Biblioteche che promuovono la lettura

Nell’Italia che non legge chi promuove la lettura? Case editrici, enti, associazioni e scuole realizzano iniziative che spesso non riescono a coordinare gli sforzi verso l’unico obiettivo realmente utile: allargare la base sociale della lettura. In questo parterre affollato ma poco coeso si muovono anche le biblioteche: i loro sforzi mirano a creare occasioni d’incontro con la parola scritta, selezionando il meglio della produzione e promuovendo iniziative che attirino nuovi lettori e veicolino il piacere di leggere. Un compito messo in discussione dai tagli alle risorse.

Da ottobre a maggio: i libri non piovono più ma fioriscono
L’iniziativa «Ottobre piovono libri» (OPL), nata nel 2006, vede l’organizzazione su tutto il territorio nazionale di incontri, presentazioni, spettacoli e reading per promuovere il libro e la lettura. Non si tratta solo di un calendario comune, ma soprattutto di un modo nuovo per creare una rete di eventi e di collaborazioni, facilitata anche dalla messa on line del database delle iniziative sul sito del Centro per il libro e la lettura (Cepell). Nel triennio 2007-2009 in quasi la metà dei casi le attività organizzate nell’ambito di OPL si sono svolte nelle biblioteche, confermando il ruolo predominante che esse hanno nella promozione della lettura.
Nel 2011 il Centro per il libro e la lettura lancia «Il maggio dei libri», la nuova campagna nazionale di promozione della lettura. La scelta di cambiare il nome e il mese di attuazione dell’iniziativa di punta del Cepell nasce dalla necessità di coordinarsi con altri importanti eventi programmati per la primavera (la Giornata nazionale per la promozione della lettura, organizzata dalla Presidenza del consiglio dei ministri il 24 marzo, e la Giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, promossa dall’UNESCO il 23 aprile) e di sfruttare l’appeal della Festa del libro, appuntamento inaugurato nel 2010 che mira ad attribuire un valore affettivo al libro, festeggiandolo (soprattutto in libreria) nella giornata del 23 maggio. L’iniziativa, il cui slogan è «Se mi vuoi bene regalami un libro», è sostenuta economicamente dall’Associazione italiana editori, che investe così parte dei proventi ricevuti dalla ripartizione del Fondo per il diritto di prestito pubblico, con la collaborazione dell’Associazione librai italiani, ANCI e UPI. Dopo la prima edizione, il Cepell e l’Aie si dichiarano soddisfatti sia per l’aumento delle vendite di libri nella settimana della Festa, sia per la partecipazione ampia di tutti gli attori della filiera del libro (editori, librerie, biblioteche, scuole, enti locali, associazioni). Diventa difficile, quindi, anche a causa dell’assenza di finanziamenti adeguati, sostenere due campagne di promozione della lettura – a maggio e a ottobre – da parte del Cepell. L’idea di unire gli sforzi, concentrandole nello stesso periodo, serve da una parte a salvare il network creatosi nei cinque anni di OPL, dall’altra a ottenere una migliore efficacia comunicativa.
A causa forse dei cambiamenti apportati «in corsa» alla campagna, nonché della vicinanza tra i due eventi, che non ha permesso a tutti di organizzarsi al meglio, la prima edizione del «Maggio dei libri» ha visto un numero di adesioni quasi dimezzato rispetto all’ultima edizione di OPL (1.253 contro 2.068). Secondo i promotori il numero degli eventi è stato nettamente superiore rispetto alle adesioni, poiché in molti casi le iniziative consistevano nell’organizzazione non di eventi singoli ma di rassegne articolate in un arco temporale che talvolta ha coinciso con l’intero mese. Bisognerà aspettare la seconda edizione della campagna, per capire se funzionava meglio OPL, o se il 2011 è stato un anno «zero». Resta un dubbio: che contributo reca una rassegna come «Il maggio dei libri» alla fioritura di lettori? Oltre alla promozione, che è l’anima del commercio, servirebbe una rigorosa analisi d’impatto.

Buon compleanno, «Nati per Leggere»
Se c’è un ambito dell’attività delle biblioteche italiane nel quale non dobbiamo sentirci una retroguardia, esso è la promozione della lettura in età precoce. Nel 1999 un manipolo di bibliotecari e pediatri ebbe un’intuizione felice: promuovere il benessere e lo sviluppo cognitivo dei bambini attraverso la lettura. Così nacque «Nati per Leggere» (NPL), un progetto promosso da Associazione culturale pediatri, Associazione italiana biblioteche e Centro per la salute del bambino, che oggi conta circa quattrocento progetti locali diffusi in tutto il paese. NPL ha l’obiettivo di promuovere la lettura ad alta voce nei bambini di età compresa tra i primi mesi di vita e i sei anni. Il progetto si colloca nell’ambito più ampio della promozione di una cultura dell’infanzia e della conoscenza del bambino: come largamente dimostrato dalla letteratura scientifica e dallo sviluppo delle conoscenze neurobiologiche, attraverso la lettura in famiglia fin dal primo anno di vita si stimolano un migliore sviluppo del linguaggio e migliori performance scolastiche future; per i genitori l’efficacia si riflette su una maggiore autostima e fiducia nelle proprie competenze genitoriali.
