Dal libro al film, e viceversa

Dai recenti sviluppi nel panorama italiano emerge la crescente volontà degli editori librari di dare vita a sinergie con le altre industrie della comunicazione. L’analisi della produzione cinematografica e televisiva nazionale derivata da romanzi e racconti di autore italiano tra il 1995 e il 2004 evidenzia il ruolo della narrativa quale fonte di contenuti per i media audiovisivi: ma quanti spettatori, vedendo il film, riconoscono la sua relazione con il libro da cui è stato tratto?
 
La rifondazione della Fandango Libri di Domenico Procacci, con l’ingresso in società di Alessandro Baricco, Carlo Lucarelli, Edoardo Nesi, Laura Paolucci e Sandro Veronesi. La nascita del marchio editoriale Colorado Noir, costituito da Maurizio Totti, Gabriele Salvatores, Giorgio Gosetti e Sandrone Dazieri con l’obiettivo di creare un filo diretto fra letteratura noir e cinema. L’interazione tra la casa di produzione Cattleya e l’editoria libraria. Gli eccezionali risultati di vendita conseguiti dai romanzi di Andrea Camilleri tradotti in fiction televisiva. Sono solo alcuni dei fatti recenti che hanno alimentato l’interesse sull’entità del rapporto fra libro e altri media, e in particolare sul ruolo della narrativa italiana quale “bacino” cui i diversi mezzi di comunicazione possono attingere, effettuando trasposizioni di romanzi e racconti nel proprio linguaggio mediale.
Studiare la relazione libro/altri media con metodo quantitativo non significa risolverla, bensì costruire le basi necessarie a una riflessione qualitativa su una tendenza in atto, la quale non può essere spiegata in termini numerici, ma nemmeno dai dati può prescindere.
Per meglio comprendere le potenzialità della narrativa italiana all’interno del mercato audiovisivo nazionale, si è scelto di focalizzare l’analisi sulle trasposizioni cinematografiche e televisive di romanzi e racconti prodotte e coprodotte in Italia tra il 1995 e il 2004, escludendo dall’indagine le traduzioni audiovisive di testi teatrali e quelle di produzione straniera.
Secondo i dati ANICA, sul mercato italiano l’offerta di film di origine nazionale è cresciuta tra il 1995 e il 2004 del 78,7%, passando da 75 a 134 titoli. L’incremento va letto e ridimensionato alla luce del termine di riferimento, il 1995, anno in cui la produzione cinematografica italiana ha toccato il punto più basso della propensione alla contrazione che ha caratterizzato i primi anni novanta. Solo nel 1991, infatti, il numero di titoli era pari a 129. Dunque, a partire dal 1995 si è verificata un’inversione di tendenza, che ha visto l’offerta crescere lentamente e in maniera non continua, attestandosi su livelli prossimi a quelli d’inizio anni novanta.
Il trend dei titoli con soggetto derivato da opere di narrativa italiana non ha seguito lo stesso corso e appare indipendente dall’andamento dell’annuale produzione cinematografica complessiva. Il numero delle trasposizioni è calato da 14 a 10 tra il 1995 e il 1996; è sceso a 9 nel 1997; si è mantenuto costante, all titoli, tra il 1998 e il 2000; è calato di una unità nel 2001 e di altre due nel 2002; infine, ha ripreso a salire, a 13 titoli nel 2003 e a 16 nel 2004. Altalenante è anche la quota percentuale delle traduzioni filmiche sul totale dell’offerta, che mostra un andamento decrescente tra il 1995 e il 2002 (dal 18,7% al 6,2%), crescente nel 2003 (11,1%) e nel 2004 (11,9%) (Tabella 1).
 

