Le canonizzazioni da edicola

Una stagione felice per il libro, o meglio per quello allegato alle maggiori testate nazionali (ma anche regionali e provinciali). Si succedono le iniziative rivolte a settori mirati e spesso originali: dalla biblioteca dei comici ai classici del fumetto, dai libri di cucina ai volumi per ragazzi, dalle monografie su quadri famosi agli scrittori parmigiani del Novecento e ai libri dedicati alla Sardegna e ai suoi scrittori. Un complesso di testi selezionati tenendo conto sia della dimensione storica sia anche di quella geografica della nostra cultura.
 
Il successo dei libri allegati ai quotidiani con i quasi 45 milioni di copie vendute nel 2002 (si veda quanto commentato da Giovanni Peresson nel marzo 2003 sul «Giornale della libreria» e le dichiarazioni di alcuni editori ivi riportate da Paola Mazzucchi) – è stato ormai ampiamente indicato come uno dei fenomeni più rilevanti del mercato librario 2001-2002. Quando «la Repubblica» ha promosso l’iniziativa della «Biblioteca di Repubblica», subito seguita dal «Corriere della Sera» con «I grandi romanzi» (e poi dal gruppo editoriale di «Resto del Carlino», «Nazione», «Giorno», o ancora da «il Giornale», con libri di saggistica storica), nessuno (tanto meno gli editori che avevano senza troppi problemi concesso la facoltà di pubblicare i loro titoli) aveva forse previsto il risultato raggiunto, e la «necessità» di nuove collane (ad esempio «I grandissimi del ’900» per «Repubblica», «I grandi romanzi italiani» per il «Corriere della Sera»), per prolungare la felice stagione del libro in edicola.
Proprio perché i commenti sui libri allegati ai quotidiani si sono moltiplicati, con il ricorso ai più vari punti di vista, non è il caso di ritornarvi sopra, anche se numerosi spunti potrebbero essere approfonditi: questi libri agiscono come richiamo da collezione (per cui occorre comprarli tutti per avere l’intera serie)? Vengono acquistati dai non lettori, che trovano, senza l’imbarazzo di entrare in libreria, una selezione dei testi che bisogna avere? Richiamano invece chi è già un «lettore» e, conoscendo autori e titoli, prende, a un prezzo davvero basso, solo ciò che gli interessa, indipendentemente dal quotidiano e dalla collezione complessiva? Potrebbe essere istruttiva un’analisi delle scelte editoriali delle diverse collezioni, che in qualche misura fondano un «canone» di lettura più forte – visti i numeri – di altri canoni perseguiti con i mezzi del passato (funziona di più fornire un elenco dei libri da leggere o offrire i testi stessi, di settimana in settimana, a 4,90 euro?); altrettanto interessante, ma senz’altro per gli specialisti, sarebbe anche l’esame della qualità delle edizioni di riferimento delle varie collane.
In questa occasione, invece, si vuole dar conto dello sviluppo del fenomeno in nuove direzioni, che da un lato ne confermano l’importanza, dall’altro ne mostrano le potenzialità, permettendo di compiere ulteriori riflessioni.
Nel corso dell’inverno-primavera 2003, infatti, sono uscite nuove iniziative, riconducibili a una caratteristica comune, che Giovanni Peresson ha individuato negli «elementi di segmentazione» del prodotto: collane dunque «specialistiche» (a tale proposito si veda 2002 i libri in edicola di Giovanni Peresson), che vanno dalla «Biblioteca dei ragazzi» e «La biblioteca dei comicissimi» per il gruppo composto da «Resto del Carlino», «Nazione», «Giorno», ai «Classici del fumetto» di «Repubblica», ai libri della «Cucina regionale italiana» allegati a «Il Mattino», «Gazzetta del Mezzogiorno», «Il secolo XIX», «Giornale di Sicilia».
La concorrenza forte dei quotidiani di alta tiratura impone dunque, a molte testate che vogliono conservare i propri lettori o raggiungerne di nuovi, la scelta di settori mirati e diversificati. Su alcune delle nuove iniziative può essere utile soffermarsi, per ragioni diverse.
