Il 20 maggio 1936 il produttore cinematografico americano David O. Selznick, titolare dell’omonima casa di produzione cinematografica, riceve un messaggio urgente dal responsabile del suo ufficio newyorkese: bisogna acquistare subito i diritti cinematografici di un libro scritto da una semi-sconosciuta scrittrice di Atlanta e realizzarne un film. Via col vento era il titolo, un best seller garantito. Selznick accetta, affida la sceneggiatura a Sidney Howard e strappa alla Paramount il regista George Cukor. Poi si dedica alla ricerca degli attori.
Non pochi gli aneddoti che circondano il casting. Tra i più gustosi quello di Eleanor Roosevelt, moglie del presidente degli Stati Uniti, che gli scrive di persona raccomandandogli la sua domestica per la parte di Mammy. La scelta di Clark Gable, la star maschile più amata del momento, per interpretare Rhett Butler è rapida. Più travagliata quella dell’attrice protagonista, che deve dar vita a Rossella. Dopo due anni e mezzo di ricerche ecco Vivien Leigh, un’attrice inglese poco conosciuta in America. Molte le critiche, ma alla fine le «Sorelle della Confederazione», un’associazione di nostalgiche sudiste dà il benestare, sostenendo che «un’inglese è sempre meglio di una yankee».
Nel gennaio 1939 hanno finalmente inizio le riprese e la regia passa da Cukor, giudicato troppo lento dall’inossidabile produttore, a Sam Wood e poi a Victor Fleming che diviene il regista ufficiale e porta a termine l’impresa non senza qualche cedimento.
La storia epica e melodrammatica del Sud sconfitto necessita anche di un adeguato commento musicale. E nulla di meglio della magnifica colonna sonora: di Max Steiner poteva essere creato, una musica potente, evocativa e nostalgica che sottolinea ed esalta ogni passaggio.
A tanta fatica l’unico che resiste è Selznick, capace di girare dalle diciotto alle venti ore al giorno. Dopo cinque mesi di febbrile lavoro, al termine del film erano stati girati ben 50 km di pellicola che diventano 6 durante il montaggio.
L’anteprima del film è un’altra leggenda. Il 9 settembre 1939, completato il montaggio, Selznick e tre collaboratori si precipitano a Riverside, una sperduta città di provincia, con le bobine del film. Entrano in un cinema e chiedono al gestore di poterlo proiettare a sorpresa: il successo è immediato e unanime.
Per la sua grandiosità produttiva e il grande successo di pubblico Via col vento diviene una pietra miliare nella storia del cinema, primo caso di successo planetario.
La prima del film ad Atlanta, il 15 dicembre 1939, è l’esempio del livello cui può arrivare l’organizzazione di un lancio cinematografico. L’ufficio pubblicità della MGM ottiene dal governatore della Georgia che i tre giorni precedenti alla proiezione siano dichiarati festivi; il giorno della prima scuola e uffici pubblici sono chiusi. Centinaia di migliaia di persone accolgono all’arrivo gli attori e i loro accompagnatori: Vivien Leigh, Laurence Olivier, Irene Selznick, Olivia de Havilland, David Selznick. Ma il momento più emozionante è la spettacolare parata di Clark Gable che, accompagnato dalla moglie Carole Lombard, percorre la mitica Peachtree Street ad Atlanta tra due ali di folla. Grandi assenti Leslie Howard, l’interprete di Ashley, che sta combattendo in Inghilterra contro Hitler, Victor Fleming, forse indispettito da un comunicato di Selznick nel quale si dice che il film è stato realizzato da «cinque registi sotto la supervisione di Selznick», e Hattie McDaniel, l’interprete nera di Mammy, non invitata per motivi razziali al pari degli altri attori neri.
Margaret Mitchell, uscita per l’occasione dal suo abituale riserbo, può finalmente incontrare Clark Gable nella toilette per signore del Women’s Press Club, dove le due celebrità trovano rifugio per sfuggire ai curiosi. Gable ne uscirà mezz’ora più tardi, ripetendo: «È la donna più affascinante che abbia mai incontrato».
Il film è un colossal: fino al 1967 detiene il primato della durata (quattro ore e mezza) e il record degli incassi.
Che Via col vento sia destinato all’Oscar se lo aspettano un po’ tutti. Ma che il 29 febbraio 1940 riceva ben nove statuette più il premio speciale Thalberg, frantumando ogni record, è comunque una sorpresa. Altro primato è il primo Oscar assegnato a un’attrice nera: Hattie McDaniel, premiata come miglior attrice non protagonista.


