Seri e impegnati fino alla futilità

Uno sguardo parziale e provvisorio sui blog letterari, sul taglio che scelgono e sul loro successo di pubblico mostra un panorama relativamente positivo: con il sostegno di grandi organizzazioni e gruppi editoriali ci si piazza bene, ma benissimo si classifica chi punta ai contenuti e alla varietà dei temi, nutrendo l’informazione e la discussione con il suggerimento e il commento dei libri.
 
Scrivere di libri e di lettura deve essere vario esattamente quanto lo sono i libri e i lettori. Perciò talvolta siamo seri, altre volte futili. Alcuni dei nostri scrittori sono professionisti, molti altri no.» Lo afferma la dichiarazione di intenti di Book Riot, uno dei blog letterari più frequentati del mondo, ed è un buon punto di partenza per iniziare l’esplorazione di questo territorio del libro contemporaneo.
Innanzitutto un dato rassicurante: il libro nella visione dei blog letterari è e resta uno solo. La distinzione tanto importante per l’esperienza quotidiana della lettura in questo periodo di transizione – libro di carta/libro digitale – non ha qui la minima rilevanza per nessuno. La differenza tra cartaceo e digitale interessa, e molto, a chi il libro lo produce e lo distribuisce, non al lettore né allo scrittore, almeno in prima istanza. Nei blog letterari il cambiamento in atto nelle abitudini di lettura e di scrittura appare sotterraneo (se non scontato), lo schermo per il lettore di libri è trasparente come lo è tradizionalmente la pagina di carta. Contano i contenuti: nei post convivono fraternamente riferimenti a edizioni digitali e a edizioni cartacee, senza soluzione di continuità. E anche senza evocazioni mitologiche del “fascino della carta stampata”, con i correlati sensoriali del profumo dell’inchiostro e della tattilità della carta.
Secondo tema chiave: la condizione professionale dello scrittore (leggi: la sua autorità nel mondo del libro, nell’editoria italiana dove quella di scrittore non è di regola una professione) non è un fattore scontato di affidabilità. L’attenzione dei blog letterari è rivolta alla qualità della scrittura e delle idee, raramente al principio di autorità (anche per le pagine che ruotano in tono autopromozionale intorno alla figura letteraria del loro titolare): tutti giudicano tutti, e il lettore che assume – per il tempo di un post – il ruolo di critico è a sua volta criticabile e criticato nel post seguente. E la legge dei blog, in ogni settore, ma qui – altra peculiarità positiva – è relativamente meno frequente che nel discorso si inseriscano troll (disturbatori per professione) o si scatenino flame (litigi tra blogger, spesso con insulti pesanti). Serietà e amore per la discussione pacata da parte dei blogger letterari oppure efficace sorveglianza degli amministratori/titolari dei blog?
Terzo argomento: la varietà. Il blog non rappresenta un genere di scrittura digitale né un modello editoriale assimilabili a quelli delle riviste letterarie, di divulgazione o accademiche, ma mescola spesso toni e registri delle une e delle altre: «Talvolta siamo seri, altre volte futili». La varietà è certamente la caratteristica principale che distingue un blog letterario da tutti i generi di comunicazione di settore precedenti.
 
