti da aziende che collaborano con la casa editrice da zone del mondo estranee alla lingua italiana, dove i costi della manodopera sono bassi.
Dopo una scansione con lettore ottico è senz’altro necessaria la tradizionale correzione delle “bozze”, ma, nonostante questa, a differenziare il testo stampato dal testo digitalizzato ci può essere la presenza di refusi diversi: nel passaggio dalla carta all’e-book, infatti, a volte vengono corretti errori presenti nella stampa, a volte ne vengono introdotti di nuovi. Leggendo un e-book ci si accorge di parole scorrette o incomprensibili in un particolare contesto: sono dovute proprio alla cattiva rilevazione del lettore ottico e a una cattiva correzione di bozze, a conferma che, per quanto modificato dalle tecnologie, il lavoro editoriale richiede un competente intervento redazionale, non demandabile a una macchina e soprattutto non eliminabile.
Interessante è anche il caso dei libri che escono sotto forma di e-book con strutture nuove rispetto all’edizione su carta. Emblematica, per dare una testimonianza di quanto si va dicendo, la proposta della Mondadori, in occasione dei 150 anni dalla nascita di Gabriele d’Annunzio (1863-2013), di edizioni in e-book che, come sottolinea la loro presentazione (sul sito Libri Mondadori), «ripropongono l’edizione dei “Meridiani”». Dopo avere indicato la struttura di ogni volume digitale, la presentazione precisa: «Gli apparati sono linkati al testo per garantire un’agile fruibilità sia su tablet che su reader (sul mercato degli e-book esistono pochissimi classici annotati che offrano questa funzionalità). La grafica elegante riproduce un’esperienza di lettura simile a quella su carta».
Non interessa, qui, commentare lo scritto dell’editore e il suo lessico, data la sua funzione eminentemente commerciale. Attraverso questo esempio, tuttavia, si può mettere in rilievo l’intenzione che muove la maggior parte degli editori impegnati, in questi anni, nella costruzione di un catalogo di edizioni in e-book, proponendo sia titoli appena usciti, sia titoli già appartenenti alle pubblicazioni della casa: l’obiettivo è la diversificazione dei canali di vendita e dunque la possibilità di raggiungere nuovi acquirenti, cambiando non il contenuto offerto ma il supporto che lo trasmette.
Sul piano più prettamente testuale, ogni e-book con le opere di d’Annunzio ripropone i testi dei singoli volumi dei «Meridiani», utilizzando tuttavia gli apparati di quelli più recenti, e quindi, per così dire, “scomponendo” edizioni di carta e “ricomponendo” edizioni digitali. In questo contesto sono necessari attenti interventi redazionali (per esempio per quanto riguarda le tavole delle abbreviazioni), che tuttavia, pur dando vita a edizioni non corrispondenti in modo meccanico all’esemplare cartaceo, non modificano in senso innovativo il lavoro editoriale. Del resto l’operazione della suddivisione e della creazione di nuovi volumi è sempre stata riconoscibile nel vario utilizzo di opere a stampa dalle ampie dimensioni (si pensi alla scomposizione dei lunghi tomi della collezione «Letteratura italiana. Storia e testi» della Ricciardi nei brevi volumi della collana «Classici Ricciardi» di Einaudi).
Il vero interesse ecdotico offerto da un’edizione digitale riguarda invece la pubblicazione di edizioni di classici, costruite secondo i modelli delle edizioni critiche, arricchiti e potenziati, nelle loro possibilità di portare a conoscenza diretta materiali altrimenti di difficile reperibilità, dall’uso delle tecnologie digitali. Non si può tuttavia parlare, a questo proposito, di e-book nel senso detto sopra: il discorso nasce e si sviluppa nelle interrogazioni suscitate dalla pubblicazione di testi secondo modalità e intenti prettamente scientifici, per lo più affidati a dvd o a siti specifici in rete.
La lettura di un e-book – che si fonda, come per la pagina a stampa, su ragioni che il singolo lettore trova nella sua quotidianità e non nella necessità dello studioso – resta un’altra cosa. Non per questo, tuttavia, occorre dimenticare che un testo ha tanto più valore – qualsiasi sia il supporto con il quale viene proposto – quando si può dire che si tratta di un testo corretto, che non tradisce, cioè, per i suoi errori o per gli interventi compiuti nel corso della sua stampa, ciò che l’autore voleva portare al suo potenziale lettore.