Imparare l’editoria

Gli studi sul mondo dell’editoria e sull’oggetto libro sono al centro di tutta una serie di approfondimenti promossi da storici; economisti, sociologi, critici letterari. Vi si aggiungono i manuali professionalizzanti. A conferma di questo nuovo impulso va letta inoltre la moltiplicazione di corsi di specializzazione e aggiornamento.
 
Forse per le ambiguità sottese alle definizioni dell’oggetto libro (merce? manufatto culturale? bene spirituale?) l’editoria, fino a una quindicina di anni fa, non suscitava particolari attenzioni tra gli storici, gli studiosi di letteratura, gli economisti, ma, d’altro canto, la stessa associazione imprenditoriale di categoria (AIE, Associazione Italiana Editori), la cui rivista mensile, «Il Giornale della Libreria», esce dal 1887, per lungo tempo non è andata oltre la presentazione di informazioni per i soci.
La situazione è tuttavia mutata ampiamente, negli ultimi anni, con lo sviluppo di numerose linee di studio e di ricerca che, a seconda dei loro promotori – storici, economisti, sociologi, critici letterari – hanno suggerito diversi approfondimenti sia della storia di singoli editori sia delle condizioni presenti del mondo editoriale.
Le ragioni del nuovo impulso dato agli studi e alle ricerche possono essere cercate nel crescente interesse per l’editoria dimostrato dalle istituzioni scientifiche e nella consapevolezza, raggiunta dagli operatori del settore editoriale, della necessità di acquisire il maggior numero di conoscenze possibili per produrre meglio e vendere di più.
Anche se sul piano accademico continua a non esistere un riconoscimento istituzionale per l’insegnamento dell’editoria moderna e contemporanea (a differenza di quanto accade invece per la storia del libro nei primi secoli della stampa), sono tuttavia molte le cattedre – di storia, di letteratura contemporanea, di sociologia, di biblioteconomia – presso le quali si conducono ricerche e seminari dedicati al mondo editoriale. E, d’altra parte, se non c’è ancora una sistematica e organizzata «formazione professionale» rivolta alle varie fasi del processo di produzione e di gestione del libro, si moltiplicano i corsi e gli incontri di specializzazione e di aggiornamento. Diversi negli obiettivi, gli interessi del mondo scientifico e di quello imprenditoriale sono dunque comuni nell’affermare un bisogno di conoscenze che è ancora lontano dall’essere soddisfatto.
Per quanto riguarda le pubblicazioni di storia editoriale, benché molta strada sia ancora da percorrere per arrivare a una ricostruzione complessiva sul modello dell’ Histoire de l’ édition française, pubblicata nel corso degli anni ottanta (Promodi) sotto la direzione di Roger Chartier e di Henri-Jean Martin, si può senz’altro dire che è ormai diventata patrimonio comune di molti studiosi la considerazione avanzata a suo tempo da Eugenio Garin: «storia della cultura non si fa ( … ) senza fare storia dell’editoria, e non solo nella sua concreta organizzazione, ma nella trama sottile dei legami di vario tipo che stabilisce fra quanti concorrono alla nascita di un libro, di una rivista, del fascicolo di un periodico qualsiasi» (Editori italiani tra ottocento e novecento, Laterza, 1991, p. 45).
È con questo convincimento che alcuni studiosi – soprattutto storici – hanno dato vita, nel 1996, a «La Fabbrica del Libro. Bollettino di storia dell’editoria in Italia», pubblicato, con intenti informativi, sotto la direzione di Gabriele Turi (autore di un ampio esame del catalogo della casa editrice Einaudi: Casa Einaudi, il Mulino, 1990).
In un panorama di studi storici sull’editoria ricco di linee e metodologie differenti, un punto di confronto fondamentale (anche per la riflessione metodologica) è rappresentato dai lavori che, dopo l’ormai «classico» Intellettuali e librai nella Milano della restaurazione, di Marino Berengo (Einaudi, 1980), hanno promosso numerose e importanti ricerche, per lo più di carattere regionale e di ambito settecentesco, capaci di mettere in risalto l’intreccio tra produzione libraria e stato della cultura .e della lettura. A studiosi già noti, come Mario Infelise, si sono affiancati ricercatori più giovani, tra i quali Lodovica Braida, che ha pubblicato nel 1995 un documentatissimo volume intitolato Il commercio delle idee. Editoria e circolazione del libro nella Torino del Settecento (Olschki). L’importanza culturale e scientifica di ricerche come questa mostra come, anche per lo studio delle basi storiche dell’editoria moderna, sarebbe necessario un riconoscimento disciplinare capace di superare sia la vecchia concezione della bibliografia e biblioteconomia sia la tradizionale storia del libro.
