Chi ha paura delle videocassette?

Comici, manualistica e new age: alcuni settori sembrano non poter più fare a meno della videocassetta a supporto del libro. Eppure, la minaccia che il VHS cannibalizzi il supporto cartaceo alla ricerca di facili guadagni, come già è avvenuto nelle edicole, sembra lontana dal manifestarsi. E nell’esperimento più interessante, quello della collana «Stile libero Video» di Einaudi, il contributo del libro e quello della videocassetta sono quasi perfettamente complementari.
 
Da qualche anno, chi frequenta le librerie si imbatte sempre più spesso in cofanetti che al volume di carta, magari del fenomeno comico del momento, associano una videocassetta. Un fatto che in sé può anche essere considerato naturale in una società così strettamente legata alla cultura dell’immagine come quella in cui viviamo, ma che apre scenari inquietanti non appena si ricorda cosa è accaduto di recente alle edicole, docilmente trasformatesi in appetiti punti vendita di ogni tipo di merce. E non appena si considera che quotidiani, periodici e libri, comprensivi di supporti integrativi, sono soggetti per legge a un’Iva al 4%, contro un’aliquota che per le videocassette (e per l’editoria elettronica in generale) è del 20%. La tavola, insomma, sembrerebbe proprio imbandita per preparare un banchetto in cui il supporto video possa fare un sol boccone di quello scritto, che potrebbe ridursi facilmente, con vantaggio fiscale, a uno snello quanto pretestuoso testo d’occasione. Le librerie, insomma, potrebbero essere destinate a seguire le sorti delle edicole, come anche la crisi del mercato e il crescente successo della letteratura d’intrattenimento potrebbero suggerire: d’altronde, nel frattempo, i conti dello zoppicante sistema delle edicole si sono rimessi in sesto. Eppure, dall’altro lato sono molti gli elementi che inducono a pensare che la storia non si ripeterà.
Tanto per cominciare, basta censire i libri con allegata videocassetta a catalogo nella prima metà del 2003 per accorgersi che superano di poco i duecento titoli, per un totale di una trentina di editori, inclusi quelli con una sola uscita. Cifre bassissime, che si riducono ulteriormente quando ci si sofferma a considerare il numero di collane vagamente strutturate ad accogliere questo prodotto ibrido: non più di una dozzina. Siamo insomma fermi a una fase pionieristica, che non dà segni di poter esplodere significativamente in tempi brevi. La conferma viene dal fatto che la videocassetta non sembra aver attecchito all’interno di nessun genere o settore specifico. La «varia», infatti, che rappresenta circa il 65% dell’offerta, si polverizza in una manualistica pratica che vede Red, Istituto di scienze umane, Punto d’incontro ed Edizioni Mediterranee come protagonisti sul versante delle medicine alternative, De Vecchi su quello della cura degli animali domestici, Calzetti Mariucci su quello delle guide all’allenamento e agli sport e Fabbri sul fai-da-te, con Hobby & Work a chiudere il reparto con una collana di approfondimento storico insieme a Gulliver-Ediber-Bramante e le sue guide turistiche. I pochi altri argomenti, ed editori, sembrano più che altro apparizioni estemporanee.
Resta una quota pari a circa il 35% dei titoli divisa pressoché equamente tra i libri di narrativa per ragazzi e quelli di teatro, allargando quest’ultimo termine a qualsiasi attività che prevede una performance. Qui, i protagonisti si riducono in pratica a Edicart-Edibimbi, con le fiabe incluse nella collana «Musicali e video», nel primo caso e a Einaudi, con «Stile libero Video», nel secondo. Certo, dietro alla casa dello Struzzo si intravvedono le sagome di Mondadori e Kowalski, con i loro titoli dedicati a comici che spaziano da Walter Chiari fino ai campioni del cabaret televisivo di Zelig passando per Carlo Verdone e Daniele Luttazzi, ma sono presenze ancora occasionali dietro cui è difficile scorgere, sia per quantità sia per collocazione, un progetto.
