Leggere giovane. Scrivere giovane

Crossover, Ya (acronimo di Young Adults): sono sigle ormai consuete da qualche anno nell’ambito dell’editoria internazionale, volte a indicare il territorio, non nuovo ma oggi come non mai promettente, della narrativa rivolta a quel pubblico proteiforme, per lo più inafferrabile eppure massicciamente gregario, dei giovani che vanno dalla primissima adolescenza alla soglia dei trent’anni, che, a dispetto della loro giovane età, sembrano considerare il libro come uno dei mezzi migliori per trascorrere il tempo libero.
 
Volendo prestare ascolto alle numerose ricerche sulla lettura, in Italia ma non solo, si dovrebbe ritenere perlomeno temerario l’editore che intenda dedicarsi a inseguire con sistematicità l’audience giovanile. Quando si parla di adolescenza e di prima maturità in termine di target editoriale, si intende infatti un pubblico scarsamente fidelizzabile, incline alla lettura in maniera perlomeno discontinua, in costante messa in discussione di modelli e consuetudini, quindi sostanzialmente imprevedibile nei gusti e nei comportamenti. Quali sono i modelli di riferimento dunque, ammesso che ne esistano, per chi desideri cimentarsi in un’impresa a rischio imprenditoriale assai alto ma che allo stesso tempo ha dimostrato di portare risultati, in caso di successo, di tutto riguardo?
A ben guardare, in realtà, il passato editoriale del nostro paese non è per nulla scevro da successi editoriali che potremmo definire a buon diritto «crossover»: come altro considerare, da questo punto di vista, opere come Siddharta di Herman Hesse, Il giovane Holden di J.D. Salinger, o Il profeta di Kahlil Gibran? Se a questi titoli affiancassimo poi II gabbiano Jonathan Livingston di Richard Bach, Il piccolo principe di Antoine de Saint-Exupéry e L’amico ritrovato di Fred Uhlman, ci troveremmo di fronte a un solido gruppo di opere che in realtà a tutt’oggi gioca un ruolo per nulla secondario nella formazione della classifica dei titoli di narrativa più venduti in Italia, con una forte compartecipazione di pubblici di ogni età. Magari con una specificazione: che nei casi testé citati, al di là delle differenze di esiti e di orizzonti stilistico ed estetico, un tratto si palesa come accomunante: il fatto cioè che si tratta di narrazioni in cui una forte componente gnomico-formativa viene resa accettabile, anzi godibile, da un impianto narrativo avvincente, secondo una classicissima ed evidentemente riuscita applicazione del ben noto principio del docere delectare movere.
Avvicinandoci maggiormente al presente, tuttavia, tra gli anni ottanta e l’oggi sono forse tre le opere che in Italia hanno svolto di fatto un ruolo cruciale nel fornire un modello per la creazione di forme narrative di ampio riscontro, dal taglio dichiaratamente generazionale e identitario: in ordine cronologico si tratta di Noi, i ragazzi dello zoo di Berlino di Christiane F. (1980), Jack Frusciante è uscito dal gruppo di Enrico Brizzi (1994) e 100 colpi di spazzola prima di andare a dormire di Melissa P. (2003). Senza dimenticarci magari, opera di qualche anno prima eppure frutto di un’Italia così profondamente diversa, di Porci con le ali di Rocco e Antonia (1976). Nel primo caso ci troviamo di fronte a un’opera che forse per la prima volta ha identificato (fatto acuito dalla potenza dell’apparente anonimato della sua autrice) il mondo adolescenziale nella matura civiltà dei consumi come radicalmente «altro», sollecitando forti controversie e un’adesione da parte del target di riferimento che dura fin qui. Nel caso del romanzo di Brizzi, invece, è oggi fuori di dubbio che ci troviamo di fronte a un testo che, a distanza di quasi quindici anni dalla sua apparizione, si propone ancora come uno snodo cruciale per la narrativa nazionale, per il suo essere stato possibilità incarnata anche in Italia di un romanzo testimoniale di appartenenza a una generazione. Nel caso di Melissa P., infine, protetta anch’essa, e anch’essa esaltata da quell’anonimato che anziché affievolire esalta il dirompente scandalo del messaggio, si è assistito nuovamente – in un modo non dissimile in fondo da Christiane F. – a polemiche proporzionali al grande riscontro del pubblico, messo di fronte all’inquietante celebrazione della vertiginosa libertà di azione e di scelta di un’adolescente contemporanea a dispetto dell’attonito e straniero mondo degli adulti.
