Streghe, monelle, ballerine: modelli femminili per piccole lettrici

Lettrici più accanite dei coetanei maschi, le bambine costituiscono un settore rilevante del pubblico infantile. E naturale che gli editori ne tengano conto arricchendo l’offerta di serie e collane tutte per loro: storie di monelle ribelli, principesse, ballerine, ragazzine alle prese con i problemi della prima adolescenza, ma soprattutto streghe, maghe, aspiranti alchimiste. Nipotine di Pippi Calzelunghe e sorelle di Hermione sono i modelli di riferimento del grande rilancio del protagonismo femminile.
 
«Da quel momento in poi, era il 1979, rinforzata nella mia convinzione di cantare l’epos della mia stirpe, quella delle bambine, non ho più scritto un libro che non avesse per protagonista una femmina.» Con questa solenne affermazione riferita alla pubblicazione di Extraterrestre alla pari, il primo romanzo per l’infanzia dichiaratamente «dalla parte delle bambine», Bianca Pitzorno delinea con nettezza il circuito della letteratura femminile per l’infanzia: storie di bambine, spesso opera di autrici più o meno famose, destinate a un pubblico di piccole lettrici. D’altra parte la situazione non è anomala se si considera che, a ben guardare, non c’è universo più femminile di quello della letteratura per l’infanzia. Su tutti i fronti. A cominciare dagli autori: senza scomodare la grande tradizione ottocentesca, da Francis Burnett a Louisa May Alcott, un’occhiata ai cataloghi più recenti degli editori italiani per ragazzi rivela la massiccia presenza di voci femminili straniere e nostrane, da Astrid Lindgren a Christine Nostlinger, Jacqueline Wilson, Bianca Pitzorno, Teresa Buongiorno, Silvana Gandolfi, Silvana De Mari, Beatrice Masini. L’opzione per le scrittrici può peraltro trovare conferma nel fatto che, in realtà, la presenza femminile è risultata dominante anche sul versante dell’editoria, nella direzione di collane che hanno fatto la storia della letteratura italiana per ragazzi nell’ultimo trentennio: si pensi a Donatella Ziliotto, direttrice degli «Istrici» Salani, a Margherita Forestan, responsabile della Junior Mondadori, o a Orietta Fatucci, direttrice delle Edizioni EL, per citare le tre donne che si sono divise il campo dell’editoria italiana per l’infanzia e ne hanno in larga misura determinato lo slancio innovativo. Naturalmente la netta prevalenza femminile sul fronte della scrittura e della direzione editoriale non si giustifica solo nei termini di un impegno pedagogico-educativo, tradizionalmente considerato prerogativa femminile. Anzi, la nuova letteratura per le bambine ha saputo compiere sia a livello editoriale sia di scrittura scelte coraggiose, col proporre figure di bimbe e ragazzine intraprendenti, curiose, piene di iniziativa, persino discole e ribelli: nulla a che vedere con gli stereotipi tradizionali sulla divisione dei ruoli tra i sessi, nulla di più lontano dalla letteratura edificante per fanciulle e giovinette del passato. E, d’altra parte, se si rovescia la prospettiva, mettendosi per davvero «dalla parte delle bambine», cioè delle piccole lettrici, l’impronta femminile risulta ancora più giustificata da un dato concreto: le bambine e le ragazzine spopolano sul fronte del pubblico. Lettrici più accanite dei coetanei maschi, costituiscono un target più che mai degno di attenzione della produzione per ragazzi. Se l’editoria per ragazzi è stata l’unico settore a non risentire della crisi, è anche un po’ merito loro, delle piccole lettrici. Ecco perché gli editori, nonostante le resistenze e le perplessità di alcuni esperti del settore a puntare su una produzione distinta secondo criteri di sesso, si sono sempre più attrezzati a proporre un’offerta articolata e variegata di collane in rosa, affiancando alle serie dal successo consolidato proposte nuove, in sintonia col mutare dei tempi e dei gusti.
Se Junior Mondadori con la collana «Gaia Junior» ha inaugurato nel 1988 la stagione delle nuove serie e collane per bambine, altri editori ne hanno seguito l’esempio. Ne è risultato un immaginario femminile per «piccole donne» popolato di streghe, principesse, fate, bambine ribelli e ragazzine alle prese con i problemi adolescenziali, senza contare le eroine avventurose e intraprendenti: un universo articolato per generi e fasce d’età, ma anche aperto a commistioni inedite e originali, che gli editori leader del settore, da Junior Mondadori alla Piemme, alle Edizioni EL, a De Agostini, a Giunti, arricchiscono di anno in anno di contributi stimolanti.
