I flussi della lettura, fotografati dall’Istat, lasciano scoperta gran parte del territorio. Con il consolidamento dei «Presìdi del libro», e con i festival tematici della neonata società Agorà, l’editore Laterza vuole far leva su gruppi di operatori locali, con l’obiettivo di diffondere il libro al di fuori dei circuiti statisticamente consolidati e nelle aree geografiche meno interessate con lo scopo di sviluppare il gusto per la lettura e incrementare così le capacità naturali dell’uomo.
Uno sguardo all’indagine Istat 2007 su I cittadini e il tempo libero conferma il topos della geremiade sullo stato culturale degli italiani, che leggono poco. Vero, se valutiamo che il numero di persone che hanno letto almeno un libro, nel 2006, era solo del 60,5%, il che vuol dire che quattro italiani su dieci non leggono nemmeno un libro all’anno. Su quel 60,5%, poi, la percentuale dei lettori forti è, ovviamente, di molto inferiore. Detto questo, però, osserviamo per un momento chi legge: dove lo fa e come? Gli indici di lettura più alti si riscontrano al Nord, con un leggero vantaggio del Nordovest (67,5%) sul Nordest (66,9%), e vengono mantenuti da lettori che, nella maggior parte dei casi, si procurano letture in librerie e centri commerciali (poco sotto il 30% dei lettori) piuttosto che in biblioteca (5,4%). Si tratta poi, in prevalenza, di cittadini, residenti nei centri urbani medi e grandi (60,9% nei comuni di oltre 50mila abitanti). La mappa così tracciata mostra che i lettori italiani sono propensi all’acquisto del libro piuttosto che all’utenza delle strutture pubbliche, e sono maggiormente distribuiti nelle aree urbane del Nordovest. Nulla di particolarmente sorprendente, mi sembra.
Complementare a questa realtà, naturalmente, ne affiora un’altra. Scendendo lungo lo stivale, infatti, le percentuali si abbassano: i lettori, nel Sud e nelle Isole, scendono al 50%. Aggiungiamo, come si è visto, che i lettori prediligono l’acquisto, e risiedono per lo più nelle grandi città: si configura così uno scenario bipolare, che si snoda tra centri e periferie della lettura. Il che avviene sia sull’asse geografico Nord-Sud, sia, trasversalmente al primo, sul più articolato asse socioeconomico tra grandi centri da una parte, fitti di librerie (dove si compra oltre la metà dei libri venduti), di centri commerciali e di iniziative culturali, e piccoli centri dall’altra, spesso provvisti solo di una cartolibreria e di una piccola biblioteca comunale. Anche questo, tutto sommato, è abbastanza scontato.
Meno scontato, mi sembra, osservare che il quadro dimostra, al di fuori delle catene e delle librerie cittadine, e fuori dei grandi centri storici e dei centri commerciali, l’ampia disponibilità di spazi, geografici e sociali, ancora da conquistare: un editore attento come Laterza se n’è già accorto da qualche anno e ne ha tratto un disegno strategico articolato. L’associazione «Presìdi del libro» è, infatti, una sua iniziativa, che si prefigge lo scopo di promuovere la lettura dal basso, «/m i lettori e con i lettori», nella convinzione che la lettura, dice Giuseppe Laterza, porti ad «acquisire una maggiore consapevolezza critica della realtà in cui si vive e una maggiore inventiva». Lo storico editore pugliese promuove il concetto nel contesto della Fiera del Libro di Torino del 2001. L’effettiva creazione dell’associazione, però, risale all’anno successivo, con la fondazione dei coordinamenti regionali, in Puglia e in Piemonte, e successivamente in Emilia Romagna, Campania, Sardegna e Sicilia. Dal 2004 inizia inoltre la pubblicazione del bollettino d’associazione «Passaparola» (da dove cito). Fondamento della concezione dei «Presìdi» è la convinta percezione di una relazione biunivoca tra indici di lettura e qualità della vita, per cui, secondo Gino Lorenzelli, «leggere più libri non è solo conseguenza di un più alto livello di reddito, ma anche una delle ragioni stesse che portano al benessere». Questo perché «attraverso la lettura si coltivano e si sviluppano alcune capacità essenziali dell’uomo: l’immaginazione e la comprensione del mondo». Affermazione che, viene da parafrasare, parla di ideologia e progetto con trasporto gramsciano, e suona entusiasticamente ambiziosa.