Dal libro al film

Attenuare e semplificare
Il film presenta non poche differenze rispetto al romanzo. Nel libro Rossella ha avuto altri due figli, Wade Hampton Hamilton (dal primo marito Carlo Hamilton), ed Ella Lorena Kennedy, figlia di Franco. Nel film essi non compaiono, così come sono stati eliminati alcuni personaggi (la madre dei gemelli Tarleton, Franco Picard, Cade Calvert, i fratelli Fontaine, e altri).
Manca completamente la parte biografica su Gerald O’Hara, dalla sua partenza dall’Irlanda, al suo arrivo negli Stati Uniti dove, con avventurose vicende, è diventato un possidente terriero.
Nel film non si parla nemmeno delle vicende della madre di Rossella, la ricca quindicenne Elena Robillard di Savannah che sposa Gerald (di molti anni più vecchio di lei) per fuggire all’oppressione della famiglia dopo un amore giovanile finito male.
Molti alleggerimenti sono stati apportati nel film al personaggio di Rhett Butler: è sottovalutata la descrizione del suo ruolo nel forzare il blocco imposto dai nordisti ai porti del Sud, ed è minimizzata la sua relazione con la prostituta Bella Watling, anche lei resa molto più casta.
Nella notte in cui le mogli attendono il rientro dei mariti da Shantytown, Melania nel film legge David Copperfield di Charles Dickens, mentre nel romanzo era I miserabili, di Victor Hugo.
Sono stati eliminati infine tutti i riferimenti al Ku Klux Klan.

Doppiando e ridoppiando
Benché il 1948 sia l’anno ufficiale di prima edizione del film in Italia, in quell’occasione la pellicola fu distribuita in edizione originale con sottotitoli. Evidentemente la realizzazione dell’adattamento italiano aveva richiesto un notevole sforzo. L’anno successivo, a maggio, Franco Schirato dirige alla Fono Roma il celebre doppiaggio classico del film. La versione italiana di Via col vento esce trionfalmente in tutte le sale nel marzo del 1950 e rimane in cartellone per più di un anno. Da allora il film ha avuto numerose riedizioni, precisamente nel 1957, nel 1962, nel 1968 (in 70 millimetri e suono stereofonico), nel 1973 e nel 1977. In quest’ultima occasione il film viene proposto con un nuovo doppiaggio in cui i dialoghi vengono affidati a Roberto De Leonardis, l’adattatore di fiducia di Walt Disney. Piccoli spunti vengono ripresi dal doppiaggio d’epoca, ma il resto risulta totalmente nuovo. Nella versione del 1950 tutti gli attori neri sono doppiati in italiano sgrammaticato con i verbi all’infinito. Occorre tuttavia segnalare che anche nell’edizione in lingua inglese del romanzo, e poi del film, gli stessi si esprimono in maniera sgrammaticata e dialettale. Il doppiaggio del 1977 elimina ogni forma di razzismo, facendo parlare gli attori non bianchi in un italiano perfetto.
Nella riedizione, la maggior parte dei nomi rimane in originale, tranne Rossella che non torna ad essere Scarlett un po’ per la notorietà raggiunta dal personaggio con questo specifico nome, un po’ perché la traduzione risulta decisamente indovinata (scarlett = rosso scarlatto).
La nuova traduzione è fedelissima ai dialoghi originali, molto di più rispetto al copione italiano del 1949.
Tale ridoppiaggio, però, è stato messo definitivamente in naftalina con la prima trasmissione televisiva del film che ha privilegiato la prima versione con le indimenticabili caratterizzazioni degli attori del tempo. Questo significa che il rifacimento si è ascoltato solo nel 1977 e in nessun’altra occasione, ed infatti le VHS, i DVD e il Blu-Ray contengono tutti l’audio italiano del 1949. Unica possibilità oggi di poter apprezzare il ridoppiaggio è una rarissima pellicola super 8.

