Paradossi all’italiana

Case editrici in espansione, a fronte di un mercato stagnante e dalle dimensioni incerte. L’editoria italiana continua a vivere questo ed altri paradossi. Intanto, chi ha forza e idee agisce da solo: stringe alleanze, cerca sbocchi oltre i confini; promuove servizi; mentre prosegue, soprattutto all’estero, il processo di concentrazione editoriale: in questo senso, il ‘98 è stato un anno epocale.

L’editoria libraria è sempre stata un luogo di paradossi: successi strepitosi accanto a previsioni apocalittiche (sulla fine del libro, della lettura, del lettore); aziende che crescono, best seller da centinaia di migliaia di copie e cifre che di anno in anno indicano un restringimento del mercato, un calo progressivo delle vendite (fra le più recenti interpretazioni ufficiose, possiamo scegliere un calo di venduto nei primi 8 mesi del ‘98 fra il 2 e il 3%, e una flessione del canale libreria del 1,5% a valore, dello 0,9% a copie).
Un altro dei paradossi editoriali italiani è che i numeri, i dati, non sempre corrispondono a dei «fatti»: dipende dal punto di vista. La stima del fatturato librario globale indica una crescita del 2,4 % (1997), quindi prossima all’inflazione, ovvero un altro anno di mercato completamente stagnante. Eppure troviamo case editrici in espansione in quasi tutti i settori, alleanze internazionali, progetti di integrazione verticale delle aziende maggiori con radio e televisioni, espansioni verso il multimediale, drastiche ristrutturazioni che si traducono presto in risultati, commercio elettronico.
Ancora sui numeri: quanto vale veramente il mercato italiano? Di quali dati editoriali non siete mai venuti a conoscenza? Sembrano degli indovinelli di Alice nel paese delle meraviglie, domande sciocche alle quali non è possibile dare risposte sensate. Infatti, è opinione comune di gran parte degli operatori che i dati ufficiali siano sottostimati, almeno del 20%, e che si debba procedere a una radicale revisione. Però, l’impressione è che non siano in tanti a volerla: finché il libro «piange» si possono chiedere leggi protezionistiche, agevolazioni fiscali per editori, de­fiscalizzazione per l’acquisto dei libri e infine promuovere crociate in difesa del libro, in occasione delle quali alcuni intellettuali si sono impegnati in stupidaggini tipo la «rottamazione» e i «ticket», come incentivi per la lettura.
In Italia il libro deve, paradossalmente, difendersi anche da se stesso, dal suo mondo. Il panorama economico insegna – se l’editoria è e vuole considerarsi industria – che nessuno investe in un settore che si compiace di essere cronicamente in crisi e che ha tutta l’aria di restare tale. Eppure ci si mobilita per una legge che imponga un limite agli sconti sui libri, un ormai mitizzato prezzo fisso per proteggere (anche se non solo) la piccola libreria e l’editoria di cultura (sull’efficacia di una simile scelta le posizioni sono tuttavia molto contrastanti ed è probabile che la liberalizzazione cambierebbe poco o nulla). Preghiera non ancora esaudita (siamo però tenaci, esistono almeno dodici proposte di legge sull’editoria libraria): dopo oltre un anno, dalla Commissione per il libro promossa da Veltroni è giunto ben poco e l’antitrust europeo ha praticamente già dato parere negativo: questa legge non si può fare. Ma nel ‘99 la presidenza dell’antitrust toccherà a un francese, e per i francesi «il prezzo unico» (come lo chiamano loro) è praticamente un motto della Rivoluzione Francese; per di più anche tedeschi e spagnoli difendono questa soluzione e, quindi, non è detta l’ultima parola.
Comunque, gli editori non sono molto considerati dalla politica; quelli di scolastica, addirittura, non sono ben visti e vengono attaccati regolarmente – ma solo nel periodo settembre-ottobre – per il prezzo e perfino per il peso dei libri. Non c’è quindi da stupirsi se nella riforma della scuola contano – a torto – più i computer (settore con ben altro appeal) che le biblioteche di classe: si è arrivati perfino al paradosso di un provveditore che ha invitato pubblicamente gli studenti a fare i libri da sé, con Internet, con le fotocopie, con quello che capita. Una mezza parola in questo senso l’aveva spesa anche il Ministro. Il fatto si commenta da solo.
Eppure è la scuola che dovrebbe produrre nuovi lettori, è la scuola che trasmette e allena una competenza così sofisticata come è quella di leggere testi lunghi e di provarne piacere; non basta essere alfabetizzati per leggere libri; bisogna avere una competenza di lettura alta. L’editoria, tutt’al più, potrebbe fare pressione sulla scuola perché si analizzi questo aspetto, per nulla indagato in Italia, e si adottino adeguate strategie. Ma non sta a lei, come si sente da molte parti, soprattutto in ambito bibliotecario, «promuovere la lettura»: un altro mito dal sapore libertario di cui far piazza pulita, perché ormai è evidente a tutti: la lettura non si può promuovere, né con gli spot, né con gli sconti. Si possono promuovere con successo i libri, evocando la lettura attraverso spot televisivi e radiofonici (come ha dimostrato «Il giorno dei libri»); si può parlare di libri alla radio (come succede in numerose trasmissioni), leggerli e raccontarli addirittura, come hanno fatto Alessandro Baricco in teatro e alla radio e più recentemente, Goffredo Fofi; oppure giocarci, come in televisione nella trasmissione Per un pugno di libri, condotta da Patrizio Roversi.
Promuovere la lettura, per gli editori e per tutta la filiera editoriale, dovrebbe significare, invece, una rosa ristretta di cose importanti e non facili da fare, alcune delle quali, in questa annata, sono state tuttavia affrontate. Sono le cose di sempre, con una maggiore urgenza e qualche elemento di novità tecnologica. Razionalizzare il canale distributivo, essere tempestivi nel rifornire le librerie, ingrandirle dove possibile ed essere più presenti sul territorio (1’80% dei comuni italiani non ha una libreria); armonizzare le campagne promozionali, creare eventi che mettano in scena il libro, come il Festivaletteratura di Mantova o Chiaroscuro ad Asti, che abbiano una loro unicità e, soprattutto, una qualità complessiva della proposta ma anche che permettano a ognuno di poter acquistare il libro di cui ha bisogno (in libreria o su Internet), che monitorino la customer satisfaction (di libri, eventi, presentazioni, festival, saloni), quantifichino il passaparola, capiscano le possibilità di tendere relazioni fra il libro e la musica (si veda il successo dei libri di Jovanotti e Ligabue) e le varie arti.
Il marketing del libro, che sta segnando sempre più profondamente le politiche di vendita di editori grandi e piccoli, non vuol dire solo campagne miliardarie (che non sempre danno i risultati sperati), ma soprattutto libri abbinati a concerti, spettacoli multimediali dove ci sia una quota di lettura, una traccia, un riferimento a una storia, a un personaggio di un libro.
Nel corso del ‘98 molte di queste cose sono successe (a dispetto della flessione del mercato): vuol dire che si sta investendo. Il progetto Arianna, per esempio, che collega telematicamente librerie, distributori ed editori – seppur in ritardo – è lì lì per partire; si moltiplica l’offerta di libri su Internet, dai siti come Internet Book Shop a quelli più piccoli e alle vendite dirette delle case editrici (tutti impegnati ad aggirare l’ostacolo mortale dei ritardi postali); l’approccio a nuove regole commerciali si è fatto meno ideologico e più pragmatico; quelle di Mondadori, per esempio, non funzionano bene, ma sono un punto dal quale partire, possono essere perfezionate. Le biblioteche, infine, hanno bisogno di fondi e personale competente; quelle scolastiche, addirittura, non esistono: devono essere create ex nova (Giovanna Melandri, subentrata a Veltroni, ha per fortuna ribadito il ruolo centrale delle biblioteche).
Il nostro comparto industriale evidenzia, infine, alcune caratteristiche per così dire strutturali che tendono a essere sempre più marcate: Mondadori, Rizzoli, Einaudi e Feltrinelli, per vendite i primi quattro editori in libreria, hanno quasi il 60% del canale. Se a questi sommiamo il gruppo Longanesi, De Agostini, Giunti, Utet e Zanichelli nella scolastica, l’editoria italiana (distributori a parte) è, in termini di fatturato, tutta qui. Ciò nonostante, lo scarso livello di dialogo settoriale rende difficile una politica unitaria e favorisce le iniziative autonome; ma qualcosa si sta muovendo, gran parte di questi editori, insieme all’AIE, librai e distributori, stanno costituendo un’«Associazione per il libro» con fini esclusivamente commerciali: un modo per mettere intorno a uno stesso tavolo tutte le componenti dell’industria libraria.
Infine, velocità e alleanze internazionali. Molte nostre case editrici reagiscono troppo lentamente al mutamento dei consumi, alla necessità di una nuova organizzazione interna, di una leadership capace, di un aggiornamento professionale e tecnologico. Quando i tempi di reazione durano qualche anno si rischia di sparire, di non avere più i mezzi per risalire la china, specie per medi e piccoli editori.