La creazione della rete dei «Presìdi» rientra, peraltro, nella complessiva evoluzione di casa Laterza, che negli ultimi anni ha intrapreso uno strategico rimaneggiamento della propria tradizionale figura di editore librario, sviluppandola verso la mediazione di prodotti culturali diversificati: attivo su più canali di comunicazione, e capace di coinvolgere, nelle proprie iniziative, investitori esterni al mondo del libro ed enti e amministrazioni locali, l’editore fonda, nel 2007, Laterza Agorà. Si tratta di una società appositamente creata per l’organizzazione e la gestione di grandi manifestazioni culturali, in genere festival tematici, sull’onda del successo di Mantova (Festivaletteratura), Modena (Festivalfilosofia), e delle numerose kermesse che da qualche anno costituiscono il fenomeno di rilievo di un rinnovato turismo culturale, alla ricerca di contenuti di spessore sullo sfondo di cornici suggestive. Negli oltre due anni di attività, Laterza Agorà ha curato le edizioni del Festival dell’Economia di Trento, i cicli di Lezioni di Storia, di Roma e di Firenze, il Città-territorio Festival di Ferrara, il Festival del diritto di Piacenza. A parte il caso di Roma e Firenze, vengono interessati centri di media grandezza; l’idea è che l’evento assicura visibilità mediatica alla città ospitante, garantendo così l’interesse da parte degli enti locali e degli investitori presenti sul territorio, che a loro volta offrono finanziamenti e patrocini dalle positive ricadute pubblicitarie. La funzione classica dell’editore, dunque, viene affiancata, in questo caso, da quella di ideatore e organizzatore di eventi: un’incursione in un campo non tradizionalmente previsto dalle competenze editoriali in senso stretto, alla confluenza tra la storica attività di ideazione e trasmissione dei contenuti, e le nuove inedite sfide del marketing territoriale.
Mi pare infatti che proprio territorio sia il termine che illustra il denominatore concettuale di Agorà e dei «Presìdi», nella misura in cui entrambe le formule mirano a istituire una virtuosa sinergia tra pubblico, aziende e istituzioni, allo scopo di interessare anche i non lettori, e generare, sul tessuto delle relazioni e degli interessi locali, ricadute culturali economicamente redditizie sul lungo periodo. L’esperienza di Agorà è forse troppo recente per tentarne un bilancio complessivo, benché, immessa com’è su una strada in larga parte tracciata dai festival di successo, non mi sembri certamente destinata al fallimento; resterebbe da capire in che modo la promozione dell’editore, da ospite a padrone di casa, ne ridefinisca la percezione da parte del pubblico. Sulla più lunga attività dei «Presìdi», invece, ci sono maggiori elementi su cui soffermarsi.
La scommessa dei «Presìdi» sono i «Progetti tematici» di lettura. A differenza del festival orientato, che propone il tema al pubblico, nel «Progetto tematico» sono i membri del singolo Presidio a scegliere l’argomento. Il «Progetto» deve prevedere tappe sufficienti a coprire un anno: ci si muove così tra gruppi di lettura, incontri con gli autori, ma anche mostre, simposi, spettacoli e performance in luoghi suggestivi. I percorsi proposti si distinguono per la loro natura non esclusivamente letteraria: temi come – scelgo a caso tra decine – La cultura della cittadinanza o Leggere il territorio attraverso la scienza indicano con chiarezza l’intenzione di coinvolgere, attorno all’oggetto libro, differenti attori sociali, con l’obiettivo di aprire una discussione e un confronto. Il «Progetto tematico», inoltre, non è un festival, dal momento che lo spirito del «Presidio» – lo dice il nome stesso – si vuole estraneo alla logica dell’evento, e aspira alla lunga durata. La struttura reticolare dell’associazione vuole infatti riprodurre, amplificandolo, il consolidato meccanismo del passaparola tra lettori, allo scopo di estendersi ai non lettori, e sfruttare i rapporti esistenti in loco: una politica di diffusione che si vuole meno vistosa e pubblicizzata delle iniziative promozionali dei grandi gruppi editoriali, ma che intende perseguire una maggiore durevolezza nel tempo. Si legano a questo le «Feste dei lettori» (simbolicamente importante quella del 2007 a Scampìa, il quartiere napoletano tristemente noto alla cronaca), o i «Forum del libro». E si comprende, sempre nell’ottica del coinvolgimento del territorio, la collocazione fisica presso le biblioteche. Presenti anche presso associazioni culturali già attive sul territorio, e frequentemente in libreria, i «Presìdi» però eleggono la biblioteca locale a sede naturale, da valorizzare, secondo le indicazioni del primo Convegno nazionale sulle biblioteche, a Bari nel novembre 2008. L’attenzione sulle biblioteche si giustifica con la volontà di coinvolgere le istituzioni nel progetto, cercando una complementarità tra politica di diffusione del libro e politica tout court.
