I classici secondo Geronimo

Negli ultimi anni si è assistito a un nuovo rilancio dei classici per ragazzi, proposti in catalogo accanto alle novità. In questa direzione va la «Scala d’oro» della De Agostini, che riprende il nome della leggendaria collana Utet degli anni trenta. Sulla stessa lunghezza d’onda anche le «I grandi classici» di Geronimo Stilton e i suoi amici topolini, che si ritrovano protagonisti di famosi romanzi dell’ottocento. Il risultato è un rinnovato fascino per la dimensione avventurosa tradizionale, fra traversate rischiose per mare e battaglie tra cavalieri.
 
Una volta c’era «La scala d’oro», la prima iniziativa articolata e strutturata dell’editoria per ragazzi in Italia. La dirigevano Fernando Palazzi e Vincenzo Errante, l’uno giornalista e scrittore, l’altro noto germanista, che diedero vita per la Utet a una collana di classici adattati e illustrati per piccoli lettori. Si trattava, in realtà, di vere e proprie opere di riscrittura affidate alla penna di scrittori esperti per l’infanzia, da Milly Dandolo a Mary Tibaldi Chiesa, nonché corredate di un apparato di illustrazioni a opera di grandi firme del settore, da Gustavino a Carlo Bisi. Penne e matite accreditate a adattare per i più piccoli i capolavori della letteratura di tutti tempi, da Boccaccio a Cervantes, al Daudet di Tartarino di Tarascona, o i romanzi per ragazzi, dall’Isola del tesoro di Stevenson al Peter Pan di Barrie, con incursioni nel mondo della tradizione epica, fiabesca o religiosa.
La collana si configurava come uno dei primi progetti organici di editoria per l’infanzia, tant’è che era articolata in ben otto serie graduate secondo le fasce d’età, nell’intento di interpretare i gusti e le competenze di lettura dei bambini dai sei ai tredici anni. Nonostante l’allineamento formale al regime fascista, di cui pure si sforzò di interpretare l’orientamento pedagogico neoidealista, teso a puntare sul valore formativo dell’educazione letteraria piuttosto che sulla propaganda esplicita, «La scala d’oro» si mosse con una certa libertà rispetto alle direttive del regime. Fatto salvo l’omaggio alla propaganda fascista con la pubblicazione extra serie nel 1934 del volume Guerra e fascismo spiegati ai ragazzi curato da Leo Pollini, i direttori Palazzi ed Errante non tralasciarono di compiere scelte spregiudicate, come l’inserimento massiccio in catalogo di autori stranieri, da Stevenson a Verne a Barrie, e, soprattutto, optarono coraggiosamente per il diritto alla manipolazione libera del testo d’autore, nell’intento di ridurlo e presentarlo nelle forme e nella veste grafica adeguate alle esigenze dei piccoli lettori.
La collana continuò per un po’ le pubblicazioni nel secondo dopoguerra, ristampando vecchi titoli e proponendone di nuovi, magari proprio quelli censurati dal regime, come Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll.
Insomma, nella storia della letteratura per ragazzi in Italia, «La scala d’oro» ha avuto il merito di introdurre nelle librerie quei classici per ragazzi con cui siamo cresciuti tutti noi, prima che titoli inediti nel nostro paese e proposte innovative arricchissero di “classici” nuovi il panorama della letteratura per ragazzi e i libri della Lindgren o di Roald Dahl, per esempio, cominciassero a modificare e riorientare i gusti dei giovanissimi lettori.
Esperienza chiusa quella della celebre collana Utet, capitolo ormai concluso della storia dell’editoria per ragazzi in Italia? Parrebbe ragionevolmente di no, dal momento che gli editori del settore hanno sempre incluso nei cataloghi, accanto alle novità, collane di classici della letteratura ottocentesca o primonovecentesca per l’infanzia, dai «Classici» De Agostini ai «Classici Junior» Mondadori, poi ristampati anche negli «Oscar». I libri di Stevenson, Verne, Baum, Alcott hanno, pertanto, continuato a essere un punto di riferimento per i piccoli lettori e difeso il loro spazio pur nel panorama assai vitale della produzione per l’infanzia in Italia.