Un esempio da oltreoceano. Qualche hanno fa Nicholas Negro­ponte fantasticava di un libro elettronico con un inchiostro elettronico: un foglio di plastica luminosa che poteva accogliere tutti i libri del mondo. Lì per lì nessuno ci aveva creduto: cosa per il prossimo millennio. Invece a metà dell’anno scorso gli e-book sono arrivati, e, qualche mese dopo la loro commercializzazione, i giganti dell’editoria statunitense e non solo – Bertelsmann, HarperCollins, Penguin Putnam, Simon&Schuster, Time Warner Book – insieme a Barnes&Noble, Microsoft Press e Hitachi discutevano già sui possibili standard, e sulle migliori strategie per lanciare il prodotto, creare velocemente un ampio catalogo e convincere il maggior numero di lettori, nel minor tempo possibile, a comprare e usare il libro elettronico. Velocità, decisione.
Alleanze internazionali e acquisizioni: ne citiamo solo alcune. Il ‘98 è stato un anno epocale e il futuro, a detta di molti analisti, vedrà molte concentrazioni con al centro il mercato statunitense. Gli americani, strana gente, inventano i superstore e le librerie virtuali, ma i libri gli interessano sempre meno: anche loro hanno problemi di rese e di flessione del mercato, perciò preferiscono investire in new media, cinema, TV via cavo. Così la tedesca Bertelsmann ha rilevato nel marzo ‘98, con / ,4 miliardi di dollari, la Random House (unica casa editrice a superare il miliardo di dollari di fatturato), per affiancarla alla Bantam Doubleday Dell, già rilevata nel 1986. L’inglese Person, che già possiede Penguin, Viking e Put­nam ha acquistato la divisione «education» di Simon&Schuster per 3,6 miliardi di dollari; gli anglo olandesi della Reed Elsevier hanno rilevato dalla Times Mirror, per 1,65 miliardi di dollari, Matthew Bender e Shepard’s, conquistando il 35% del mercato dell’editoria giuridica USA.
La francese Havas, diventata a marzo un gigante multimediale (editoria, telefonia e televisione), fondendosi con Générale des Eaux, colosso delle comunicazioni, in ottobre acquisisce Anaya, secondo gruppo editoriale spagnolo (335 miliardi di lire di fatturato) e si prepara per il grande balzo verso l’America Latina, terra di conquista della stessa Ber­telsmann ma anche di Mondadori e De Agostini. Hachette ha acquisito il gruppo britannico Orion per 25 milioni di sterline, ma non pensa, almeno per adesso, di espandersi in America.
Per quanto riguarda le librerie, ormai bisogna distinguere quelle virtuali da quelle vere e proprie: nelle prime Bertelsmann ha inaugurato la propria (BOL) allo scorso Francoforte e ha acquistato il 50% di Barnes&noble.com, la più temibile concorrente di Amazon che, a sua volta, ha già una sede tedesca; in quelle tradizionali, la catena americana Bor­ders ha aperto – fra agosto e dicembre – tre megalibrerie, due a Londra e una a Glasgow. Waterstone, la più grande catena inglese, è scesa sul sentiero di guerra: aprirà una libreria di sette piani a Piccadilly entro il ‘99 e promette superstore in altre grandi città britanniche. Potremmo andare avanti con le vicende tutte tedesche che vedono altre acquisizioni, ultima il passaggio del 74,9% della Berlin Verlag alla Bertelsmann e, più in generale, la creazione di Verlagsgruppe Droemer Weltbild, nuova holding che riunisce 14 editori e la catena delle librerie Hugendubel (150 punti vendita e 20 megastore) creata per opporsi al duopolio tedesco Bertel­smann-Holtzbrinck. Fermiamoci qui.
In Italia siamo ancora lontani da questa girandola finanziaria­commerciale, ma non sottovalutiamo i «nostri» giganti: Mondadori e De Agostini, Feltrinelli, non solo per le librerie, RCS nell’era di Romiti, ancora distanziato da Mondadori ma che potrebbe diventare fra non molto l’unico gruppo editoriale a possedere giornali, periodici, libri e l’agognata televisione.
Gli esempi cui ispirarsi per dare dinamismo alla nostra editoria, anche attraverso un congruo giro di capitali, non mancano (gli stranieri però ci snobbano, investono poco in Italia anche perché è troppo complicato fare l’editore nel Belpaese).
D’altra parte siamo ancora in tempo per scongiurare il fenomeno tutto americano degli anticipi miliardari per quegli scrittori che sono ormai diventati delle marche, delle aziende. Le nostre vendite non ci permettono questo rischio ma la tendenza, nel nostro piccolo, esiste già: decine e decine di milioni per contendersi scrittori italiani poco talentosi, che cadono subito alla seconda prova o non si emancipano da una mediocrità appena leggibile. Nel ‘98 molti «pulpisti» della prima e della seconda ora sono stati corteggiati a suon di anticipi e ora che il pulp è dato definitivamente per morto, che se ne faranno le nostre case editrici? Sbarcati in America, gli editori europei hanno subito dato un giro di vite agli anticipi miliardari, tanto per far capire che l’aria era cambiata. Un atteggiamento analogo – in proporzione – su alcuni dei nostri giovani scrittori avrebbe anche un effetto terapeutico: quello di chiarire ad alcuni di loro che il «mercato» li ha sovraestimati, che troppo spesso qualche incauto scommettitore gli aveva pubblicato il libro di esordio solo perché pensava: «chissà, magari diventa una Tamaro».

Alti e bassi editoriali
CASE EDITRICI, DISTRIBUTORI, RETI DI PROMOZIONE. / dati e le notizie riportate in questa rubrica e nell’introduzione sono stati in parte forniti dalle case editrici e in parte sono frutto della consultazione di: «Corriere della Sera», «La Repubblica», «Il Sole 24 Ore», «Italia Oggi», «La Stampa», «Il Manifesto», «L’Unità», «
ADELPHI. Gli ultimi due anni sono stati per Adelphi di moderata ma continua crescita, grazie anche all’apertura verso titoli un po’ meno rigorosi (per esempio Ferrandina) e a una più attenta politica commerciale: oggi è una delle poche case editrici di cui i lettori ancora identificano il marchio, e questa esistenza reale di un «pubblico Adelphi» resta uno dei punti di forza di una casa editrice capace di lanciare un autore, anche se straniero e sconosciuto, con una sorta di sigillo di garanzia: così è stato nel ‘98 per i best seller di McGrath, Schine, McCourt, Marai. Ad Adelphi manca, forse, una quota più consistente di pubblico giovane, quello dei ventenni (al quale tuttavia in molti cercano di mettere il sale sulla coda, con scarso successo), obbiettivo che comporterebbe un non facile lavoro su immagine, promozione mirata e prodotto, da progettare con attenzione. Sia come sia, la casa editrice di Calasso ha chiuso il ‘97 con 35 miliardi a prezzo di copertina e netto rese, e conta di chiudere il ‘98 a 3 7 miliardi con rese, dato molto positivo, contenute al 15%. Negli ultimi due anni, buoni anche i dati di ristampe dal catalogo (150 titoli nel ‘97; 170 nel ‘98), importante serbatoio soprattutto per una casa editrice medio-grande il cui canale di vendita principale è la libreria (90%) e che affida solo il 10% dei volumi alla grande distribuzione.
ADNKRONOS LIBRI. Nuova squadra alle redini di Adnkronos Libri e nuovi progetti: Severino Cesari nuovo amministratore delegato e Claudio Ceciarelli direttore editoriale hanno in programma un ulteriore allargamento del settore multimediale, dei reference (nuovo il Libro dei ragazzi, edizione italiana del World Almanac for Kids) e soprattutto l’ingresso nel settore giovani (ottobre ‘98) con Prima scelta, collana destinata al pubblico degli «young adults» e curata da Chiara Belliti (proveniente dalla E.Elle, la casa editrice condotta da Orietta Fatucci che, guarda caso, persegue da anni l’obiettivo di un prodotto ad hoc per adolescenti). Fiction d’autore, dunque, in un pubblico che fa gola a molti (quello dei ragazzi), ma considerato tanto cruciale, nell’imperscrutabile trasformazione da lettori a non lettori, quanto sfuggente nei comportamenti di acquisto. Uscita la prima serie di 8 titoli, che passano con disinvoltura dal maestro della letteratura per ragazzi, Piliph Ridley, all’esordio in questo settore di Simona Vinci, la casa editrice vara a novembre Guide a occhi aperti, una collana di manualistica destinata anch’essa agli adolescenti.
ANNIVERSARI. 10, 40, 200 anni rispettivamente per Iperborea, il Saggiatore e Paravia.
IPERBOREA ha festeggiato lo scorso giugno i 10 anni di attività. Nata per iniziativa di Emilia Lodigiani, la casa editrice ha ricevuto vari riconoscimenti: nel ‘94 ha vinto il premio dell’Accademia di Svezia per il miglior editore straniero; nel ‘96 la Lodigiani, insignita del titolo di Cavaliere del­l’ ordine della Stella Polare, è stata l’unica italiana invitata ai festeggiamenti per il Nobel; nel dicembre del ‘97 la Fondazione degli scrittori svedesi l’ha premiata con 25.000 corone.