 
In dieci anni sono stati distribuiti nelle sale 113 film derivati da 116 romanzi e racconti di autore italiano. Ciò significa che, mediamente, ogni anno il 10,8% della produzione cinematografica interna è costituito da trasposizioni di opere narrative nazionali.
E interessante notare come spesso gli scrittori non firmino solamente il soggetto, ma siano anche coinvolti nella realizzazione del film, o in qualità di sceneggiatori (34 occorrenze, pari al 30,1% sul totale), o di registi (12 occorrenze, pari al 10,6%). I due ruoli coincidono ben 9 volte. L’autore dell’opera “sorgente” risulta così al contempo ispiratore, sceneggiatore e regista della sua trasposizione nell’8% dei casi. Questi dati spingono a una prima riflessione: nella moderna “editoria dei contenuti” sono numerosi gli scrittori che operano per diversi media ed è lecito pensare che l’esperienza maturata utilizzando linguaggi differenti possa agire sul loro modo di narrare (proprio all’interazione tra i linguaggi si ispira il primo festival internazionale di cinema e letteratura, Le parole dello schermo, inaugurato a Bologna il 28 giugno 2005). Daniela De Rosa, nel saggio Ciak, si racconti! Dal libro alla tv e viceversa, in Tirature ’01, sottolinea come «già da tempo all’estero si scrivono romanzi pensando al cinema e alla televisione, si creano strutture narrative che possano funzionare in entrambi i casi». Questa prassi non è diffusa in Italia, dove le narrazioni sono generalmente concepite per essere veicolate da un medium specifico e non da media differenti.
La maggior parte dei 116 titoli librari dai quali sono state tratte le 113 opere audiovisive è di recente prima pubblicazione. Il 32,8% di questi, infatti, è stato pubblicato in prima edizione tra il 1995 e il 2004, il 25% tra il 1991 e il 1995, il 18,1% tra il 1981 e il 1990. Precedente al 1981 è solamente il 24,1 % dei titoli (Tabella 2).
Il primato per il maggior numero di opere trasposte sul grande schermo spetta, con 5 titoli, a Domenico Starnone, seguito da Silvano Agosti, Niccolò Ammaniti, Dacia Maraini, Luigi Pirandello, Giuseppe Pontiggia, Susanna Tamaro ed Elio Vittorini con 2 titoli ciascuno, e da uno stuolo di numerosi autori con un solo titolo.
Fra gli editori che hanno ceduto i diritti cinematografici, vanno segnalati Mondadori (18 titoli), Einaudi (16), Feltrinelli (14), Rizzoli (8), Sellerio (7), Baldini Castoldi Dalai (5), Bompiani (4), Adelphi (3), e/o (3), Garzanti (2) e L’Immagine (2).
 

 
Se l’andamento delle traduzioni filmiche è altalenante, non lo è meno quello dell’offerta televisiva. Secondo i dati dell’Osservatorio sulla Fiction Italiana (OFi), l’incremento di titoli e ore di fiction tv trasmessi non è stato accompagnato da un proporzionale aumento delle trasposizioni. La quota dei prodotti televisivi con soggetto derivato da romanzi e racconti italiani, rispetto alla produzione complessiva, è scesa dall’11,1% della stagione 1994-1995 all’ 1,9% della stagione 2003-2004. Il risultato parziale per il 2004-2005, aggiornato a maggio 2005, mostra una leggera ripresa, attestandosi al 4,7%. Complessivamente, nelle 11 stagioni comprese fra il 1994 e il 2005,41 titoli su 542 (pari al 7,6%) sono stati tratti da libri di autore italiano (Tabella 3).
Le due principali emittenti nazionali non differiscono di molto nelle trasmissioni: la Rai, con 23 titoli (15 Raidue, 36,6% sul totale; 8 Raiuno, 19,5%), supera Mediaset di sole 5 unità (16 Canale 5,39%; uno ciascuna Italia 1 e Rete 4). Tale concorrenza trova giustificazione nei dati relativi agli ascolti, che testimoniano il gradimento del pubblico per questo genere di prodotto (il 48,8% delle fiction tv in esame è stato seguito da oltre 5 milioni di telespettatori, il 19,5% da oltre 7 milioni e mezzo).
 

