Il castoro dalle molte vite

La storia della casa editrice II Castoro, specializzata in cinema e letteratura per l’infanzia. Una storia iniziata negli anni settanta con il consolidamento della collana monografica dedicata ai registi che apparteneva in origine a La Nuova Italia, per arrivare alle pubblicazioni dedicate ai bambini e ai giovani lettori. Fino all’ideazione del festival «Quantestorie», alla creazione di una nuova collana universitaria di filosofia e all’acquisizione della quota di maggioranza nella Libreria dei Ragazzi di Milano, la più grande d’Europa dedicata al settore.
 
Prima vita. La collezione interrotta
Alla fine degli anni sessanta, La Nuova Italia inaugura una collana economica finalizzata alla divulgazione e dedicata all’analisi critica degli scrittori italiani e stranieri. I volumetti si distinguono per l’insolita scelta del formato quadrato (15×16,5 cm) che rimarrà, nel corso del tempo, l’impronta peculiare della serie. Pare sia stato Ennio Scalet, responsabile della produzione di cultura varia, a battezzare la neonata collezione «Il Castoro», ispirandosi all’operosità del roditore che costruisce dighe lunghe e altissime spostandosi da una parte all’altra, proprio come la scelta eterogenea dei titoli che spazia da Cassola, il primo volume pubblicato nel 1967, a Steinbeck, passando per Kafka e Marinetti per concludersi con il Pascoli di Renato Barilli che, nel 1986, ha esaurito la serie letteraria.
Nel 1973 Sergio Piccioni, direttore editoriale della Nuova Italia, ha l’intuizione di estendere ai registi cinematografici la formula collaudata per gli autori letterari, visto il prospero sviluppo delle sale d’essai in quegli anni e il crescente interesse di un pubblico cinefilo avido di letture specializzate. Diretta da Fernaldo Di Giammatteo, allora vicepresidente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, la collana «Il Castoro Cinema» colma un vuoto nell’editoria italiana del periodo, fatta eccezione per occasionali volumi di argomento cinematografico pubblicati in collane di saggistica (Einaudi, Bocca, Mondadori), o serie dalla raffinata veste grafica, di breve durata e discontinua uscita, incentrate perlopiù sugli attori per sfruttare i fenomeni del divismo (vedi la «Tascabile del Cinema» di Sedit o la «Piccola Biblioteca del Cinema» di Guanda).
Il battesimo avviene nel 1974 con il primo volume, dedicato a Michelangelo Antonioni. La collana poggia su una struttura analitica rigorosa ed è, d’altronde, di facile consultazione. Ogni volume presenta alcune pagine iniziali di selezione di dichiarazioni del regista; si addentra poi nella vita e nell’analisi delle opere rigorosamente in ordine cronologico, per concludere con una filmografia accurata e una selettiva nota bibliografica. Niente fotografie o illustrazioni, per mantenere il prezzo contenuto, ma un’accattivante copertina. Il grafico della collana letteraria, il geniale fiorentino Mario Mariotti, realizza una silhouette stilizzata del regista in bianco e nero riprodotta specularmente sul dorso, in una raffinata citazione del positivo e del negativo della pellicola. Di ogni titolo vengono stampate all’incirca 6.000 copie, con una vendita media sulle 4-5.000 e piacevoli sorprese come, per esempio, il volume su Antonioni, che nella totalità delle riedizioni raggiungerà quota 12.000 copie.
Nell’arco di una decina d’anni, «Il Castoro Cinema» si ritrova però in gravi difficoltà. Secondo Di Giammatteo, la causa dipende in parte della crisi di mercato dei libri di cinema, in parte dal fatto che l’editore aveva abbandonato la serie a se stessa: «La Nuova Italia, specializzata in editoria scolastica, non aveva le strutture mentali e organizzative per seguire la collana che andava così perdendo di visibilità nelle librerie italiane», scriveva nel 1993 Andrea Piersanti nella «Rivista del cinematografo». Nel 1991/1992 i rendiconti economici sono sconfortanti: ogni monografia vende al massimo 1.500 copie e, quando la Liat approda alla Nuova Italia attraverso la Labbri, viene presa l’unanime decisione di chiudere la collana per il suo scarso profitto.