«Il Sole-24 Ore» ha scelto di proporre, a partire dal 7 giugno 2003, come allegato del supplemento culturale «Domenica», una «Piccola biblioteca de Il Sole-24 Ore»: pochi volumi d’arte, brevi ma preziosi nella cura grafica e tipografica, progettati e realizzati da una casa editrice specializzata (Silvana Editoriale, che compare come editore degli allegati insieme al marchio Il Sole-24 Ore). Ciascun volume è dedicato a un quadro famoso, che, riprodotto con molte immagini di particolari, viene analizzato, commentato, interpretato da un critico d’arte: al primo allegato, La pala di Brera di Piero della Francesca, sono seguiti La Venere di Urbino di Tiziano, La madonna dei Palafrenieri di Caravaggio, La città che sale di Umberto Boccioni, San Girolamo di Antonello da Messina, La Gioconda di Leonardo.
L’iniziativa di «Il Sole-24 Ore» sposta evidentemente l’obiettivo: la ricerca di una comunità circoscritta e definita per la sua identità; non solo o non tanto, naturalmente, i lettori dell’inserto domenicale, quanto piuttosto gli appassionati dell’arte, sui quali è poi operata una ulteriore selezione in riferimento a quelli che sanno apprezzare l’importanza di approfondire criticamente un solo quadro.
Forse gli aspetti più nuovi, quelli che rinnovano l’interesse per il fenomeno del libro allegato al quotidiano, sono tuttavia da ricercare nelle iniziative di alcune testate di vocazione e destinazione eminentemente regionale, quando addirittura non «provinciale» (solo nel senso esclusivamente geografico del termine). Proprio una testata provinciale, ma di respiro molto più ampio della provincia cui è destinata, la «Gazzetta di Parma», nel mese di febbraio 2003 ha presentato una collezione di 38 volumi rilegati e prefati da critici e scrittori, progettata e realizzata dalla MUP (Monte Università Parma Editore: casa editrice nata da un accordo tra l’Università degli Studi e la Fondazione Monte di Parma) sotto il titolo «Biblioteca parmigiana del Novecento». Il richiamo è ovviamente geografico e il destinatario d’elezione è, appunto, il lettore della «Gazzetta di Parma», che si riconosce pienamente in un’appartenenza territoriale congiunta strettamente a una condizione culturale.
Dei primi 16 autori pubblicati, 13 sono di Parma e della provincia, e gli altri tre (due dei quali comunque emiliani) hanno vissuto o insegnato a Parma e sono stati a lungo collaboratori della «Gazzetta». Espressamente, del resto, il progetto dell’iniziativa parla di «recupero dell’identità e della tradizione letteraria parmigiana». Quando all’astrattezza delle cifre si sostituiscono i nomi, si comprende subito, tuttavia, che la scelta di pubblicare autori «parmigiani» non è di tipo localistico; basta un breve elenco dei primi autori (alcuni dei quali sono presenti nel programma con più di un volume) e dei primi titoli per rivelare che la collana ha una fisionomia nazionale: si va da Alberto Bevilacqua di Una città in amore a Giovanni Guareschi di Diario clandestino 1943/1945, da Luigi Malerba di La scoperta dell’alfabeto a Bruno Barilli del Paese del melodramma, da Cesare Zavattini di Parliamo tanto dime a Gustavo Marchesi di L’anatra all’arancia e altri racconti, dal più giovane Guido Conti (La piena e altri racconti) a una delle glorie parmigiane, Attilio Bertolucci (Amici viaggi incontri). Naturalmente ci sono poi scrittori meno noti fuori della città o della regione, o noti per altre ragioni (ad esempio in quanto giornalisti di testate nazionali): Mario Colombi Guidotti (la riproposta del suo 11 grammofono ha la prefazione di Mario Lavagetto), Ubaldo Bertoli (il cui romanzo La quarantasettesima ripresenta la prefazione di Attilio Bertolucci alla prima edizione del 1961), Carlo Brizzolara (Vitina F5 Diario di una piccola cilindrata, già pubblicato da Einaudi nel 1971), Egisto Corradi (La ritirata di Russia).