Di più: oggi la fortuna dei cosiddetti classici per ragazzi sembra persino in fase di rilancio, fenomeno che potrebbe apparire curioso in un settore, quello dell’editoria per ragazzi, meno di altri toccato dalla crisi, fervido di novità e non necessariamente costretto, se non per scelta, ad affidare a operazioni di repechage la ricerca del successo. Eppure tali operazioni hanno incuriosito e fatto discutere genitori, insegnanti e educatori che, persino sui blog, si confrontano ormai sui canoni per la definizione dei classici per l’infanzia e pubblicano liste di capolavori irrinunciabili.
Gli esempi si moltiplicano: ecco che la De Agostini ha lanciato nel 2010, in occasione della Bologna Children’s Book Fair, una collana nuova dal “nome antico”, «La scala d’oro», manco a dirlo, scegliendo di inaugurarla con un titolo significativo nella storia della collana di Palazzi ed Errante, ancora una volta Alice nel paese delle meraviglie, proposto in versione integrale con illustrazioni di Massimiliano Longo. E la nuova voglia di classici ha persino contagiato la collana che, dal 1987 in poi, ha segnato un punto di svolta e un nuovo orientamento del gusto nell’editoria italiana per l’infanzia: negli ultimi tempi anche «Gl’Istrici» Salani, infatti, hanno talvolta ripiegato su classici ottocenteschi, pur scegliendoli in sintonia con lo stile della collana; ecco l’apparizione in catalogo del Giardino segreto di Frances Hodgson Burnett, per citare un caso significativo.
Del resto potrebbe valere anche per i classici per ragazzi quel che scrisse Calvino per i classici tout court, in una delle tante definizioni del suo Perché leggere i classici’. «Si dicono classici quei libri che costituiscono una ricchezza per chi li ha letti e amati, ma costituiscono una ricchezza non minore per chi si riserva la fortuna di leggerli per la prima volta».
E in effetti, sulla stessa lunghezza d’onda delle parole del noto saggio di Calvino, sembra porsi la nota introduttiva dell’autore, curatore e editore di una nuova recente collana di classici per l’infanzia che, in tono amichevole e cordiale, si rivolge ai piccoli lettori: «Dovete sapere che la mia passione per la lettura è cominciata tanto tempo fa, quando ero ancora piccolo. Passavo ore e ore a leggere romanzi bellissimi, che mi hanno fatto vivere fantastiche avventure e fatto conoscere luoghi lontani e misteriosi […] così ho pensato di regalare anche a voi le stesse emozioni che ho provato io anni fa, raccontandovi capolavori della letteratura per ragazzi». A parlare, però, questa volta è un autore davvero speciale: si tratta di Geronimo, Geronimo Stilton, il topo tuttofare, investigatore, scrittore, giornalista e editore, nato nel 2000 dalla penna di Elisabetta Dami e protagonista di un successo dalle proporzioni globali. Ecco che, tra le serie innumerevoli intitolate al noto personaggio, appare nel 2008 una novità significativa: la collana «I grandi classici» che propone di nuovo, in versione illustrata e adattata per i più piccoli, i grandi classici della letteratura per ragazzi. La serie ha pubblicato finora 32 titoli, dal Richiamo della foresta di Jack London all’Isola del tesoro e La freccia nera di Robert Louis Stevenson da Piccole donne di Louisa May Alcott a Ventimila leghe sotto i mari di Jules Verne. Un repertorio molto tradizionale, ma anche assai vario, che spazia tra generi narrativi diversi: dal racconto fantastico, come Il mago di Oz di L. Frank Baum o l’immancabile Alice nel paese delle meraviglie, al romanzo pedagogico per fanciulle come Piccole donne della Alcott, con una netta predilezione, tuttavia, per il romanzo d’avventure, il genere che, nel panorama ottocentesco della letteratura per ragazzi, ha sicuramente fatto la parte del leone. L’esito più appariscente di tale operazione editoriale è, infatti, il rilancio sostanziale della dimensione avventurosa più tradizionale, che deve il fascino al racconto di viaggi rischiosi per mare, di esplorazioni di isole misteriose e foreste sconosciute, di guerre contro pirati e cavalieri traditori. Una dimensione che forse la letteratura più recente per ragazzi ha finito col deprimere e che solo il genere fantasy ha in parte cercato di assorbire nelle sue forme specifiche. Il buon Geronimo ha così deciso di puntare sul bisogno delle generazioni dei più giovani di lasciarsi incantare dall’immaginario avventuroso di una volta. E ha, ancora una volta, colto nel segno.
