Da Cairo Publishing a Solferino

Scalata la Rcs, ma persa la Rizzoli Libri, Urbano Cairo ha voluto che la società tornasse a pubblicare libri con una casa che porta il nome della via in cui ha sede il «Corriere della Sera». All’imprenditore appartiene anche un’altra casa editrice, la Cairo Publishing, i cui conti però non brillano. La scommessa è di far meglio con la Solferino, puntando sulle sinergie con il quotidiano e le altre testate del gruppo. L’obiettivo è diversificare i ricavi della Rcs, alle prese con un calo delle vendite dei giornali.
 
Si chiama Cairo Publishing, è una srl e ha sede in corso Magenta a Milano. Se si vuole conoscere l’esperienza di Urbano Cairo come editore di libri bisogna partire da questo indirizzo. La sua nuova creatura, invece, si chiama Solferino, l’ha lanciata lo scorso aprile per coprire il buco lasciato in Rcs dalla vendita di Rizzoli Libri. Lui, in realtà, non l’avrebbe mai venduta alla Mondadori, ma l’allora amministratore delegato di Rcs, Scott Jovane, pressato dai suoi azionisti tra cui la Fiat di John Elkann e Banca Intesa, creditrice e azionista di Rcs, fu costretto a cedere la divisone libri a Silvio Berlusconi per 127,5 milioni di euro, una mossa che, più che a un disegno industriale coerente, obbediva all’impellente necessità di ridurre il debito del gruppo.
Cairo non ha mai digerito quella cessione: «Temo» ha dichiarato l’editore «di aver ripetuto fino alla noia che Rcs Libri non andava venduta, anzi svenduta. E non è la sola penalizzazione che questa azienda di raro valore ha subito negli anni. Il passato, però, ce lo lasciamo alle spalle: noi abbiamo il dovere di guardare avanti, come anche il mercato e gli investitori ci hanno chiesto. Possiamo dire che ormai in tutto il gruppo si respira un’aria di grande positività e dinamismo. In poco più di un anno abbiamo riportato i conti in utile senza tagliare un solo posto di lavoro. E ci siamo concentrati sullo sviluppo editoriale. Ad Alessandro Bompieri, che ha guidato Rcs Libri da amministratore delegato in anni di grande espansione in Italia, in Francia con Flammarion e nel mondo, dobbiamo oggi un contributo fondamentale al progetto dell’editrice Solferino. Il marchio è già depositato».
Cairo, scalata la Rcs, ha voluto che la società tornasse a pubblicare libri con una casa che porta il nome della via in cui ha sede il «Corriere della Sera», la corazzata del gruppo. Lo stesso simbolo è evocativo, perché è composto da una “C” che contiene una “S” e non a caso, dopo Solferino, nell’intestazione compare la scritta “i libri del Corriere della Sera”. Il lancio della casa è avvenuto in grande stile, si punta a ricreare una nuova Rizzoli, anche se non si può certo dire che Cairo abbia alle spalle una solida tradizione come editore di libri. La sua controllata attiva nel settore, la Cairo Publishing, colleziona da tempo perdite su perdite e ogni anno ha bisogno dell’intervento della capogruppo per risanare il bilancio. Dal 2015 a oggi ha lasciato per strada 600mila euro, circa 200mila ogni anno, a fronte di un fatturato che non è mai decollato, aggirandosi sempre, poco più poco meno, intorno a 1,2 milioni di euro. I conti non tornano perché i costi di produzione, che vanno dal personale (6OOmila euro) ai servizi (577mila) fino ai costi di gestione, sono pari a 1,5 milioni di euro, decisamente maggiori degli introiti. Una differenza che non lascia speranza: il margine operativo lordo e il risultato operativo sono sistematicamente al di sotto della parità. La casa editrice deve la sua esistenza a una sola pubblicazione che ogni anno grazie alle copie vendute garantisce oltre il 60% del fatturato. Il nume tutelare della Cairo Publishing è l’astrologo Paolo Fox, il cui libro sulle previsioni zodiacali dell’anno a venire vende come nessun’altra pubblicazione. Fox si occupa dell’oroscopo sui periodici del gruppo Cairo, «DiPiù», «DiPiùTv» e «Tvmia», ma l’asso lo cala a fine anno con le previsioni sotto forma di libro: L’oroscopo 2018 ha venduto 78mila copie, con un prezzo di copertina intorno ai 10 euro, superando le 77mila dell’anno precedente e le 70mila del 2015 (L’oroscopo 2016). Un altro cavallo di battaglia della Cairo, in termini di ricavi, è il Catalogo dell’Arte moderna, un libro illustrato che la casa editrice ripropone ogni anno e che, tra vendite e pubblicità, ha generato lo scorso anno un giro di affari di 272mila euro. La Cairo Publishing cura poi anche pubblicazioni di terzi con il marchio Editoriale Giorgio Mondadori, una attività che vale 82mila euro di ricavi con 19 pubblicazioni, poco più di 4mila euro a libro.