Il quadro, insomma, permette di affermare che, almeno in linea generale, non si dànno finora casi di manifesta sopraffazione da parte del supporto video nei confronti di quello cartaceo e nulla lascia presagire che ce ne saranno presto. Certo, nelle guide ai diversi tipi di massaggio proposte da Red o da Istituto di scienze umane, o nei manuali sportivi e di fai-da-te, le immagini del VHS svolgono la funzione classica delle figure nei libri illustrati e difficilmente il primo approccio dell’acquirente col prodotto non sarà con la videocassetta, ma in un secondo momento, quando si tratterà di richiamare velocemente alcune tecniche apprese, il libro recupererà comunque una sua importanza. Semmai, i casi in cui il volume di carta rischia di rimanere intonso sono quelli in cui viene associato alle performance dei comici televisivi, che spesso perdono tutta la loro efficacia quando vengono ridotte a una trascrizione testuale. Ma si tratta di una ventina di casi, una trentina esagerando. E comunque, anche in queste situazioni limite, il libro conserva una sua dignità editoriale. Diversa l’idea che innerva quasi interamente la trentina di titoli che costituivano a metà 2003 la collana «Stile libero Video» di Einaudi, senza dubbio l’esperimento più significativo e interessante del reparto. Basta infatti scorrere l’elenco degli autori, da Carlo Goldoni a Eduardo De Filippo, da Dario Fo a Marco Paolini, per rendersi conto che al suo interno il contributo del libro e quello della videocassetta sono quasi perfettamente complementari. Le opere dei quattro autori portati ad esempio, con l’aggiunta del nome di Giorgio Strehler a fianco di quello di Goldoni, rappresentano un valore assoluto già sul piano testuale, che riesce però ad arricchirsi ulteriormente grazie alla particolare qualità della performance proposta in allegato: Eduardo, Fo e Paolini sono senz’altro i migliori interpreti del proprio teatro, come è innegabile che nessuno, in epoca moderna, abbia messo in scena Goldoni con più meriti di Strehler.
Eppure «Stile libero Video» non obbedisce unicamente a questa idea e già la linea che parte da Giorgio Gaber, variazione sul tema appena esposto, passando per Fabrizio De André per spingersi fino a Lucio Dalla lascia intravvedere una tentazione verso la prevalenza di suoni e immagini sul testo scritto che altrove si fa del tutto manifesta. E il caso di Striscia la tivù di Antonio Ricci, evidente strizzata d’occhio al mercato, e di operazioni legate a doppio filo col cinema come Buena Vista Social Club, da Wim Wenders, Ghost Dog, da Jim Jarmusch, o Muhammad Ali. Quando eravamo re, pur con tutti i loro apparati testuali e la chiara vocazione verso il cinema d’autore. Certo, anche questo filone tocca un limite estremo con La vita è bella di Benigni-Cerami, ma ciò non basta a individuare quel germe della distruzione che, seguendo la scia dei film campioni di incassi, porterebbe al sacrificio del testo in nome del video. Anche perché a garantire che Einaudi non ha nessuna intenzione di muoversi in questo senso bastano il prezzo di copertina, un tutt’altro che conveniente 23 euro o su di lì, a seconda della data del listino, e il fatto che l’episodio risale all’ormai lontano 1999 e non ha avuto seguito. Per gli altri editori è un rumoroso silenzio a parlare.
Tanto dovrebbe insomma essere sufficiente a garantire, sia per motivi strutturali sia per scelte editoriali e tanto per il futuro immediato quanto per quello a venire, la preservazione delle librerie da operazioni quantomeno improprie. Anche perché l’unico che potrebbe permettersi di vendere film a tappeto in questo canale, sfruttando le cosiddette sinergie, è il proprietario di Mondadori e Medusa cinema. Ma, siamo seri, chi glielo fa fare quando ci sono 35 000 edicole, perfettamente distribuite sul territorio, pronte a diffondere le sue pellicole meglio di qualche sparuta e poco frequentata libreria?