Nell’ambito degli studi sull’editoria contemporanea – tutti riconducibili alle cattedre di storia – si è affiancata, alla feconda linea di storia delle idee presente nei libri di Gabriele Turi e dei giovani della sua scuola, una rilevante sollecitazione alla storia imprenditoriale, che ha un esemplare modello nella monografia Mondadori di Enrico Decleva (Utet, 1993). Per delineare la fisionomia dei protagonisti delle vicende editoriali si è incominciato a lavorare anche sugli epistolari: ne è una testimonianza Lettere di una vita. 1922-1975, che raccoglie gran parte dell’epistolario di Alberto Mondadori (Fondazione Mondadori e Arnoldo Mondadori, 1996). Il volume, curato da Gian Carlo Ferretti che firma anche un lungo saggio introduttivo, permette non solo di delineare i tratti umani, intellettuali, professionali di uno dei protagonisti dell’editoria del secondo dopoguerra ma anche di cogliere i caratteri di un lungo periodo della storia culturale italiana.
Ci si può limitare ad aggiungere a queste poche testimonianze la recente inaugurazione della collana Studi e ricerche di storia dell’editoria, promossa presso Franco Angeli, dal Centro di studi dell’editoria e del giornalismo di Milano e indirizzata a pubblicare, come si legge nella presentazione, «lavori che abbiano per oggetto la ricostruzione storica – su solida base documentaria – di momenti, aspetti, problemi della plurisecolare vicenda dell’attività editoriale nel nostro paese, con particolare attenzione per il periodo che va dagli inizi del Settecento ai nostri giorni». Il primo volume della collezione, «L’Italia che scrive» 1918-1938. L’editoria nell’esperienza di A.F. Formiggini, firmato da Gianfranco Tortorelli (Franco Angeli, 1996), è un’ampia indagine di taglio storico sulla nota rivista bibliografica dell’editore Formiggini, che, tra gli anni venti e trenta, presenta un panorama dell’editoria italiana attraverso la discussione di alcune delle più importanti tematiche dell’epoca sul mondo dei libri.
Anche nell’ambito delle discipline letterarie è cresciuta, negli ultimi anni, la consapevolezza di quanto sia importante studiare l’editoria per mettere a fuoco i canoni della letterari età in età moderna. Coerentemente con questa convinzione la mostra Memoria del ‘900 letterario italiano (organizzata a cavallo di ottobre e novembre 1996 dal Comune di Roma e dal Dipartimento di studi linguistici e letterari dell’università La Sapienza) e il suo catalogo proponevano un’ampia sezione (curata da Silvia Morganti e Giovanni Ragone) dedicata a Libri ed editori, con il suggerimento di dar vita a un «vero e proprio archivio degli editori di letteratura italiana del Novecento».
Proprio per ampliare l’orizzonte di riflessione di chi studia gli scrittori italiani contemporanei, nell’anno accademico 19961997 è stato attivato, presso la facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Milano (per iniziativa dei docenti degli insegnamenti di Letteratura italiana moderna e contemporanea, Vittorio Spinazzola e Giovanna Rosa), un corso a contratto destinato a fornire alcune basilari informazioni sui processi di produzione editoriale (ne è titolare Giovanni Peresson, responsabile dell’Ufficio studi dell’AIE). E presso la facoltà di Scienze della formazione dell’Università di Roma III, il corso di Storia del libro, tenuto da Gian Carlo Ferretti (impegnato, fin da Il mercato delle lettere (Einaudi, 1979), a confrontare la critica letteraria con i processi editoriali), è stato reintitolato Storia della stampa e dell’editoria. Nei corsi di Scienze della comunicazione, invece, è previsto, istituzionalmente, un corso dedicato all’organizzazione dell’impresa editoriale.
Il quadro qui brevemente delineato (che, per essere completo, richiederebbe la segnalazione di altre analoghe iniziative) permette di affermare che non ci si trova più davanti a episodi isolati. Gli studi sull’editoria – a differenza di vent’anni fa, quando erano coltivati soprattutto da sociologi della letteratura sollecitati dalla lettura dei libri di Robert Escarpit (in particolare La rivoluzione del libro, tradotto nel 1968 da Marsilio) e dalla militanza politica nella sinistra – sono ora diversificati e possono favorire un confronto tra le differenti metodologie che guidano le ricerche.
Con l’obiettivo di far dialogare studiosi dell’editoria provenienti da esperienze e campi diversi, la Fondazione Mondadori (centro di ricerca e luogo di raccolta di materiali, tra le cui iniziative c’è il censimento degli archivi editoriali della regione Lombardia) ha organizzato, nella primavera del 1997, in collaborazione con la facoltà di Lettere dell’Università degli studi di Milano, cinque incontri internazionali con l’obiettivo di porre «prospettive di studio a confronto» (così il sottotitolo). Il ciclo – che fin dal titolo, La mediazione editoriale, indicava nell’editore il momento imprescindibile di tramite tra l’elaborazione culturale e il suo consumo ha avuto tra i relatori noti studiosi italiani e internazionali: da Armando Petrucci a Roger Chartier (due dei maggiori studiosi mondiali della storia della scrittura, del libro, della lettura), cui è toccato il compito di tracciare le coordinate di un possibile passaggio dalla storia del libro alla storia dell’editoria, da Jean-Yves Mollier (autore nel 1988 per Fayard di un volume sul capitalismo editoriale nella Francia tra Ottocento e Novecento: L’argent et les lettres. Histoire du capitalisme d’édition, 1880-1920) a Enrico Decleva, da Robert Escarpit a Gabriele Turi a Pascal Ory (studioso di storia degli intellettuali), da Vittorio Spinazzola a Ulrich Schulz-Buschhaus (che si sono soffermati in particolare sull’editoria e le dinamiche letterarie).
