E l’Italia?

Nel 1898, il ventunenne torinese Augusto Foà, fonda, sull’esempio inglese, la prima agenzia letteraria italiana, che battezza con il nome di Agenzia letteraria internazionale. Trasferitasi due anni più tardi a Milano, l’Ali comincia a trattare con agenti ed editori stranieri, dai quali acquista i diritti di romanzi d’avventura che vengono pubblicati in appendice a giornali e riviste come «Illustrazione del Popolo», «Tribuna illustrata», «Il Secolo», «Film», «Il Giornale d’Italia», «Cerchio Verde», «La Domenica del Corriere» e, soprattutto, il «Corriere della Sera».
All’inizio è Foà stesso a tradurre: dall’inglese, dal francese e dal tedesco. Ben presto, però, il lavoro cresce e si amplia: nel 1918 l’Ali è il rappresentante italiano dei diritti di autori come Arthur Conan Doyle, H.G.Wells, Jerome K. Jerome, P. G. Wodehouse, Aldous Huxley, Rudyard Kipling e Georges Simenon – grazie a una fitta rete di corrispondenti e contatti che Foà è riuscito via via a costruire in virtù del proprio spirito imprenditoriale e ai suoi frequenti (e proficui) viaggi all’estero, che lo portano a intrecciare relazioni di lavoro a Londra (con Heat&Company, Robert Sommerville e James Pinker, il maggiore agente letterario dell’epoca), Parigi (con Maurice Dekobra e Denyse Clairouin), e anche a Vienna, Madrid, Berlino, New York e Amsterdam.
Nel 1933 entra nell’Ali il figlio di Augusto, Luciano, nato nel 1915, che coadiuva il padre nella gestione dell’agenzia (l’abbandonerà, benché solo formalmente, nel 1950, chiamato a Torino da Giulio Einaudi per ricoprire il ruolo di segretario generale della casa editrice in seguito alla morte di Cesare Pavese).
A partire dagli anni quaranta inizia anche l’attività di rappresentanza di autori italiani, che vede tra i primi Dino Buzzati e Pier Antonio Quarantotti Gambini, ai quali nell’immediato dopoguerra seguiranno, fra gli altri, Romano Bilenchi, Oreste del Buono, Giuseppe Patroni Griffi, Giuseppe Berto ed Elsa Morante. Si tratta di autori ancora oggi rappresentati dall’Ali.

Dal 1951, la gestione dell’Ali passa nelle mani di Erich Linder – fino a questo momento collaboratore esterno dell’agenzia – che la governerà fino alla morte, avvenuta nel 1983. In pochi anni Linder trasforma l’Ali in una delle più grandi e importanti agenzie letterarie del mondo, con una scuderia di migliaia di autori italiani e stranieri.
Alla morte di Linder subentra il figlio Dennis, che cederà l’agenzia nel 1988 a Donatella Barbieri. Nel 2008, nel 110° anno dalla fondazione dell’agenzia, a Donatella Barbieri si affianca Chiara Boroli, per un sodalizio che continua tuttora.

Esistono ormai in Italia molte agenzie letterarie di prestigio, ma nessuna di esse può vantare la storia dell’Ali. Alla fine degli anni settanta – probabilmente l’epoca di maggior fulgore dell’agenzia – la scuderia di Linder annoverava, tra gli autori di cui gestiva diritti e interessi, Bellow, Brecht, Burgess, Artaud, Pound, Joyce, Kafka, Musil, T. Mann, Camus, Lowry, J. Roth, Salinger, Böll, Chandler, Durrell, Döblin, Dürrenmatt, Frisch, Ginsberg, Gombrowicz, Grass, Singer, Steinbeck, Solženicyn, Updike e altri; tra gli italiani Praz, Cecchi, Malaparte, Bontempelli, Bacchelli, Arbasino, Calvino, Fenoglio, Flaiano, Fruttero, N. Ginzburg, P. Levi, Mastronardi, Ortese, Parise, Piovene, Sanvitale, Sciascia, Sereni, Soldati, Vittorini, Volponi, Montanelli, Biagi, Scalfari, Terzani, Bettiza, Alberoni, Dorfles, Pivano, Dolci, Corti, Forattini.
Ad oggi, l’Ali rappresenta un ricco parco autori: in particolare, cura gli interessi di alcuni autori stranieri di classici, come Ezra Pound, e alcuni bestselleristi, tra cui Erich Segal (l’autore di Love Story), Muriel Spark e Morris West.