Fuori catalogo e non disponibili, morti apparenti e desaparecidos

Cosa accade a un libro quando muore? I titoli che ogni anno finiscono fuori catalogo sono circa la metà di quelli pubblicati: una gran mole di volumi, destinata in parte al macero, in parte alla seconda vendita. Un mercato, questo, che negli ultimi e ultimissimi anni sta subendo profondi cambiamenti, dal minore assortimento all’offerta di libri poco «tradizionali». Ma, tutto sommato, i testi che scompaiono davvero sono altrove.
 
Lo sbigottimento che coglie molti lettori, specie se forti, di fronte alla notizia che il libro che hanno letto e vorrebbero rileggere oppure regalare giace tra i fuori catalogo è pienamente testimoniato dalle varie forme in cui attualmente si anima il dibattito attorno ai libri introvabili. Dai forum in rete alle iniziative di alcune biblioteche, che non a torto rammentano come questi testi a volte si possano semplicemente prendere in prestito presso di loro, agli articoli di giornale. Marino Sinibaldi, non per niente, riserva da un paio di anni alla «Caccia al libro» introvabile uno spazio quotidiano nella sua celebre trasmissione radiofonica dedicata alla lettura. La cifra dei titoli defunti è del resto di tutto rispetto: ogni anno essa ammonta circa alla metà dei titoli pubblicati, mentre considerando le sole novità, sale addirittura ai tre quarti. Sicché in Alice, il catalogo italiano dei libri in commercio, il dato relativo ai fuori catalogo si attesta al 39,72% su un totale di oltre 960mila titoli (fonti: Aie e Informazioni Editoriali). A rimpinguarne la messe sono soprattutto, oltre alla manualistica e alle guide – che per loro stessa natura hanno vita piuttosto breve, considerato il bisogno di continui aggiornamenti –, i generi soggetti ad alta rotazione e tirature più elevate, in particolare la narrativa e i libri per ragazzi. Per quanto riguarda gli editori, tendenzialmente sono i grandi a ricorrervi maggiormente, per snellire i loro corposi cataloghi, e gli annessi costi di magazzino – cui naturalmente va aggiunto il patrimonio di titoli del ragguardevole numero degli editori, quasi esclusivamente piccoli, costretti a chiudere i battenti.
A ben vedere però, non tutti questi volumi si possono considerare veramente morti: al contrario, una volta giunti al termine della propria vita nel primo mercato, per una buona parte di essi si prepara un ritorno di gioventù nella seconda vendita. La maggior parte dei grandi editori stralcia questi titoli vendendoli allo stockista con sconti tra il 90-99%; fra i piccoli e medi editori invece alcuni s’indirizzano direttamente ai remainder, mentre parecchi ricorrono al macero, in parte perché le giacenze in magazzino sono troppo esigue per interessare gli stockisti, in parte per un calcolato ritorno d’immagine.
Il secondo mercato si configura insomma come un panorama piuttosto vario, all’interno del quale si è andata via via creando una sorta di scissione fra chi gestisce la vendita al dettaglio: da un lato i librai storici del metà prezzo e le mostre mercato, con una clientela affezionata di lettori forti e un’offerta estremamente diversificata e di nicchia, attenta anche alle case editrici minori; dall’altro le bancarelle, i mercatini, i tendoni e le librerie stagionali, con un’offerta generalista e un pubblico altrettanto generalista, tendenzialmente occasionale.