IL SAGGIATORE ha festeggiato i 40 anni di attività. Nata per iniziativa di Alberto Mondadori, che chiamò a raccolta un formidabile gruppo di consulenti, la casa editrice fu travolta da una grave crisi finanziaria nel 1969, cui seguì un ridimensionamento, fino alla morte di Alberto, nel 197 6, dieci anni dopo la casa fu riassorbita dalla Mondadori, della quale diventò una collana minore. Ritrova la sua autonomia nel 1993 con Luca Formenton e con la nascita nel 1995 del gruppo omonimo che include Marco Tropea, Pratiche e la sigla di tascabili Est. Per l’occasione, è stato dato alle stampe un interessante catalogo storico.
PARA VIA ha compiuto 200 anni alla fine del ‘97. Con sabauda riservatezza, non ha organizzato nessuna celebrazione ufficiale, nonostante la longevità e il fatto che sia una delle poche sigle ancora condotte dalla famiglia. Fra i progetti, rimanere sempre nell’area della scolastica (è tra le prime sei case editrici del settore per fatturato) ma allargarsi sempre più verso la scuola elementare e l’università; una moderata attenzione verso il multimediale.
EIETTI. Nata nel 1870, chiusa nel 1979, alla fine del ‘97 rinasce Eietti (con la nuova denominazione Edizione Eietti – Società della critica) grazie a una cordata di imprenditori e intellettuali milanesi di area liberai-democratica. Fra i promotori i nomi più conosciuti sono quelli di Valerio Riva (che abbandona nel ‘98 per dare nuova vita alla Treves), Saverio Vertone, Franco Maria Ricci e Federico Milesi. Obbiettivo, saggistica di rottura pensata con «spirito libero»: fra le prime uscite troviamo gomito a gomito autori come Paolo Guzzanti e Vittorio Feltri, Mario Vargas Llosa, Régis Debray, Edgardo Sogno.
CAROCCI. Rilevato per 1,2 miliardi il pacchetto di minoranza da Nuova Italia (40%), una controllata RCS, Nuova Italia Scientifica (NIS) diventa un nuovo marchio, Carocci Editore (RCS non ha concesso di mantenere il vecchio). Nelle intenzioni di Giovanni Carocci, fondatore nel 1979, con Tristano Codignola, della NIS, maggior azionista e amministratore, l’intenzione di misurarsi, attraverso nuove collane di saggistica, anche con il pubblico della libreria oltre che con il tradizionale settore universitario. La casa editrice (9 miliardi di fatturato nel 1997, aumento di capitale da 1,3 a 2 miliardi con la nascita della nuova sigla, una Spa, 800 titoli in catalogo) ha lasciato la distribuzione/promozione RCS per affidarsi alla distribuzione PDE ed essere casa editrice trainante (per non dire fondamentale, a livello di fatturato) della nuova rete promozionale Vivalibri. 120 circa le novità nel ‘98, altrettante ristampe, la previsione di incrementare il fatturato del 10% nel corso del primo anno.
DAMI. Sempre più solida Dami, al quarto posto nella top ten del settore ragazzi. Molto attenta allo sviluppo sui mercati esteri, Dami esporta in sessanta paesi, dichiara una quota di mercato nel settore del 9%, 20 miliardi di fatturato a prezzo di copertina per le vendite in Italia e 11,5 miliardi di fatturato netto previsti per il ‘98 (quasi invariato dal ‘97, quando ebbe una crescita del 23 %). Attivissima sul fronte commerciale, Dami ha stretto importanti accordi editoriali con il Club del Libro Mondadori, De Agostini Mailing e Selezione, ed extraeditoriali fornendo un milione di minilibri di fiabe alla Star; iniziative analoghe con Cadbury e con la catena francese di supermercati Auchan. Ha prodotto anche video fiabe per l’ «Unità», Rai Sat e Telepiù.
DE AGOSTINI. 2.589,4 miliardi di fatturato consolidato nel 1997 (anno descritto come uno dei più floridi), dei quali 964,7 in Italia, per il Gruppo De Agostini, presente in oltre 30 paesi con proprie società o con sub-holding. La casa di Novara ha recentemente (settembre ‘98) stretto un’alleanza anche con il gruppo turco Medya Holding (600 milioni di dollari di fatturato, 3.000 dipendenti) costituendo una joint-venture al 50% (Sabah De Agostini) per lo sviluppo di attività editoriali. Ultimo tassello di una rete di alleanze che si estende in Italia e all’estero in tutti i campi della comunicazione, De Agostini nel ‘98 ha puntato a rafforzarsi nel multimediale, nelle dispense e nelle attività tipografiche più che nella produzione libraria. n libro è tuttavia un prodotto presente in quasi tutti i settori in cui è diviso il fatturato aggregato ed è praticamente impossibile distinguere l’incidenza del prodotto librario dagli altri prodotti editoriali. A titolo puramente indicativo, nel ‘97 il fatturato italiano complessivo dei vari settori è stato di l. 073, / miliardi; di questi solo 127 ( 1 1 ,8%) sotto la voce «libraria», ma si deve tener presente anche la «rateale» (enciclopedie cartacee e CD-ROM) con 156,5 miliardi, e il mailing con 110,8 miliardi.
Nell’editoria elettronica, De Agostini punta quasi tutto su Omnia, la sua enciclopedia su CD-ROM, e sulla possibilità di esportarla, visto che solo uno dei 30 miliardi fatturati nel multimediale nel ‘97 proveniva dall’estero. Per dare maggior slancio alle dispense (80 milioni di pezzi diffusi ogni anno, pari al 52% a valore del mercato nazionale), dove la casa editrice di Novara punta a rafforzare la leadership, Federico Curti, già direttore generale della Darp, è stato chiamato alla direzione generale delle grandi opere, cui fanno capo anche i video, la distribuzione, la direzione marketing e la pubblicità (nella quale De Agostini ha speso 45 miliardi nel ‘97). Infine il settore tipografico, dove De Agostini ha costituito una joint­venture al 50% con Bandecchi che ha dato vita alle Officine Grafiche Italiane, il più grande gruppo di stampa offset del paese, con la previsione di fatturare 350 miliardi l’anno e di entrare in Borsa entro il 2001.
L’anno scorso, De Agostini ha chiamato per la prima volta alla direzione della finanziaria un personaggio esterno alla dinastia editoriale Boroli-Drago: si tratta di Antonio Belloni, supermanager il cui arrivo dovrebbe chiudere una volta per tutte le tensioni interne alla famiglia (vedi Tirature ‘98). Silvano Boroli, ex amministratore delegato messo in minoranza nella disputa sulla questione delle Pagine Gialle, ceduto il suo pacchetto azionario ha preso il 9% di quote de «li Giornale» e ha fondato la B Holding Spa, cui fanno capo le sue nuove attività redazionali: fra queste l’acquisizione della maggioranza della casa editrice RED (cui fa capo anche il marchio LYRA LIBRI) con un aumento di capitale da 300 milioni a 2,4 miliardi sottoscritto per la maggioranza da B Holding, per il 20% da Maurizio Rosenberg Colorni (che rimane presidente e amministratore delegato della società) e per una restante quota da Silvia Caderio.
DEMETRA. La casa editrice di best seller invisibili come Manuale delle sculture di pane (650.000 copie) o Coltivare Bonsai (350.000 copie) continua la sua riservata e – a giudicare dai dati che dichiara – formidabile espansione. 40 miliardi di fatturato netto nel ‘96; 52 miliardi nel ‘97 e la previsione di chiudere il ‘98 intorno ai 73 miliardi. A cosa è dovuta la straordinaria crescita di questi ultimi anni? Alle librerie, dicono dalla casa editrice (saranno ottantacinque entro la fine del ‘98, anche se molte sono medio-piccoli punti vendita in provincia o in centri commerciali), alle quali attribuire oltre i due terzi del fatturato e, proprio quest’anno, all’espansione verso i mercati esteri, vendendo non i diritti ma i libri già tradotti e stampati. Manualistica e libri per bambini soprattutto: 450 mila volumi pari a 2,5 miliardi di fatturato e la previsione per il ‘99 di vendere un milione e mezzo di volumi all’estero. Fra i progetti, quello di varcare i confini anche con le librerie: si inizia proprio nel ‘99 con una a Fiume. Demetra, da qualche anno costola del Gruppo Giunti, proprietario di un attivissimo settore tipografico, è inoltre molto presente nella vendita diretta, con quasi due milioni di cataloghi diffusi via posta ogni anno.
EDITALIA. Nel ‘96 aveva chiuso con un fatturato di 50 miliardi e 250 milioni di utile; nel ‘97 Editalia chiude i conti con un passivo record di 58 miliardi. Va da sé che la società controllata dal Poligrafico dello Stato (che a sua volta perde 614 miliardi su mille di fatturato ed è accusato dalla Commissione europea di fornire servizi allo Stato a un prezzo notevolmente più alto di quello di mercato), sia finita sotto il mirino dei giudici. Fra le numerose operazioni per nulla chiare della casa editrice, un’edizione della Bibbia – riproduzione di un antico codice cistercense – i cui costi industriali sono di 11 milioni a copia, e il prezzo di copertina di 25 milioni. Sicuramente il libro più caro dell’annata, a spesa del contribuente. Chiamato a mettere ordine in questi conti scandalosi, Carlo Baccari. A febbraio l’inizio del processo contro due esponenti della precedente gestione.