Come scrive Giovanna Malgaroli sul «Bollettino AIB» 1-2
del 2010: «L’ascolto della voce materna e dei familiari accompagna la crescita del bambino e ne determina lo sviluppo linguistico. Canzoni, rime, filastrocche e ninnenanne sono gli ingredienti della prima dieta di parole di ogni bambino. Verso i sei-sette mesi il bambino è in grado di cominciare a manipolare un libro, al pari di altri oggetti. Se accompagnato nella sua esplorazione, gradualmente imparerà a conoscerne la particolare funzione e a usare il libro in modo sempre più appropriato». Un approccio inedito nel panorama italiano, fondato sul presupposto che la lettura sia fenomeno complesso e trasversale e richieda un approccio multidisciplinare per dispiegare tutte le sue potenzialità. Non a caso gli antesignani di NPL abitano negli Stati Uniti dove dal 1989 è attivo «Reach Out and Read», che grazie a imponenti finanziamenti federali distribuisce quasi sei milioni e mezzo di volumi a poco meno di quattro milioni di bambini, raggiungendone oltre un terzo fra coloro che vivono in condizione di povertà.
La formula è semplice ma efficace: NPL si attua attraverso l’azione del pediatra di famiglia, che durante i bilanci della salute informa i genitori sui benefici della lettura precoce e dona un libro adatto all’età per stimolarne l’avvio. Il contatto sistematico e personalizzato con il bambino e i suoi genitori da parte del pediatra consente un’interazione che deve essere ripresa e rinforzata in tutti i possibili contesti. L’altra figura fondamentale è quella del bibliotecario, che consiglia letture appropriate allo sviluppo e alla cultura del bambino, educando a un rapporto con il libro e la lettura che duri nel tempo e facilitando l’acquisizione di livelli di competenza elevati e il loro mantenimento a lungo termine.
Un altro aspetto peculiare e qualificante del progetto è la collaborazione con il mondo editoriale: oltre alla selezione dei migliori libri italiani per la prima infanzia, segnalati nelle bibliografie redatte dagli operatori con il contributo di numerosi bibliotecari ed esperti di letteratura per bambini, NPL promuove edizioni speciali, libri stampati e distribuiti dagli editori per essere acquistati dai progetti locali a prezzi molto contenuti, al fine di facilitare e diffondere il dono del libro ai nuovi nati. Dal 2010 è attivo il premio nazionale «Nati per Leggere», che promuove la produzione editoriale di qualità per bambini in età prescolare e premia le esperienze più significative del progetto.
La diffusione di NPL è ormai pienamente nazionale. Nel 2008 risultavano attivi 7.468 operatori tra bibliotecari, pediatri, educatori, operatori sociosanitari e volontari; i bambini di età compresa tra zero e cinque anni entrati in contatto con i progetti locali nel corso del 2007 sono stati 258.698, pari al 24% della popolazione destinataria. In questi primi dieci anni alcune regioni (Basilicata, Puglia, Valle d’Aosta, Piemonte) hanno utilizzato il progetto per svolgere nelle famiglie un’azione capillare di promozione della lettura in età prescolare; il Friuli Venezia Giulia ha garantito la formazione di operatori e lettori volontari a livello regionale e l’Emilia Romagna sta vagliando un progetto pluriennale di promozione della lettura attraverso la collaborazione degli assessorati alla Sanità, alla Cultura e all’Educazione. NPL è stato individuato dal Centro per il libro e la lettura come una delle buone pratiche nazionali per la promozione della lettura. Il progetto, infatti, interpreta una delle missioni del Cepell: migliorare l’alfabetizzazione, il livello culturale e l’attitudine alla lettura mettendo tutti i bambini che vivono in Italia in condizione di conoscere e amare i libri. Un messaggio di speranza, per un paese che da sempre è fanalino di coda nelle statistiche sulla lettura in Europa.

Tutto il mondo è paese? Inghilterra e Italia alle prese con i tagli alle biblioteche e alla promozione della lettura
In Gran Bretagna, culla della biblioteca pubblica come servizio essenziale al cittadino, la crisi economica globale degli ultimi anni inizia a mettere in discussione i finanziamenti alle biblioteche e alla promozione della lettura. Tra la fine del 2010 e l’inizio del 2011 vengono lanciati i primi allarmi. Il programma «Bookstart», che dal 1998 regala libri a tutti i bambini inglesi in tre fasi della crescita (entro il compimento del primo anno, tra i diciotto e i trenta mesi e tra i tre e i quattro anni) e che ha significativamente aumentato le capacità di lettura e la frequentazione delle biblioteche del paese, rischia di chiudere completamente a causa dell’azzeramento dei fondi ricevuti dal governo (pari a 13 milioni di sterline). Le proteste di genitori, insegnanti e bibliotecari, ma anche di scrittori, editori e politici, hanno consentito che il finanziamento venga «solo» dimezzato. Il programma è salvo, ma i bambini tra i diciotto e i trenta mesi non riceveranno più il pacco di libri loro destinato.