Inutile andare oltre con i titoli. E opportuno infatti sottolineare che «Biblioteca parmigiana del Novecento», più che – o oltre che – un’iniziativa di marketing è un’iniziativa editoriale: prova ne sia il fatto che alcune raccolte, tra quelle degli scrittori meno conosciuti, rappresentano la prima pubblicazione in volume di scritti apparsi in tempi diversi e in varie sedi (ma soprattutto sulla «Gazzetta di Parma»). E il caso di Racconti parmigiani di Ubaldo Bertoli, di Inverno col padre di Marta Silvia Bergamaschi, di Racconti di Mario Colombi Guidotti (che nei primi anni cinquanta, prima della morte prematura, era in contatto con critici e scrittori come Giuseppe De Robertis, Carlo Bo, Oreste Macrì, Eugenio Montale, Pier Paolo Pasolini). Nuova è anche la raccolta di Guido Conti (direttore della stessa MUP), La piena e altri racconti. Un’ultima annotazione a conferma della novità dell’iniziativa di legare a un territorio la pubblicazione dei libri portati in edicola: ogni volume della «Biblioteca parmigiana del Novecento» viene presentato nel salone di Palazzo Sanvitale, il mercoledì successivo alla sua uscita (che avviene di sabato), con interventi di giornalisti, critici, scrittori.
L’idea di MUP e «Gazzetta di Parma» di rivolgersi a lettori raggiungibili in nome di un’identità che dal territorio si estende alla cultura è comune anche ai quotidiani sardi «La Nuova Sardegna» e 1 «Unione Sarda», che presentano due serie parallele di volumi di narrativa, a partire dal mese di maggio 2003.
La collezione dell’«Unione Sarda», del resto, si intitola espressamente «La biblioteca dell’identità», e presenta sia autori di origine sarda, sia libri di autori (anche stranieri) che abbiano al loro centro la Sardegna. Tra i primi titoli, dunque, Caccia grossa di Giulio Bechi, Mare e Sardegna di D.H. Lawrence, Sempre caro di Marcello Fois, Diario di una maestrina di Maria Giacobbe, Canne al vento di Grazia Deledda, La veranda di Salvatore Satta, Il Cavaliere dei Rossomori di Giuseppe Fiori, Quelli dalle labbra bianche di Francesco Masala, Marcia su Roma e dintorni di Emilio Lussu.
«La Nuova Sardegna» propone invece una collezione intitolata «La biblioteca della Nuova Sardegna». Anche in questo caso gli autori sardi sono rappresentativi di una realtà locale che tuttavia è da inserire in una dimensione più ampia: ci sono Gavino Ledda con Padre padrone, Emilio Lussu con Un anno Sull’Altipiano, Salvatore Satta con Il giorno del giudizio, Giuseppe Dessi con Paese d’ombre, Bianca Pitzorno con Vita di Eleonora d’Arborea, Giuseppe Fiori con Sonetàula. A questi si affiancano nomi forse meno noti, ma che a pieno titolo rientrano nelle scelte della collana: ad esempio Michelangelo Pira con Sos Sinnos, Salvatore Mannuzzu con Procedura.
Titoli e autori finora citati possono suggerire varie considerazioni, ma in primo luogo mostrano come il canone tracciato dalle collane allegate alla «Gazzetta di Parma», all’«Unione Sarda», alla «Nuova Sardegna», così mirato al territorio in ragione del marketing, si allarga in un contesto nazionale, rivelando come la migliore letteratura italiana del Novecento si fondi, da un lato, sulla ricchezza delle culture regionali e, dall’altro, sia testimonianza di una condizione che non può essere ristretta a un circoscritto, per quanto fecondo di storie, territorio «geografico». Si potrebbe allora dire, giocando con i termini di un titolo ben noto, che i testi qui proposti sono passati dalla geografia della letteratura regionale alla storia della letteratura nazionale.