EDIZIONI DI COMUNITÀ. Nate nel 1946 per volere di Adriano Olivetti, date per dispersa negli anni ottanta, resuscitate in Mondadori per volere di Franco Tatò alcuni anni f a e di nuovo abbandonate a un incerto destino, le Edizioni di Comunità sono tornate a Torino recentemente sotto l’ala dello Struzzo, che ne è proprietario al 100%. Direzione affidata a Walter Barberis, sei titoli nel ‘98, fedele all’impostazione originaria socio-politico-economica, le Edizioni di Comunità sono state pensate da Vittorio Bo, «come un modo perché l’Einaudi scommetta su se stessa», confrontandosi con l’utopia di Olivetti e mettendo continuamente in discussione il significato attuale di editoria di cultura.
EINAUDI. Non è stato un buon anno per la casa editrice torinese, per quanto la sigla si confermi al terzo posto del canale libreria con 40 miliardi circa di fatturato. Nel ‘98 Einaudi spazia in tutte le direzioni, rilancia i Saggi, le Edizioni di Comunità e f a soprattutto dei grandi nomi della narrativa straniera (molti dei quali pescati più o meno recentemente dai cataloghi di altri editori, segno – quindi – di un deciso investimento finanziario con un rilancio sui diritti) il suo fiore all’occhiello: da McEwan a Yehoshua, da Kristof al Nobel Saramago, da Amis a Mc­Carthy, da Barnes a Auster, solo per citarne alcuni; nel ‘98, poi, «scopre» Javier Marias e traghetta da Mondadori Philip Roth. Ma i best seller, quelli veri da alta classifica che distinguono un anno dall’altro nei bilanci di una casa editrice, proprio non arrivano (a parte Saramago, ma siamo già in ottobre). Secondo la classifica AdHoc gennaio-luglio, il primo che troviamo è McEwan al 59esimo posto; più in giù solo Fo, Salinger, Levi. Lo Struzzo, insomma, ha in mano assi che non riesce a giocare, forse per una sorta di autogol proprio nel canale librerie, dove si ha l’impressione che i grossi calibri einaudiani si rubino lo spazio l’un l’altro, o forse per altri imperscrutabili motivi. Vedremo, quantomeno, se questa politica, quell’investire sull’autore che fa quasi parte della genetica einaudiana, darà risultati almeno sul lungo periodo.
Altro cruccio, e mica da poco, è la collana Stile Libero, che nel ‘98 non ne ha imbroccata praticamente una (a parte La smorfia, uscita a dicembre ‘97 e 89esima nella classifica AdHoc). Se la ricerca del pubblico giovanile è un obiettivo importante, che si raggiunge col tempo, senza troppo cedere alle lusinghe di mode e tendenze effimere, Stile libero sembra che invece si crogioli in un frullato di tendenze varie: a tre anni dalla nascita la collana sembra un’operazione di molta immagine e di poca polpa – nel senso del contenuto -, a dispetto dei natali pulp. Che fare? Se lo chiedono i librai (divisi fra chi la osteggia e chi la sostiene), e voci di corridoio dicono che se lo chiedano, un poco innervositi, anche a Se­grate. E non solo per l’andamento della collana di Repetti-Cesari.
Il ‘99, infine, è un anno che parte subito con una difficoltà: il cambio della distribuzione, che passa da Messaggerie a Mondadori, con i problemi che si possono immaginare (rete di promozione Einaudi che dovrà adottare un altro stile e farsi carico anche degli illustrati Monda­dori, rese per il cambio di distribuzione, modelli mondadoriani di invio d’ufficio ecc.).
FELTRINELLI. In crescita costante la casa editrice di via Andegari che chiude il ‘98 con una previsione di 70 miliardi a prezzo di copertina e netto rese; + 10% rispetto all’anno precedente. Soddisfazione non solo per il valore del risultato commerciale ma per come questo è stato ottenuto e, più in generale, perché il progetto Feltrinelli funziona abbastanza bene. Staccatasi dalla promozione Promedi per creare una rete autonoma di 16 elementi (gennaio ‘98), Feltrinelli ha messo nel carnet diversi best seller (Al­lende, Pennac, Maggiani e Jovanotti) e numerosi premi alcuni dei quali hanno una buona ricaduta sullle vendite: fra i più importanti il Campiello e il Comisso a De Marchi, il Viareggio e il Mandello a Ginzburg. Inoltre l’Antico Fattore a Seamus Deane e il newyorkese Prize for Italian Fiction a Celati. Fra i progetti per l’anno in corso Feltrinelli Kids, due nuove collane per ragazzi-lettori (non libri gioco o illustrati, quindi) rivolte rispettivamente alla fascia d’età sotto gli otto anni e a quella compresa fra gli 8 e i 12. Quest’ultima si chiamerà Sbook. Al timone dell’operazione Alberto Rollo; autori sia italiani che stranieri, 25 titoli complessivi per il primo anno e il patronage di Daniel Pennac, che avrà certo un effetto calamita non tanto sui ragazzi quanto sui genitori fan dello scrittore francese.
Entrando negli affari di famiglia, Lino Apone è diventato a tutti gli effetti direttore commerciale, prendendo il posto di Giuseppe Anto­nini, ora amministratore delegato e direttore generale. Soddisfacente, per l’azienda, anche l’operazione di marketing sui tascabili (25 % di sconto su circa 300 titoli), che ha colto l’obiettivo, nonostante qualche libraio (in particolare i piccoli librai) si aspettasse di più.
Buono anche l’andamento delle librerie che salgono a 35 con quella di Ravenna e saranno presto 36 con la centralissima superlibreria di piazza Duomo a Milano, inserita in un centro commerciale ma collegata al Ricordi Mediastore della Galleria.
Infine novità anche per «Effe», la bella rivista diretta da Giovanna Zucconi, che diventa bimestrale. Guadagnando in tempestività, cambia e si accresce la sua funzione strategica e informativa, soprattutto riguardo alle novità.
GARZANTI. Ristrutturazione radicale per Garzanti, ultimo atto del suo ingresso nella galassia Messaggerie – Utet – Longanesi. In luglio è stato ceduto a Petrini (Utet) il 100% del ramo d’impresa della scolastica (6 miliardi circa) mentre in ottobre sono state create altre due nuove società: Garzanti Grandi Opere (90% Utet, 10% Messaggerie) dedicata al rateale, e Garzanti Libri (70% Messaggerie, 30% Utet) per la varia; rimane Garzanti editore che si occuperà solo di dizionari e CD-ROM (proprio in ottobre una promozione con «L’Espresso»).
Grosso sforzo di rilancio, quindi, per fare in modo che ogni società gestisca al meglio la propria specializzazione e grande investimento nelle Garzantine e nella multimedialità; nel ‘98 sono uscite ben 6 nuove Garzantine, che portano a 23 il totale, ed è stata completamente rifatta la Universale, mentre il catalogo dei CD-ROM è salito a 20 titoli.
Garzanti ha chiuso il ‘97 con 94 miliardi a prezzo di copertina: un anno particolarmente fortunato per la presenza dei best seller di Cri­chton e Magris e segnato da varie dismissioni (fra le quali anche la libreria di Galleria Vittorio Emanuele a Milano). Resta la rete promozionale alla quale sono affidati anche i marchi A.VALLARDI, EDICART, POLILLO e GIUNTINA.
La logica di creare società specializzate, se è senz’altro coerente con la competizione commerciale e lo sviluppo aziendale, dà il colpo di grazia all’unità della sigla: Garzanti diventa, insomma, un contenitore di progetti diversi (sullo stile Longanesi) e, per certi versi, autonomi. Nessuna nostalgia, soprattutto se pensiamo alla «polvere» che si andava tristemente depositando qualche anno fa nella gloriosa sede di via Senato e, soprattutto, alle perdite dell’ultimo bilancio: 8,7 miliardi.
GIUNTI. Il gruppo editoriale fiorentino chiude il 1997 con 280 miliardi di fatturato (+ 12%), si espande sempre più verso il multimediale e si allarga ai servizi museali. Le sue varie attività (scolastica, periodici, distribuzione, tipografia e polo grafico integrato – dalla fotolito alla postalizzazione -, radiofonia con Radio Montebeni, specializzata in musica classica), ne fanno un caso quasi unico nell’editoria italiana. Se i libri di varia e per ragazzi (anche attraverso la controllata DEMETRA) sono un settore centrale, Giunti sta investendo molto nel multimediale. Giunti Multimedia (30 dipendenti), conta infatti di chiudere il ‘98 con 30 miliardi di fatturato (+33 %), raggiunto – partendo da zero – in soli sei anni di attività. Da quest’anno la società guidata da Albino Bertoletti (che ha già fatto ottimi affari con i CD-ROM d’arte abbinati a «La Repubblica» o venduti in edicola, 50.000 copie a titolo di media), si lancia nella produzione di videogame (55 % del mercato mondiale dell’informatica), creando una società ad hoc – Giunti multimedia entertainment – con una nuova sede in Valle Scrivia, 20 addetti e un accordo commerciale con la Sony che vincola i prodotti Giunti allo standard Sony (Play Station) ma ne riceve in cambio la distribuzione mondiale. Bertoletti è però un nipotino di Negroponte, pensa che il CD-ROM sia un prodotto maturo e guarda a Internet anche per la distribuzione dei videogiochi, il primo dei quali (ispirato a un libro di Jacques le Goff e con un obiettivo di vendita di 200.000 copie) sarà pronto nel corso dell’anno. Giunti è inoltre capogruppo di una serie di società che si sono aggiudicate l’appalto dei servizi integrati del polo museale fiorentino per il quadriennio 1998-2001 quindi ha messo in cantiere una linea di prodotti specifici per il merchandising museale che utilizzeranno la vendita diretta, quella per corrispondenza e Internet.