Con alle spalle questi numeri e questa esperienza, Cairo ha lanciato la sua nuova casa editrice Solferino, che in più, però, potrà contare sull’appoggio e sulla spinta del «Corriere della Sera» e sulle professionalità interne alla Rcs: la direzione è stata affidata a Luisa Sacchi, già responsabile dell’area collaterali del quotidiano, una nomina che di fatto sancisce lo stretto legame tra la nuova casa editrice e il giornale. Le sinergie esistono soprattutto con le pagine culturali e con l’inserto del «Corriere», «La lettura», ringiovanito a luglio da una veste nuova e dal 2015 venduto in edicola (inizialmente a 50 centesimi, poi a un euro). Il lancio dei libri viene preparato accuratamente sulle testate del gruppo per essere così proposto al grande pubblico. Un copione inaugurato con le prime due uscite della casa editrice e reiterato a ogni nuova iniziativa: i primi due autori scelti, entrambi già autori per la Rizzoli, sono stati Giovanni Floris e Giovanni Allevi, il primo conosciuto più come conduttore di talk show televisivi (Ballarò e diMartedì mandato in onda su La7 di Cairo) che come scrittore di libri, il secondo più come musicista e compositore.
L’uscita dei loro due libri ha seguito il duplice canale di libreria e di edicola, un binomio sfruttato dalla casa editrice, ma che non viene utilizzato per tutte le pubblicazioni. Floris ha lanciato Ultimo Banco, un saggio su come rivalorizzare la scuola, e Allevi L’equilibrio della lucertola, un libro autobiografico che tratta e critica l’eccesso di controllo. Per sostenere il lancio del libro di Floris, venduto a 15 euro in libreria e a 13 più il costo del quotidiano in edicola, il 18 aprile il «Corriere» ha affidato una pagina intera di recensione, l’apertura della sezione Cultura, all’ex direttore del quotidiano, Ferruccio de Bortoli. Il libro di Allevi, venduto a 13 euro in libreria e a 11 euro più il costo del quotidiano in edicola, è stato invece recensito il giorno dopo la sua uscita, il 20 aprile, sulla Terza pagina del «Corriere della Sera» con un’apertura a quattro colonne. Non si conoscono i risultati delle vendite, ma se vale qualche cosa la classifica per generi di Amazon, il libro di Floris (a ottobre 2018) era sessantasettesimo nella sezione Giornalismo, mentre quello di Allevi era centocinquantacinquesimo nella sezione Musica. Il richiamo del quotidiano torna anche per il lancio del libro Paura. Trump alla Casa Bianca di Bob Woodward, il giornalista americano che insieme col collega Cari Bernstein fece scoppiare il caso Watergate, costringendo il presidente Richard Nixon alle dimissioni. Qui il «Corriere della Sera» ha coinvolto l’inviato Massimo Gaggi con una intervista a Woodward, a cui è stata dedicata un’intera pagina nella sezione Esteri.
Altre sinergie tra il quotidiano e la nuova casa editrice consistono nello sfruttare le firme del giornale come autori. Tra queste, la Solferino ha già arruolato Sergio Romano, autore di Il giorno in cui fallì la rivoluzione, e Beppe Severgnini, autore di Italiani si rimane, ma non è detto che non ne possa attirare altre, come Antonio Carioti, meno noto, autore per Solferino di Karl Marx vivo o morto?. E tuttavia chiaro che la società punta a toccare tutti i campi in cui l’editoria può portare ricavi, dalla narrativa alla saggistica, dai libri per ragazzi alla poesia. Ai piccoli lettori è dedicata la collana «Libri corsari», una raccolta curata da Pierdomenico Baccalario, anche lui presente sulle pagine del «Corriere», messa in vendita solo in libreria al costo di 10 euro a volume, ma lanciata sempre dal quotidiano con una apertura a tutta pagina nella sezione Cultura il 7 luglio 2018 con tanto di virgolettati di Baccalario stesso. Insieme con il Club alpino italiano (Cai), Solferino ha invece curato la Guida ai rifugi del Cai e I sentieri della Grande Guerra, presentati sul «Corriere» il 24 giugno, mentre in collaborazione con «Abitare» e il Politecnico di Milano è partita una collana intitolata «Le grandi città dell’architettura», presentata su «Living», l’allegato di case e arredamento del «Corriere».
Quanto Solferino possa giovare ai conti della Rcs non è ancora dato saperlo ed è sicuramente troppo presto per misurare un’iniziativa partita solo ad aprile, ma nella relazione semestrale 2018 del gruppo la nuova casa editrice ha già fatto capolino. Il suo contributo in termini di fatturato è finito nella sezione dedicata a ricavi editoriali di Quotidiani Italia. Complessivamente nei primi sei mesi dell’anno il gruppo ha avuto ricavi per 471,7 milioni (503,6 milioni col nuovo sistema contabile), gli stessi dell’anno prima, ottenuti però con un calo di 10,2 milioni dei ricavi editoriali, compensati dalla crescita dei ricavi pubblicitari (+1,3 milioni) e dei ricavi diversi (+8,9 milioni). In particolare tra i ricavi editoriali, la Quotidiani Italia ha perso 3,5 milioni di euro di fatturato, dei quali 0,9 milioni sono da attribuire ai collaterali. La flessione «è dovuta» si legge nella relazione di bilancio «alla variazione registrata dalle diffusioni del Sistema Corriere della Sera e del Sistema La Gazzetta dello Sport, solo in parte compensata dall’esordio il 19 aprile di Solferino – i libri del Corriere della Sera». I numeri esatti della Solferino non sono noti e non devono nemmeno essere tanto corposi visto che raccoglie solo i ricavi ottenuti da aprile a giugno, ma è chiaro a cosa punti la nuova iniziativa editoriale e perché compaiano in quella parte del bilancio: in uno scenario di vendite di giornali in calo, Cairo ha pensato di diversificare e ampliare la produzione puntando sui libri, un vecchio core business della Rizzoli, e allegandoli in parte al quotidiano per sfruttare la forza diffusionale del «Corriere». La scommessa è che i conti della nuova creatura vadano meglio di quelli della Cairo Publishing.