Giovanni Luigi Brera nasce a San Zenone al Po, l’8 settembre 1919, da Carlo (1878-1945), sarto e barbiere, e Maria Ghisoni (1882-1942).

È l’ultimo nato di cinque fratelli: Alice (1906-1995), Albino (1907-1967), Norina (1910-1968), Franco (1911-?).

Negli anni in cui frequenta le scuole medie, va a vivere presso la sorella Alice, che ha studiato a Pavia e conseguito il diploma magistrale e in quegli anni divide l’appartamento con la collega Ada Del Bo.

Da adolescente gioca a calcio. A Milano frequenta per due anni un istituto tecnico quando la famiglia decide di trasferirlo a Pavia dove, dopo aver sostenuto l’esame di idoneità alla terza classe, frequenta il Liceo scientifico Torquato Taramelli. Consegue la maturità il 9 settembre 1938 al liceo Vittorio Veneto di Milano.

Intorno ai 16 anni Brera comincia a scrivere. Le prime collaborazioni giornalistiche sono con “Il Popolo di Pavia”, “il Lavoro” di Genova e “il Corriere del calcio” di Milano.

Dopo la maturità si trasferisce a Milano e ottiene collaborazioni fisse con “il Guerin sportivo” e con “il Calcio illustrato” che gli permettono di mantenersi. Nel 1939 è la terza firma del “Guerin sportivo”, come Gibigianna: il primo di tanti pseudonimi che userà nel corso degli anni (seguirono Gian del Po, Giuan al ranè, Babaleone, Loicus, Jab).

Deve a Bruno Slawitz l’esordio sulle pagine del “Guerin sportivo”. Ne scaturisce una longeva, seppur frammentata nel tempo, collaborazione con la testata, per la quale ricopre diversi incarichi dal 1939 al 1976.

Dopo aver conseguito il diploma si iscrive alla facoltà di Scienze Politiche all’Università di Pavia.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, nel giugno del 1940, Brera, che si era arruolato ai corsi ufficiali, è inviato a Barletta come sottotenente di fanteria del IX Reggimento Regina, successivamente la sua domanda per entrare nei paracadutisti è accolta e viene assegnato al comando del III Reggimento Folgore a Tarquinia. Gli viene affidata la responsabilità dell’Ufficio stampa della Scuola Paracadutisti.

Il comandante della Scuola di paracadutismo lo incarica di scrivere un libro di propaganda: Paracadute e paracadutismi, (Quaderni aeronautici, Serie impiego bellico, Roma, Editoriale aeronautico, 1943). Il suo ruolo di addetto stampa gli vale la possibilità di ottenere collaborazioni giornalistiche su quotidiani quali “Il Popolo d’Italia” e “Il Resto del Carlino”. Si laurea con 110, il 27 ottobre 1942, con una tesi sull’Utopia di Tommaso Moro.

L’8 luglio 1943 sposa a Milano, in municipio, Pierina (Rina) Gramegna, nata a Milano (1 aprile 1920) ma i cui genitori, Carlo (1884-1935), daziere e Stella Regina Isolina Fasani (1888-1970), sono entrambi di San Zenone. Rina ha due sorelle Maria (Mariuccia, 17 marzo 1917-4 maggio 1975) e Mansueta (Eta, 29 aprile 1923- ?).

Sul “Popolo d’Italia” pubblica, tra il 30 giugno e il 16 luglio 1943, una serie di articoli sulla battaglia di Giarabub, poi raccolti in un volume stampato il 9 marzo 1944 da L’Eroica di Milano, firmato con lo pseudonimo Gian del Po: Giarabub (racconto di uno che c’era).

In questo periodo per guadagnare qualche soldo fa le collaborazioni più disparate, scrive anche per “Il Corriere dei Piccoli”.

Nel febbraio 1944 è caporedattore del quotidiano fascista “Il Popolo Repubblicano” di Pavia; il 16 giugno 1944 fugge in Svizzera dove è inviato al campo d’internamento di Balerna.

Rientra in Italia nel settembre 1944 e riesce, con non pochi problemi causati dalle sue trascorse collaborazioni a giornali fascisti, a essere arruolato nella Resistenza, raggiunge la X Brigata Garibaldi che combatte nell’Ossola – dove dal 10 settembre si è costituita la Repubblica partigiana che cade in ottobre, dopo aspri combattimenti a seguito dell’offensiva nazi-fascista –.

Nel 1944, il suo primogenito Franco muore a poche settimane dalla nascita.

Nel marzo del 1945 è nuovamente reclutato nelle file della Resistenza come aiutante alla 83° Brigata Comoli. In questo periodo traduce tre commedie di Moliere e scrive l’introduzione che sarà pubblicata, assieme alle commedie, nel 1947, dal Poligono. Dopo la Liberazione viene inviato nell’Ossola. Si occupa dell’archivio storico della Divisione Redi. Viene smobilitato e può rientrare a casa, a Milano, nell’estate del 1945.

Nel 1945 Bruno Roghi lo chiama alla “Gazzetta dello sport”. Nel 1949 ne diviene vice-direttore responsabile, (dal marzo 1950 Gianni Brera compare come direttore responsabile e Giuseppe Ambrosini direttore del giornale).