L’operazione editoriale è ben pensata e calibrata: il repertorio classico di letture per l’infanzia è proposto ai piccoli lettori attraverso la mediazione affidabile di un’autorevolezza dal basso. L’autore vero e proprio di ciascun romanzo viene lasciato sullo sfondo e relegato alla scheda biografica in appendice a ogni volume: a prendere la parola per lui è Geronimo, che riscrive e illustra i testi secondo i gusti e le abitudini di lettura dei suoi piccoli fan. Ecco che il topolino beniamino dei bambini sa essere davvero convincente quando promette di condividere con loro le emozioni che le letture infantili gli hanno a suo tempo regalato.
Così le storie avventurose o fantastiche del passato sono recuperate e assimilate nella dimensione di una serialità familiare e apprezzata dai piccoli, che ignorano chi siano Stevenson o London, ma Geronimo lo conoscono bene e di lui possono fidarsi nel momento in cui decide di inaugurare e proporre una nuova serie di avventure appassionanti. E tanto più si fidano quanto più le avventure degli autori del passato sono ricostruite in una misura a loro familiare, a misura di topo, appunto. Secondo la convenzione del mondo di roditori creato dalla Dami, l’autore è uno solo, Geronimo: l’autorialità è, a un tempo, azzerata ed esaltata, perché affidata a un personaggio che sa farsi ridicolo e piccino, ma è noto e caro a un folto pubblico di sostenitori. A lui è delegata l’autorevolezza indiscussa di intervenire sui testi, per rifarli e illustrarli a sua immagine e somiglianza.
L’operazione di riscrittura, che pure ha sollevato qualche perplessità e fatto arricciare il naso a docenti e pedagogisti, è in realtà condotta con una disinvoltura avveduta, che agisce sapientemente a più livelli del testo. La trama dei vari racconti, per esempio, è, nel complesso, ben conservata e rispettata nelle sequenze essenziali: vengono tagliati gli episodi più cruenti e violenti, di cui abbondavano i libri di avventura di una volta, ridimensionati gli effetti patetici e ridotte le sequenze secondarie dell’intreccio, nell’intento di renderlo più snello e agile. Meno terrorismo pedagogico e più attenzione al ritmo narrativo, insomma. Il criterio della snellezza e l’intento di puntare sulla velocità dell’azione narrativa inducono anche a scorciare e ridurre all’essenziale le sequenze descrittive e, soprattutto, a ridimensionare l’interventismo del narratore, cui la tecnica narrativa ottocentesca affidava spesso il ruolo del commento pedagogico e moralistico. Ovviamente l’operazione di riscrittura interviene anche sul linguaggio e sullo stile, che appaiono semplici e di agile comprensione. Nel complesso, tuttavia, i testi non risultano né edulcorati e neppure distorti sotto il profilo del messaggio pedagogico. Forse ci perdiamo, senza troppi rimpianti peraltro, i pistolotti moralistici della signora March o i commenti del narratore onnisciente in Piccole donne, o ci viene risparmiata la serie di morti cruente nella lotta tra marinai ammutinati e comando della nave nell’Isola del tesoro, ma possiamo contare sulla fedeltà sostanziale all’originale, mai falsificato o stravolto.
A fare la fortuna e decretare il successo della nuova serie di Geronimo Stilton non è, tuttavia, l’efficacia funzionale della riduzione e della riscrittura dei testi, ma soprattutto la veste grafica originale in cui sono presentati. Le grandi storie del passato sono riproposte in un linguaggio semplice e di facile fruizione, che si avvale anche dell’impaginazione, dello stile grafico e delle illustrazioni del mondo Stilton. Capita così che i personaggi delle illustrazioni abbiano la fisionomia dei roditori della tradizione Stilton e nelle pagine siano riproposti i grafismi caratteristici delle altre serie dedicate al noto topolino. I piccoli lettori sono in questo modo proiettati nell’immaginario fervido dei classici dell’avventura, ma si muovono anche in un universo dall’impatto visivo familiare.