Seguono, a ruota, i tagli alle biblioteche pubbliche: circa il 20% delle public libraries (oltre quattrocentocinquanta istituti) rischiano di chiudere o stanno drasticamente riducendo i servizi. Un fatto inaudito per gli inglesi, che infatti si mobilitano: il CILIP (Chartered Institute of Library and Information Professionals) promuove il «Save Our Libraries Day», una giornata di protesta che il 5 febbraio 2011 vede in tutto il paese l’organizzazione di letture, incontri con gli autori e prestiti in massa per salvare le biblioteche. Sorgono siti web, blog e gruppi su Facebook a sostegno dell’iniziativa, i principali quotidiani (anche esteri) e le tv dedicano ampio spazio alla questione. Molti scrittori famosi, tra cui Margaret Atwood, Philip Pullman e Zadie Smith, sostengono attivamente la protesta. Alan Bennett arriva a dichiarare, con una certa efficacia, che «chiudere le biblioteche è un abuso sui minori». La grande adesione dimostra prima di tutto che i cittadini ci tengono alle proprie biblioteche e ai servizi offerti. Nonostante il successo, la spada di Damocle di ulteriori tagli continua a pendere sulle biblioteche: nel 2012 si annuncia la chiusura del Museums, Libraries and Archives Council, l’organismo governativo che aveva il compito di guidare lo sviluppo degli istituti culturali e di promuovere l’innovazione dei servizi offerti ai cittadini. La responsabilità passerà all’Arts Council England, con un piccolo dettaglio: il budget del MLA era di 13 milioni di sterline, quello dell’Arts Council sarà di 3. Il CILIP ha già annunciato che a febbraio 2012 si terrà un nuovo appuntamento nazionale, il «National Libraries Day».
In Italia ormai da un paio d’anni si discute (soprattutto tra i professionisti) dei tagli alle biblioteche e delle conseguenze che essi hanno sui servizi. Le risorse a disposizione delle quarantasei biblioteche statali (comprese le due nazionali centrali) si sono dimezzate negli ultimi sei anni. Ciò significa, per esempio, che la dotazione per la Nazionale Centrale di Roma basta in pratica solo a pagare le utenze, e non si acquistano più libri dal 2009, affidando l’aggiornamento delle collezioni librarie alla legge sul deposito legale; le opere così acquisite, tuttavia, non possono essere messe a disposizione del pubblico perché manca il personale per catalogarle. La Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze non se la passa meglio: a luglio 2010 deve chiudere tre pomeriggi a settimana per mancanza di personale. Si leva immediatamente la protesta di studiosi ed esponenti del mondo della cultura: in nessun paese G8 la cultura è così poco considerata. A ottobre l’Associazione dei lettori e gli utenti della biblioteca organizzano una manifestazione di protesta davanti all’ingresso della biblioteca, con tanto di sit-in e striscioni a ricordare che «le grandi opere che vogliamo sono qui dentro» più che sullo stretto di Messina o in Val di Susa. A novembre il Maggio fiorentino si esibisce, proprio nei locali della biblioteca, in segno di solidarietà con l’istituzione.
In tutto ciò, il MÌBAC non rinuncia a «promuovere» le sue biblioteche, gli archivi e i patrimoni inestimabili che conservano: viene organizzata a settembre la prima (e ultima?) edizione della manifestazione «Domenica di carta. Archivi e biblioteche si raccontano», apertura straordinaria con visite guidate, mostre, incontri, proiezioni e spettacoli teatrali e musicali. Un’iniziativa di successo, se non fosse che questi stessi istituti stanno quasi per chiudere a causa della mancanza di fondi, e che una giornata così è costata, solo per il personale, circa 500mila euro.
Per quanto riguarda le biblioteche di ente locale, cui compete la promozione della lettura, l’Associazione italiana biblioteche ha stimato che i tagli ai bilanci 2011 sono compresi tra il 15 % e il 35%, e si aggiungono a quelli del 7-10% già patiti nel 2010. A novembre, per denunciare i tagli indiscriminati che si profilano a seguito dei provvedimenti di contenimento del deficit pubblico (la cosiddetta «manovra anticrisi»), l’AIB aderisce alla mobilitazione nazionale «Porte chiuse, luci accese sulla cultura» promossa da Federculture e ANCI. E prevista, come suggerisce il nome dell’iniziativa, un’azione forte come la chiusura di musei, teatri, archivi ecc. Le biblioteche che partecipano, chiudendo la sede, riducendo i servizi o distribuendo materiale informativo agli utenti, sono poco più di un centinaio. Una percentuale piuttosto bassa, considerando che in Italia ci sono ottomila comuni. Per l’iniziativa sorella «Giornate nazionali per la cultura e lo spettacolo», prevista per fine marzo e poi sospesa grazie al reintegro in extremis del FUS, Federculture predispone locandine e pieghevoli da stampare e distribuire. Alcune biblioteche fanno presente che il materiale, graficamente molto bello, ha lo sfondo nero: impossibile quindi stamparlo e metterlo in distribuzione, significherebbe utilizzare troppo inchiostro della stampante. Che, di questi tempi, è un bene prezioso.