GUIDA. Fallita nel ‘96, Guida di Napoli è tornata nelle mani di Mario Guida (editore di AGE, Alfredo Guida Editore) che l’aveva diretta ed era stato uno dei suoi azionisti fino agli anni ottanta. Prezzo dell’operazione: 41 milioni. In catalogo, Heidegger, Parise e Perec.
LA TARTARUGA. Negli ultimi giorni del 1997 il marchio e l’attività editoriale de La Tartaruga passavano in mano della Baldini & Castoldi. Fondata nel ‘75, 300 titoli, molte scrittrici italiane e straniere in catalogo, la casa editrice di Laura Lepetit è rimasta tenacemente legata a un disegno ideologico femminista che imponeva non solo temi legati alle donne ma anche la presenza di sole penne femminili. I conti della casa editrice erano in rosso già da qualche anno ed è curioso che Dalai si sia portato a casa un catalogo non certo facile da rivitalizzare. Non si sa a che prezzo.
LATERZA. Lenta risalita di Laterza che dichiara un + 7 % nel ‘97 e molte idee in cantiere: rinnovo della grafica, abbassamento dei prezzi, un tentativo verso la narrativa italiana giovane. Infine, la proposta, lo scorso ottobre, di creare una University Press che coinvolga altri editori europei, rivolta ai giovani che stanno entrando in un mercato del lavoro completamente trasformato. Si tratta di una strada importante per mantenere l’identità delle case editrici piccole e medie e contrastare i processi di concentrazione. Obbiettivi non facili, però, soprattutto in Italia e soprattutto per una casa editrice di sola saggistica che ha perso in ruolo e immagine e si ritrova a doverlo recuperare in un momento non certo favorevole.
LONGANESI. Il gruppo Longanesi ha chiuso il ‘97 con 110 miliardi di fatturato (5 milioni di copie vendute pari a + 32% sul ‘96), cui si aggiungono i 19 miliardi dei Superpocket. Il gruppo dichiara di aver quadruplicato il fatturato negli anni novanta con rese del 20%. Se Longanesi resta la sigla principale, è Guanda quella che negli ultimi anni ha saputo rafforzare la sua immagine presso il pubblico, cogliendo molte promesse della letteratura straniera (Gran Bretagna, Irlanda e India in particolare) e dedicando particolare attenzione al Sudamerica. Il best seller di Sepul­veda La Gabbianella, 700.000 copie vendute e 100 settimane in classifica, ha inoltre permesso a Salani di allargare il proprio pubblico. Spagnol, intanto, guarda anche a Oriente: avvistato alla Fiera del libro di Taiwan, voci editoriali lo danno con una serie di romanzi cinesi già nel carnet, ma lui non conferma.
LUCCHI. Andreina Sottocorno, nipote del fondatore della Lucchi, casa editrice che ebbe un’epoca d’oro negli anni fra le due guerre, ha riavviato la produzione di una scelta di circa 300 titoli fra i migliori pescati dal catalogo Lucchi e dal catalogo Aurora, marchio che la sostituì durante i primi anni quaranta. Dumas, Salgari, Verne e l’intera produzione di Carolina Invernizio. Nessuna distribuzione: bisogna andarli a cercare nel negozio milanese di via Bramante.
MARCOS Y MARCOS. Marco Zapparoli continua ad avere la mano felice nel far crescere la sua creatura. Dopo un ottimo ‘97 (1,3 miliardi; + 30% a prezzo di copertina e netto rese sul ‘96), la piccola casa editrice milanese prevede di bissare il successo dell’anno precedente confermando un ulteriore 30% di crescita (grazie anche al piccolo best seller di John Kennedy Toole che ha venduto oltre 15.000 copie in sei mesi) e con la previsione di chiudere il ‘98 – dichiara l’editore – a 1,7 miliardi di fatturato e rese al 17 %. In primavera è previsto l’esordio nel settore ragazzi.
MARINOTII. Dopo essere stato direttore generale di Mursia e quindi per dieci anni al timone dell’Egea, casa editrice legata all’Università Bocconi, Christian Marinotti si mette in proprio fondando Christian Marinotti Edizioni Srl. Quattro le linee del catalogo: filosofia, diritto, arte e varia. Dieci novità previste nel primo anno, distribuzione Messaggerie.
MESSAGGERIE LIBRI. L’azienda leader della distribuzione libraria acquista dal 1 o gennaio ‘98 il contratto integrale di distribuzione in libreria della DISNEY: uno «spazio» – per usare un termine del gergo distributivo – di circa 10 miliardi.
Dopo aver messo a regime il nuovo magazzino di Milano, completamente informatizzato, e quindi più veloce e produttivo, MeLi decide di chiudere quattro sedi: Bari e Palermo, che confluiranno su Napoli, e Torino e Genova, che faranno affidamento su Milano. Oltre al taglio dei costi, ci saranno vantaggi anche per gli editori, specie i piccoli, per i quali, non lavorando con grossi quantitativi di libri, la concentrazione dello stock diventa più facilmente gestibile.
Se il ‘98 significa per Messaggerie anche l’esplosione delle vendite SELLERIO e la presa in carico della sigla anche come promozione (visto che la casa editrice siciliana aveva tentato senza fortuna una propria rete autonoma), il ‘99 parte subito in salita. EINAUDI e tutte le sigle del gruppo Mondadori ancora distribuite da MeLi (ELECTA GALLIMARD, ALFA, LEONARDO ARTE, E.ELLE, EMME EDIZIONI, EINAUDI RAGAZZI) passano alla distribuzione Mondadori: una perdita che si farà sentire.
MINIMUM FAX. Decolla Minimum Fax, una delle piccole emergenti di questa annata. 22 novità e 180 milioni a prezzo di copertina nel ‘97, con una distribuzione regionale, la previsione di chiudere il ‘98 con un fatturato di 900 milioni circa e 34 novità. Oltre che alla buona scelta di titoli e all’intensa attività promozionale, la casa editrice di Marco Cassini e Daniele di Gennaro deve il suo successo a una maggiore visibilità, ottenuta passando da distributori regionali a PDE e alla rete promozionale PEA. Anche sulle piccole cifre un incremento di fatturato così strepitoso diventa significativo, ed è senz’ altro indice di come la casa editrice abbia trovato una sua immagine e un suo pubblico e, non ultimo, il riconoscimento dei librai. Fondamentali anche dinamismo, fantasia ed entusiasmo che i due giovanissimi editori infondono nel loro lavoro.
GRUPPO MONDADORI. Sempre in movimento, Mondadori è capace di rinnovarsi in continuazione e di prendere decisioni più velocemente degli altri. Il ‘97 si è chiuso bene per il gruppo: fatturato consolidato a 2.303 miliardi ( + 5 %) nel quale si evidenzia il settore libri (577 miliardi, + 5,5 %, con tutte le sigle del gruppo) e quello informatica e new media (57 miliardi, +14,5 %); calo del 3 %, invece, per la divisione periodici, che ha fatturato 1.090 miliardi.
Fin dal settembre del ‘97, quando venne nominato amministratore delegato, Maurizio Costa aveva un piano strategico ben chiaro per il triennio 1998-2000. Passato l’anno dedicato alla ristrutturazione, Costa vuole ora avere un quotidiano «coerente con una casa editrice che ha la leadership nei periodici», più alleanze nazionali e internazionali, meglio se joint venture e alleanze operative per singole linee di business e singoli mercati; continuare i piani di sviluppo all’estero, specie in Sud America; rafforzare l’editoria scolastica ed educativa in genere; aprire nuove librerie e negozi di informatica.
Nel ‘98 Mondadori centra praticamente tutti gli obiettivi; a febbraio annuncia di aver fermato il calo dei periodici e mette in cantiere rilanci, nuove testate e restyling; dopo il primo semestre torna l’utile anche per le testate di economia. Mondadori informatica prevede di chiudere il ‘98 con un fatturato di circa 80 miliardi (+ 30%); a giugno, questo ramo d’azienda sigla una joint venture (50,1 % Mondadori) con il colosso editoriale statunitense dell’information technology Ziff-Davis (1,2 miliardi di dollari nel ‘97) che gli permette di ampliare l’offerta di contenuti sia sulle riviste che sui siti Internet e rafforzare marketing e vendite. Negli stessi giorni Mondadori inaugura nel cuore di Milano il Multicenter Mon­dadori Informatica, punto vendita di tre piani fra i più grandi d’Europa. In ottobre, Segrate acquista la catena Gulliver, 60 librerie in franchising (14-15 miliardi), ramo d’azienda della OPPORTUNITY BOOKS di Salvatore Caimi al quale Mondadori ha ceduto il 100% del capitale sociale detenuto in STOCK LIBRI (grossista di metà prezzo). il piano strategico di Mon­dadori è quello di aprire un centinaio di altre librerie entro il 2000: oltre alle grandi librerie che già possiede a Roma, Milano e Genova, il piano prevede una diffusione capillare di medi e piccoli punti vendita (80-150 metri quadri) nel Nord e nel Centro, in medie città di provincia. La rete Gulliver è quindi solo l’inizio.