La letteratura nel regno della quantità
Come orientarsi in questa pacata e spesso piacevole atmosfera? Come distinguere un blog letterario prezioso da uno inutile? Certamente in base a criteri di tendenza (come storicamente succedeva per le riviste letterarie) ovvero, più banalmente, ai propri gusti e alle proprie inclinazioni culturali. Nel web c’è posto per tutti. Ma questa (come sempre nel web) è una falsa risposta: un criterio di selezione occorre, o non ci basterà mai il tempo che passiamo di fronte al computer leggendo e scrivendo post.
Una delle prospettive è quella professionale (da serio strumento di marketing editoriale), adottata dalla Guida galattica delle riviste letterarie digitali, scaricabile gratuitamente dal sito Tropico del Libro. Un censimento ricco di informazioni e aperto a ogni aggiornamento. Ma gli strumenti professionali, quanto più precisi sono, tanto meno illuminano quel che sta oltre i confini dell’area editoriale strettamente intesa. E in questo caso pare più conveniente cercare oltre, sul filo dell’interesse dei lettori. Quest’ultimo può andare al di là di quello che è già libro, ampliandosi a quello che potrebbe diventarlo. Vale l’aureo principio che qualunque progetto (qualunque libro) non riguarda ciò che l’utente (il lettore) dice di volere, ma ciò che potrebbe volere.
In questa prospettiva una soluzione, meno precisa ma con un panorama più ampio, consiste nel mettere momentaneamente tra parentesi l’inveterato attaccamento alla categoria della qualità per aderire (Il faut etre absolument moderne) al criterio principe del mondo del web: la quantità, cioè il livello di frequentazione dei blog. Criterio rischioso ma, almeno in prima istanza, concreto.
Definire un blog, come all’inizio di questo scritto, “uno dei più frequentati del mondo” è di per sé un’affermazione rischiosa: sulla corretta misurazione dell’audience dei siti web e dei blog si scontrano le riflessioni teoriche degli statistici e dei sociologi del mercato più agguerriti. Quali sono i parametri più affidabili per giudicare della popolarità (cioè semplicemente per stabilire la quantità di lettori) di un blog? Bastano il numero di clic e la loro frequenza nell’unità di tempo?
Conviene intanto affidarsi a misuratori che in questa attività rischino del loro: società che si giocano la credibilità economica presso le aziende che commissionano loro ricerche di mercato sulla comunicazione via web, e che elaborano per questo criteri raffinati, incroci di dati statistici inediti, estrapolazioni intelligenti… che rimangono tuttavia, per gli stessi motivi, criteri riservati e che, quand’anche non lo fossero, richiederebbero competenze statistiche e informatiche non comuni per essere valutati.
Si tratta dunque di concedere empiricamente credibilità a criteri che potrebbero anche portarci fuori strada, ma che appaiono i più attendibili, al momento e fino a prova contraria. In fondo la scienza non si comporta poi in modo molto diverso nella sua scoperta del mondo… Assunti come credibili questi dati di popolarità, si può risalire a un’analisi delle tipologie dei blog, capirne qualcosa di più e ricavarne un orientamento accettabile. Fino a prova contraria.
 
