I pareri di lettura, destinati come è noto alla sola circolazione interna (cfr. QB3 e descrizione serie), si sono rivelati di importanza cruciale per orientarsi nel multiforme lavoro editoriale di Tedeschi: attraverso i suoi giudizi è stato infatti possibile riportare alla luce preferenze e idiosincrasie, entusiasmi non effimeri e stroncature senza appello.
A fronte di un interesse costante, ma sempre attento e circostanziato, per la letteratura inglese di genere, Tedeschi mostra nella maggioranza dei casi di non amare la giallistica di altra provenienza, in particolare quella in lingua francese, e di avallare con qualche significativa riserva la produzione statunitense (non pubblicò mai Spillane perché a suo giudizio troppo esplicito e violento, né Ian Fleming, autore molto popolare grazie alle riduzioni cinematografiche tratte dai racconti che avevano come protagonista l’agente 007).
A titolo esemplificativo si è operata una scelta di pareri reperiti nella sezione Segreteria editoriale estero dell’archivio storico della casa editrice Mondadori. I documenti appartengono alla serie Pareri di lettura, articolata in sei sottoserie (i Giudizi favorevoli anni Trenta, i Giudizi favorevoli 1946-49, i Giudizi sulla collana “Romanzi della Palma”, i Giudizi negativi 1932-1947, i Giudizi negativi 1945-1950, i Giudizi negativi 1946-47), e all’ultimo versamento, del quale si è appena concluso il riordino e l’inventariazione.
Si è scelto di non pubblicare esclusivamente i pareri di Tedeschi, ma di dar conto, seppure schematicamente, della qualità del lavoro editoriale svolto nella redazione dei gialli: ogni testo veniva infatti sottoposto a più letture e a più livelli di giudizio, riservando al direttore la decisione finale. È da notare inoltre che sia i lettori, sia Tedeschi, avevano ben presente l’articolazione delle collane mondadoriane e le possibili destinazioni delle opere: a questo proposito sono indicativi non solo i suggerimenti sulla collocazione dei testi, ma anche, nell’esempio qui proposto, l’interazione tra Tedeschi e Vittorini su Des gens sans importance di Serge Groussard (1956), una traccia significativa di una riflessione più ampia sulla mediazione editoriale e sulle politiche commerciali poste in essere nell’ambito di una grande casa editrice.


Leggendo tra le righe dei pareri e dei giudizi editoriali di Tedeschi ci si imbatte a volte in considerazioni più generali sulle modalità di selezione dei testi e sull’opportunità di andare oltre il gusto personale calandosi nei panni del lettore. Mentre l’accoglimento senza riserve di The big sleep di Chandler dimostra la sensibilità culturale di Tedeschi (si auspica un accordo con l’agente “per non dover rinunciare al romanzo”), in questo come negli altri pareri, insieme a qualche malumore per un ruolo che forse non gli viene ancora pienamente riconosciuto (“la Casa continua, anche quando non vi è costretta, a fare acquisti al buio, senza consultarmi”), emergono con chiarezza le prerogative del direttore di collana, che sulla base dell’esperienza e della competenza personale si riserva l’ultima parola. Sembra indicativo al riguardo il giudizio di seconda lettura su Esprit de corpse di Frank Kane (1966), nel quale, oltre a ricordare che “non viene mai proposto l’acquisto di un giallo che io non abbia letto accuratamente”, chiarisce i meccanismi di selezione dei testi, che possono rivelarsi antitetici ai pareri dei consulenti.


Erle Stanley Gardner, creatore dell’avvocato Perry Mason, rappresenta uno di quegli autori sicuri che garantiscono una riposta costante da parte del pubblico dei gialli. La serialità della scrittura espone Gardner a dare alle stampe alcuni romanzi meno riusciti, come non mancano di far notare le lettrici. Ancora una volta, tuttavia, Tedeschi non solo attenua le riserve proponendo il ricorso alla abituale “sfrondatina” redazionale, ma richiama l’attenzione sulla diversità in alcuni casi inconciliabile tra una lettura professionale e disincantata (gli “occhi troppo esperti”) e il diletto che il grande pubblico, sempre più affezionato al personaggio, continua a provare leggendo i romanzi di Gardner.


Perché si rifiuta un testo? Una prima parziale risposta attenua la perentorietà della domanda: un rifiuto può non essere definitivo, e la stessa persona può, nel tempo, convertirlo in un giudizio positivo. Non è possibile fornire in questa sede una rassegna completa delle motivazioni di un parere negativo, che attengono alla sfera contenutistica (il valore del testo), commerciale (la previsione di vendita), censorio. Negli anni cinquanta/sessanta le preoccupazioni per la “moralità” dei testi sono molto vive e presenti nei pareri dei lettori comunemente utilizzati da Tedeschi (Omboni, Felicioni, Schlumper, Grimaldi) e in Tedeschi stesso. Molte opere sono emendate e ampiamente riscritte: il dissidio tra la necessità di preservare l’integrità di un testo di cui si riconosce il valore letterario e l’inopportunità di sfidare la censura è particolarmente evidente nelle considerazioni svolte dalla Omboni nel parere su My gun is quick di Spillane (i cui romanzi sono definiti da Gian Franco Orsi “a fortissime tinte, violenti, scabrosi, dove fa la parte del leone Mike Hammer, l’uomo dalla pistola facile, il più duro, cinico e amorale tra tutti gli investigatori che siano stati inventati”), mentre è più sul piano dei contenuti che le riserve di Laura Grimaldi su Fleming vengono accolte da Tedeschi quando avalla con un “no” il parere su Goldfinger. Si richiama in ultimo l’attenzione sulla nota di pugno di Vittorini apposta sulla lettura di Groussard effettuata da Tedeschi: il dilemma dei romanzi da cui venivano tratte pellicole cinematografiche si presenta più volte in redazione, ma viene in questo caso risolto “statisticamente”. Scrive infatti tra l’altro Vittorini: “[…] vorrei ricordare che dei films francesi solo un dieci per cento viene proiettato sugli schermi italiani. Dovremmo pubblicare un cattivo romanzo per la probabilità che il film tratto da esso rientri nel dieci per cento”?