Letture per le orecchie

Benvenuti nel mondo degli audiolibri, nei quali il lettore non è chi consuma il contenuto ma chi lo recita a favore del consumatore. Una nuova esperienza di lettura, abilitata dall’economia delle piattaforme e dalla tecnologia dello streaming, che sta dando la scossa al mercato editoriale.
 
«Avete mai ascoltato Sulla strada di Jack Kerouac?» La domanda – che Francesco Costa formula in un passaggio del suo bel reportage Un viaggio in California, ottavo episodio della serie Da Costa a Costa – rischia di risultare straniante per la scelta del verbo. Non ci viene chiesto, infatti, se abbiamo letto il romanzo-culto della Beat generation. Si vuole sapere se lo abbiamo ascoltato. Il punto è che Costa, brillante giornalista con la passione per gli Stati Uniti e vicedirettore del «Post», non si si sta rivolgendo, in senso proprio, a dei lettori. La scelta del verbo è coerente con il formato dell’inchiesta. Un viaggio in California è infatti un audiolibro: un racconto di 42 minuti, affidato alla voce dello stesso autore. Tutta la serie è prodotta da Piano P ed è disponibile in streaming o podcast per gli abbonati della piattaforma Storytel, oltre che su iTunes e Spreaker. Benvenuti nel mondo degli audiolibri, nei quali il lettore non è chi consuma il contenuto ma chi lo recita a favore del consumatore. Benvenuti nel mondo dei libri che si ascoltano, insomma. Come Sulla strada.
Che l’audiolibro goda di notevole fortuna, ormai da alcuni anni, è indiscutibile. Ciò sembra dipendere dalla possibilità di realizzare con esso un’esperienza di lettura diversa da quella tradizionale: un’esperienza per certi versi più coerente con il contesto di consumo attuale. Ci sono in particolare due elementi, fra loro collegati, che concorrono a determinare tale successo. Da un lato l’audiolibro ammette una relazione con il testo non esclusiva. Mentre lo si ascolta, si può fare altro. Questa circostanza appare vantaggiosa per il lettore-ascoltatore contemporaneo. Come suggerisce Audible ai suoi abbonati, gli audiobook sono da «ascoltare mentre viaggi, mentre fai sport, quando vuoi rilassarti a casa o […] con i tuoi cari». Il secondo elemento è rappresentato dalla possibilità di aumentare, attraverso l’audiolibro, la quantità di titoli consumabili. La smania del lettore estensivo trova in tal senso una nuova canalizzazione.
In realtà gli scenari di fruizione dell’audiolibro suggeriti da Audible corrispondono a stili di ascolto distinti. Da un lato è una questione di gusti e abitudini: c’è chi ama ascoltare mentre si muove o ha le mani impegnate, chi viceversa preferisce rilassarsi e concentrarsi nell’ascolto. Dall’altro lato a ciascuno può essere richiesto di assumere un atteggiamento di volta in volta diverso, in funzione del contesto. Nella guida alle attività di apprendimento all’ascolto realizzata dall’Apa, l’associazione americana degli editori audio, si suggerisce l’esistenza di almeno tre stili: busy body (pensiamo alla pratica, sempre più diffusa, di coloro che consumano contenuti audio mentre si allenano in palestra o nei parchi delle nostre città), relaxing while reading with ears (seduti in poltrona o distesi sul letto, magari a occhi chiusi) e audio + print (consumo transmediale).
Ma i cambiamenti collegati alla diffusione dell’audiolibro non riguardano solo la dimensione dell’esperienza individuale e sociale (che cosa vuol dire leggere; o meglio: che cosa facciamo, quando diciamo che leggiamo). Essi si manifestano anche sul piano industriale ed economico (che cosa vuol dire produrre, distribuire, vendere e consumare un libro). Il successo dell’audiolibro si accompagna alla trasformazione dell’intero ecosistema della lettura. Dal lato dell’utente si conferma il ruolo dello smartphone come dispositivo di riferimento per il consumo di tutti i contenuti ascoltabili, mentre cominciano a diffondersi gli smart speaker come Amazon Echo e Google Home. Dal lato della distribuzione si afferma una nuova funzione, quella della piattaforma. Si tratta di uno spazio interattivo che connette risorse e persone: i libri, gli editori, gli autori e i lettori. Sono le piattaforme Audible e Storytel, i due attori che stanno ridefinendo il mercato degli audiolibri. Il loro successo dipende principalmente da due fattori: da un lato dalla capacità di scalare e connettere gli altri attori in modo efficiente, disintermediando rispetto alla filiera distributiva tradizionale; dall’altro di usare i dati per personalizzare l’esperienza del consumatore.
L’ulteriore elemento di novità è costituito dalla possibilità di trattare il libro non più come prodotto, ma come servizio. E il destino comune a tutto ciò che è digitalizzabile: dal software ai contenuti. Al cliente non si fa più pagare, quindi, la disponibilità del singolo artefatto, ma l’accesso all’intero catalogo della piattaforma. Un accesso “piatto” che, sia Audible sia Storytel, fanno pagare meno di dieci euro al mese. Lo streaming dei contenuti è la tecnologia che abilita questo modello di servizio e di prezzo: i contenuti audio sono trasmessi attraverso la Rete e riprodotti appena arrivano a destinazione.