Infine a novembre, la Mondadori acquista, attraverso Elemond, il ramo d’azienda dedicato alla scolastica di Mursia, portando la sua quota di mercato attorno all’1 1 %, e realizza una joint-venture al 50% con Ber­telsmann, denominata Mondolibro (capitale sociale 2 miliardi), nella quale confluiscono i book club dei due editori.
Grosse novità anche nell’area libri divisa in quattro settori: Gabriella Ungarelli dirige varia, trade e paperback; Renata Colorni per letteratura italiana e straniera «alta» e i Meridiani; Massimo Turchetta a Oscar, Miti, Urania, Gialli e tascabili in generale; Marco Vigevani alla saggistica. Sopra a tutti, ovviamente, il direttore generale editoriale Gian Arturo Ferrari. Novità, o meglio aggiustamenti anche nella distribuzione: la formula «invii d’ufficio» è da perfezionare, tanto che il GRUPPO SAGGIATORE, distribuito da Mondadori, ha preferito tornare ai vecchi metodi; mentre Mondadori e altre sigle del gruppo hanno registrato un aumento delle rese e una diffusa insoddisfazione dei librai (i quali, però, non respingono il progetto in blocco). L’unica ad averne tratto effettivo vantaggio pare sia SPERLING & KUPFER: entrata in libreria con questo nuovo modello distributivo ha forse «forzato» le diffidenze dei librai e trovato un maggior pubblico.
PAROLE DI COTONE. Bel colpo per Marco Mottolese (già dirigente di Messaggerie Libri, Guanda e Longanesi) e per la socia Luisa Piccioni: la loro Parole di Cotone (5 miliardi di fatturato nel 1996, 12 nel 1997, nota per le magliette letterarie (dichiarano di venderne 400.000 l’anno) ha acquistato da Cronik Verlag (Bertelsmann) i diritti per Un giorno davvero speciale, collana di 366 volumetti dedicati ognuno a un giorno dell’anno. Lanciata a novembre 1997, break-even a quota 600.000, 200 milioni di investimento promozionale sui network radiofonici, testimoniai Gene Gnocchi, l’operazione ha dato ottimi risultati. Distribuiti su vari canali di vendita (inclusa la catena di videonoleggio Blockbuster), queste pubblicazioni da novembre ‘97 a luglio ‘98 i volumetti hanno venduto oltre un milione di copie. La casa editrice ha prodotto dal 1990, anno di nascita, tre milioni e mezzo di magliette letterarie e un milione e mezzo di magliette promozionali per specifici clienti.
PICCOLI EDITORI. Cresce la squadra di piccoli editori che fanno riferimento al gruppo Logica, costituitosi in primavera del ‘97 per abbattere i costi fissi e avviare una politica promozionale unitaria. Oggi ne fanno parte:
COSTA E NOLAN, THEORIAIVIGNOLA, TRANSEUROPA, IL LAVORO EDITORIALE, LEONCAVALLO LIBRI, MORETTI E VITALI, PEQUOD e, da febbraio, PIERO MANNI. Distribuzione PDE. Non pare che tutto questo spiegamento di mezzi e la costituzione di un inspiegabile catalogo comune abbia giovato alla visibilità e alla vendita delle varie sigle: Theoria è ormai solo l’ombra di quella che fu; Costa e Nolan insegue con alterne fortune il pubblico ristretto degli intellettuali alternativi; Transeuropa, nonostante l’ottimo lavoro di ricerca svolto in questi anni, è di fatto rimasta al palo.
Il ‘98 ha segnato anche il tramonto di CASTELVECCHI: ridotta visibilità in libreria, fuggi fuggi dei collaboratori, sensibile caduta della qualità dei testi. Il progetto di sfornare titoli sempre supertrendy non ha evidentemente retto, ma non è detto che le funamboliche capacità di auto­promozione di Alberto Castelvecchi non riescano a trovare denaro fresco e nuove idee per un rilancio della sigla. FAZI è ancora alla ricerca di un’identità che abbia un effettivo confronto con il mercato: visibilità conquistata – secondo il parere degli operatori – grazie a notevoli concessioni economiche ai librai e alle spalle coperte da capitali extra-editoriali che permettono alla piccola casa editrice pubblicità sui quotidiani e una produzione che non ha riscontro di pubblico. Rese alte nel ‘98.
Problematica anche la situazione di DONZELLI, editore che non è riuscito a prolungare i momenti di gloria conquistati qualche anno fa, che continua a pubblicare libri per un pubblico molto ristretto e non ha più saputo a infilare un best seller del calibro di Bobbio. Vedremo cosa riuscirà a fare la nuova promozione Vivalibri. Per adesso deve affrontare anche il problema di rese molto alte.
Tranquilla nella sua stabilità E/O, per la quale il ‘98 è stato un anno di piccolo cabotaggio (ha festeggiato i 100 titoli nei tascabili, segno di un catalogo maturo e di una certa importanza) e quindi, dati i tempi, di consolidamento. Tranquillo anche l’effervescente FANUCCI che stabilizza il fatturato e non perde un colpo su iniziative e promozione. ELÉUTHERA, infine, dopo anni faticosi, ha varato un piano di rilancio della sigla attraverso ristampe, nuove proposte e il necessario passaggio a un distributore nazionale: da settembre ‘98, lasciato Midilibri si è affidata a PDE.
FIEMME. 97miliardi di fatturato a prezzo di copertina dichiarati per il ‘97 ( +48 %), la più laica fra le case editrice religiose ha fatto parlare di sé per tutto il ‘98. Prima le polemiche per la scelta della Nestlé (macchiatasi, secondo alcuni, di una spregiudicata politica commerciale a danno dei bambini nei paesi del terzo mondo) come sponsor per la tradizionale Super­megafesta che promuove la collana di letteratura per ragazzi Il Battello a Vapore: un’operazione di marketing centrata su una «merenda gratis con la scuola in libreria» (oltre 13 milioni di inviti) giudicata ingiustamente aggressiva e spericolata. Poi è stata la volta di un’altra massiccia operazione di marketing (fra i 3 e i 4 miliardi di investimento) per il lancio del primo libro di Alexandra Marinina: 15 giorni di spot su Rai, Mediaset e Telemontecarlo, un recall fino a fine giugno sulle radio Rai, la top model Natasha Stefanenko come testimoniai, 270.000 copie di prima tiratura per Il padrone della città, primo di 14 titoli tutti già acquistati dalla casa editrice. L’operazione, a detta di molti librai, è stata ben sotto le aspettative; non certo per la strategia di marketing, quanto per la sostanziale «mancanza del prodotto»: la scrittrice russa, insomma, non è stata apprezzata in Italia, nonostante i successi all’estero. Dopo una fugace comparsa in classifica (a un mese dall’esordio era già fuori dalla top ten), risulta solo al 63esimo posto della classifica AdHoc. Maria Giulia Castagnone, ex Ana­basi ed ex Marsilio, cooptata dalla Piemme come editor capo di narrativa e saggistica, dovrà risolvere come smaltire i 13 titoli rimasti, un paio dei quali già pubblicati nel ‘98. Non è finita qui per la casa editrice di Casale Monferrato: a fine agosto la Chiesa si lancia contro Anthony De Mello (morto nel 1987), autore di vari best seller pubblicati da Piemme, definendo uno degli ultimi titoli «incompatibile con la fede cattolica». Presto fatto, Piemme riporta la nota del Cardinale Ratzinger in copertina e diventa tutta pubblicità per un libro in cui è veramente difficile sentire odor di zolfo. Comunque vada, sarà un successo.
RCS LIBRI. Concluso il processo di risanamento, la divisione libri chiude il ‘97 con 318 miliardi (+8,6 %) di ricavi consolidati, un fatturato netto di 139,6 miliardi (+9,6 %), un risultato operativo ancora negativo ma in forte recupero rispetto al 1996, «una contrazione del livello delle rese non così significativa quanto quella registrata negli anni precedenti», nonostante una maggior cautela nella valutazione delle tirature. La semestrale del ‘98 si chiude con 69,9 miliardi di fatturato pari a una crescita del 3, 7% ; crescita attribuita in buona parte alla distribuzione dei libri Adelphi e a una serie di iniziative nel canale edicola. Rese in crescita.
Dati a parte, non sono poche le novità da segnalare per il ‘98: l’acquisto del 100% del Gruppo TRAMONTANA, gruppo da 35-40 miliardi, molto forte nelle scuole medie superiori, porta RCS Libri a una quota di mercato prossima al 18% nel settore della scolastica, insidiando la leadership di ZANICHELLI; inoltre ETAS, SANSONI, NUOVA ITALIA e la produzione di saggistica di FABBRI E BOMPIANI sono ora gestite da una rete promozionale autonoma. Potenziamento della scolastica anche attraverso l’accordo tra FABBRI e DISNEY per diverse nuove collane per la scuola elementare. Infine, l’arrivo di Cesare Romiti alla presidenza della RCS Editori (con Ronchey che lascia il posto, ma resta nel consiglio di amministrazione di RCS Libri) dovrebbe portare denaro, alleanze nazionali e internazionali, e quindi nuovi progetti: Romiti non ha fatto mistero di puntare su radio e TV (per l’antitrust, RCS potrebbe acquistare una sola rete televisiva o una sola rete radiofonica, indipendentemente dal fatturato) ma anche su multimedialità e Internet per allargare le attività del gruppo.