Le classifiche
E quel che si è fatto qui, raccogliendo i dati resi disponibili in rete da Teads.tv Labs, fonte utile non solo per la sua fisionomia di rilevatore professionale, ma anche perché prevede nelle sue classifiche una categoria specifica “Blog letterari” e non si limita, come altri misuratori, a valutare i blog specifici degli scrittori. Per quel che è dato di conoscere, questa classifica dei blog letterari nasce da un incrocio di dati tra “link in entrata” (i collegamenti al blog presenti in altri siti affini) e “condivisioni dei post” sui social media: misura quindi non solo l’apprezzamento dei post di un blog, ma anche la fondamentale capacità di stimolarne la diffusione tra altri potenziali visitatori. In qualche modo una conferma attiva di un giudizio di qualità da parte dei visitatori.
Il primo in classifica nell’ottobre 2014 (e con un trend stabile, cioè con una posizione consolidata) è il blog di una casa editrice: minima & moralia, di minimum fax. La casa editrice è attiva da un ventennio, ma il blog è nato nel 2009 come rivista online. Non si limita a parlare di letteratura, né di libri, che sono solo due delle oltre quaranta categorie in cui sono distribuiti i post, insieme a temi come arte, architettura, cinema, ma anche “calcio”, “esteri”, “lavoro”, “politica”. Il segreto del successo pare proprio la varietà, a riprova che per parlare bene di libri occorre adottarne la trasparenza, cioè parlare di contenuti. Minima & moralia lo fa (seguendo la prospettiva della casa editrice madre) con una gamma completa di interventi, dall’articolo originale alla citazione di contributi comparsi su altre testate, dall’attualità politica e di costume all’approfondimento storico, dalla documentazione alla cronaca.
L’immersione nell’attualità è completa, più efficace di quella di un quotidiano tradizionale (anche in versione online) perché più duttile: la riflessione sulla cronaca viene proposta insieme al dato di fatto, non nella classica formula del giornalismo anglosassone (i fatti separati dalle opinioni) e tuttavia è convincente. Una scelta di impegno, professionale prima che politico, che forse è la carta vincente del successo di questo blog: l’ideologia, se c’è, è in secondo piano, e soprattutto i libri si promuovono “su misura”, come documenti ulteriori su ciascun tema affrontato.
Fatto ancor più significativo, se si allarga il panorama, nella classifica generale dei blog italiani pubblicata da Teads.tv Labs minima & moralia è al 15° posto: non è poco, considerando che, con il blog di Beppe Grillo ovviamente al primo posto, un blog sul calciomercato è solo al 17°, e quello di Marco Travaglio solo al 20°.
Al secondo posto tra i blog letterari la versione web di una formula di aggregazione tradizionale: Doppiozero è un’associazione culturale, cioè un gruppo di lavoro intellettuale articolato in un blog, in una casa editrice e in un premio per la cultura. Anch’esso adotta la formula del dibattito su temi di ogni genere, ma con una maggior propensione alla riflessione che alla cronaca. Il legame con il libro qui si inverte: il blog, il cui trend è in crescita, propone un catalogo editoriale di una cinquantina di titoli, prevalentemente dedicati alla saggistica, che cristallizzano i temi trattati nelle sue pagine.
Terzo arriva Giap, la “stanza dei bottoni di Wu Ming”, e qui – al di là della notorietà del collettivo letterario e delle sue iniziative – vale la pena di notare come un’altra classifica web, quella di BlogBabel, lo collochi invece al secondo posto della sua classifica dei blog di scrittori: a causa del punto di vista diverso (nessuno dei due blog citati prima può essere identificato come espressione di uno scrittore), paradossalmente Wu Ming viene percepito prima di tutto come un autore, e questo spiega la collocazione diversa nelle due classifiche. Anche qui la risposta cambia secondo il modo di porre la domanda.
Anticipiamo, per affinità di impostazione, che al sesto posto c’è Carmilla on line, fondato e diretto da un raro esempio italiano di scrittore professionista (Valerio Evangelisti), e anch’esso a cavallo tra letteratura e politica, spesso con toni polemici e ruvidi («Non c’è assolutamente niente di moderno nel marchesino Matteo e nella sua corte di petulanti puffi arrampicatori, e boccolute Barbie Leopolda», post di Alessandra Daniele del 2 novembre 2014).
Ma, in tema di taglio scelto dai blog letterari, è significativo come solo al quarto e quinto posto si classifichino due blog dall’impianto editoriale solidissimo, e con un’origine completamente diversa da quella di un gruppo di intellettuali.
BooksBlog (quarto classificato) fa parte di Blogo, un contenitore editoriale online che ospita vari canali tematici, con una gamma paragonabile a quella di un mensile a stampa: cronaca, un po’ di politica, molta televisione, articoli di costume, o meglio di lifestyle, quindi facilmente collegabili a consumi selezionati in funzione dell’immagine di sé che il lettore persegue. Ha un buon sostegno pubblicitario, fa parte di un sistema che comprende anche una pagina Facebook per l’attualità di più veloce consumo. Per quanto riguarda i libri (significativamente, nell’architettura del sito, una sottocategoria della sezione Lifestyle) fornisce un servizio attento ma tradizionale: segnalazione delle novità, delle manifestazioni (BookCity Milano, i premi letterari), sorridenti campagne di promozione della lettura (“Leggere giova gravemente alla salute”), pezzi di colore. Utile al lettore, senza punte polemiche, con un calo di popolarità nei mesi estivi: quindi molti visitatori, ma relativamente poco affezionati e un po’ meno motivati di quelli degli altri blog.
Solo al quinto posto il Club de La Lettura (collegato a corriere.it), sia pure con un trend stabile e contributi di qualità. Le iniziative online di fama consolidata appaiono in posizioni buone, ma non ottime: Nazione Indiana, dell’associazione culturale milanese Mauta, fondato nel 2003, è al settimo posto e il pioniere Lipperatura di Loredana Lipperini al ventiseiesimo (e con un trend in calo), preceduto dal celebre blog che, più che di letteratura, tratta concretamente di scrittura: Il Mestiere di Scrivere di Luisa Canada (al 22° posto, in ascesa).
 
Per parlare di libri meglio bloggare d’altro
Il panorama sembra nell’insieme premiare l’impegno: un paradosso, dopo decenni di recriminazioni sulla perdita della dimensione pubblica della critica, e soprattutto in aperta contraddizione con il luogo comune della superficialità del web. Un impegno variamente orientato, mai organico a forze politiche organizzate ma nemmeno pregiudizialmente ostile a esse, che sfrutta al meglio le possibilità di informazione anche profonda offerte dal web e che non concepisce mai (almeno nelle prime posizioni della classifica) la letteratura come un territorio da coltivare a parte rispetto al resto della vita. Il libro (di carta o digitale) viene percepito come un naturale strumento per rilanciare opinioni e documentarle. Il che, nei casi di successo, presuppone una professionalità, da parte dei gestori del blog, ben lontana dalla spontaneità che si attribuisce come un pregio all’espressione sul web. Essere seri ma futili al momento giusto, insomma, sul web appare decisamente conveniente.