Anche i bestseller soffrono

In un anno di crisi, Dan Brown, Saviano e Hosseini, i tre più venduti nella prima metà del 2013, sono stati inferiori alle attese. Hanno resistito le Sfumature della James e i Sogni di Gramellini, mattatori del 2012. Boom dei tascabili a 0,99 euro, attrazione per papa Francesco, saggistica ridotta a giornalistica.

Avviso agli incompetenti
Le tabelle dei titoli più venduti indicano un ordine proporzionale ma non consentono di calcolare le copie di ciascun titolo se non si conosce il valore dei 100 punti attribuiti al primo in classifica. C’è una gran differenza fra essere primo con 5 o 20 o 50mila copie. Anche nella fattoria delle classifiche non tutti i bestseller sono uguali. Delle classifiche pubblicate dai tre principali quotidiani italiani («tuttoLibri» della «Stampa» il sabato; «La Lettura» del «Corriere della Sera» e «R2 Cult» di «la Repubblica» la domenica), solo la prima offre una stima di quel valore: perciò a essa si farà riferimento. C’è da aggiungere che le tre classifiche, redatte da tre diversi istituti di rilevazione, Nielsen per «La Stampa», GfK per il «Corriere» ed Eurisko per «la Repubblica», si basano ciascuna su un diverso campione. Nielsen si limita alle sole librerie; GfK include la grande distribuzione; Eurisko attribuisce un peso maggiore alle librerie «di catena». Ciò spiega perché, nella settimana, i punteggi e dunque l’ordine dei titoli possano variare. Un altro fattore delle differenze tra le classifiche è il periodo di rilevazione: un giorno in più o in meno modifica la graduatoria, specie quando il valore dei 100 punti è basso. Queste variazioni si annullano nei bilanci annuali, dove però permangono quelle dovute alla diversità dei campioni. Tutto ciò non inficia la credibilità delle classifiche, basta tener presente la loro «relatività» e usarle con le dovute avvertenze.

Avviso ai principianti
Tra il luglio 2012 e l’agosto 2013 – anno di recessione, con un calo del fatturato intorno al 10% –, c’è stato un solo grande, fenomenale bestseller, le tre Sfumature di Erika Léonard, in arte (si fa per dire) E.L. James, casalinga americana passata dall’anonimato della Rete alla celebrità della carta stampata. Le Cinquanta sfumature di grigio sono state il titolo singolo più venduto nel 2012, 600mila copie, e altrettante se ne son contate sommando quelle di rosso e di nero. La trilogia porno, dissimulata con algide copertine feticistiche ma pur sempre rosa (vedi Tarature ’13), ha trionfato come libro dell’estate, ha resistito come strenna, è rimasta tra i venti titoli più venduti per il primo trimestre del 2013, è tornata a giugno e agosto tra i primi dieci in edizione economica a 5 euro il volume. La James non ha creato scandalo, confermando quanto già sintetizzava Pasolini negli anni settanta: una «liberalizzazione sessuale vanificata dal potere consumistico di concedere una vasta (quanto falsa) tolleranza». E non ha nemmeno prodotto un filone duraturo di pari peso. I manager pigri dell’editoria hanno clonato le Sfumature ma nessuna imitazione ne ha ripetuto i fasti. Tra queste il risultato migliore l’ha ottenuto l’italiana Irene Cao (Io ti guardo, Io ti sento, Io ti voglio), frullato romantico di eros, cucina e arte.

La memoria del dolore
E l’altro filone dei più venduti e ha avuto il suo maratoneta in Fai bei sogni di Massimo Gramellini, bestseller italiano del 2012 (oltre 400mila copie) e quasi sempre presente tra i primi dieci nel primo semestre 2013, presentato con scritta cubitale in prima pagina come «romanzo» pur nulla avendo della «fiction». Esperienza autobiografica di una tragica orfanità elaborata a cuore aperto, con approdo ottimistico alla maturità. Oltre la notorietà giornalistico-televisiva dell’autore, hanno contato per il successo soprattutto il tema e il tono, la capacità di porsi in sintonia con le emozioni, la tanto decantata «pancia», del lettore. Così è avvenuto anche per Fulvio Ervas con Se ti abbraccio non aver paura, altro titolo esortativo, il viaggio di un padre con il figlio autistico, cui l’autore ha dato voce: l’ottavo più venduto del 2012, l’affermazione, rara per le classifiche, di un piccolo editore, marcos y marcos. Un filone alimentato da numerosi altri titoli, sia pure con risultati quantitativi di molto inferiori – da Apnea di Amurri a Una notte ho sognato che parlavi di Nicoletti , sempre intrecciando immersioni e risalite nella malattia.
Il rapporto padre-figlio è stato il fulcro di uno dei pochi saggi saliti nella tabella dei primi dieci nel 2013, Il complesso di Telemaco dello psicoanalista Massimo Recalcati: la necessaria, faticosa, responsabile elaborazione dell’eredità paterna che compete ai figli, non consumando la giovinezza nel lamento dell’assenza o nella malinconia dell’attesa. E sempre la figura del padre è decisiva in Open. La mia storia, non solo autobiografia di un campione del tennis, Agassi, ma soprattutto conflittuale romanzo di formazione: uscito in sordina, «esploso» dopo mesi, diventato longseller.