Tuttavia, a partire dalla metà degli anni novanta, questo scenario consolidato ha cominciato a modificarsi. Innanzitutto perché la quantità stessa dei fuori catalogo è diminuita sensibilmente: all’interno delle case editrici vi è una gestione più veloce ed efficiente delle informazioni relative al sell-in!sell-out, la tiratura di partenza viene calibrata con maggior precisione ed esistono tecnologie che consentono di eseguire una ristampa in tre giorni, dove alcuni anni fa ne occorrevano quattordici, così da poterla programmare solo in presenza di una reale domanda. Un insieme di fattori che determina un calo della tiratura media, assai maggiore peraltro rispetto all’aumento medio dei titoli registrato (gli ultimi dati parlano, rispettivamente, di un -4% e un +0,7%; fonte: Rapporto sullo stato dell’editoria in Italia. 2006, a cura dell’ufficio studi dell’Aie). Allo stesso tempo occorre tenere presente, come puntualizza Giovanni Dutto, responsabile marketing del comparto hardcover Mondadori, che «c’è la possibilità di tirare di meno, ma anche molto di più: per alcuni blockbuster si può arrivare fino alle 500mila copie». Se quindi per i titoli di nicchia la tiratura media s’è ridotta, il volume dei titoli bestseller, complice la svolta dell’immissione dei libri nel canale della grande distribuzione, è al contrario ulteriormente cresciuto. Le ripercussioni di questi cambiamenti sulla seconda vendita non hanno atteso a farsi sentire: «Negli ultimi anni» spiega Davide Guaitamacchi della Fiera del Libro, remainder storico di Milano, «molte librerie del metà prezzo, non potendo più proporre lo stesso assortimento di titoli e trovandosi quindi a non soddisfare più con la passata completezza la domanda del proprio pubblico di nicchia, hanno visto considerevolmente decrescere le vendite, tanto da dover chiudere». Per spiegare tale crisi si deve aggiungere un elemento non meno rilevante, ossia il fatto che, se un tempo esisteva un primo mercato a prezzo intero e un secondo mercato a metà prezzo, recentemente questa forbice di convenienza del 50% si è andata sempre più assottigliando, vuoi per lo sconto applicato anche sulle novità, vuoi per le offerte e le promozioni degli editori, e infine per il più recente fenomeno delle vendite congiunte con i periodici in edicola.
In sostanza, si può affermare che alla scissura in cui, grosso modo, è diviso il secondo mercato, si aggiunge ora la partizione del primo mercato, dove a fianco dei titoli prodotti per i canali «tradizionali» convivono libri progettati ad hoc per la Gdo o l’edicola, in genere tirati in moltissime copie. In particolare poi, i titoli distribuiti in edicola unitamente ai periodici hanno una vita tendenzialmente breve, e rese molto robuste: si parla di una media di circa il 50%, con punte che possono sfiorare l’80%. Non è difficile immaginare come questa gran quantità di volumi si riversi nel secondo mercato, orientandone ulteriormente l’offerta e la clientela di riferimento. «La seconda vendita per i libri da edicola» chiarisce Nicola Tosato, direttore commerciale di Stock Libri, leader nel settore, «rappresenta un fenomeno in crescita, di cui si sentono già gli effetti, e certo destinato a raggiungere dimensioni maggiori. Al momento, comunque, gli editori tradizionalmente intesi restano per noi ancora la grandissima maggioranza: direi che la quota degli altri copre circa il 5 % del nostro volume d’affari.»
Una percentuale tutt’altro che trascurabile, proprio perché dà conto di una tendenza acerba che sta però guadagnando terreno con determinazione, e anche perché probabilmente occorre già ritoccarla al rialzo. «Credo che effettivamente la cifra sia ancora modesta, ma penso anche che questo sia un dato in difetto» commenta Bea Marin della «Rivisteria», «perché non tiene conto di un cambiamento importante e altrettanto recente: anche molti editori tradizionali, non esclusi i piccoli, stanno cominciando a diversificare la propria offerta, creando libri su misura per l’edicola o la grande distribuzione. Questi volumi vengono pubblicati con lo stesso marchio di quelli venduti in libreria, o talvolta con un sottomarchio, ed è piuttosto difficile che, una volta impacchettati in bancali con gli altri titoli dell’editore, lo stockista possa distinguerne l’origine.» Il più evidente segno che dimostra quanto il fenomeno stia prendendo piede si può cogliere nella nascita del consorzio PER i libri – Piccoli Editori Riuniti, che dall’ottobre del 2006 ha dato vita a una serie di collane progettate, nella scelta dei titoli, nella veste grafica, nelle tirature e nel prezzo, appositamente per l’edicola.
Sembrerebbe dunque che la variabile prezzo stia diventando assai più rilevante rispetto a quella che valorizza i fuori catalogo come territorio di nicchia. Ciò che spiega perché non vi siano ormai che pochi remainders del metà prezzo «puri»: la maggior parte propone anche un’area dedicata al best price. D’altro canto, per questo stesso motivo, sono sempre di più le librerie miste, ossia librerie del primo mercato che propongono scaffali o interi banchi con offerte di libri a metà prezzo.