Secondo l’Ufficio studi dell’Associazione italiana editori, i consumatori di audiolibri nel nostro paese corrispondono all’ 11 % della popolazione sopra i quindici anni. I dati diffusi dall’Aie testimoniano di un’articolazione crescente nel modo di intendere la lettura di libri, siano essi di carta o digitali. L’ascolto di audiolibri si integra con le altre forme di lettura.
Resta da capire in che modo debba essere misurato il consumo di audiolibri. Com’è noto, Storytel e Audible definiscono il mercato a valore in base al numero di abbonati paganti e quello a volume in base ai minuti ascoltati. Peraltro, in coerenza con le linee guida della casa madre, Audible non fornisce alcun dato sui propri risultati commerciali. I minuti ascoltati, a loro volta, possono essere tradotti in libri ascoltati. Altra cosa è la misura dei libri scaricati, ovviamente, poiché ascolto e download sono metriche diverse. Il calcolo dei minuti ascoltati per titolo è la base anche per determinare le royalties dovute agli aventi diritto. Come si determina, invece, il numero di copie vendute? Si può supporre che venga fatta una correlazione fra minuti ascoltati, minuti medi per titolo, titoli ascoltati e titoli scaricati. Ma si tratta di un calcolo per forza di cose impreciso. Definire il mercato a volumi sommando le vendite di audiolibri fisici (compact disc), download e streaming non è concettualmente corretto. Secondo stime di Storytel, in ogni caso, il mercato a valore dell’audiolibro in Italia è compreso fra i 5 e i 7 milioni di euro.
Emons, che ha scommesso sull’audiolibro oltre dieci anni fa e che oggi produce per sé e per numerosi altri editori, ha fatturato nel 2018 oltre un milione di euro tra la vendita di audiolibri in formato fisico e di quelli in formato digitale. L’incidenza del mercato digitale sul fatturato complessivo si attesta a circa il 45 %, in netta crescita. La previsione di Emons è che raggiungerà il 50% nel 2019. Questo perché, nonostante sia il mercato fìsico sia quello digitale siano in crescita, quello digitale lo è molto di più.
Anche negli Stati Uniti il mercato dell’audiolibro gode di buona salute. Nel 2017 il giro d’affari del settore ha superato i 2,5 miliardi di dollari. La crescita rispetto al 2016 è stata del 21,5% in termini di copie vendute e del 22,7 % in termini di ricavi (fonte: Management Practice per Apa – Audio Publishers Association). E il successo dell’audiolibro si conferma a dispetto del fatto che uno dei suoi tradizionali supporti – il vecchio compact disc – continui a perdere di importanza. Il dispositivo d’elezione per il formato audio è diventato infatti lo smartphone, impiegato dal 73 % degli utenti. Ma è interessante notare il peso crescente dei cosiddetti smart speaker, ovvero i dispositivi domestici equipaggiati con tecnologia di riconoscimento vocale, come Amazon Echo e Google Home. Questi sono utilizzati per l’ascolto di audiolibri dal 24% degli utenti. Lo scorso anno il settore degli smart speaker è esploso negli Stati Uniti (+130%), con Amazon in posizione dominante (70% del mercato). In Italia la sfida fra Google e Amazon si potrà misurare solo nel corso del 2019.
Un sondaggio di Edison Research, condotto sempre per conto dell’Apa, ci permette di evidenziare alcuni fatti, a cominciare dall’età relativamente giovane dei fruitori di audiolibri: il 54% di essi ha meno di 45 anni. Si tratta di un pubblico con una propensione al consumo di libri, in qualunque formato, superiore alla media dei lettori americani. Il campione intervistato dichiara di acquistare in media 15 audiolibri all’anno. Inoltre, non si tratta di un consumo esclusivo: chi ascolta audiolibri legge anche libri tradizionali (almeno uno nell’83 % dei casi) e e-book (79% dei casi).
Questi dati sembrano confermare la tendenza dei nuovi lettori a muoversi trasversalmente su più piattaforme, piuttosto che selezionarne una sola. E probabilmente il passaggio da una piattaforma all’altra dipende dal contesto in cui di volta in volta si manifesta l’esperienza della lettura. Ancora più interessanti le motivazioni che avvicinano i consumatori al formato audio: la larghissima maggioranza degli intervistati apprezza l’audiolibro perché può essere ascoltato mentre si fa altro (81 %) e ovunque ci si trovi (80%).
Ma torniamo alla domanda da cui siamo partiti: «Avete mai ascoltato Sulla strada di Jack Kerouac?». Per quanto mi riguarda, dovrei rispondere di no. Certo, ho letto il celebre romanzo di Kerouac due volte, e l’ho amato. Tuttavia, mai mi è capitato di ascoltarlo. È anche vero che, nella mia personale esperienza, ci sono capolavori prima letti e poi ascoltati, o viceversa: come I Malavoglia, il cui ricordo è indelebilmente legato alla voce grave della professoressa di ginnasio; o certe pagine di Proust lette ad alta voce per assaporarne meglio i valori compositivi di ritmo e intonazione.