Annunciati e abbonati
Nessun altro titolo nei primi otto mesi del 2013 si è avvicinato alle vette di Gramellini e tanto meno della James. Eppure sono scesi in lizza «cavalli di razza», abbonati del bestseller. Il risultato migliore l’ha ottenuto Dan Brown con Inferno, superando le 200mila copie, cui spetta anche la miglior performance settimanale (60mila). Il tanto atteso viaggio inchiesta di Roberto Saviano nel labirinto sociale, economico e criminale della cocaina, Zero zero zero, si è attestato poco sopra quota 100mila, tallonato dalla romantica ed esotica saga famigliare di Hosseini tra Afghanistan, Europa e Stati Uniti, E l’eco rispose, il romanzo che ha dominato l’estate. Quarto il prolifico Camilleri con il solito ma non per questo usurato Montalbano, Un covo di vipere, oltre 120mila, presente ai vertici anche in primavera con La rivoluzione della luna, reinvenzione storica di un sogno del buon governo nella Sicilia del Seicento, e in precedenza con un’altra inchiesta del suo commissario, Una voce di notte, confermandosi il più amato dagli italiani. Mentre gli altri tre big non hanno «fatto il pieno» dei loro esordi.

Il predominio della narrativa
Considerando gli altri titoli che da estate a estate hanno ottenuto almeno una volta i 100 punti, predomina la narrativa, in particolare straniera, con Ken Follett (L’inverno del mondo), Alicia Giménez-Bartlett (Gli onori di casa), Sylvia Day (Riflessi di te). La sorpresa dell’estate 2013 è stato un ingegnoso noir con l’architettura del feuilleton, La verità sul caso Harry Quebert, esordio del giovane ginevrino Joel Dicker, promosso in sintonia dai recensori e dal passaparola dei lettori.
I titoli che si sono affacciati per più di una settimana nella tabella dei dieci più venduti confermano la fedeltà dei lettori. Fedeltà a «generi» molto elastici: dal rosa (Sparks, La risposta è nelle stelle), Sanchez, Entra nella mia vita; Chevalier, Lultima fuggitiva’, Coelho, Il manoscritto ritrovato ad Accra’, Simsion, E amore è un difetto meraviglioso’, Serrano, Adorata mia nemica) al giallo (Grisham, E ex avvocato’, Cornwell, Letto di ossa’, Nesbo, Il cacciatore di teste’, Làckberg, Il bambino segreto). E in parallelo fedeltà agli autori: Pennac, Storia di un corpo; Grossman, Caduto fuori dal tempo; Murakami, 1Q84. Libro 3; McEwan, Miele; Sepulveda, Storia di un gatto e del topo che diventò suo amico; Rowling, Il seggio vacante; Simenon, Le signorine di Concarneau e Faubourg; King, Joyland.
Nel bilancio 2012 della nostra narrativa solo Francesco Guccini (Dizionario delle cose perdute) ha sfiorato il traguardo delle 100mila copie, seguito da Niccolò Ammaniti (Il momento è delicato) e Paolo Giordano (Il corpo umano). Nel 2013 nessun italiano è salito al vertice.
Hanno sfilato in alta classifica soprattutto donne con storie di rapporti famigliari (Premoli, Ti prego lasciati odiare; Tamaro, Ogni angelo è tremendo; Agnello Hornby Il veleno dell’oleandro; De Gregorio, Io vi maledico; Gamberale, Quattro etti d’amore, grazie; Mastrocola, Non so niente di te). Con l’aggiunta di qualche commedia (Vitali, Le tre minestre e Un bel sogno d’amore; Bianchini, Io che amo solo te) e dei soliti gialli (Carrisi, E ipotesi del male; Lucarelli, Il sogno di volare; De Giovanni, I bastardi di Pizzofalcone).
Alessandro D’Avenia si è imposto come campione di durata (Bianca come il latte, rossa come il sangue), rilanciato dalle letture scolastiche prima ancora che dal cinema. Cui si deve soprattutto il ritorno di Lilin con L’educazione siberiana. Altri due romanzi di formazione condivisi da un pubblico giovane.
E riemerso anche Resistere non serve a niente di Walter Siti dopo lo Strega, gara certo più avvincente se fosse rimasto in cinquina anche Aldo Busi con El especialista de Barcelona. Come già l’anno prima con Piperno, si è avuta conferma che il premio in sé è un limitato moltiplicatore delle vendite quando a vincere non è un’opera, per dirla all’antica, «nazionalpopolare». Il romanzo di Siti avrebbe potuto coinvolgere la ben più ampia platea di Saviano, integrando e approfondendo oltre la cronaca e la sociologia il fascino non solo materiale ma metafisico del male e il connubio organico della finanza legale con la produzione criminale della rendita. Ma le sue qualità letterarie di stile e struttura, che poco concedono alla moda del «pop», ormai in deriva populista, si sono rivelate una barriera per l’accesso ai grandi numeri del bestseller.
Alla fiction-non fiction di Siti si potrebbe accostare per metodo e montaggio, rapporto tra autore e personaggio, il Limonov di Carrère, rimbalzato a lungo in classifica dopo esser stato proclamato da alcuni giornali il libro più interessante del 2012: la vita spericolata e controversa di un protagonista della Russia postsovietica, tra letteratura e ideologie, trasgressione e reazione, una biografia non romanzata ma scritta «come un romanzo».

