Della vita di Ida Omboni pochissimo è noto. Nel risvolto di copertina del suo volume La forza del cestino (1995) compare l’unica foto finora conosciuta della scrittrice: non molto indicativa, però visto che è ritratta a sette anni sui banchi di scuola… Sempre dalle note biografiche in calce a quel volume, si apprende che è vissuta a Milano, che in gioventù ha partecipato alla Resistenza, che dopo una vita dedicata all’attività editoriale ha deciso «a settant’anni suonati» di scrivere un libro proprio, facendo tesoro delle esperienze del passato (e del suo innato amore per l’umorismo, aggiungiamo noi).
Notizie piuttosto generiche, senz’anima. Ad aiutare il tentativo di delineare un profilo meno evanescente della Omboni, è però intervenuta Rosa Grieco, segretaria della collana “Varia-saggistica” della Mondadori, per anni amica fraterna, forse la persona che più le è stata vicina anche fuori dall’ambito lavorativo.
Nata a Calco (oggi in provincia di Lecco) nel 1922, Ida Omboni si è laureata a Milano, all’Università degli Studi, in lettere moderne. L’evento che più ha caratterizzato la sua gioventù è stata l’adesione alla Resistenza. Il legame con questa esperienza è rimasto vivo in lei per tutta la vita nella combattività del carattere, così come nella fedeltà a un’ideologia politica tutt’altro che quiescente.
Poco dopo la laurea, Ida inizia a collaborare con diverse case editrici in qualità di traduttore e di editor. E tutta la sua vita professionale si articola in attività editoriali che la impegnano a vari livelli: dalla compilazione di giudizi, alle traduzioni, all’editing. Il sodalizio più lungo e fruttuoso ha luogo con la Mondadori, con cui collabora per circa trent’anni.
Il giallo e il poliziesco in generale hanno rappresentato indubbiamente la passione primaria di Ida Omboni, che presto diventa una delle maggiori esperte del genere e ricercatissima traduttrice, in grado interpretare al meglio il tono e la scrittura degli autori: dall’amatissimo Chandler, alla ironia di Rex Stout (suoi autori privilegiati), ma un po’ tutti i classici: da Agatha Christie a Henry Farrell, da James H. Chase a Brett Halliday e altri ancora.
Tradurre, in quegli anni molto più di oggi, non significa esclusivamente riscrivere in lingua italiana i testi originali, ma innanzi tutto adattarli alla mentalità (e al moralismo) del nostro Paese, parecchio distante da quella d’Oltreoceano. Quindi tradurre significava adattare, tagliare, modificare (spesso “mutandare”, come scrive Ida Omboni in alcuni pareri con il suo solito tono divertito), il tutto, ovviamente, senza snaturare il senso dell’originale che andava comunque salvaguardato.
All’esperienza consolidata tra pareri editoriali e traduzioni (o ricostruzioni), si è poi affiancata quella di editing, anche in ambiti diversi dalla narrativa poliziesca. Negli anni Settanta ha collaborato con la collana “Varia” leggendo e editando svariati volumi. Rosa Grieco ricorda in particolare come uno dei più grandi successi editoriali degli anni Ottanta, Io speriamo che me la cavo del maestro elementare Marcello D’Orta, è stato pubblicato per volontà della Omboni che confessava di aver riso come una pazza nel leggere gli ingenui strafalcioni dei bambini della scuola elementare di Arzano.
Lei stessa si dedica alla scrittura, in particolare come autrice per l’infanzia: il suo spirito sorridente trova facilmente sintonia con l’animo infantile che è in ognuno di noi.
Un capitolo a parte della sua attività artistica – e certo la più straordinariamente creativa – è stata la lunga collaborazione con Paolo Poli con cui ha inaugurato, negli anni Sessanta, un lungo sodalizio da cui sono nate pièces come: Il candelaio (da Giordano Bruno, 1965), Rita da Cascia (1967); Carolina Invernizio (1969), Magnificat (1983), Farfalle (1986); La leggenda di San Gregorio (1992), Caterina de’ Medici (1998), Jacques il Fatalista (2002), solo per citarne alcune.
Negli ultimi anni della sua vita, pur colpita da una grave infermità, Ida Omboni ha continuato a lavorare fino alla fine, traendo da questa che è stata davvero una grandissima passione l’energia necessaria per la vita.