È chiaro che stiamo parlando di testi di natura diversa. L’articolo di Costa, non privo di una sua profondità narrativa, appartiene pur sempre al dominio della non fiction, a cavallo fra la tipologia funzionale descrittiva e quella espositiva. Inoltre è stato scritto proprio per essere ascoltato, come la maggior parte dei prodotti giornalistici destinati al consumo radiofonico o televisivo. L’andamento paratattico e la prevalenza di periodi brevi rispondono all’esigenza di ridurre lo sforzo necessario per la comprensione da parte dell’ascoltatore. Altro è il caso della maggior parte dei romanzi, dei quali si può in linea di massima affermare che siano stati scritti per essere letti, non per essere ascoltati. Il che non esclude l’ossequio a valori musicali nello stile di questo o quell’autore. Osserva George Steiner in proposito: «La morte della lettura fatta ad alta voce per i bambini, ma anche tra gli adulti, è uno scandalo ! I grandi testi del XIX secolo sono spesso fatti per essere letti ad alta voce […]: ci sono intere pagine di Balzac, di Hugo, di Sand, la cui cadenza, la struttura ritmica sono quelle di un’oralità sviluppata, da ascoltare, da cogliere. Ho una fortuna pazzesca: mio padre mi faceva letture ad alta voce ancor prima che le comprendessi (ecco il segreto), ancora prima che le cogliessi appieno» (La passione per l’assoluto. Conversazioni con Laure Adler, Milano, Garzanti, 2015, p. 89).
A determinare la performance di un audiolibro concorrono diversi fattori. Fra questi hanno senz’altro un peso la recitabilità del testo e la qualità della recitazione. Per questo è importante la scelta di chi recita. Fra noi e l’autore si interpone un altro soggetto, il quale ha il compito di fare risuonare il testo attraverso la sua voce. Ma, com’è noto, ogni recitazione è anche un’interpretazione. E non tutte le interpretazioni sono egualmente convincenti. Ho in mente, per esempio, una lettura per la televisione del XXIII capitolo dei Promessi sposi affidata alla voce di Vittorio Gassman, oggi recuperabile su YouTube e altre piattaforme, la quale mi sembra portare lontano dalle ragioni del capolavoro manzoniano, essendo priva di quell’affabilità lombarda che a me pare permearne la prosa.
Ecco un modesto campionamento, realizzato ascoltando alcuni audiolibri appartenenti a generi e autori diversi. Cominciamo con un classico, come Delitto e castigo di Fedor Dostoevskij. L’ho ascoltato nella versione tradotta e narrata da Claudio Carini (Recitar Leggendo, 2018: disponibile su Storytel e Audible, ma anche in compact disc attraverso altri circuiti). Abbiamo in questo caso a che fare con un interprete autorevole. A Carini, attore di prosa sulla scena da oltre quarant’anni, si deve uno dei primi progetti di letture ad alta voce in Italia, promosso già nel 1997. Il capolavoro di Dostoevskij è trattato da Carini con grande maestria. La sua lettura dà corpo alla perturbante vastità della scrittura dostoevskijana e ci conduce in zone oscure e inafferrabili, fino al limite dell’abisso. Soprattutto riesce a rispecchiarne la dimensione polifonica, fatta di una pluralità di voci indipendenti. Rispetto a quella di Carini, l’interpretazione di Delitto e castigo fornita da un altro audiolibro attraverso la lettura di Silvia Cecchini (Collina d’oro, 2013) mi sembra molto più piatta. Da notare, fra l’altro, la considerevole differenza dei tempi di esecuzione: 23 ore e 25 minuti quella di Carini, appena 14 ore e 10 minuti quella di Cecchini.
Ho poi ascoltato alcuni Corti di Sandrone Dazieri. Sono racconti brevi, della durata di dieci minuti, prodotti da Storytel e particolarmente adatti alla fruizione in audiolibro. Al punto da farci sospettare che qui a guidare l’ispirazione di Dazieri sia proprio il formato. Classificarli come snackable content non vuole essere un modo per misconoscerne il pregio. La voce è quella di Rosario Lisina, attore cinematografico e televisivo, il quale si trova a suo agio più con le parti mimetiche (come nel racconto Audience) che con quelle descrittive (Bentornato onorevole e Vince la casa).
Ci sono infine i reportage giornalistici di Francesco Costa, menzionati all’inizio. Essi meritano la nostra attenzione perché mostrano una evidente capacità di adattamento alle caratteristiche del medium, non solo a livello di scrittura e di personalità vocale, ma anche per quanto riguarda la struttura narrativa dei pezzi e il trattamento del contenuto. Ciascuna puntata ha il medesimo sviluppo, che risponde all’esigenza di organizzare al meglio i trenta-quaranta minuti di estensione attorno a uno schema ricorrente: copertina, prologo, sviluppo e conclusione. Il ritmo narrativo è sostenuto da un mix di voci originali, materiali di repertorio e inserzioni musicali.