In quegli anni Brera vive a Milano in via Catalani, 43.

Il 13 agosto 1946 nasce il figlio Carlo (m. 1994), il 16 settembre 1949 Paolo (m. 2019) e l’ultimo, Franco, il 27 settembre 1951.

Il 26 novembre 1954 Brera saluta i suoi lettori comunicando le proprie dimissioni dalla “Gazzetta dello sport”.

L’anno successivo parte per gli Stati Uniti dove si trattiene per alcuni mesi, frequenta gli ambienti del pugilato e invia corrispondenze a varie testate straniere e nazionali: fra le altre, “Il Tempo”, “L’Équipe”, “Il Messaggero”.

Rientrato in Italia, fonda il settimanale sportivo “Sport giallo”, edito dalla Start: il primo numero esce in edicola l’11 ottobre del 1955 ma le pubblicazioni cessano dopo appena sei mesi, nel 1956, poco prima della nascita del “Giorno”, il quotidiano fondato da Enrico Mattei, per il quale Brera inizia a dirigere la redazione sportiva.

Dal 1958 le sue vacanze saranno tutte a Monterosso al mare, dove nel 1959 compra casa, mentre a Milano, negli anni ’60, si trasferisce in via Cesariano 5, a due passi dall’Arena civica.

Nel 1959 raccoglie nel volume Il sesso degli Ercoli, (Rognoni, Milano) lettere aperte a famosi personaggi dello sport e, nel 1960 pubblicò la biografia, Io Coppi, (Vitagliano, Milano) poco dopo la scomparsa del campione.

Dal 1960 al 1972 tiene la rubrica “Arcimatto” su “Guerin Sportivo” e dal 1967 ne assume la direzione, lasciando “Il Giorno” (tornerà al quotidiano milanese tra il 1970 e il 1976).

Tra il 1962 e il 1963 viene costruita la casa a Bosisio Parini, sul lago di Pusiano, dove trascorre i fine settimana.

Oltre ai numerosi libri sportivi, biografie di atleti, scritti tecnici di calcio, racconti, saggi, libri di enogastronomia – come, La pacciada, con ricette di Luigi Veronelli (Mondadori, 1973) –, si cimenta anche in campo narrativo e nel 1968 scrive, il suo romanzo più noto, Il corpo della ragassa che nel 1978 viene adattato per il cinema con la regia di Pasquale Festa Campanile; seguito, da Naso bugiardo (1976) poi ripubblicato con il titolo originario La ballata del pugile suonato; Il mio vescovo e le animalesse (1983); la commedia teatrale Mille non più mille (1999).

Nel 1973 viene assunto dalla Editoriale Lombarda spa di Arturo Tofanelli con mansioni di inviato speciale per “Il Lombardo”, collaborazione che termina però nell’aprile dell’anno successivo.

Nell’aprile del 1976 ricomincia a collaborare con la “Gazzetta” ma già nel novembre dello stesso anno, a seguito del cambio di direzione della rosea (a Remo Griglié subentra Gino Palumbo) si dimette e torna, ma solo per un breve periodo, al “Giorno”.

Nel 1979 è lo stesso Montanelli a volerlo al “Giornale” (è assunto l’1 settembre 1979 con qualifica inviato speciale) dove rimarrà sino al 1982 quando viene ingaggiato da “la Repubblica”.

Il rapporto con “la Repubblica” continua anche dopo il pensionamento nell’aprile del 1989, ma continua a scrivere articoli per il quotidiano con contratto che regola la cessione dei diritti per gli articoli commissionati da “la Repubblica”, (il contratto, siglato a maggio, viene ceduto, nei diritti di sfruttamento patrimoniale, da Gianni Brera alla Tesseract Sas di Paolo Brera e C. in luglio).

Risale al 1979 anche la sua prima candidatura politica per il Partito socialista (Psi) e per lo stesso partito si candiderà anche nel 1983. Ancora nel 1987 tenterà l’elezione con il Partito radicale ma anche questa volta non sarà eletto.

Nel 1984 si lancia inoltre nell’avventura del mensile sportivo “Record” diretto insieme a Eugenio Grignani.

Comparve per molti anni, chiamato come esperto, in note trasmissioni televisive come la “Domenica sportiva”, in coppia con Beppe Viola, per la Rai e per emittenti private come, tra le altre, Rete4, con “Dovere di cronaca”, Telelombardia con “L’Accademia di Brera”.

Oltre alle collaborazioni giornalistiche per innumerevoli riviste: da “Epoca”, “L’Europeo”, “L’Intrepido”, “Contro”, “Leadership medica”…, la sua presenza era richiestissima a convegni, conferenze, manifestazioni sportive, in campo pubblicitario ecc.

Il 19 dicembre 1992 muore in un incidente stradale, fra Codogno e Casalpusterlengo, insieme a due amici, Vittorio Ronzoni e Pierangelo Mauri mentre rientravano da una cena al ristorante il Sole di Maleo.

Nel decennale della scomparsa il Consiglio comunale di Milano delibera, con voto unanime, l’intitolazione a Gianni Brera dell’arena civica

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