La giornalistica
Per quanto modesta, la narrativa ha nettamente superato la saggistica, ormai ridotta a «giornalistica», occupata da firme e volti dell’informazione, scritta e televisiva, come Giampaolo Pansa, Lilli Gruber, Beppe Severgnini, Piero e Alberto Angela, Mario Giordano, Bruno Vespa, e colonizzata da biografie e ritratti, sempre di «seconda» mano, di campioni dello sport – dopo Del Piero, altri due «registi» del calcio juventino, Pirlo e Conte, e il motociclista Simoncelli (tragicamente decisivo è stato l’incidente mortale) – o divi dello spettacolo (il fenomeno della band giovanile One Direction): titoli che meglio figurerebbero in «varia», dove nel frattempo si è raffreddato il boom della cucina. I successi del faccendiere Bisignani (L’uomo che sussurra ai potenti) o del giudice Imposimato (I 55 giorni che hanno cambiato l’Italia, sul delitto Moro) si caratterizzano per l’acquolina del retroscena, tra gole profonde e archivi sepolti, e si assimilano, per tipologia di lettori, alla fiction del giallo.
Se si volesse dedurre dalla classifica la storia politica dell’ultimo ventennio ci si troverebbe di fronte a un vuoto di fonti. Quasi nulla risulta delle ricerche di politologi e storici sull’egemonia di Berlusconi. Nella primavera 2013, quando si profilava la sfida elettorale, è emerso in tabella, ma senza mai salire tra i dieci più venduti in assoluto, il dialogo-programma del Movimento 5 Stelle tra Fo, Casaleggio e Grillo (Il grillo canta sempre al tramonto) partorito da Chiarelettere di Lorenzo Fazio, sigla editoriale militante in inchieste e denunce. Sempre la cronaca postelettorale ha spinto in tabella Matteo Renzi (Oltre la rottamazione), sull’onda di un frenetico protagonismo parlantino per la leadership del centrosinistra, e Stefano Rodotà, dopo la sua candidatura a presidente della Repubblica, con Il diritto di avere diritti, tra i pochissimi saggi in tabella non effimeri, come l’intervista socioeconomica di Luciano Gallino (Fa lotta di classe dopo la lotta di classe) e la densa biopsia storicopolitica di Marco Revelli (Finale dipartito).