 
Seconda vita. Acquisizione e consolidamento
Nell’estate del 1992 esce su un quotidiano un appello firmato da Renata Moné che dà voce allo sconforto degli appassionati e studiosi di cinema, privati dell’unica collezione cinematografica italiana pubblicata con continuità da vent’anni e giunta a quota 156 titoli: «Ma qualche editore senza troppi problemi di vendite vertiginose, ci lascerà il piacere di una piccola collana per iniziati, per quei pochi ma fedelissimi individui ancora rimasti, riconoscibili dal pallore guadagnato in interminabili pomeriggi trascorsi nelle sale buie, che sono i cinéphilesì» (Renata Moné, Requiem, per il Castoro, in «la Repubblica», 10/7/1992).
In quell’anno, dopo una breve e fallimentare trattativa con la Marsilio, La Nuova Italia riceve la proposta di un gruppo di appassionati cinefili. Fervente promotrice dell’iniziativa è Renata Gorgani (la stessa che, con lo pseudonimo di Renata Moné, aveva sollevato la questione su «la Repubblica»), con alle spalle una consistente esperienza editoriale presso Guerini e Associati, il Saggiatore e Bollati Boringhieri. L’esordiente società farà diventare il nome della collana il proprio marchio: il 13 febbraio 1993 nasce l’Editrice II Castoro Srl e da allora comincia a comparire sulla copertina dei libri il logo in silhouette di un castoro con la tipica coda larga e piatta.
Nel corso del tempo, piccoli aggiustamenti contribuiranno a migliorare la struttura delle monografie, che restano il fiore all’occhiello della casa editrice. I riassunti delle trame dei film vengono estrapolati dal testo critico ed evidenziati con un differente carattere grafico; ma soprattutto va lodato l’ampliamento sostanzioso della bibliografia, contenente la quasi totalità dei libri e degli articoli di riviste specializzate italiane e straniere pubblicati su un regista; la qual cosa, nell’ambito del panorama editoriale italiano sul cinema, renderà i volumetti soprannominati «i castorini» veri punti di riferimento per studiosi e critici, nonché per organizzatori di rassegne e retrospettive. A tutt’oggi, sebbene questa storica collana vanti molteplici tentativi di imitazione, l’eccellenza del modello perseguito da II Castoro risiede nella scelta di una divulgazione per così dire «stratificata». Vale a dire accessibile sia a lettori appassionati all’argomento sia agli studiosi, grazie ad attente revisioni redazionali volte a mantenere gli stili di scrittura dei singoli autori nell’ambito di un’esposizione chiara e comprensibile, magari sciogliendo con perifrasi i sofisticati tecnicismi e, d’altronde, vigilando sulla pericolosa china dell’impoverimento lessicale. Rigore e semplicità espositiva, non semplicismo. Il tutto in direzione di una critica che, senza trascurare i contenuti, è principalmente volta a una riflessione concernente l’estetica del film e lo specifico del linguaggio cinematografico. Tanto che, nel 2002, sotto la direzione di Renata Gorgani, succeduta a Di Giammatteo, la collana rinnova la veste grafica mutando caratteri tipografici e copertina (è lo Studio Tapiro di Venezia a realizzare il progetto), ma soprattutto inserisce nel testo le immagini. Non si tratta di fotografie esornative, ma di veri e propri fotogrammi tratti dai film ed esplicativi delle scelte di messa in scena operate dai registi. Così come fanno gli studiosi David Bordwell e Kristin Thompson nella loro monumentale Storia del cinema e dei film, tradotta in Italia proprio da II Castoro nel 1998. Un volume importantissimo dove, parallelamente al percorso storico-sociologico, le evoluzioni stilistiche ed espressive del cinema vengono messe in relazione con i progressi tecnologici del medium cinematografico.
Per la qualità del lavoro svolto come casa editrice specializzata in libri di cinema, Il Castoro ottiene nel 2002 il Premio della Cultura della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Oltre alla collana di monografie (228 titoli finora pubblicati, senza contare le innumerevoli ristampe o riedizioni aggiornate) che nel 1995, in occasione della celebrazione del centenario della nascita del cinema, esce con quaranta titoli in edicola allegata a «l’Unità» per iniziativa di Walter Veltroni, nel corso degli anni novanta la produzione editoriale di II Castoro si diversifica in varie sezioni sulla settima arte. Parallelamente, contribuiscono a un rafforzamento finanziario dell’azienda le commesse per i cataloghi di importanti istituzioni (la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, il festival fiorentino France Cinéma, il Festival del Cinema Africano di Milano, il Torino Film Festival). E del 2000 un tentativo di produzione cinematografica con la fondazione della Castoro Film e la realizzazione, in collaborazione con Tele-I-, del documentario Made in Hong Kong di Giuseppe Baresi (presentato al Festival di Locarno nel 2001 e uscito recentemente come extra nel dvd Angeli perduti di Wong Kar-Way), ma l’impresa richiede un impegno finanziario troppo considerevole e non avrà seguito.
