Conservare il passato per progettare il futuro

1. Un letterato in fabbrica: gli anni ’40 e ’50

L’archivio di Marco Forti restituisce una figura di intellettuale pienamente inserito nella vita produttiva contemporanea, in una connessione tra industria e letteratura che oggi sembra espressione ossimorica ma che fu, nel Novecento, una cifra importante della cultura italiana.

Forti esercita la sua attività culturale fuori dai ranghi dell’accademia: allievo di Giuseppe De Robertis, non arriva alla laurea ma rimane in contatto con l’ambiente letterario fiorentino, soprattutto grazie all’amicizia con Mario Luzi e Piero Bigongiari, e inizia alla fine degli anni quaranta la sua intensa attività di saggista. Dopo il matrimonio con Paola Rosselli nel 1948, lavora per qualche anno per la Compagnia Nazionale Artigiana; nei primi anni cinquanta è segretario generale della Galleria d’Arte La Strozzina (e la sua attività è documentata anche dalle carte conservate presso la Fondazione Ragghianti).

Dall’ottobre del 1954 al 1956 è a Ivrea, dove lavora in Olivetti alle dipendenze di Geno Pampaloni: a questo periodo risale il dattiloscritto del testo Una biblioteca in fabbrica, pubblicato poi nel bollettino «Notizie Olivetti» nel febbraio 1956, in cui Forti descrive con vivace adesione questa «biblioteca diversa, culturale nel senso più largo e completo», in cui si ritrovano, alla fine della giornata di lavoro, «operai seduti attorno ai tavoli a sfogliare giornali e riviste; a rendere e a prendere libri; in piedi di fronte agli scaffali con gli occhi fissi ai titoli degli ultimi acquisti; sfogliando con curiosità l’ultimo numero di una rivista culturale, o una pubblicazione d’arte dalle riproduzioni lucide e scintillanti. In mezzo a loro si mescolano il giovane intellettuale, l’umanista o il sociologo […] il giovane operaio ambizioso e desideroso di prendersi la “qualifica”, la madre di famiglia, che viene a leggersi l’ultimo illustrato in attesa della corriera, o viene a restituire l’ultimo romanzo».

Una biblioteca diversa, culturale nel senso più largo e completo, accogliente per quella parte di ogni uomo che si affida alla sua sorte, oltre la stretta degli orari, delle macchine-ora e dei metodi di produzione.

Prima pagina del dattiloscritto Una biblioteca in fabbrica, 1956

Dal settembre 1956 al giugno 1957 frequenta a Torino l’IPSOA, Istituto postuniversitario studi organizzazione aziendale. Nel 1957 si trasferisce a Milano per lavorare come capo ufficio del personale della Rinascente Duomo e contemporaneamente riceve dalla casa editrice Lerici l’incarico di occuparsi della parte di saggistica letteraria; per lo stesso editore nel 1960 pubblicherà insieme a Sergio Pautasso, con l’autorizzazione di Giulio Einaudi e di Elio Vittorini, l’antologia del Politecnico. Ultimo incarico prima di entrare in Mondadori è quello svolto per ENI, dove lavora dal 1959 al 1961 come docente presso la scuola aziendale per dirigenti.

Vittorini a Forti, 5 aprile 1957

Elio Vittorini approva il progetto per l’antologia del «Politecnico»; declina però l’invito a occuparsi di scrivere la premessa, offrendosi piuttosto come impaginatore: «il lavoro tipografico mi appassiona, è il mio hobby preferito».

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