Habemus papam
Per far salire sulla vetta dei dieci più venduti un saggio c’è voluto un papa, anzi due. Prima, a fine 2012, Benedetto XVI con Id infanzia di Gesù, ultima anta di un trittico in cui si fondono racconto evangelico ed esegesi teologica del tedesco professor Ratzinger. Poi, dopo la sua storica rinuncia e l’inattesa elezione del gesuita argentino Bergoglio, il fenomeno papa Francesco, con un incalzare di biografie, interviste, discorsi, culminato nell’enciclica Lumen fidei, che segna la staffetta tra i due pontefici. Pubblicata in più edizioni, a prezzo supereconomico, massimo 3,50 euro, tra giugno e luglio 2013 ha totalizzato quasi 80mila copie, vendute per tre quarti nelle librerie cattoliche, circuito che non tutte le classifiche considerano, significativo per evidenziare consumi più lenti ma incisivi nella formazione culturale, come già aveva mostrato il riemergere dell’amplissima produzione del cardinal Martini dopo la sua morte. Per lui, e ancor più per papa Francesco, hanno contato figura umana, personalità, stile, linguaggio e apertura intellettuale ed etica, inclusiva di non credenti e diversamente credenti.
In particolare per Francesco, ha affascinato l’empatia pastorale, la concretezza dell’esortazione, emblematica in alcuni titoli: Umiltà, Aprite la mente al vostro cuore, Guarire dalla corruzione. Segnali di una svolta nel governo di una Chiesa, prima alla ribalta anche in classifica soprattutto per scandali corvini, di cui è stato testimonianza (e forse anche strumento) il dossier raccolto da Nuzzi, Sua Santità. Le carte segrete di Benedetto XVI, boato finale di una lunga Crisi dell’impero vaticano ben ricostruita da Massimo Franco.

La carica degli 0,99
Fenomeno editoriale del 2013 è stata la collana di tascabili Newton Compton a 0,99 euro, robusta operazione di marketing, basso prezzo e alte tirature. Più che all’invenzione anni novanta dei «Millelire» di Marcello Baraghini per Stampa Alternativa, dove prevaleva la provocazione pamphlettistica dei testi scelti, l’iniziativa si riallaccia alla tradizione della casa editrice nella divulgazione dei classici. A metà marzo del 2013 hanno scompaginato la graduatoria dei primi dieci e le classifiche hanno scelto di escluderli dal computo, confinandoli nei tascabili o inventando una tabella apposita (denominata «Low Cost» dal «Corriere della Sera»). Si è fatto appello a criteri sportivi: non ammettere alla stessa corsa vetture di impari cilindrata. E importante però non ignorare i dati: indicano una prateria di mercato, una domanda potenziale di «non lettori» o lettori debolissimi ben più numerosi dei lettori forti che si prendono 0,99 come resto della spesa in libreria. Al di là delle polemiche ricorrenti sulla qualità e la cura dei testi – in alcuni, pochi, casi motivate e argomentate – c’è da raccogliere una sfida. Non bastano pochi grandi bestseller: per garantire il Pii dell’editoria è necessario investire nella promozione della Pii, la percentuale italiana lettori (Giovanni Solimine per il Forum del libro, al Salone di Torino, maggio 2013). Ma questa è un’altra storia, ben oltre le classifiche.

Arrivederci ragazzi
Quest’altra storia dovrebbe ricominciare dai «ragazzi», dalla pratica del «piacere di leggere» coltivata da famiglia, scuola, biblioteche. Sembra un’altra era quella che negli anni settanta-ottanta del Novecento vide tra i protagonisti Roberto Denti, fondatore con la moglie Gianna della prima Libreria dei ragazzi in Italia, scomparso nel maggio 2013. Ora, mentre si celebravano i gloriosi 150 anni della Salani, da Pinocchio a Harry Potter, e ancora e sempre solo Il piccolo Principe figurava tra i più venduti del 2012 con oltre 100mila copie, le classifiche sono state in permanenza occupate da tre pur diversi protagonisti di produzioni seriali, lo Schiappa, Peppa Pig e Violetta, che hanno oscurato ogni altro titolo. Se lo Schiappa di Kinney conserva una originalità di struttura e linguaggio, è insomma un testo pensato e scritto, Peppa Pig e Violetta sono pura trasposizione su carta di prodotti tv. La maialina Peppa amata dai piccolissimi, intrattenimento giocoso; la cantante Violetta «modello» merceologico per adolescenti, che veste panni di rassicurante amica-consulente: improbabile il suo contributo alla pedagogia della lettura; tutto da indagare l’effetto culturale, in una scia ormai di lungo corso tracciata da programmi come Amici di Maria De Filippi, «maestra» di gioventù in cerca di successo, perché la vita è una gara in cui vince il migliore… Più o meno il contrario delle classifiche.