 
Terza vita e oltre… Una svolta coraggiosa
Assicuratosi una posizione di eccellenza nel circuito della critica cinematografica, Il Castoro comincia a guardare al mercato editoriale con più audacia e si focalizza sul settore rivolto ai libri per l’infanzia, un ambito vivace dove c’è spazio per inserirsi e intraprendere interessanti iniziative. Il nuovo percorso si avvia nell’ottobre 1999 con la pubblicazione di albi illustrati per bambini – il logo del castoro si distingue per la coda rivolta verso l’alto, anziché verso il basso come nella sezione cinema. Un filone soddisfacente che, negli anni, si è ampliato notevolmente fino a includere i romanzi per giovani adulti, con un totale di circa settanta volumi pubblicati di autori italiani e stranieri, alcuni dei quali premiati con significativi riconoscimenti. Un’ingente svolta per II Castoro, che non si rivolge più a potenziali acquirenti circoscritti, uno zoccolo duro di studiosi e appassionati che garantiscono una media standard di copie vendute, come nel caso della sezione cinema o dell’altra nuova collana universitaria di filosofia nata sotto la direzione di Elio Franzini nel 2004.
Nel mondo della letteratura per l’infanzia e per i ragazzi bisogna fare i conti con il vero mercato, le oscillazioni del gusto e le tendenze. Questa piccola casa editrice di sole cinque persone fisse e alcuni collaboratori occasionali non può mettersi a fare concorrenza ai colossi consolidati del settore, ma in una decina d’anni è riuscita a ritagliarsi una nicchia qualitativa di tutto rispetto. Basti citare I corvi (2007), unico racconto per bambini scritto da Aldous Huxley e disegnato da Beatrice Alemagna, illustratrice nostrana celebre all’estero ma mai pubblicata prima in Italia; o i sofisticati Il libro rosso di Barbara Lehman (2007; vincitore del più prestigioso premio americano di editoria per l’infanzia) e Zoom del designer Istvan Banyai (2003), volumetti di sole immagini, dove il lettore contribuisce con la propria inventiva a costruire la storia in un infinito gioco di scatole cinesi. Libri per bambini, ma soprattutto sorprendenti esperienze visive che fuoriescono dai canoni del genere e sono molto apprezzate dagli adulti – basti sapere che un autore quale Banyai spazia dalle illustrazioni dei volumi per l’infanzia alle vignette erotiche per «Playboy».
Le vendite mediamente si attestano sulle 3/4.000 copie a volume, ma ci sono chicche, come il libro a vignette Diario di una schiappa di Jeff Kinney, acquistato ancora in bozze dall’editore americano, che è arrivato alla terza ristampa con una tiratura complessiva di 18.000 copie.
Nel 2004 II Castoro espande ulteriormente la propria esperienza del settore, dando vita all’Associazione Culturale Nautilus per promuovere «Quantestorie», il Festival del libro per bambini e ragazzi che ha luogo a Milano in primavera, giunto ormai alla sua quarta edizione. Il bilancio è positivo: circa 70 gli eventi e le mostre (con allestimenti appositamente pensati ad altezza bambino) a ingresso gratuito, 10.000 visitatori e un coinvolgimento complessivo di 40 scuole di Milano e della Lombardia. Infine, nel 2007 Il Castoro acquisisce la quota di maggioranza della storica Libreria dei Ragazzi di Milano, fondata nel 1972 da Roberto Denti e Gianna Vitali. Una libreria di oltre seicento metri quadrati, la più grande in Europa nel suo genere, con un ampio settore dedicato alla didattica e alla pedagogia, un reparto dvd e una vivace programmazione di eventi letterari per bambini e adulti. Con iniziative simpatiche e divertenti per giovani lettori, come le colazioni della domenica mattina e le feste di compleanno in mezzo ai libri.