Il primato nel numero di «Presìdi» spetta alla Puglia: al momento, il territorio ne ospita oltre quaranta. La ragione primaria del successo sta, in gran parte, nel fatto che Laterza ha sede a Bari, e che i «Presìdi» sono nati lì; ma il dato fa riflettere, specialmente se connesso a un altro primato, stavolta negativo, della regione, dove – dato Istat – il 24,2 % delle famiglie residenti non possiede nemmeno un libro. Considerando anche che nel 2004 si contavano solamente venticinque librerie («Passaparola», n. 1) per oltre quattro milioni di pugliesi, vien da pensare che davvero, in gran parte, l’insufficienza dell’offerta locale inibisca pesantemente il potenziale di lettura, non adeguatamente sollecitato. Si capisce pertanto la scelta di valorizzare la biblioteca comunale, che può davvero diventare un’alternativa alle mancanze della distribuzione commerciale, disinteressata ai centri più piccoli.
La situazione dei «Presìdi» pugliesi sembrerebbe il caso particolare di una tendenza più vasta: il fronte dei «Presìdi» manifesta caratteristiche di complementarità rispetto ai flussi della lettura statisticamente più forti, rilevati dall’Istat. In effetti, l’impressione è confermata dal coordinamento regionale della Sardegna, che può vantare oltre quindici «Presìdi», molto attivi. Ma c’è il Piemonte, che accoglie il secondo coordinamento regionale in ordine di anzianità e per numero di «Presìdi». Il Piemonte, in un certo senso, è sede naturale, per la prossimità con la Fiera del Libro, e questo sembrerebbe smentire la vocazione periferica del «Presidio». In realtà, il caso del Piemonte può essere utilizzato proprio per dimostrare la tendenza. Infatti, benché ci si trovi nel cuore di quel Nordovest che, secondo le indagini, è la roccaforte della lettura in Italia, il numero di «Presìdi» è nettamente inferiore alle aspettative: poco oltre la ventina per una grande regione economicamente attiva, sede peraltro di case editrici prestigiose. E inoltre ben visibile, proprio in Piemonte, la tensione centripeta verso i piccoli centri dato che, degli otto capoluoghi, solo Torino e Alessandria ospitano rispettivamente due e un solo «Presidio».
Insomma, la dislocazione periferica sembra una naturale vocazione dell’associazione, che nasce per portare il libro a chi non ce l’ha, «facendo emergere la domanda proprio là dove non c’è l’offerta»: i «Presìdi» infatti sono, al momento, assenti dalle maggiori città, Roma e Milano. Oltre a Puglia, Emilia Romagna, Piemonte, Sardegna, Sicilia, che ospitano sedi regionali dell’associazione, altri «Presìdi» sono sparsi per l’Italia, senza coordinamenti regionali.
Una considerazione finale. Se sulla formula festival, come ha capito Agorà, molti sono disposti a investire (e il parco degli sponsor vantati dalle creature di Agorà sembra davvero imponente), c’è da chiedersi, nel generale clima di diminuzione di risorse per gli enti locali, e nella riluttanza delle realtà economiche locali, in tempi di crisi, a rinunciare al ritorno redditizio immediato, se il volontariato e l’entusiasmo da soli sapranno mantenere in piedi la rete dei «Presìdi».
Ringrazio Gilda Melfi dell’associazione «Presìdi del libro» e Claudio Lodoli, amministratore delegato di Laterza Agorà per le informazioni gentilmente fornite.