La linea programmatica e la nascita della rivista «Paragone» si possono perfettamente riassumere nella lettera inedita inviata nel novembre 1949 all’amica Alba De Céspedes: «La rivista dovrebbe uscire ogni due mesi, avendo comune il titolo (“Paragone”) con una rivista di critica figurativa diretta da Longhi. I numeri, insomma, sarebbero alternati, uno al mese (un mese di arte, un mese di letteratura). La rivista letteraria comprende saggi, notizie, recensioni, lettere dalla Francia, dall’Inghilterra, dalla Germania etc. Inoltre una parte antologica di pagine di prosa e di poesia […] scritta e inedita, antiche e moderne, legate o meno nel testo critico. La misura e le dimensioni: pressappoco quelle di Horizon. […] cercherò che la critica sia la più limpida, la più semplice, la più accostabili a un pubblico colto, ma non necessariamente specializzato». Numerosi i dettagli che emergono dalla missiva: inannanzitutto l’alternanza di un numero d’arte e uno letterario, diretti rispettivamente da Longhi e Banti parallelamente ad un comitato di redazione che per il numero letterario sarà composto da Attilio Bertolucci, Piero Bigongiari, Carlo Emilio Gadda e Adelia Noferi ai quali si aggiungeranno, poco dopo, Giorgio Bassani e Giorgio Zampa. La volontà di farsi affiancare da un gruppo nutrito di intellettuali del tempo, risponde alla scelta consapevole di dare spazio e voce alle nuove tendenze letterarie.
L’impegno che emerge è un piano abbastanza preciso sia dal punto di vista teorico che pratico: una critica limpida e asciutta, lontana da pregiudizi e ideologie aperta anche a stimoli dall’estero; un insieme di recensioni, saggi e lettere che forniscano materiale di prima mano con spunti nuovi; una veste editoriale vicina a quella di Horizon, rivista nata nel 1940 dalla mente del Cyril Connolly, giornalista, scrittore e critico inglese.
Anna Banti sarà totalmente presa dalla rivista, tanto da occuparsi in prima persona della sua diffusione e pubblicità per sentirsi immersa in un lavoro nuovo che la porterà ad intensi scambi critici ed interazioni con il mondo esterno.
Nel novembre del 1964 l’autrice esprime ad Alberto Mondadori l’intenzione della Rizzoli di recedere dal contratto per la pubblicazione della rivista: il passaggio al nuovo editore comporterà però una serie di variazioni strutturali e organizzative volute da Alberto, specialmente in relazione alla collegialità delle scelte operate dall’intera redazione. Questa direzione sarà caratterizzata da una serie di dissapori anche a causa della tripartizione redazionale tra Milano, Firenze e Roma. Il gruppo milanese sarà quello ben presto in conflitto con i Longhi proprio in relazione alla direzione della rivista che resterà, di fatto, sotto la responsabilità di Anna Banti.
Intento della serie mondadoriana, espresso nell’editoriale dell’aprile 1965, è quello di ampliare la propria visuale verso “studi specializzati” per i quali era già stato palesato un certo interesse. Chiaro il riferimento alla presenza, nella compagine redazionale, dei due filologi della scuola pavese: Maria Corti e Cesare Segre, poi allontanati perché direttori di una nuova rivista «Strumenti critici», che sembrerà alla Banti troppo vicina alle finalità paragoniane.
Le sorti di «Paragone» proseguiranno al di là della fine dell’impegno mondadoriano consentendo ad Anna Banti di rimanere direttrice unica della rivista anche in seguito alla morte di Roberto Longhi nel 1970 e sino alla sua stessa dipartita.

 

Il lavoro di «Paragone» vede la scrittrice impegnata su tutti i fronti, non solo in merito alla selezione degli articoli da inserire, ma anche nella continua diffusione e pubblicità della rivista.


Con il passaggio di «Paragone» alla Mondadori i Longhi saranno impegnati in alcuni cambiamenti strutturali della rivista: non più uniche figure decisionali, saranno affiancati da una comitato redazionale che vedrà anche l’intervento di nomi affermati della critica come Dante Isella, Cesare Segre e Maria Corti.


A causa di una serie di vicende interne alla rivista, la triplice redazione viene sciolta e unico riferimento torna ad essere la sede fiorentina; l’allontanamento del gruppo milanese creato da Mondadori in funzione di controllo e una perdita di 25 milioni di lire registrata nel solo anno 1965-66 avvicinano sempre più la recessione del contratto.