«Francamente me ne infischio»
Nal 2005 la risposta di Rhett a Rossella che lo supplica di restare è stata eletta dall’American Film Institute (AFI) la prima delle Top 100 American Movie Quotes.
Il testo originale americano «My dear, I don’t give a damn» viene reso da Ada Salvatore e Enrico Piceni nell’edizione mondadoriana del 1937 con «Non è il caso, mia cara».
Invece nella versione originale del film Rhett dice «Frankly, my dear, I don’t give a damn», che in italiano diventa «Francamente me ne infischio».


Dal film al mito

Il successo del film è subito sfruttato commercialmente. La Metro Goldwyn Mayer, che cura la promozione di Via col vento, comprende subito l’importanza della funzione delle locandine e dei manifesti e la sfrutta realizzandone di celeberrimi. Oltre ai tradizionali canali di distribuzione del film nelle sale delle città e nei più sperduti villaggi della provincia americana, la popolarità di Via col vento viene promossa anche con fantasiosi gadget che, stimolando la fantasia popolare, contribuiscono a farne uno dei più grandi fenomeni di massa di tutti i tempi.
Si trovano in vendita stoffe da parati, fermalibri di ferro dipinti e altri oggetti che raffigurano Rhett e Scarlett, ma anche album da colorare, figurine dei personaggi e i costumi del film da ritagliare, il profumo «Rossella» in una confezione-statuetta.
Il pubblico americano rimane soggiogato dalle atmosfere sapientemente romantiche e dal messaggio del film, che propone ideali come il sereno passato agrario della nazione e celebra il proverbiale spirito di iniziativa dei suoi abitanti, mai domati dal destino avverso ma anzi capaci, come Scarlett, di forgiarlo a proprio piacimento. Un messaggio certamente consolatorio per chi vive gli anni difficili della seconda guerra mondiale.
In Europa il libro viene bandito dai nazisti e circola clandestinamente nei Paesi occupati. Nella Londra devastata dai bombardamenti la gente attende pazientemente in fila davanti alle sale cinematografiche dove si proietta il film.
Gli editori del romanzo, esaltati dal clamoroso successo, iniziano a corteggiare sempre più assiduamente Margaret Mitchell per convincerla a scrivere il seguito: milioni di lettori e spettatori bruciano infatti dal desiderio di sapere se Scarlett sarebbe riuscita a riconquistare Rhett.
La Mitchell rifiuta sempre e, dopo la sua morte, altrettanto fanno i suoi eredi fino agli anni Novanta del Novecento.


Una maliziosa parodia

Un manifesto di origine tedesca, forse creato da Jusos, la gioventù socialdemocratica della Germania occidentale schierata con la sinistra SPD, all’inizio degli anni Ottanta del secolo scorso nel corso di una campagna contro le politiche economiche neoliberiste.
Nella parodia, Ronald Reagan porta in braccio Margaret Thatcher, proprio come Rhett fa con Rossella in Via col vento.
Icona della sinistra, il manifesto fu adottato anche dai giovani conservatori per decorare le pareti delle loro case. Esprimeva infatti con grande efficacia, anche se questa non era l’intenzione dei suoi autori, un lato romantico della «speciale amicizia» tra il presidente americano e il primo ministro britannico.

Copyright: Victoria & Albert Museum, London