La filologia e il gusto della rilettura

Tra le riproposte più interessanti dell’anno appena passato figurano senza dubbio il Pinocchio di Manganelli, libro ancora godibile sulla letteratura e sulla lettura; la ristampa anastatica dell’edizione del 1919 di bif§zf+ 18 di Soffici;- la ripubblicazione del Gattopardo di Tomasi di Lampedusa, tutta impostata sulle questioni testuali, le due riedizioni contemporanee di Casa d’altri di D’Arzo; la riproposta di una delle introvabili raccolte di Macrì, Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea.
 
«Carte diverse e diversi inchiostri raccontano fole diverse»: a scriverlo è Giorgio Manganelli (in Pinocchio: un libro parallelo, del 1977), e l’importanza dell’affermazione è subito confermata proprio dalla riproposta presso Adelphi (nel gennaio 2002) di quel suo Pinocchio.
Se la prima edizione poneva in primo piano, secondo i dibattiti del tempo, una lettura in chiave narratologica («Un testo è qualcosa di unico e di irripetibile, ma contiene anche infiniti altri testi… »: così la quarta di copertina), la nuova presenta, nel risvolto, una lettura metaforica: il percorso del Pinocchio di Manganelli «altro non è se non l’attraversamento dell’Erebo, del Regno dei morti, che ha il suo centro nel cuore nero del libro… ». Se è vero che la cultura letteraria del 2002 non è più quella del 1977 , è vero anche che il suggerimento proposto dal risvolto appartiene non tanto o non solo a un contesto temporale diverso, quanto a un contesto editoriale – e cioè a un riferimento culturale – differente.
Resta il fatto che il Pinocchio di Manganelli è ancora godibile come libro sulla letteratura e sulla lettura: era del resto lo stesso autore a dichiarare che, sotto il suo «scartafaccio», «sta una fantasia sul modo di leggere i libri». La nuova edizione di Pinocchio: un libro parallelo – che resta uno dei più bei libri di Manganelli, più che un commento su Pinocchio – aspira a raggiungere nuovi lettori: e il fatto che in pochi mesi abbia avuto due edizioni ne sancisce il successo.
Tra le altre riproposte recenti vanno ricordate la ristampa anastatica della rara edizione 1919 di bif§zf+ 18 Simultaneità. Chimismi lirici di Ardengo Soffici, uno dei libri cardine della poesia futurista e soprattutto alcune riedizioni che esibiscono lezioni nuove di testi noti.
Va in questo senso la ripubblicazione da Feltrinelli del Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. La nuova edizione è tutta impostata sulle questioni testuali: se nel sottotitolo si precisa «Nuova edizione riveduta», sul secondo risvolto si introduce «L’appassionata vicenda delle edizioni del Gattopardo». In effetti il testo della prima edizione del 1958 era stato ampiamente rimaneggiato dal curatore Giorgio Bassani, e già la seconda edizione del 1969 (poi riproposta nei «Meridiani» Mondadori nel 1995), firmata da Gioacchino Lanza Tomasi, ne dava uno diverso. La nuova edizione, sempre a cura di Lanza Tomasi, in realtà ripropone la versione del 1969 emendata da errori, ma vi aggiunge in appendice pagine espunte dal romanzo, a volte già conosciute, e testi poetici che Tomasi di Lampedusa aveva pensato di inserire nel racconto, decidendo poi per la loro esclusione.
L’edizione sembra quasi rivolgersi a chi sa già perché leggere Il Gattopardo o a chi l’ha già letto e ora vuole conoscerne «il testo vero»: sul fatto che si sia arrivati con sicurezza a questo stadio gli studiosi potrebbero avanzare dubbi, ma non è questa la sede per affrontare problemi filologici lasciati aperti.
Nella stessa direzione «filologica» si collocano le due riedizioni contemporanee, della casa editrice Diabasis di Reggio Emilia e dell’editore Aragno di Torino, di Casa d’altri di Silvio D’Arzo, un autore che sta riscuotendo una grande fortuna editoriale (recentemente sono stati riproposti da Bompiani la raccolta L’aria della sera e altri racconti e il romanzo giovanile Essi pensano ad altro, e Diabasis ha pubblicato Luci e penombre. Liriche).
Paolo e Andrea Briganti, curatori dell’edizione di Diabasis di Casa d’altri, scrivono che D’Arzo rendeva il romanzo «più corto o più lungo, a seconda di dove stesse cercando di piazzarlo. li volume fu infine pubblicato postumo, in una delle versioni dattiloscritte, nel 1953 da Sansoni, con il titolo Casa d’altri. (Racconto lungo). L’edizione di Diabasis si intitola invece Casa d’altri. Il libro, per indicare subito che la lezione seguita è quella di una «Versione “libro”, la più lunga, la più ricca»: una versione manoscritta finora inedita, con tutta probabilità del 1 949. La scelta viene giustificata in un ricco corredo di «Apparati filologici, critici, narratologici», nei quali, oltre a un saggio sulle strutture narrative del romanzo (di Paolo Briganti), il lettore può trovare puntuali osservazioni (di Andrea Briganti) sui criteri di edizione e sulle diverse redazioni.
L’edizione di Aragno, curata da Stefano Costanzi con estesa prefazione di Alberto Bertone, punta invece esplicitamente (e a uso degli studiosi) sulla rigorosa ricostruzione «critico-genetica» del testo: al romanzo, scelto nella lezione del 1953 , segue infatti una meritevole presentazione di tutte le varianti delle altre redazioni, collocate, con corpi e caratteri differenti, in interlinea.
A questo punto vale la pena però di dire che Casa d’altri, con la narrazione del curato e di Zelinda e le possibili interpretazioni della morte della donna, non ha perduto nel tempo la sua intensità anche per i lettori comuni (che tra l’altro possono ritrovarlo, pur senza i necessari controlli filologici, in una recente edizione Einaudi).
Un’ultima segnalazione nel campo della saggistica, relativa a Oreste Macrì. Emarginato dalle più diffuse correnti critiche dell’Italia del secondo Novecento, Macrì meriterebbe più attenzione per la particolarità della sua linea critica, che, pur avvalendosi di una strumentazione tecnica sofisticata, instaura un continuo confronto tra lettore e testo. Qui si vuole ricordare che nel 2002, per la cura discreta ma attentissima di Anna Dolfi, è stata riproposta (dal piccolo editore trentino La finestra, che già nel 2000 aveva riedito Realtà del simbolo e ha in corso di pubblicazione Esemplari del sentimento poetico contemporaneo), una delle introvabili raccolte di Macrì: Caratteri e figure della poesia italiana contemporanea, uscita nel 1956 da Vallecchi, con scritti su Jahier e Campana, Ungaretti e Quasimodo, Bigongiari e Luzi, Sereni e Caproni, e con tre importanti saggi su Vittorini, Bilenchi, Pratolini.
Nella «Premessa» datata giugno 1955, Macrì suggeriva una definizione di critica che si potrebbe assumere a cifra caratteristica di tutte le sue letture: «La critica non è un registro inventariale, ma una guerriglia, un’operazione dalla parte del critico sulle insidie del tempo, dove e quando si pensi che il poeta esista e sia».