Fin dal primissimo incontro a Cortina, tra Alberto e lo scrittore americano si crea una singolare sinergia creativa che porta a stilare verbalmente vari progetti che Hemingway si premurerà di confermare per iscritto. Tra le idee vi è quella di creare una serie Hemingway, nella quale far confluire titoli accuratamente selezionati dall’autore che promette di inviare al più presto una possibile lista di scrittori per i quali bisogna acquistare i diritti «immediately», a riprova dell’entusiasmo sotteso al progetto. L’idea viene però abbandonata perché «il mercato italiano non è abbastanza vasto per permetterci il lancio di una nuova collezione». Si decide allora di inserire i libri consigliati da Hemingway nella “Medusa”, dotandoli di un contrassegno speciale, lo stemma dell’autore e da lui disegnato, posto sulla copertina, in modo che il pubblico possa riconoscerli a prima vista. Ad impreziosire l’opera una breve paginetta d’introduzione nella quale l’autore spiega i motivi della selezione.

 

In questo telegramma del 4 ottobre 1949, Hemingway scrive per segnalare due titoli di Nelson Algren per la collezione a lui dedicata.

Telegramma


La lettera di Alberto del 10 ottobre 1949 spiega i motivi della rinuncia alla «Hemingway Series» a favore di un inserimento nella “Medusa” dei titoli selezionati e presentati dallo scrittore americano.

Rinuncia


In questa lettera del 23 marzo 1950 scritta da Hemingway a bordo dell’Ile de France, notevole anche per lo slang dell’autore, si trova il disegno del simbolo che verrà utilizzato sulle copertine della “Medusa” a indicare i titoli scelti da Hemingway. Rimarca poi il suo diritto di scegliere autonomamente l’autore dei disegni di copertina e il traduttore per le proprie opere, lamentandosi dell’edizione francese: «The Marcel Duhamel translations I read in Paris and did not like».

Ile de France


Il primo numero della Serie Hemingway è La regina d’Africa di C.S. Forester (autore già mondadoriano) ed esce nel novembre 1950. “La Medusa” n. 261 porta in sovraccoperta il simbolo dello scrittore. Su un ritaglio promozionale pubblicato sul primo numero di “Epoca” si legge: «è questa la prima della Meduse di Hemingway, cioè dei romanzi segnalati a Mondadori col marchio di Ernest Hemingway. […] Dice Hemingway: “questo è un libro strano, piacevole, avvincente, al quale potrai prestare fede o no. Ma ti porterà in un paese dove non sei stato mai”».


Ogni romanzo della serie Hemingway ha una breve introduzione dell’autore che presenta l’opera. In questa lettera ad Alberto del 5 luglio 1950 troviamo il commento ai primi due volumi inseriti nella “Medusa”, ovvero African Queen di Forester e The Big Sky di Guthrie, più un terzo per The Man eating Leopard che però sarà pubblicato nei “Quaderni della Medusa”. Si nota inoltre la generosità dell’autore che scrive: «You do not have to pay me anything. Because it something of love. But I wish you would send the money to Dom Francesco, the Priest of Torcello and tell him it is from me. He can use it any way he wants».

1950_07_05


Alberto risponde alla lettera di Hemingway ringraziandolo della sua gentilezza e assicurandogli che le tre introduzioni saranno pubblicate nei rispettivi volumi. Soprattutto da questo scambio epistolare si nota la sinergia creativa e amicale che li unisce e da cui è scaturita l’idea della serie e del premio Hemingway.

1950_07_11


Il secondo titolo hemingwayano, pubblicato nel dicembre 1950, è Il grande cielo di A.B. Guthrie e vi leggiamo anche qui il commento dello scrittore americano: «L’epoca degli uomini della montagna nel Far West non fu mai narrata così bene. Probabilmente non lo sarà mai più». Sulla sovraccoperta appare il simbolo pensato per la serie, che invece sparisce nei successivi titoli suggeriti dallo scrittore: L’uomo dal braccio d’oro di Nelson Algren, confluito nella “Medusa” nell’agosto 1954 dove non c’è traccia del commento dello scrittore (citato però nella presentazione sulla bandella della sovraccoperta), così come nella “Medusa” n. 358, Il cielo e la foresta di Cecil S. Forester (ottobre 1955) e nella “Medusa” n. 379 di Algren, Mai venga il mattino (dicembre 1956).