E di certo a partire da questi modelli che si assiste oggi a un imponente dispiegarsi di narrativa e iniziative editoriali che hanno come oggetto e come orizzonte il mondo dei giovani variamente intesi e trattati, anche se in pochi anni la tastiera dell’offerta sembra essersi allargata a dismisura. Vi sono innanzitutto autori che, particolarmente sagaci o intuitivi nel rappresentare il mondo dei ragazzi, hanno cominciato a segnare notevoli successi, talora inaspettati, sia presso il pubblico giovanile sia presso quello generalista, proprio in virtù di questo sguardo. E il caso per esempio di Giulia Carcasi, che con il suo Ma le stelle quante sono proponeva un’agile e avvincente narrazione da leggere fronte-retro, lungo il punto di vista prima di Alice e poi di Carlo (i giovani protagonisti della vicenda), siglando un successo confermato dal successivo Io sono di legno. Non privo di una sua freschezza e felicità narrativa si è rivelato poi il recente Mi piaci così di Francesco Gungui, che prendendo le mosse da un classicissimo topos della letteratura giovanile, le vacanze estive, illustra speranze e desideri di un trio di adolescenti italiani. L’editore Fanucci sembra credere parecchio nella non occasionalità del successo di questo tipo di narrativa, tanto da inaugurare una vera e propria collana dedicata, dall’inequivocabile titolo «Teen»: tra gli autori inclusi si potrebbe segnalare per esempio Valentina F., interessante da un lato per la reiterazione ancora una volta dell’escamotage dell’anonimato, nonché per il titolo del suo primo libro, TVUKDB, che di fatto ratifica un taglio generazionale tra chi partecipa della sinteticità della comunicazione dell’era digitale (si tratta dell’acronimo di «ti voglio un kasino di bene») e chi invece ne è tagliato fuori. Altro caso interessante è rappresentato poi dalla coppia di autori Loredana Frescura e Marco Tomatis, che a partire dalla storia d’amore di Angelo e Costanza di Il mondo nei tuoi occhi hanno dato vita a un mondo adolescente che si dipana ormai in più romanzi di buon successo.
Gli esempi fatti non possono ovviamente non far venire in mente quello che senza ombra di dubbio è il caso più eclatante e allo stesso tempo più complesso di narrativa «crossover» all’italiana, ossia Federico Moccia, il quale, nato editorialmente come brillante repechage da parte di casa Feltrinelli (come è noto Tre metri sopra il cielo aveva da tempo un’entusiasta circolazione «clandestina» nella capitale), forte di una serie di impressionanti successi, si presenta oramai come solidissimo franchising che, passando dalla pagina stampata al medium cinematografico, si è radicato in modo duraturo nell’immaginario giovanile, dando vita anche a una vera e propria modalità editoriale che in modo non gerarchico può procedere dal libro al film o viceversa. Casi esemplari in questo senso sono rappresentati per esempio da Notte prima degli esami di Luca e Claudia, tie-in del fortunato film di Fausto Brizzi, seguito dall’altrettanto fortunato Notte prima degli esami oggi. A dimostrazione ulteriore della maturazione di questo particolare segmento editoriale sta del resto anche il fatto che il mondo della televisione, da sempre più vicina e attenta alle audience giovanili, ha recentemente dimostrato di non disdegnare affatto il medium librario, segnando per esempio dei vistosi successi con il duo Chicco Sfondrini e Luca Zanforlin, autori del popolare programma Amici e che cofirmano ben due notevolissimi successi legati in qualche modo alla trasmissione, il primo intitolato A un passo dal sogno e il secondo Fra il cuore e le stelle. Mentre a latere del serial tv I liceali ha recentemente trovato la sua strada nei banchi della libreria l’omonimo romanzo, a opera della sedicente coppia Elena & Daniele.