Per la verità non si tratta di una novità assoluta nel panorama dell’editoria dell’infanzia: anzi Elisabetta Dami ha potuto, in un certo senso, attingere all’esperienza paterna. La casa editrice Dami aveva già pubblicato la collana «Primi classici per i più piccoli», che proponeva romanzi classici per ragazzi ridotti e adattati per i più piccoli, in cui i personaggi erano «coniglietti, gatti e topolini», come si legge nella quarta copertina dei volumi pubblicati.
L’operazione Stilton è più compatta ed efficacemente costruita: Mr Fogg, Dorothy, Jim Hawkins, acquistando le sembianze dei topolini del mondo popoloso di Geronimo, diventano protagonisti di una delle molte serie Stilton, con tanto di legittimazione del topo giornalista e editore, che rafforza, anche attraverso la veste grafica, il consenso dei piccoli lettori attorno al mondo dei romanzi di una volta.
Che ci riesca lo dimostrano alcuni dati significativi: due milioni di copie vendute e, tra i titoli più richiesti, proprio i classici di sempre, gli irrinunciabili, si direbbe: Il richiamo della foresta, Piccole donne, L’isola del tesoro, Il giro del mondo in ottanta giorni, Robin Hood.
Certo, non tutti accolgono con entusiasmo simili operazioni: c’è chi ritiene che i classici per ragazzi vadano proposti all’età giusta, magari in traduzione moderna, ma senza tagli o riduzioni. C’è da osservare intanto che molti dei cosiddetti classici per ragazzi o, in generale, dei classici dell’avventura, sono libri a doppia trazione, fruibili da adulti e giovanissimi lettori; l’idea di ridurli e adattarli per proporne in anticipo la lettura ai più piccoli e far gustare loro l’incanto delle avventure del passato è stata più volte praticata con successo e senza troppe remore nella storia dell’editoria per ragazzi. Verrebbe da chiedersi, inoltre, quale sia poi l’età giusta per tali proposte o se siamo così sicuri, in realtà, che preadolescenti e adolescenti di oggi, una volta raggiunte competenze adeguate di lettura, non vedano l’ora di leggere L’isola del tesoro o la storia di Buck nel Richiamo della foresta. Sebbene le perplessità su riduzioni e adattamenti siano legittime, va anche riconosciuto che alcuni classici per ragazzi possono apparire francamente illeggibili per ritmo narrativo e stile agli odierni nativi digitali. Così, optare per adattamenti ben congegnati potrebbe essere un espediente utile a preservare un immaginario ricco e vitale e farne un patrimonio condiviso tra vecchie e nuove generazioni, come auspica il nostro Geronimo, insomma. E il suo caso non è poi isolato, anzi fa tendenza e configura una linea significativa di sviluppo nel panorama della narrativa per ragazzi.
Non si tratta solo del recupero della tradizione, ma della tendenza spregiudicata a rimaneggiarla liberamente, a usarla persino come materiale da costruzione per storie nuove o sviluppi imprevedibili di storie vecchie. L’orientamento marcato verso le esigenze del pubblico, che connota intrinsecamente la letteratura per l’infanzia, legittima più che mai tali operazioni.
Il repertorio avventuroso e inventivo che i classici della letteratura o anche del cinema per ragazzi mettono a disposizione finisce con l’offrire una materia non solo fervida di stimoli e suggestioni, ma anche fluida e manipolabile, da cui ricavare adattamenti, riduzioni e persino, tra prequel, sequel e spin-off la proliferazione di nuovi percorsi narrativi. Anche sul versante cinematografico, per esempio, la produzione Disney ha riproposto, più o meno con successo, in versione live-action i propri classici, dalla Bella addormentata a Cenerentola, ad Alice nel paese delle meraviglie. Niente di strano, dunque, se gli editori e gli autori di libri per ragazzi hanno provato ad attingere al patrimonio di avventure che appassionavano i bambini di una volta per ricavarne personaggi da riplasmare e ridisegnare, storie intriganti da far rivivere, intrecci da smontare e ricomporre. Un modo “nuovo” di leggere e “rileggere” i classici, in cui anche Geronimo Stilton può fare la sua parte.