La strategia testuale è semplice: l’avventura di piccole protagoniste, spesso narrata da una prospettiva vicina al punto di vista infantile, sollecita con facilità processi di immedesimazione, rafforzati dall’evocazione di un immaginario in «rosa», che attinge al patrimonio fiabesco, fantasy o all’ambito delle esperienze ludiche e ricreative gradite al pubblico delle bambine, e li affronta, tuttavia, con un taglio ironico e problematico.
Per le piccole lettrici, comprese nella fascia di età tra i sei e gli otto anni, il registro comico, tra ironia e umorismo, risulta ancora l’opzione dominante, a conferma di una scelta che, dagli «Istrici» in poi, ha segnato, a partire dalla fine degli anni ottanta, una svolta nella letteratura italiana per l’infanzia. Le linee di tendenza, dopo lo scossone degli anni ottanta, sembrano essersi stabilizzate.
Ecco le collane delle Edizioni EL, il cui catalogo è ricco di proposte inedite per il «popolo delle bambine»: basti pensare alla serie «Principesse favolose», storie di principesse bizzarre e spiritose, che contraddicono il cliché delle fanciulle di stirpe reale smorfiose e capricciose, o, sulla stessa lunghezza d’onda, alla serie «Belle astute e coraggiose», dedicata a eroine fiabesche che affrontano con intraprendenza e spirito di iniziativa avventure esilaranti. Del resto le Edizioni EL, oggi parte del gruppo Einaudi, si distinguono per la particolare attenzione alla linea al femminile e per l’originalità di alcune proposte, tra cui, per esempio, spicca la collana «Sirene», singolare raccolta di biografie romanzate di donne famose in versione junior.
Altrettanto ricco di serie e collane per le più piccole è il catalogo della Piemme: oltre ai romanzi del marchio Tea Stilton, versione femminile del noto topo investigatore, si segnala il successo consolidato della collana «Milla & Sugar», la più tradotta all’estero delle serie Piemme, incentrata sulla storia di una coppia singolare di amiche, una piccola maga e una giovanissima strega, che vivono nel cerchio magico di Old Town e difendono i poteri magici dal mondo degli «altri», cioè degli individui normali.
Sul versante delle storie avventurose di piccole monelle, l’omaggio a Pippi Calzelunghe è un passaggio ineludibile. La suggestione del noto personaggio della Lindgren resiste: Pippi è ancora un modello di riferimento per le storie recenti di bambine estrose e discole, ma estranee alla fisionomia dell’eroina solitaria, anzi in cerca di amici coetanei con cui condividere esperienze e avventure. Non è un caso che nel 2012 abbiano visto la luce due serie che hanno per protagoniste «nipotine di Pippi»: una è la serie «Maria Martina e Maria Maggina» di Anne Holt & Anne Holt (si tratta di due cugine norvegesi omonime, una scrittrice, autrice di thriller, l’altra illustratrice), edita da Salani, un editore che non pubblica collane specifiche per le bambine ma ha sempre dato spazio alla scrittura e al protagonismo femminile; l’altra è l’ultima proposta della Piemme, la nuova serie «Minerva Mint» di Elisa Puricelli Guerra, l’autrice di Principesse a Manhattan.
In entrambi i casi l’eredità di Pippi è scoperta: i racconti hanno per protagoniste bambine irrequiete e stravaganti, che vivono in case diroccate, amano gli animali e sono disponibili a ogni sorta di avventura, ma soprattutto cercano amici. Ricorrono tutti i motivi topici e le soluzioni strutturali che troviamo nella storia dell’eroina della Lindgren: i racconti si snodano in episodi autoconclusivi, dove i genitori sono assenti, come nel caso di Minerva Mint, abbandonata alla nascita alla stazione Victoria di Londra in una borsa da viaggio, o sono inetti e, qualche volta, maldestri, come i genitori di Maria Maggina, l’amica irreprensibile della discola Maria Martina, dalla cui esuberanza è insieme attratta e spaventata. Ne risulta, in quest’ultimo caso, l’adozione efficace di un punto di vista dal basso, quello della bambina perbene eterna spalla della coetanea ribelle, abilmente giocato sull’ambivalenza tra fascino della trasgressione, senso di colpa e imbarazzo.