In questo contesto è chiaro come il web si riveli un canale particolarmente adatto, anche nella seconda vendita, per dare visibilità a quella che Chris Anderson, direttore di «Wired» e giornalista dell’«Economist», ha chiamato la «coda lunga». Secondo Anderson, dove lo scaffale e i suoi costi perdono importanza, le nicchie conquistano una fetta sensibile del mercato a parziale svantaggio dei bestseller. La rete, vantando i costi di scaffale più bassi degli altri canali concorrenti, ha pertanto la possibilità di offrire molti più titoli – almeno a quanti hanno accesso alle nuove tecnologie e possiedono un’alfabetizzazione informatica di base. Ciò spiega la crescita continua della maggiore libreria virtuale italiana di libri antichi e di titoli moderni introvabili, Maremagnum – fondata nel 1995 da Sergio Malavasi, peraltro promotore della più prestigiosa fiera del settore, in piazza Diaz a Milano ogni seconda domenica del mese così come chiarisce perché anche Internet Bookshop, il maggior libraio on line in Italia, all’interno di un’offerta di oltre 400mila titoli, ne proponga 15mila a metà prezzo.
Se i fuori catalogo, come s’è dimostrato, sono tutt’altro che morti – tanto più che spesso in realtà si dà il caso che lo stesso titolo sopravviva presso l’editore in un’altra collana, in genere più economica, o con un restyling di copertina e formato –, i veri libri perduti sono altrove. Il criterio delle vendite non è l’unico a determinare l’inclusione o no nei fuori catalogo; capita infatti non di rado che l’editore non voglia perdere i diritti su un titolo o su un autore, anche se le vendite sono state scarse, in quanto lo ritiene prestigioso e/o potenzialmente appetibile. In questo caso, il titolo verrà dichiarato esaurito o, più probabilmente, andrà a far parte del limbo dei non disponibili: l’editore non ha intenzione di ristamparlo a breve, ma non rinuncia ai suoi diritti sul testo, e il libro non può contare neppure sulla chance offerta dal secondo mercato. Non gli resta che sperare che qualche fattore esterno gli ridoni visibilità, che diventi magari soggetto di un film… Insomma, che un principe azzurro lo risvegli con un bacio! La mole di questi desaparecidos è tanto considerevole, quanto difficilmente calcolabile. Sul totale dei titoli in commercio registrati in Alice (escludendo i fuori catalogo), la cifra degli esauriti dichiarati, che perciò si suppone nessuno si prenda nemmeno la briga di ordinare, ammonta al 5,8%; ma assai più arduo è risalire a quella dei non disponibili, ossia quei libri che risultano disponibili fino a che, richiedendoli, non ci si accorge che ciò è tutt’altro che pacifico. Mauro Zerbini, amministratore delegato di Ibs, dichiara che gli ordini inevasi presso di loro ammontano circa al 6% del totale. Sebbene più richieste possano riferirsi a uno stesso titolo, in realtà per quanto riguarda gli ordini inevasi, in virtù delle caratteristiche che regolano la «coda lunga» dove evidentemente si annidano i desaparecidos e dove il numero di ordini per ciascun titolo di nicchia è estremamente basso –, si può stimare che la percentuale dei titoli irreperibili non si discosti troppo da quella degli ordini inevasi. Si tratta presumibilmente di una cifra tra il 5 e il 6%. Sommando i dati degli esauriti dichiarati da Alice e dei non disponibili in Ibs, fatte le opportune proporzioni, si arriva a un totale di circa il 10,5 %, di modo che su 100 libri in commercio almeno 10 saranno esauriti o non disponibili. A ciò si aggiunga che la cifra è senza dubbio in difetto, proprio perché, come questi titoli sono desaparecidos, allo stesso modo l’informazione che li riguarda è assente. Reperire uno di questi volumi poi, se pubblicato recentemente, «è più difficile che trovare una cinquecentina» – parola di Malavasi. In questo caso, nell’attesa di un ancor più efficiente print on demand, non resta che la biblioteca.