Spinazzola, nel suo intervento alla Fondazione Mondadori, ha sollevato provocatoriamente il problema di un’editoria poco sensibile alla percezione delle nuove esigenze e della direzione nella quale andare. Per rispondere, si potrebbe dire, a questa sfida, alcune iniziative del mondo imprenditoriale invitano ad approfondire in modo sistematico la conoscenza delle condizioni produttive e commerciali. In questa direzione, del resto, spingevano sia l’Inchiesta sull’editoria. Il libro come bene economico e culturale, pubblicata nel 1992 dalla Fondazione Giovanni Agnelli (ne erano autori Francesco Silva, Marco Gambaro, Giovanni Cesare Bianco), sia l’intervento sull’industria editoriale pubblicato da Franco Tatò con il titolo A scopo di lucro (Donzelli, 1995). E in questo senso si muovono soprattutto gli studi di Giovanni Peresson, in particolare Le cifre dell’editoria 1997 (Editrice Bibliografica, 1997). li volume (preceduto da Le cifre dell’editoria 1995) propone oltre 450 tabelle con i dati aggiornati sulla produzione generale e sui suoi singoli comparti, sul fatturato e sui bilanci, sulla legislazione italiana e europea, sulle aziende e le loro composizioni societarie, sulle librerie e sulla grande distribuzione, sui lettori e i loro comportamenti e così via. Da citare anche il testo di Paola Dubini, Voltare pagina (Etaslibri, 1997), che analizza sotto il profilo economico, aziendale e organizzativo il settore dell’editoria libraria.
Alla consapevolezza dell’importanza di conoscere la realtà della produzione e del mercato si è aggiunta quella della necessità di una solida preparazione professionale. Se la stessa AIE propone, per titolari di piccole case editrici e per manager di grandi editori, una decina di corsi l’anno sulla normativa vigente, sulla gestione economico-finanziaria, sul marketing e la distribuzione, altre istituzioni prevedono una formazione anche a livello «di base»: è il caso, tra i tanti citabili, del corso di tecnica editoriale organizzato dall’Accademia di comunicazione di Milano con l’obiettivo di trasmettere le competenze necessarie a un redattore di casa editrice.
Per favorire la preparazione e l’aggiornamento professionale, l’Editrice Bibliografica ha promosso, già nel 1991, la collana I mestieri del libro, che negli ultimi anni ha pubblicato titoli quali Manuale del libraio di Giovanni Peresson, Il correttore di bozze di Marilì Cammarata, 1991, Codice dell’editore di Achille Ormezzano, Il progetto grafico del libro di Dario M o retti, 1993, Il computer in redazione di Stefano Guadagni, 1994, Teoria e pratica della redazione. Guida alla compilazione dei testi e alla loro preparazione per la stampa di Giovanni Di Domenico e Piero Innocenti, 1994, Come si fa l’editore di Settimio Paolo Cavalli e Giuseppe Fioretti, 1995.
La conoscenza dello stato presente e delle prospettive future, sia in rapporto alla produzione e al mercato, sia in riferimento alla preparazione professionale, diventa tanto più rilevante quando si prendono in esame gli scenari dell’editoria elettronica, destinati in breve tempo a cambiare i processi produttivi, promozionali, distributivi. Se sul versante dello studio si può citare la ricerca I: economia delle imprese editoriali e le prospettive della distribuzione on-line, condotta nel 1996 sotto la direzione di Giuseppe Richeri dal Centro Studi San Salvador della Telecom Italia (i dati riguardano l’intera Europa), sul versante professionale si può segnalare che l’Associazione Italiana Editori ha già programmato una serie di incontri sulle trasformazioni delle figure professionali e delle tecniche editoriali nell’editoria elettronica. Destinati a chi lavora in casa editrice e diretti dall’economista Pierfrancesco Attanasio, questi incontri si inseriscono nel progetto «nuova economia del libro», promosso con il contributo del ministero dei Beni culturali e del Consiglio d’Europa.
Se è vero che la diffusione della rete e dell’editoria cosiddetta on line modifica il lavoro editoriale, è anche vero che, paradossalmente, proprio la rete può diffondere e favorire una cultura professionale: l’Association canadienne des rédacteurs-réviseurs, per citare un esempio significativo, ha organizzato su Internet un ampio sito che, sotto il titolo La profession de rédacteur-réviseur vous intéresse?, distribuisce informazioni sul lavoro del redattore editoriale, sulle sue modalità, sulle forme di pagamento, sulle possibilità di carriera, sui libri utili da consultare, infine sugli indirizzi cui ci si può rivolgere per saperne di più.