Il registro comico è la cifra stilistica in cui si iscrivono anche alcuni romanzi per ragazzine, destinati a una fascia d’età compresa tra la preadolescenza e la prima adolescenza: ne è un esempio l’ormai storica collana mondadoriana «Le ragazzine» che affianca a titoli di autrici straniere opere di scrittrici italiane e, nell’affrontare il mondo dell’adolescenza, alle prese con brufoli e prime cotte, punta decisamente sull’iperbole comica, ironizzando sulla tendenza a drammatizzare tipica delle ragazze di quest’età. I romanzi delle «Ragazzine», ma anche i testi più recenti della serie della Piemme «Pizza Tandoori», la prima ad affrontare il problema della famiglia multietnica e del dialogo interculturale, trattano con verve ironica il motivo del conflitto generazionale e del rapporto difficile con gli adulti, raffigurati dalla prospettiva straniata e scanzonata delle giovanissime protagoniste. Va detto, tuttavia, che il tema del confronto con un mondo adulto magari non più autorevole, anzi fragile e precario, non è sempre il nodo problematico centrale dei romanzi per ragazzine, più coinvolte se mai da storie che toccano la questione assai più intrigante delle complicazioni affettive e sentimentali nelle relazioni tra coetanei. A questo proposito, anche il registro comico perde tenuta per dare spazio a procedimenti narrativi emotivamente più coinvolgenti, capaci, quindi, di sollecitare l’immedesimazione empatica delle giovanissime lettrici che, chiamate in causa sul piano degli affetti, vogliono sentirsi prese sul serio. Il modello di riferimento è quello di un Bildungsroman al femminile versione junior, a cui si avvicinano testi compresi in una gamma assai varia di collane e serie. In primo luogo la serie Valentina (Piemme) di Angelo Petrosino, maestro elementare e scrittore, che vanta forse il primato quanto a successo di pubblico: edita a partire dal 1995, Valentina ha venduto 1.800.000 copie, accompagnando, attraverso il racconto dell’infanzia e dell’adolescenza della protagonista, il percorso di crescita di diverse generazioni di bambine. Divisa in collane, corrispondenti alle tappe dell’età evolutiva della protagonista, la serie narra la vita quotidiana di una ragazzina e del suo gruppo di amici, alle prese con i problemi di relazione tra coetanei, le rivalità e le incomprensioni, i primi amori. Un universo di piccoli conflitti a lieto fine, risolti immancabilmente nella trama esile delle singole storie, a cui, tuttavia, gli adulti sono, tutto sommato, estranei. Sulla stessa linea si collocano anche le numerose offerte dedicate al mondo della danza e del pattinaggio, luoghi deputati carichi di suggestione e di attrattiva per l’immaginario delle bambine. In questo caso la lettura dei romanzi delle serie «Scuola di danza» di Aurora Marsotto, «Tre amiche sul ghiaccio» di Mathilde Bonetti (pubblicate da Piemme), «Scarpette rosa» di Beatrice Masini e «Ice Magic» di Lia Celi (edite, invece, da EL) riserva piacevoli sorprese. Contrariamente alle aspettative, non è di scena, infatti, un immaginario fastidiosamente lezioso, tutto tutù, fiocchi e merletti. Al contrario, la scuola di danza o la pista di pattinaggio sono il pretesto per narrare le dinamiche interne di una piccola comunità femminile di fronte ai problemi tipici della crescita: le amicizie, la necessità di superare le rivalità in nome dello spirito di collaborazione, la capacità di condividere fatiche e successi. Il mondo della danza e del pattinaggio è anche l’occasione per affrontare la delicata questione del disagio creato dalle trasformazioni fisiche della crescita, cruccio tipico dell’età, ma vissuto con particolare apprensione da pattinatrici o ballerine in erba, che rischiano di vedere le loro carriere dolorosamente compromesse dai mutamenti del corpo. Di grande finezza psicologica i romanzi della collana «Scarpette rosa», affidata alla penna esperta di Beatrice Masini, l’anima di EL, sul fronte della scrittura: vi si narrano, in terza persona, le avventure di piccole ballerine iscritte alla stessa scuola di danza con l’adozione sistematica di un punto di vista infantile, quello della piccola protagonista Zoe, non una futura étoile delle scene, se mai un’allieva come tante, appassionata della disciplina ma solidale con le compagne, pronta a condividere problemi e difficoltà. La stessa atmosfera di solidarietà amicale domina la «scuola di danza» dell’omonima serie della Piemme a cura di Aurora Marsotto che, forte dell’esperienza giornalistica nel settore della critica teatrale, musicale, coreutica, arricchisce il racconto di notizie sulla storia della danza classica e contemporanea, della musica e del teatro.
Quando poi la fascia d’età di riferimento tende ad alzarsi, come è per i titoli recenti della collana «Gaia Junior», l’offerta si fa più impegnativa, disposta anche a proporre tematiche di un certo impegno psicologico o sociopolitico: gli ultimi volumi pubblicati, attraverso l’ottica delle adolescenti protagoniste, aprono lo sguardo su situazioni delicate di disagio interiore come nei Colori del buio di Kathryn Erskine (Mondadori, 2011) o sulla condizione di vita delle giovani palestinesi nei territori occupati come in Dove le strade non hanno nome di Randa Abdel-Fattah (Mondadori, 2012).