Volti nuovi anche nel consiglio di amministrazione RCS Libri: Giorgio Drago, Giancarlo Bigliazzi (dirigenti Hdp) e Federico Codignola (presidente della Nuova Italia), prendono il posto di Alberto Donati e Gianni D’Angelo. Inoltre scambio di poltrone fra il direttore della divisione libri Marco Pittini e Giulio Lattanzi proveniente dai fascicoli. Fra gli editoriali Evaldo Violo lascia la BUR (ma resta come consulente) e arriva da Mondadori Andrea Cane, editor «a tutto campo».
RUSCONI. Fra mezze frasi, quasi certezze e smentite repentine, la vendita del Gruppo Rusconi (in blocco o in parte è da vedere), tornato all’utile nel ‘97 (360,5 miliardi di fatturato, 1,1 miliardi di utile prima delle imposte) ha occupato speso le cronache editoriali dell’annata. A novembre, Alberto Rusconi, presidente e amministratore delegato, conferma trattative in corso con parecchie aziende, ma soprattutto con HACHETTE e MONDADORI (che rischia però di superare il tetto concesso a un singolo operatore – in questo caso Fininvest – per la raccolta pubblicitaria). TI problema è il prezzo, giudicato troppo alto: alcune fonti sostengono che Rusconi valuti l’azienda – il settore libri e soprattutto le 16 testate di riviste (complessivamente 800 dipendenti) – con una cifra quasi uguale al volume d’affari, intorno ai 3 50 miliardi. Hachette aveva rilevato due anni fa il 50% della Rotocalcografica Italiana, la società poligrafica del gruppo, ed è forse la candidata numero uno all’acquisto.
SELLERIO. Dopo an opachi, polemiche per i finanziamenti della Regione Sicilia, una vera montagna di debiti, Sellerio quadruplica il fatturato – dovrebbe chiudere il ‘98 intorno ai 15 miliardi – e riconquista la fiducia dei librai. n merito, va da sé, è quasi tutto di Camilleri che è riuscito ad avere fino a sei titoli in classifica e – all’inizio di novembre – ne aveva ancora quattro nella narrativa italiana. Ma l’effetto Camilleri ha prodotto una reazione a catena che ha rimesso in circolazione anche i titoli di Lucarelli e di Tabucchi; ha dato visibilità a nuovi autori come Piazzesi e Penelope Fitzgerald e mosso buona parte del catalogo. Ci auguriamo che serva per dare sprint e idee al ‘99.
STUDIO TESI. La casa editrice di Pordenone è stata acquistata in settembre, per 225 milioni (unica offerta d’asta), dalle Edizioni Mediterranee di Roma, specializzate in esoterismo e medicina e senz’altro ideologicamente lontane dal catalogo della neo acquisita.
TEA. Unica casa editrice italiana di soli tascabili, nata da una joint-ven­ture al 50% fra Utet e Longanesi, ha festeggiato i dieci anni di attività con 27 miliardi di fatturato a prezzo di copertina e un catalogo con oltre mille titoli. Stefano Res sostituisce il direttore editoriale Renzo Guidieri che torna a Torino per occuparsi di Utet Libreria.
TOURING. Giancarlo Lunati è stato confermato per la terza volta alla guida del Touring, la prima associazione privata d’Italia ( 130 miliardi di fatturato nel ‘97, oltre mezzo milione di soci). Eppure c’è baruffa in famiglia: nel ‘97 quattro consiglieri di amministrazione si erano dimessi perché consideravano troppo commerciale l’indirizzo dato da Lunati al TCI; nel giugno ‘98 si sono dimessi anche due consiglieri mentre altri minacciano di seguirli. Se il TCI non sembra navigare in cattive acque (prevede per il ‘98 135 miliardi di fatturato) non si può dire lo stesso per le controllate, fra le quali Touring Editore, in rosso di un miliardo. Normale decorso del risanamento, giustificano al Club. Staremo a vedere. TRECCANI. Dopo la crisi degli scorsi anni la Treccani torna all’utile: 150 miliardi di fatturato e 2,2 miliardi di utile netto nel ‘97. Nuove appendici alle sue opere, nuova edizione del dizionario, comprensivo di CD-ROM, oltre 611.000 volumi venduti. Nel ‘98, il concretizzarsi di molti progetti avviati con IBM per ampliare ulteriormente la nuova linea multimediale. Un risultato positivo, tenendo conto che quello delle grandi opere è il settore che sta registrando le flessioni più consistenti.
TREVES. Non contento di aver partecipato alla cordata per far rinascere la BIETII, Valerio Riva, giornalista con un lungo passato editoriale (con il sostegno di Vittorio Feltri, Alberto Rusconi e Giampiero Cantoni) ha ridato vita a un marchio prestigioso e antico come quello dei Fratelli Tre­ves Editori. Fondata nel 1861, con un catalogo che vantava Verga, De Amicis, Fogazzaro, Stecchetti, Saba e Ungaretti, la casa editrice è già in difficoltà nel 1916 con la morte di Emilio Treves. Nel 1926 si fuse con la Bestetti e Tumminelli, TUMMINELLI nel 1933 venne ricostruita ma fu costretta all’inattività nel ‘38 dalle leggi razziali fasciste; venne infine venduta a Garzanti, che lasciò cadere il marchio. Un breve passaggio da Napoli, poi un lungo parcheggio presso Pier Paolo Benedetto, l’editore di STUDIO TESI, anch’essa ceduta di recente. Riva ha rilevato il marchio e ha subito messo in cantiere (ottobre ‘98) vari titoli fra i quali L’affare Zivago, scritto di suo pugno e il già chiacchierato Mussolini giornalista di Vittorio Feltri.
UTET. Se nel ‘97 la family company più sconvolta dalle vicende societarie è stata DE AGOSTINI, quest’anno potrebbe essere, anche se in misura minore, la Utet. All’inizio di ottobre alcuni giornali avevano dato già per avvenuta la cessione del 35% della società alla IMI, banca romana che ha fatto notizia per la fusione con l’Istituto bancario San Paolo. L’Utet però (ottobre) conferma solo trattative in corso, precisando che si tratta di «azionisti di minoranza che non hanno cariche operative aziendali». Il caso di oggi ha caratteristiche piuttosto differenti da un’analoga vicenda di qualche anno fa, quando un po’ di dissapori contrapposero la famiglia Merlini al duo Bertini-Goria Gatti, che riuscì a coagulare parecchi altri soci minori su una proposta di vendita della Utet al gruppo WOLTERS KLUVER, poi svanita. Se gli aspiranti venditori sono più o meno gli stessi (spinti oggi più dall’età e da un genuino disinteresse per l’editoria), differente è la posizione di Giovanni Merlini che non solo è presidente della Utet, ma anche della Fondazione Sanpaolo, ente che detiene il 20% della banca torinese (pacchetto di maggioranza relativa) e che a sua volta dovrà sancire il definitivo matrimonio con l’IMI.
Sia come sia, l’Utet rimane il quarto gruppo editoriale italiano con i Merlini saldamente sul ponte di comando: l’ultimo bilancio (31.3 .98) ha registrato un utile netto consolidato di 5,7 miliardi (+ 147%) contro i 2,3 del­l’ anno precedente. L’editrice torinese dichiara un fatturato globale di 296 miliardi (+ 30%); utile netto passato dai 4 miliardi del biennio 96-97 ai 6 miliardi del biennio ‘97 -98. Petrini, società, della holding specializzata in scolastica, ha inoltre rilevato la gestione della D’ADAMO EDITORE (dicembre ‘97) e ha un contratto per acquisire in seguito la società la cui attività è in regime di concordato preventivo. A luglio rileva, inoltre, la scolastica. Da ottobre, il direttore commerciale è Roberto Ripani.
VIVALIBRl, PDE E PROMEDI. Nasce a gennaio ‘98 Vivalibri, nuova rete di promozione plurimandataria, frutto di un’idea di Pietro d’Amore, direttore commerciale di Donzelli, e del fatturato di Carocci, senza il quale la rete non potrebbe esistere. Insieme a Donzelli e Carocci, si affidano a Vi­valibri FAZI, e, in seguito, MELTEMI, ARCHINTO e VAGLIANO. L’operazione non è delle più facili, perché richiede un lavoro accurato su cataloghi di saggistica o di letteratura non certo per il grande pubblico; e, infatti, non esiste altro modo che non sia il ricorso al promotore per far entrare questi titoli in libreria. La distribuzione resta PDE, che dichiara di aver quintuplicato il proprio giro d’affari nei suoi dieci anni di vita e di non riuscire a far fronte alle richieste di editori che vogliono essere distribuiti. Tempi duri invece per PROMEDI: abbandonata da Feltrinelli (che ha costituito una rete autonoma) è stata costretta a chiudere la sua seconda rete che promuoveva MUZZIO, ARCANA e MEB, ora tornati alla prima rete dove rimangono BOLLATI, IL MULINO, EDT e INSTAR.

