Fondazione Mondadori conserva dal 2005per volontà degli Eredi Rosa, l’archivio e la biblioteca di questa coraggiosa casa editrice che operò a Milano principalmente tra il 1943 e il 1947. Si tratta di un piccolo fondo, straordinariamente ben conservato nonostante i bombardamenti di quegli anni, che ha permesso di raccontare, nel volume Un sogno editoriale: Rosa e Ballo nella Milano degli anni ’40 a cura di Stella Casiraghi (Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori, 2006), una storia «di uomini, idee, progetti realizzati o anche solo sognati», come scriveva in quell’occasione Sergio Escobar. Una storia, si diceva, tanto poco nota quanto affascinante, come spesso accade per le testimonianze della troppo spesso dimenticata anima editoriale di Milano.

Protagonisti di questa storia l’imprenditore Achille Rosa e il suo collaboratore alla Filati Serici e Affini Ferdinando Ballo: costretti a chiudere la ditta a causa degli eventi bellici di quegli anni, i due progettarono una casa editrice «mossa da uno spirito non fazioso ma vivamente e audacemente liberale, anzi meglio liberal socialista», che, come ricorda Oliviero Ponte di Pino, muoveva i suoi primi passi in una Milano che si apprestava a diventare «la più moderna città italiana, il cuore pulsante della ricostruzione e del futuro boom economico».

Una Milano che torna in tanti luoghi di questa storia: via Fiori Oscuri, via Filangieri, via Quintino Sella (le sedi della casa editrice quando non fu costretta a trasferirsi a Treviglio per sfuggire ai bombardamenti), ma anche il caffè in piazza Filodrammatici, la Galleria Bardi in via Solferino o il Milione in via Manzoni.

Una casa editrice che fin dall’inizio poteva contare su una rete di intellettuali che cercavano nel lavoro culturale un modo per guardare oltre i disastri della guerra che costringeva molti a sfollare nelle campagne.

Una casa editrice dal programma «immediatamente poliedrico», come lo definisce Anna Modena, che intendeva, scriveva Ballo a Carlo Levi, «superare la cultura specializzata, tecnicizzata per ricercare il senso di un’unità che raccolga tutti gli aspetti della cultura» con un catalogo aperto a musica, teatro, letteratura, storia, filosofia.

Una casa editrice che, a differenza delle altre nate in quel periodo, poteva contare, grazie alla generosità di Achille Rosa, su una buona solidità economica che le consentirà di sopravvivere alle difficoltà di quegli anni.