Se il panorama italiano sul fronte della narrativa «cross-over» è decisamente vivace, anche sul piano della letteratura di importazione le cose sembrano muoversi. È in base al suo potenziale di trasversalità generazionale che si può spiegare infatti il grande successo in Italia dei libri di Stephenie Meyer la quale, partita come autrice per ragazzi, ha esordito quest’anno per Rizzoli con Id ospite, suo primo libro dichiaratamente «per adulti» che ha però chiaramente trascinato con sé folte schiere di lettori dei suoi libri precedenti. Va peraltro sottolineato che l’autrice, con la sua trilogia Twilight, aveva esordito da noi con un genere (la vampire story) tradizionalmente non ritenuto di grande appeal presso il pubblico generalista, ma che aveva invece già conquistato i ragazzi, grazie forse anche a fortunate serie televisive, prima fra tutte Buffy l’ammazzavampiri. Come nel caso della Meyer, poi, è inevitabile pensare che siano sempre gli adolescenti, pubblico potente e invisibile, refrattario e istintivo, almeno in parte alla base di alcuni successi di libri di autori stranieri non necessariamente destinati a loro e che fino a ieri non sarebbero stati per nulla ovvi sul nostro mercato. E stato certo il caso della scrittrice francese Delphine de Vigan, autrice di Gli effetti secondari dei sogni (storia di amicizia tra una studentessa parigina e una senzatetto), ma anche per Ineleganza del riccio, vera deflagrante novità nel campo della narrativa straniera del 2007/2008, sorge inevitabilmente il sospetto che la vicenda della portinaia Renée e della dodicenne Paloma rechi in sé un notevole potenziale «crossover».
Questo succinto panorama di una produzione ancora non organica eppure ormai nutrita non potrebbe essere minimamente esauriente se non tenesse in considerazione un particolarissimo segmento narrativo che, in quanto «narrativa di genere», ha in parte patito e in parte goduto di un carattere intrinsecamente transgenerazionale e che oggi sembra mutuare proprio da questo elemento nuova linfa e potenziale. Stiamo parlando del fantasy che, a partire dai grandi indiscussi maestri J.R.R. Tolkien e C.S. Lewis, ha trovato negli anni in autori come Terry Brooks, George R. Martin e Marion Zimmer Bradley dei validi continuatori, per arrivare poi a contaminarsi con altri generi e filoni che oggi vedono in autori come Neil Gaiman e Christopher Paolini due autori di punta, a lato del vero e proprio fenomeno a sé rappresentato ovviamente da J.K. Rowling, geniale inventrice di Harry Potter. Se è vero da sempre e per tutti questi autori che la loro opera gode del favore di lettori di ogni età, è forse più sintomatico e rivelatorio che, probabilmente per la prima volta nella storia della bestselleristica italiana, il fantasy annoveri un’autrice nostrana, e proprio in un momento in cui i generi più vitali sembrano quelli che dimostrano il maggior potenziale di attraversamento tra generazioni. E a partire dal 2004, infatti, anno di pubblicazione del primo volume delle Cronache del mondo emerso, che Licia Troisi, giovane astrofisica dedita alla scrittura, ha dato vita a una serie che oggi supera le centinaia di migliaia di copie vendute e che ha trasformato il fantasy da terreno di acquisizione editoriale dall’estero in inedita fonte di vendita diritti.
Alla luce di quanto detto, resta chiaramente aperto il problema della definizione di una strategia organica nei confronti di una nuova tipologia di prodotto, nata in ragione di una nuova tipologia di pubblico. Da una parte il massiccio successo di alcuni testi qui elencati dà chiaramente conto dell’esistenza di un’audience meno restia di un tempo, a dispetto della giovane età, a considerare il libro come valida modalità di impiego del proprio tempo libero. Allo stesso modo è evidente che l’editoria, in modi non dissimili rispetto a forme narrative più solidamente professionalizzate, sta cercando di acquisire in tempi rapidi un know-how anche in questo settore. Si tratterà a questo punto di capire se il segmento generazionale dei «giovani adulti» italiani sia sufficientemente maturo da trasformarsi, da pubblico tradizionalmente riottoso e occasionale, in ceto di lettori con aspettative e richieste consapevoli, tali da innescare un meccanismo virtuoso di domanda e offerta.