 
Analogamente a quanto rilevato per il cinema, anche la gran parte delle trasposizioni televisive segue a breve la pubblicazione dell’opera sorgente. Dei 49 libri tradotti sul piccolo schermo negli ultimi dieci anni, infatti, 28 sono stati pubblicati per la prima volta tra il 1995 e il 2005, 7 tra il 1991 e il 1994, e solo 5 prima del 1945.
Andrea Camilleri (con 10 titoli) e Maria Venturi (con 4) guidano la classifica degli autori maggiormente trasposti in tv, mentre Mondadori (14), Rizzoli (6), Sellerio (6), Feltrinelli (3) e Baldini Castoldi Dalai (2) quella degli editori titolari dei diritti sulle opere tradotte.
Ma quanti spettatori, vedendo il film, riconoscono la relazione con il libro da cui è stato tratto? La comunicazione circa la parentela fra i prodotti audiovisivi e letterari non è sottolineata in maniera forte dalle industrie cinematografica e televisiva. Raramente, in fase di promozione della pellicola o della fiction tv, si citano i libri cui si deve il soggetto, a meno che questi non siano già di successo. Dal versante opposto, invece, gli editori si adoperano affinché crescano le sinergie: i primi accordi di comarketing tra case editrici e case di produzione, la commercializzazione di libri con fascette pubblicizzanti la trasposizione, gli sconti promossi da alcuni editori per l’acquisto dei titoli trasposti a chi presenti alla cassa il biglietto del cinema sono tutte iniziative che muovono in questa direzione e che mostrano lo squilibrio di un rapporto sbilanciato a favore del prodotto audiovisivo.
Secondo i risultati di una ricerca Demoskopea, presentati alla Fiera Internazionale del Libro di Torino 2005 in occasione del convegno organizzato dall’AIE Dal libro al film. Scrittori italiani, cinema italiano?, esiste un legame stretto tra la pagina e lo schermo, ma in Italia è ancora poco produttivo dal punto di vista dello sfruttamento economico (il settore libro-film pesa per lo 0,8% sul totale delle vendite in libreria). Demoskopea individua due principali categorie di opere letterarie tradotte in immagini: bestseller “trainanti” la pellicola; longseller, “dimenticati” o “sconosciuti”, rigenerati dall’uscita della trasposizione. In entrambi i casi, il prodotto cinematografico contribuisce a una forte promozione del libro, favorendo picchi di vendita duplicati o triplicati nei mesi immediatamente precedenti e posteriori alla distribuzione dei film nelle sale.
Il Book Film Bridge, promosso dalla Fiera del Libro e giunto nel 2005 alla seconda edizione, è una tappa importante nell’evoluzione dell’editoria nazionale verso la convergenza dei media. Si tratta di un mercato dedicato alle trattative e al commercio dei diritti tra gli editori di libri, di audiovisivi e nuovi media, aperto alle società e agli operatori professionali interessati ad acquisire o proporre progetti e titoli per adattamenti lineari o interattivi (editori e produttori audiovisivi, broadcasters e distributori, possessori e direttori di archivi, agenti letterari e cinematografici, autori e scrittori). Grazie a questo appuntamento, che nel 2005 ha raddoppiato le presenze rispetto alla prima edizione, la Fiera Internazionale del Libro di Torino si conforma alla tendenza avviata dal London Book Fair’s International Rights Centre (principale evento per questo tipo di negoziazioni) e seguita dalle maggiori fiere internazionali del libro.
Il titolo dell’iniziativa (Book Film Bridge) e il suo logo (caratterizzato da un ponte) indicano metaforicamente gli obiettivi assunti dal mercato, strutturato al fine di favorire la costruzione di alleanze e piattaforme coproduttive in grado di assicurare sviluppo editoriale e distribuzione multi-media a titoli che mirano a imporsi sia sulla carta che sugli schermi, in lingue e territori differenti.
Progetti di tal genere mostrano la volontà degli operatori dell’editoria italiana, incentivati anche dalle potenzialità e dalle prospettive offerte dalle nuove tecnologie, di sviluppare sinergie con le altre industrie della comunicazione, cercando le soluzioni più efficaci ed efficienti volte a favorirle.