I premi e i premiati 1998
ACERBI. Ljudmila Ulickaja, Sonja, E/0.
ALASSIO. Francesco Biamonti, Le parole, la notte, Einaudi.
ANTICO FATTORE. Seamus Deane, Le parole della notte, Feltrinelli. BAGUTTA. Giovanni Raboni, Tutte le poesie (1 951-1993), Garzanti. BANCARELLA (1997). Giampaolo Pansa, I nostri giorni proibiti, Sperling& Kupfer; Luis Sepulveda, Frontiera scomparsa, Guanda. BANCARELLA (1998). Paco Ignacio Taibo II, Senza perdere la tenerezza, il Saggiatore.
BATTELLO A VAPORE – Città di Verbania. Pierdomenico Beccalario (pseudonimo Anson Labik), La strada del guerriero, Piemme. BERTO (per un’opera prima di narrativa). Helena Janeczek, Lezioni di tenebra, Mondadori.
CALVINO. Paola Biocca, Deliberata ambiguità, in attesa di pubblicazione. CAMPIELLO. Cesare De Marchi, Il talento, Feltrinelli.
Sezione Giovani: Valentina Brunettin, L’Antibo, in attesa di pubblicazione. COMISSO. Sezione letteratura di viaggio: Stefano Malatesta, Il Cammello Battriano, Neri Pozza; sezione narrativa: Cesare De Marchi, Il talento, Feltrinelli; sezione biografia: Olivier Todd, Albert Camus: una vita, Bompiani.
GRINZANE CAVOUR. Narrativa italiana: Daniele Del Giudice, Mania, Ei­naudi; Silvana La Spina, I: amante del paradiso, Mondadori; Alessandro Tamburini, L’onore delle armi; Bompiani; Narrativa straniera: Yu Hua, Vivere ‘, Donzelli; Candia McWilliam, Terra di confine, Bollati Boringhieri; Ismail Kadaré, La piramide, Longa­nesi. Sezione Giovane autore esordiente: Lorenzo Pavolini, Senza rivoluzione, Giunti. Sezione saggistica d’autore: Giuliano Baioni, Il giovane Goethe, Einaudi. Sezione internazionale. «Una vita per la letteratura»: Jean Starobinski. Premio per la traduzione: Luca Canali.
MONDELLO. Carlo Ginzburg, Occhiacci di legno, Feltrinelli; Philippe J Acottet, Alla luce d’inverno, Marcos y Marcos; Javier Marias, Domani nella battaglia pensa a me, Einaudi; Alba Donati, La Repubblica contadina, City Lights; Pietro Marchesini, per la traduzione di Vista con granello di sabbia di Wislawa Szymborska, Adelphi.
NONINO. Sezione «Maestro italiano del nostro tempo»: Fosco Maraini. Sezione maestro del nostro tempo: René Girard. Sezione autore straniero: Amin Maalouf.
NONINO PER SALISBURGO. Cristophe Bataille, Il signore del tempo, Einaudi.
PALAZZO DEL BOSCO. Lalla Romano, In vacanza con il buon samaritano, Einaudi.
PEN CLUB. Francesco Biamonti, Le parole, la notte, Einaudi.
PREMI NAZIONALI PER LA TRADUZIONE. Serena Vitale (letteratura russa e ceca di Otto e Novecento); Allen Mandelbaum (per la traduzione in americano di poeti italiani classici e moderni); casa editrice Moby Dick (per aver proposto da anni autori provenienti da aree culturali poco frequentate); casa editrice Allia (per aver diffuso in Francia opere significative della nostra produzione classica e contemporanea).
STREGA. Enzo Siciliano, I bei momenti, Mondadori.
VIAREGGIO. Per la narrativa: Giorgio Pressburger, La neve e la colpa, Ei­naudi; per la saggistica: Carlo Ginzburg, Occhiacci di legno, Fel­trinelli; per la poesia: Michele Sovente, Cumae, Marsilio.
VITTORINI. Amin Maalouf, Scali di Levante, Bompiani.
ZERILLI-MARIMÒ PRIZE FOR ITALIAN FICTION (promosso dalla N.Y. Uni­versity e dalla Fondazione Bellonci). Gianni Celati, Avventure in Africa, Feltrinelli, 1998. LIBRI, INDAGINI E RAPPORTI SULLA CULTURA LIBRARIA

I libri
Andare in biblioteca, a cura di Paolo Messina, Il Mulino, 1998.
Con i libri, di Maurizio Bettini, Einaudi, 1998.
Leggere, leggersi, di Franco Ferrarotti, Donzelli, 1998.
Libri-lettori-società, di Franco Ferrarotti, Liguori, 1998.
L’oggetto libro ‘97. Arte della stampa, mercato e collezionismo, Edizioni Sylvestre Bonnard, 1997.
L’opera imminente, di Paolo Mauri, Einaudi, 1998.
Nessuna passione spenta. Saggi 1978-1996, di George Steiner, Garzanti, 1997.
Finocchio & C, di Vittorio Spinazzola, il Saggiatore, 1997.
La ricezione, di Alberto Cadioli, Laterza, 1998.
Ricerche bibliografiche in Internet, di Fabio Metitieri e Riccardo Ridi,Apogeo, 1998.
Scrittura creativa, a cura di Laura Lepri (Quaderni di Panta), Bompiani,1998. Contiene un’indagine statistica e motivazionale dei frequentatori delle scuole di scrittura creativa italiane.
Storia dell’editoria nell’Italia contemporanea, a cura di Gabriele Turi,Giunti, 1997.
Una storia della lettura, di Alberto Manguel, Mondadori, 1997.

Repertori
Guida all’Italia del libro, ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Ufficio Centrale per i Beni Librari, supplemento n. / di «Quaderni di Libri e riviste d’Italia», Istituto Poligrafico dello Stato, 1998.
International Literary Market Piace, a cura di R. R. Bowker, 1998. Per informazioni: www.literarymarketplace.com oppure sales@ie-online.it; è disponibile anche in CD-ROM.
Indagini; rapporti; statisticheAncora nel tunnel. Rapporto sull’editoria libraria italiana, di Giovanni Pe­resson. Reperibile sul sito www.aie.it. e, in inglese, sul numero speciale del «Giornale della Libreria» distribuito alla Frankfurter Buchmesse 1998.
Commercio elettronico; prezzi e impatto sui consumatori di tre prodotti: libri; compact-disc e software, OCSE, 1998. Reperibile sul sito: ww.oecd.org.dsti/stilit/prod/ie98-4.htm. I lettori di libri in Italia. Comportamenti e atteggiamenti degli italiani nei confronti della lettura, a cura di Saverio Gazzelloni, ISTAT, 1998.
Il computer sul banco. Primo rapporto sull’informatizzazione della didattica nella scuola italiana, «Quaderno dell’Ufficio Studi Aie» n. 78, AIE, 1998.
Il libro nelle regioni d’Europa, indagine realizzata dalla regione Langue­doc – Roussillon – Centre Régional des Lettres nell’ambito del programma europeo Pacte.
Il processare e il professore, indagine sull’hardware nelle scuole a cura di Giovanni Peresson, «Giornale della Libreria» 5, 1998 e www.aie.it.
Indagine Grinzane Cavour-Abacus, sulle abitudini di lettura dei giovani di 14-20 anni di cinque paesi europei: Italia, Francia, Lussemburgo, Spagna e Portogallo, Grinzane Cavour, 1998.
Indagine sulle biblioteche scolastiche, a cura della Biblioteca di documentazione pedagogica di Firenze, «Giornale della Libreria» 7-8, 1998 e sul sito ww.bdp.it.
Giovani verso il Duemila, indagine dello lard a cura di C. Buzzi, A. Cavalli, A. De Lillo, Il Mulino, 1997.
La nuova economia del libro. I: editoria elettronica e le professioni del libro, a cura di Matilde Marandola e Pierfrancesco Attanasio, «Quaderni di libri e riviste d’Italia» n. 39, ministero per i Beni Culturali e Ambientali – Divisione Editoria, Istituto Poligrafico dello Stato, 1998.
La produzione libraria nel 1997. Dati provvisori, a cura di A. Barbetti, R. Neri, M.L. Ragionieri, ISTAT, 1998. I dati di questa pubblicazione si riferiscono al 70% degli editori e al 90% della produzione libraria. I dati definitivi saranno pubblicati sull’Annuario di Statistiche Culturali 1997, ISTAT, in preparazione [ottobre 1998].
Letteratura per ragazzi in Italia. Rapporto annuale 1998. Contiene «La biblioteca per ragazzi in Italia», indagine Doxa-Piemme-Comune di Verbania 1998. Piemme, 1998.
L’export e l’import librario italiano, di Giovanni Peresson, «Newsletter» n. 1 dell’Aie Ufficio Studi, Aie, 1998. Tabelle più estese e particolareggiate su ww.aie.it/ufficio studi.
Massmedia, lettura e linguaggio, ISTAT, 1998.
Rapporto 1997 sullo stato dell’editoria libraria in Italia, di Giuliano Vigini, in Catalogo degli editori italiani 1998, Editrice Bibliografica, 1998. Report an Italian Publishing, a cura dell’Associazione Italiana Editori, 1998.