C’è, tuttavia, un percorso alternativo che intriga da qualche anno le piccole e giovanissime lettrici, inducendole a scartare la pista del racconto sentimentale o d’avventura di impianto realistico: mai come negli ultimi anni la categoria del romance si è presa una netta rivincita su quella del novel soprattutto presso il pubblico delle bambine, spregiudicatamente attratto dal fascino dell’evasione fantasy. E mai come nell’ultimo decennio il genere fantasy per ragazzi è divenuto, con scarto netto rispetto alla tradizione, una vera e propria vocazione della scrittura femminile: sembra quasi che il successo della Rowling abbia incoraggiato l’affermazione di un filone di narrativa fantasy al femminile, destinata a un pubblico sempre più folto di piccole appassionate del genere.
Di più: sorprende, ma le scrittrici italiane hanno un ruolo di spicco nel settore come autrici di saghe di successo, tradotte anche in altri paesi. La rassegna comprende titoli ormai noti, già da qualche anno presenti sugli scaffali di librerie e supermercati: ecco la saga di Nina la bambina della sesta luna, quattro volumi a opera di Moony Witcher, al secolo Roberta Rizzo, la serie Fairy Oak di Elisabetta Gnome, giornalista, nota anche come creatrice del fumetto W.I.T.C.H. della Disney, poi le Cronache del Mondo Emerso e Le guerre del Mondo Emerso di Licia Troisi, vero e proprio caso letterario, e ancora i romanzi di Cristina Brambilla. A dispetto di qualche anglicismo di troppo tra titoli e pseudonimi, si tratta di un deciso rilancio del made in Italy: persino l’ambientazione dei romanzi, a parte il tenero paesaggio incantato di Fairy Oak, guadagna al territorio fantasy note città italiane, come Roma, Milano, Venezia, le popola di mostri, laboratori sotterranei, creature magiche, senza disdegnare commistioni strampalate e scenari allucinatoti. Al centro della narrazione la vicenda di piccole streghe, alchimiste in erba, ragazze-drago che rivendicano finalmente un ruolo di primo piano nella lotta contro le forze del male e la affrontano con coraggio e determinazione, e con la disponibilità a stringere alleanze solidali. Del resto la lezione di Harry Potter spinge a scartare, almeno nel fantasy per l’infanzia, la figura dell’eroe solitario per puntare sulla relazione tra pari come risorsa necessaria per superare ogni ostacolo. Inoltre, l’avventura fine a se stessa non è mai l’ossatura del racconto che, piuttosto, si avvale del repertorio fantasy per delineare un percorso di crescita: non per nulla spesso le eroine affrontano un processo di iniziazione alla magia o all’alchimia, sono maghe, streghe, alchimiste apprendiste, guidate alla presa di coscienza progressiva delle proprie facoltà speciali. E, tuttavia, a questo proposito che il trionfo dell’avventura al femminile assume connotazioni ambigue: la magia è sempre un dono del padre, del nonno, si trasmette per linea maschile. Le fanciulle esercitano funzione di leadership nell’avventura magica a patto che raccolgano l’eredità di una figura paternamente rassicurante, di cui riconoscono fascino e autorevolezza, si tratti del nonno alchimista per la Nina nella saga della Rizzo, del padre di Lucilla nella Chiave dell’alchimista di Cristina Brambilla, del padre e del professore antropologo nel ruolo di mentore nella saga della Troisi. Una sorta di ambivalenza edipica adombra il rilancio del protagonismo femminile, appanna quella che potrebbe definirsi quasi una rivincita di Hermione, il personaggio femminile più riuscito della saga potteriana: di qui una tecnica narrativa che alterna spesso la prospettiva dal basso e l’ottica del narratore onnisciente, il punto di vista ingenuo e inesperto della piccola protagonista alla scoperta del mondo magico e la superiorità di una voce narrante esperta dei misteri e del loro profondo significato. E difatti non manca nel fantasy al femminile un afflato didattico o filosofico-morale, magari anche palesemente posticcio, ma più accentuato rispetto al filone maschile: la lotta contro il male corrisponde al tentativo di ristabilire l’armonia ancestrale della natura contro le forze malefiche che intendono turbarla. Una lotta che può anche assumere tratti violenti e audacemente conturbanti, come nei libri della Troisi. Ma in questo caso forse sconfiniamo nella «terra di mezzo» della letteratura per teenager o young adult, settore ormai ricco di proposte sia sul versante fantasy sia sul fronte del romanzo sentimentale (si pensi alla collana «Teens» di Fanucci, per esempio). Per le piccole lettrici, già addestrate alla spregiudicatezza delle «nipotine» di Pippi e all’intraprendenza tenace delle eroine fantasy «sorelle» di Hermione, si tratta del fascino di una frontiera ancora da varcare.